Il FOMC si sposta sempre più verso la nuova normalità, con l’inflazione che non reagisce alla riduzione delle risorse inutilizzate: è probabile che siamo alla fine di questo ciclo dei tassi.
Brexit: il Governo britannico ha inviato una richiesta di proroga dell’art. 50 fino al 30 giugno 2019, motivandola con la necessità di completare l’iter legislativo per l’uscita se il Parlamento approverà l’accordo con l’UE. Tuttavia, al momento pare probabile che l’accordo sarà nuovamente respinto. In tal caso, se la Premier non si rimangerà di nuovo la parola data e non chiederà una proroga molto più lunga, l’uscita avverrà già alla fine di marzo.
I market mover della settimana
Nella zona euro, il focus sarà sulle indagini di fiducia presso le imprese IFO, INSEE, Istat e Commissione UE, che dovrebbero indicare una stabilizzazione del morale dopo il peggioramento dei mesi precedenti. Le indagini dovrebbero assestarsi su livelli coerenti con una crescita del PIL Eurozona ancora appena al di sotto del potenziale.
Le prime stime dovrebbero mostrare l’inflazione a marzo in accelerazione di un decimo all’1,6% nella media area euro, su di un aumento di mezzo punto in Spagna, che dovrebbe compensare i cali in Francia di due decimi (1,4%) e di un decimo in Germania e Italia (rispettivamente all’1,6% e all’1,0%).
La settimana ha diversi dati rilevanti in uscita negli Stati Uniti, con indicazioni miste per lo scenario di attività nel 1° trimestre e con la conferma di assenza di pressioni inflazionistiche.
Gli indici di fiducia dei consumatori a marzo dovrebbero confermare il rimbalzo successivo alla fine dello shutdown.
Sul fronte del mercato immobiliare residenziale si dovrebbe registrare un calo dei nuovi cantieri a febbraio, per via del clima avverso, ma un miglioramento delle vendite di case nuove a gennaio.
La spesa personale a gennaio dovrebbe rimbalzare dopo i dati deboli dell’autunno e il reddito personale di febbraio è atteso in rialzo dopo il calo di gennaio.
Il deflatore dei consumi core è previsto in aumento di 0,2% m/m e 1,9% a/a.
La bilancia commerciale di gennaio dovrebbe registrare un deficit in chiusura dopo l’ampio allargamento di dicembre, con flussi commerciali ancora deboli.
La stima finale del PIL del 4° trimestre dovrebbe registrare una revisione verso il basso per via di consumi più deboli.
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