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La Bussola dell’Economia Italiana

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a cura di Elisa ColettiPaolo Mameli e Andrea Volpi


ABSTRACT

L’evoluzione dello scenario congiunturale

Il PIL è calato (non sorprendentemente) anche a inizio 2021, trascinato al ribasso ancora dai servizi. Tuttavia, si stanno creando le condizioni per un rimbalzo già nel trimestre in corso, atteso poi rafforzarsi nella seconda metà dell’anno.
Il PIL italiano ha subito una contrazione nel 1° trimestre (-0,4% t/t), sia pure di intensità minore rispetto a quella registrata nel 4° trimestre 2020 (-1,8%, rivisto al rialzo di un decimo).
Il dato è stato marginalmente migliore delle aspettative di consenso (-0,5% t/t) e lievemente più debole della nostra stima (-0,2%).
Nel trimestre, il dato italiano è circa in linea con la media eurozona e con l’economia spagnola (-0,6% e -0,5% t/t, rispettivamente), e più debole rispetto alla Francia (+0,4% t/t), ma decisamente migliore rispetto alla Germania (-1,7% t/t).
L’Istat diffonderà il dettaglio sulle componenti dal lato della domanda e dell’offerta solo il prossimo 1° giugno.
Tuttavia, quanto riportato nel comunicato stampa dall’agenzia di statistica è in linea con le nostre attese: la contrazione di inizio 2021 è tutta dovuta ai servizi, frenati dalle restrizioni ancora in vigore su alcuni comparti del settore, mentre si è avuta una crescita del valore aggiunto sia nel settore primario che nell’industria.
Dal lato della domanda, Istat comunica che si è registrato un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte), a fronte di un apporto negativo degli scambi con l’estero.
Pensiamo che la crescita della domanda interna sia dovuta principalmente agli investimenti (trainati soprattutto dalle costruzioni), mentre stimiamo che i consumi abbiano continuato a contrarsi, appesantiti ancora una volta dai servizi.
La crescita acquisita per il 2021 (in caso di stagnazione dell’attività economica nel resto dell’anno, ipotesi peraltro assai pessimistica) è pari all’1,9%, il che conferma come il rimbalzo del PIL verificatosi nell’estate del 2020 lasci un’eredità statistica positiva per l’anno in corso.

 

Focus – Un PNRR ambizioso. L’impatto economico dipenderà dalla capacità di implementazione

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) avrà effetti positivi sul PIL, in particolare nel biennio 2022-23 (nelle nostre simulazioni e con le informazioni attualmente disponibili, in linea con gli scenari più “prudenti” ipotizzati dal Governo).
L’impatto sarà permanente e potenzialmente maggiore di quanto suggeriscano le nostre simulazioni se accompagnato da un’efficace e
tempestiva implementazione delle riforme incluse nel PNRR (sia di quelle “abilitanti” che di quelle “orizzontali”).
Nei piani del Governo, il 61,8% delle risorse è destinato a investimenti pubblici, il 12,2% è costituito da spesa corrente, il 18,7% sono incentivi alle imprese, il 5% trasferimenti alle famiglie e il 2,4% sono riduzioni di contributi sociali a carico dei datori di lavoro.
In base alle sei “missioni” individuate nel Piano, agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico viene assegnato il 40% delle risorse (contro il 30% della missionerivoluzione verde e transizione ecologica” in senso stretto), all’asse strategico della transizione digitale il 27% circa (contro il 21% della missionedigitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”).
Il Governo ha anche specificato che il 10% circa del Piano è dedicato alla coesione sociale, e che il 40% delle risorse sarà diretto al Mezzogiorno.
Quanto agli effetti sul tasso di crescita annuo del PIL, nella nostra simulazione  l’impatto “aggiuntivo è massimo nel primo triennio (2021-23), particolarmente nel 2022-23, mentre è più modesto nei tre anni successivi.
Stimiamo un impatto medio sul tasso di crescita annuo del PIL di 0,5% nel periodo 2021-23 e di 0,3% nel 2024-26.
Nel documento, il Governo stima che il PNRR possa avere l’effetto di aumentare il tasso di crescita potenziale dell’economia italiana di mezzo punto percentuale in forza della maggiore spesa effettuata e di circa tre decimi grazie alla piena attuazione delle riforme programmate.
In sintesi, il Piano avrà certamente un impatto positivo sulla crescita, in particolare nella componente investimenti, che potrebbe, sia pur solo in parte, lasciare effetti non transitori.

 

Tendenze del settore bancario italiano

Dal lato dei tassi sui depositi la novità è la discesa del tasso sui conti correnti alle società non finanziarie allo 0,02%, minimo storico, dopo 10 mesi di stabilità sullo 0,03%.
Quanto ai tassi sui flussi di prestiti, il medio sui finanziamenti alle società non-finanziarie ha visto un aumento, determinato dal tasso sulle operazioni di maggiore entità, mentre il tasso sui prestiti fino a 1 milione è rimasto invariato.
Il tasso medio è visto di nuovo in calo ad aprile, da 1,26% a 1,18% secondo le anticipazioni ABI.
I tassi sulle erogazioni di mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni a marzo hanno segnato un aumento che ha interessato anche il tasso variabile, dopo quello già registrato dal tasso fisso.
I due tassi sono saliti allo stesso livello di 1,36%.
Pertanto, il tasso medio sui flussi di prestiti per l’acquisto di abitazioni è aumentato per il 3° mese consecutivo.
Come atteso, a marzo lo stock di prestiti alle società non-finanziarie ha segnato un rallentamento, che risente di un effetto base. Il ritmo di sviluppo rimane tuttavia sostenuto (del +5,7% a/a) anche se più contenuto di quasi due punti rispetto al mese precedente.
Tale evoluzione è in linea con quella media dell’area euro.
Il rallentamento dei prestiti alle imprese è concentrato sul settore manifatturiero, mentre i prestiti al commercio e quelli alle costruzioni hanno confermato il tasso di crescita del mese precedente.
I prestiti alle famiglie hanno registrato un miglioramento del credito al consumo mentre il ritmo dello stock di mutui è in fase di rafforzamento, grazie alla crescita delle erogazioni per nuovi contratti a tasso fisso.
Secondo le anticipazioni ABI, ad aprile il complesso dei prestiti a famiglie e imprese avrebbe rallentato ancora, ma di poco, con l’aggregato che segnerebbe un +4,2% a/a dal +4,6% di marzo e +5,5% di fine 2020.
La dinamica dei depositi ha confermato un moderato rallentamento a marzo, come anche ad aprile secondo le stime ABI, dopo il picco di crescita registrato a gennaio. Il ritmo resta comunque sostenuto (+9,9% a/a a marzo), trainato dai conti correnti (+12,9% a/a).
Tale dinamica continua a trainare la crescita della raccolta complessiva da clientela, che a marzo ha segnato una variazione del 7,6% a/a, in rallentamento dopo la fase di accelerazione registrata nell’ultima parte del 2020 e culminata col +9,3% di gennaio 2021.
Secondo le anticipazioni ABI, il rallentamento è proseguito ad aprile.

 


Indice dei contenuti

• PIL ancora in calo a inizio 2021, ma migliorano le indicazioni prospettiche (p. 2 )
• Focus – Un PNRR ambizioso. L’impatto economico dipenderà dalla capacità di implementazione (p. 4 )
Sintesi della previsione macroeconomica (p. 12 )
Produzione industriale poco variata a marzo, ma il trend resta espansivo (p. 13 )
• Prosegue il rimbalzo della fiducia delle aziende e del fatturato nell’industria (p. 14 )
• Si rafforza la ripresa nelle costruzioni (p. 15 )
• Servizi: atteso ridursi in prospettiva il ritardo rispetto al manifatturiero (p. 16 )
• Inizia il recupero della fiducia e della spesa delle famiglie (p. 17 )
• È ancora lontana una svolta per il mercato del lavoro (p. 18 )
• Continua il trend positivo per il commercio estero (p. 19 )
• Inflazione in ulteriore salita (p. 20 )
• Ancora un aumento per i tassi sulle erogazioni di mutui alle famiglie (p. 21 )
• Rallenta la dinamica dei prestiti alle imprese (p. 25 )
• Crescita dei depositi sostenuta, ma più moderata dopo il picco di gennaio (p. 28 )

 


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Maggio 2021