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La Bussola dell’Economia Italiana

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a cura di Elisa Coletti, Paolo Mameli, Andrea Volpi e Simone Zava


ABSTRACT

L’evoluzione dello scenario congiunturale

Al di là dello sblocco della terza rata dei fondi NGEU all’Italia da 19 miliardi di euro, sono aumentate le evidenze di ritardi nell’implementazione del Piano: l’obiettivo di spendere oltre 40 miliardi nel 2023, e di completare tutti i progetti entro il 2026, appare sfidante.
Il Governo ha annunciato l’intenzione di discutere con la UE una “rimodulazione” del PNRR nelle prossime settimane: potrebbero essere definanziate alcune opere infrastrutturali a vantaggio di meccanismi “automatici” di incentivi alle imprese.
Gli interventi oggetto di approfondimento, secondo la Nota di Palazzo Chigi dello scorso 27 marzo, sono tre: 1) le concessioni portuali (la Commissione propone di limitarne la durata massima, come stabilito dal Decreto inviato al Consiglio di Stato il 14 ottobre 2022); 2) le reti di teleriscaldamento (Bruxelles ha messo in dubbio l’ammissibilità di alcuni interventi selezionati attraverso la procedura di gara del 30 giugno 2022); 3) i Piani Urbani Integrati (la UE ha contestato l’ammissibilità degli interventi relativi al “Bosco dello Sport” di Venezia e allo “Stadio Artemio Franchi” di Firenze).
Un comunicato del Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri chiariva lo scorso 22 aprile che gli interventi relativi al Bosco dello Sport di Venezia e dello stadio Franchi di Firenze non saranno rendicontati a valore delle risorse PNRR.
Il raggiungimento di un compromesso per tenere conto dei rilievi della Commissione in merito ai primi due punti non pare un ostacolo insormontabile.
Sembrano esserci dei ritardi anche per il raggiungimento formale delle 27 condizioni richieste entro il 30 giugno.
Di queste, secondo Openpolis, solo 5 sono già state pienamente centrate, 3 appaiono vicine al completamento, 12 sono giudicate in linea con la tempistica attesa e 7 mostrano dei ritardi.
Gli obiettivi richiesti entro il 1° semestre sono concentrati soprattutto nella missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (10) e nella 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica (9).
Le regole permettono in teoria un esborso parziale, come accaduto in febbraio nel caso della Lituania (per la quale è stato riconosciuto il completamento di 31 condizioni su 33).
Ma, al di là dello sblocco della terza tranche, le maggiori preoccupazioni riguardano l’implementazione del Piano nel suo complesso: il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha ammesso che diversi progetti rischiano di non poter essere realizzati entro il 2026.
La “Relazione sullo stato di attuazione del PNRR” presentata dalla Corte dei Conti lo scorso 28 marzo ha evidenziato che a fine 2022 sono stati spesi 23,3 miliardi (il 12% delle dimensioni finanziarie complessive del Piano), ovvero meno della metà dei 59,5 miliardi previsti inizialmente ma più dei 20,4 miliardi che erano stimati per fine 2022 nella NADEF di fine settembre 2022.
Tra le principali cause dei ritardi nella capacità di spesa si possono individuare le seguenti: colli di bottiglia nel reperimento di personale; carenza di progetti arrivati dai Comuni, specie dalle aree più svantaggiate del Paese; lentezza delle procedure ministeriali per selezionare i progetti da finanziare; le imprese aggiudicatrici possono chiedere anticipi fino al 30% del valore dell’opera, ma gli acconti iniziali garantiti dal MEF ai soggetti attuatori sono in genere limitati al 10%; il sistema «ReGiS», che consente il monitoraggio dell’implementazione del Piano, fatica a essere gestito dalle amministrazioni già gravate da numerosi adempimenti ministeriali.
L’intento del Governo nella negoziazione con la UE sarebbe quello di spostare alcune opere dal finanziamento con i fondi NGEU a quello attraverso i fondi di coesione, il cui orizzonte è al 2029.
La soluzione di ultima istanza, per non rinunciare ai progetti, sarebbe evidentemente il finanziamento con risorse nazionali.

 

Tendenze del settore bancario

Prosegue il rallentamento del credito bancario.
A marzo la crescita dei prestiti al settore privato è scesa quasi a zero e risulta essersi interrotta ad aprile, secondo le anticipazioni ABI.
Per i prestiti alle società non-finanziarie, dopo la svolta leggermente in negativo di fine 2022, a marzo il tasso di variazione si è portato a -1,0% a/a.
Quanto ai prestiti alle famiglie, il tasso di crescita è sceso a +1,9% a seguito della decelerazione dei mutui per l’acquisto di abitazioni a +3,3%.
In particolare, da luglio scorso, con l’avvio del rialzo dei tassi di policy, si registra un calo a due cifre delle erogazioni per nuovi contratti di mutuo, del -26% a/a nel 1° trimestre.
I flussi mensili hanno confermato l’aumento delle operazioni a tasso variabile e, all’opposto, il calo di quelle a tasso fisso.
Tuttavia, la quota del tasso variabile sul totale delle erogazioni mensili continua a ridimensionarsi, a seguito della riduzione del differenziale tra tasso fisso e variabile.
A marzo è proseguito il trend di riduzione dei depositi delle banche italiane, con un calo del 3,2% a/a.
L’andamento resta determinato dalla contrazione dei conti correnti, che a marzo si è intensificata, al -6,1% a/a, una variazione registrata in precedenza solo nel luglio 2012.
Nel mese in esame, il deflusso dai conti correnti è stato originato da quelli delle famiglie, che hanno riportato una variazione netta di -16,7 miliardi di euro m/m, solo in piccola parte compensata da un afflusso sui depositi con durata prestabilita.
Di conseguenza, marzo ha registrato un minimo storico, col più forte deflusso mensile dai depositi totali delle famiglie, pari a -14,4 miliardi.
Tale risultato non è giunto inatteso ed è stato determinato dalla riallocazione di fondi verso i più remunerativi titoli del Tesoro italiano.
La ricomposizione dei portafogli innescata dal rialzo dei tassi sta inducendo anche una rapida ripresa delle obbligazioni bancarie, in crescita da inizio 2023, del 10% circa a marzo, come anche ad aprile secondo le stime ABI.
Tuttavia, a seguito del calo dei depositi, da fine 2022 la raccolta totale da clientela segna variazioni leggermente negative.

 


Indice dei contenuti

• Il punto sull’implementazione del PNRR  (p. 2 )
Sintesi della previsione macroeconomica (p. 5 )
Produzione industriale in calo per il terzo mese a marzo (p. 6 )
• Fiducia delle imprese manifatturiere in decisa flessione ad aprile (p. 7 )
• Tengono meglio del previsto le costruzioni (p. 8 )
• I servizi si confermano il principale “motore di crescita” (p. 9 )
• Morale dei consumatori in recupero ma ancora sotto la media storica (p. 10 )
• Dinamica occupazionale positiva, ancora contenute le pressioni salariali (p. 11 )
• Migliora il saldo commerciale per effetto del contro-shock energetico (p. 12 )
• La risalita dell’inflazione ad aprile dovrebbe risultare temporanea (p. 13 )
• Ancora in lieve calo i prestiti alle imprese e in rallentamento quelli alle famiglie (p. 14 )
• Prosegue la ricomposizione dei portafogli verso depositi a tempo e titoli di debito (p. 18 )

 


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Maggio 2023