Seguci su twitter

Categorie

13 novembre 2018 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione industriale è calata lievemente a settembre, di -0,2% m/m dopo il balzo di +1,7% m/m registrato ad agosto. Il dato è risultato migliore delle aspettative.
La tendenza annua è tornata in territorio positivo +1,3%, dopo che nei due mesi precedenti si era interrotta la fase espansiva degli ultimi due anni.
In sintesi, il calo di settembre non è particolarmente sorprendente e non cambia di molto le prospettive macroeconomiche.
Settembre ha visto infatti un aumento su base congiunturale per i beni di consumo (+0,3% m/m) e per i beni intermedi (+1,1% m/m), ma con i durevoli in calo di -1,9% m/m. Viceversa, si è registrato un deciso calo per i beni strumentali (-1,6% m/m).
Poco variati invece sono risultati i prodotti energetici (-0,1% m/m). L’andamento per settore è misto: il comparto farmaceutico, dopo il crollo di agosto, ha fatto segnare un deciso rimbalzo a settembre sia su base congiunturale (+13,5% m/m), che tendenziale (+5,1% a/a); l’industria manifatturiera che mantiene un significativo progresso è quella della meccanica con +4,5% su base annuale, ma in calo di -0,8% sul mese; viceversa, in deciso calo tendenziale sono coke e petroliferi raffinati (-4,7%), legno, carta e stampa (-2,7% a/a), gomma e plastica (-1,5% a/a).
Nel trimestre estivo, la produzione industriale è calata di -0,2% t/t: ciò significa che l’industria in senso stretto non dovrebbe aver contribuito alla crescita del valore aggiunto nel trimestre, lasciando il PIL invariato.
In ogni caso, le indagini di fiducia delle imprese nel settore non segnalano una significativa accelerazione per il futuro, forse perché preoccupate dal fattore incertezza sull’attività produttiva, con riferimento sia alle incognite relative al commercio internazionale che all’incertezza sulla politica economica domestica.

GERMANIA – La seconda stima conferma i prezzi al consumo a ottobre in aumento di 0,2% m/m. L’inflazione su base annua è confermata in aumento di due decimi al 2,5% sulla misura nazionale e al 2,4% su quella armonizzata.

 

COMMENTI:

BCE – Secondo De Guindos i rischi per lo scenario macro sono verso il basso anche se nel complesso le prospettive restano positive. Il contagio dall’Italia al resto della zona euro resta contenuto ma rimane un rischio per il futuro.

STATI UNITI – Il segretario del tesoro Mnuchin e il vice premier cinese Liu hanno riaperto le trattative sul commercio internazionale e sembra stiano progettando una visita a Washington prima del G20, quando i due presidenti dovrebbero incontrarsi.

Negli Stati Uniti, M. Daly (San Francisco Fed) ha detto che “non sarebbe sorpresa” se la Fed ritenesse opportuno alzare di nuovo i tassi a dicembre, portandoli sul livello della propria stima della neutralità: tuttavia la Daly ritiene sia appropriato alzarli ancora due-tre volte, con una tempistica che può essere discussa, ma non vede come essenziale una mossa a dicembre.
Daly ha sottolineato di non essere preoccupata per l’inflazione, anzi è soddisfatta di vedere la dinamica dei prezzi di nuovo vicina al 2%: con un’economia in forte crescita e vicina al pieno impiego, la normalizzazione della politica monetaria mirata a un atterraggio morbido è un “processo di apprendimento iterativo”, che richiede aggiustamenti adeguati allo sviluppo dei dati. A suo avviso è ancora presto per dire se i tassi devono entrare in territorio restrittivo.
Daly ha detto che la recente correzione dei mercati a suo avviso è da vedere in modo positivo, perché riflette aggiustamenti “autocorrettivi” che rinforzano la direzione della politica monetaria e riallineano le valutazioni a uno scenario sostenibile.

Sempre negli USA, due senatori, Coons (democratico) e Flake (repubblicano), hanno scritto una lettera a Trump indicando che è opportuno interrompere le critiche contro la Fed da parte dell’esecutivo.

 

L’indice del dollaro dopo aver guadagnato lo 0,6%, in chiusura di seduta ha iniziato una marginale correzione (-0,25%) ripresa stamattina in apertura delle borse asiatiche.

Euro debole contro dollaro dopo l’affondo di ieri in cui ha toccato un minimo da giugno 2017 a circa 1,12.

La sterlina ieri ha ceduto lo 0,8% toccando un minimo a 1,2832 contro USD e 0,8740 con l’euro (-0,3%).
La valuta britannica rimane maggiormente sotto pressione, in quanto questi giorni saranno davvero cruciali per capire se il Governo sarà in grado di proporre infine una qualche accordo gradita al Parlamento e poi da verificare con Bruxelles, oppure sancire il suo fallimento sul tema più importante della sua agenda di governo.

Lo yen ha recuperato ieri lo 0,5% contro USD, per poi cedere nuovamente terreno e tornare sul livello di 1,1400, in attesa dell’uscita dei dati sul PIL per il terzo trimestre e con il Governo che sta ragionando a ulteriori mosse per ridurre l’impatto sui consumi dell’aumento della tassazione previsto il prossimo anno.

 

MARKET MOVERs:

GERMANIA – È attesa la pubblicazione dell’indice ZEW, con gli analisti che si aspettano un recupero dopo il calo precedente e il rimbalzo del mercato azionario tedesco; per l’indice sulla situazione corrente non ci dovrebbero essere novità, ancora ampiamente al di sopra della media di lungo termine.