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La Bussola dell’economia italiana

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a cura di Elisa Coletti, Paolo Mameli e Andrea Volpi


ABSTRACT

L’evoluzione dello scenario congiunturale

Nei prossimi mesi, la crescita del PIL italiano sarà frenata dall’indebolimento della domanda estera, dall’impatto del caro-energia, dalla restrizione delle condizioni finanziarie e dalla graduale riduzione degli incentivi alle ristrutturazioni.
Assumiamo una contrazione del PIL tra fine 2022 e inizio 2023.
La ripresa, attesa a partire dalla primavera, dovrebbe far sì che la crescita media annua nel 2023 possa restare in territorio positivo (nostra stima 0,6%, dopo un possibile 3,5% quest’anno, rivisto al rialzo dal 3% precedente), ma i rischi, derivanti soprattutto dall’eventualità di nuove fiammate sul prezzo del gas e/o di razionamento energetico, sono verso il basso.
Assumiamo che il nuovo governo adotti politiche di bilancio in linea con la programmazione pluriennale corrente, e che l’attuazione del PNRR sia sufficientemente puntuale da garantire lo sblocco delle nuove tranche di pagamento.
L’impatto della guerra in Ucraina e della crisi energetica sull’economia europea e italiana è stato minore del previsto nei mesi primaverili ed estivi; inoltre, soprattutto nel 2° trimestre, ha prevalso nettamente l’effetto della ripresa di mobilità conseguente al rientro dell’ondata invernale di Covid-19, che ha spinto il PIL a crescere di ben l’1,1% t/t in primavera.
Tuttavia, l’impatto della crisi geopolitica ed energetica pare solo rimandato, e potrebbe toccare il suo culmine in autunno e inverno, in corrispondenza di possibili nuovi massimi per il prezzo del gas, e dei rischi di razionamento energetico.
Proprio in conseguenza dell’ulteriore revisione al rialzo del sentiero atteso per i listini del gas naturale, tagliamo in misura consistente le previsioni sul sentiero del PIL nei prossimi trimestri.
Tuttavia, i rischi su questa stima sono chiaramente orientati al ribasso.
Una riaccelerazione del PIL è attesa poi dal 2024.
Lo scenario di base include un picco per l’inflazione negli ultimi mesi del 2022, con una media annua ancora elevata nel 2023 (al 5,4% dal 7,4% del 2022), e in progressiva “normalizzazione” dal 2024.
L’impatto più “tangibile” della crisi energetica è sul potere d’acquisto dei consumatori.
Stimiamo una spesa energetica della famiglia tipo a oltre 5.200 euro quest’anno e a quasi 6.900 euro l’anno prossimo, con aumenti, rispetto all’anno precedente, di oltre 1.900 euro nel 2022 e oltre 1.600 euro nel 2023.
I risparmi accumulati dallo scoppio della pandemia non saranno sufficienti a compensare lo shock sul reddito disponibile.
Di conseguenza, il principale driver del rallentamento ciclico atteso per il 2023 saranno proprio i consumi reali delle famiglie.
Anche gli investimenti sono attesi in frenata, al 2,5% dopo i ritmi di crescita a due cifre visti nel biennio 2021-22, specie nei settori energivori.
Cruciale appare l’evoluzione degli investimenti in costruzioni, che sono stati il principale motore di crescita dell’economia italiana negli ultimi due anni (sono cresciuti di quasi il 4% t/t in media tra inizio 2021 e metà 2022), avendo creato da fine 2019 ben 255 mila nuovi posti di lavoro.

Tendenze del settore bancario italiano

Anche nei mesi estivi il costo medio dello stock di depositi e quello dei conti correnti sono risultati poco variati.
Il quadro di stabilità è confermato per agosto secondo le stime ABI.
Tuttavia, tra le forme tecniche sono emerse alcune eccezioni, come il ritocco a luglio da 0,02% a 0,03% del tasso sui conti correnti delle famiglie.
Inoltre, per i nuovi depositi con durata prestabilita delle famiglie a luglio i tassi sono risultati in deciso aumento.
Per i tassi sui nuovi prestiti alle imprese, il trend ha cominciato a essere improntato al rialzo.
In particolare, il tasso sulle operazioni fino a 1 milione è salito in due mesi di 17pb a 2,01%, massimo da maggio 2019.
E’ proseguito il sensibile aumento del tasso fisso sui flussi di prestiti alle famiglie per acquisto abitazioni, salito nei due mesi di giugno e luglio di 50pb a 2,61%, ai massimi da aprile 2016, con un rialzo di 123pb da fine 2021.
Gli aumenti sono iniziati anche per il tasso variabile.
Il tasso medio complessivo sui nuovi mutui è salito di altri 23pb nei due mesi a 2,15% ma è stimato da ABI in assestamento a 2,13% ad agosto.
Continua la ripresa dei prestiti al settore privato, in crescita a luglio del 3,9% a/a.
Il trend si è rafforzato ad agosto, secondo le anticipazioni ABI, al 4,3% per i prestiti al settore privato, e al 4,1% per l’aggregato più ristretto dei prestiti a famiglie e imprese.
Il miglioramento è trainato dai prestiti alle società non-finanziarie, in aumento del 3,7% a luglio per effetto dell’impennata dei finanziamenti a breve (+12,5%).
In parallelo, i prestiti a medio-lungo hanno registrato un flusso netto molto positivo nel mese che ha attenuato il calo dello stock, facendo presagire una ripresa anche per questa componente.
E’ proseguita la crescita robusta dello stock di prestiti a famiglie per l’acquisto di abitazioni, del +4,8% a luglio.
Tuttavia, le erogazioni per nuovi contratti di mutuo hanno continuato a indebolirsi.
I flussi mensili hanno confermato il ritorno di interesse per il tasso variabile, con volumi in crescita a due cifre, mentre le erogazioni a tasso fisso sono rimaste in calo, alla luce dell’aumento a 1 punto percentuale del differenziale tra tasso fisso e variabile.
La crescita dei depositi bancari ha segnato un leggero rimbalzo a luglio, a +3,5% a/a dal 3% di giugno, grazie a un flusso decisamente positivo sia da famiglie sia da imprese.
Il rallentamento è ripreso ad agosto, secondo le anticipazioni ABI che delineano una variazione poco superiore al 3%.
Determinanti restano i conti correnti, il cui ritmo è sceso a 4,8% a giugno per risalire a 5,3% a luglio.
La fase moderata è particolarmente evidente per i conti correnti delle società non-finanziarie.
Si conferma più regolare l’andamento dei conti correnti delle famiglie.
Il rallentamento dei depositi ha determinato una frenata del tasso di crescita della raccolta complessiva da clientela, a 2,8% a/a a luglio, seguito da un +2,4% ad agosto secondo le anticipazioni ABI, variazioni che si collocano ai minimi da metà 2019.

 


Indice dei contenuti

• In aumento i rischi recessivi  (p. 2 )
Sintesi della previsione macroeconomica (p. 8 )
Rimbalza temporaneamente la produzione industriale a luglio (p. 9 )
• Le indagini anticipano una contrazione manifatturiera nei prossimi mesi (p. 10 )
• Dopo un robusto avvio d’anno, le costruzioni iniziano a rallentare (p. 11 )
• Anche i servizi cominciano a perdere spinta (p. 12 )
• Le prospettive per i consumi si vanno rapidamente deteriorando (p. 13 )
• Attesa un’inversione di tendenza per la disoccupazione nei prossimi mesi  (p. 14 )
• Saldo commerciale affossato dall’energia (p. 15 )
• Inflazione sui massimi da metà anni ’80, attesa salire ancora (p. 16 )
• Primi rialzi dei tassi sui prestiti alle imprese, ancora in aumento quelli sui mutui casa (p. 17 )
• Prosegue la ripresa dei prestiti alle società non-finanziarie (p. 21 )
• Crescita più moderata dei depositi bancari (p. 24 )

 


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Settembre 2022