Seguci su twitter

Categorie

La Bussola dell’Economia Italiana

LEGGI il documento completo

a cura di Elisa Coletti, Paolo Mameli, Andrea Volpi e Simone Zava


ABSTRACT

L’evoluzione dello scenario congiunturale

Il peggioramento del fabbisogno del settore statale quest’anno rispetto allo scorso anno era atteso, ma è stato più marcato del previsto.
L’evoluzione è dovuta in parte a fattori una tantum che potrebbero rientrare nel 2° semestre.
A nostro avviso, a fine anno si potrebbe registrare uno scostamento tutto sommato contenuto rispetto al target del DEF di aprile.
Il fabbisogno di cassa del settore statale si è attestato nei primi sei mesi del 2023 a 95 miliardi di euro, in aumento di oltre 52 miliardi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Negli anni recenti, solo nel 1° semestre 2020 si raggiunse una cifra simile: allora, il fabbisogno chiuse l’anno a 159 miliardi (il 9,6% del PIL), e il deficit oltre 160 miliardi (il 9,7% del PIL).
Il fatto che il fabbisogno quest’anno possa risultare superiore a quello registrato nel 2022 non è inatteso: il target governativo contenuto nel DEF per il 2023 è pari a 113 miliardi (il 5,6% del PIL), in aumento di oltre 46 miliardi rispetto ai 67 miliardi del 2022 (il 3,5% del PIL).
Era anche atteso che quest’anno il fabbisogno si collocasse su livelli superiori a quelli dell’indebitamento netto, che nel DEF era visto, nel quadro programmatico, a 91 miliardi (il 4,5% del PIL).
Detto ciò, proviamo a esaminare nel seguito i motivi di tale andamento del fabbisogno peggiore rispetto allo scorso anno e/o rispetto alle previsioni:
Mancato incasso delle rate del PNRR: nel 1° semestre 2023 avrebbe dovuto essere incassata la terza rata pari a 19 miliardi di euro, di cui 10 di sovvenzioni (che vanno a ridurre il fabbisogno);
 – Minori dividendi da Banca d’Italia, che nel 2023 ha versato allo Stato 1,7 miliardi contro i 5,6 miliardi del 2022: questo fattore pesa dunque per 3,9 miliardi nel confronto con lo scorso anno;
 – Misure di contrasto alla crisi energetica e crediti d’imposta: questo fattore in teoria avrebbe dovuto essere “incorporato” nelle proiezioni del DEF, ma è possibile che i pagamenti siano stati superiori alle attese perché, nonostante il calo delle quotazioni all’ingrosso delle materie prime, i prezzi finali dell’energia sono scesi più lentamente del previsto;
 – Spesa per interessi: i dati al mese di maggio mostrano che nei primi 5 mesi dell’anno i pagamenti (di cassa) per interessi sul debito sono stati pari a 30,2 miliardi, ovvero 4 miliardi in più rispetto ai 26,2 miliardi del 2022;
 – Aumento delle spese legate al welfare e in particolare all’Assegno Unico e Universale e all’indicizzazione ai prezzi delle pensioni: nei primi 4 mesi dell’anno, queste due poste implicavano maggiori trasferimenti agli enti previdenziali per oltre 10 miliardi;
 – Altre spese: nelle proiezioni del DEF (nel quadro tendenziale di competenza, che differisce per solo due decimi dal programmatico in termini di saldo della PA), le spese erano attese non tenere il passo con l’inflazione, calando di quasi tre punti percentuali in rapporto al PIL, dal 56,7% nel 2022 al 53,2% nel 2023; non è chiaro quanto questo obiettivo sia raggiungibile, e i dati sul fabbisogno sembrerebbero suggerire un’evoluzione delle uscite meno virtuosa di quanto atteso;
 – Entrate: in teoria, il peggioramento del fabbisogno pare dovuto in massima parte all’aumento delle spese e non a un calo preoccupante delle entrate. In altri termini, i dati sulle entrate, e in particolar modo sulle imposte indirette, segnalerebbero una minore elasticità al PIL nelle fasi di espansione rispetto a quanto visto negli ultimi anni: si tratta di un fattore che, se confermato, sarebbe preoccupante in quanto potrebbe derivare da un’inversione nel trend recente di miglioramento della compliance fiscale.
In sintesi, affinché l’evoluzione del fabbisogno quest’anno risulti vicina al target governativo, è sufficiente che nella seconda metà dell’anno i dati sul fabbisogno risultino in linea (o lievemente migliori) di quelli dello stesso periodo del 2022.
Nel complesso, la nostra stima è che il fabbisogno nel 2° semestre 2023 possa risultare superiore a quello del 2° semestre 2022 per quasi 9 miliardi, per un totale annuo poco sotto i 128 miliardi ovvero il 6,3% del PIL, contro i 113 miliardi (5,6% del PIL) previsti dal governo. La stima è coerente con il nostro target sull’indebitamento netto al 5% del PIL contro il 4,5% previsto dal Governo nel DEF. Le stime assumono il pagamento della terza rata del PNRR.

 

Tendenze del settore bancario

A seguito della stretta monetaria si accentua il calo dei prestiti al settore privato che, dopo aver svoltato in negativo ad aprile, a maggio hanno segnato un -1,2% a/a.
Il trend è proseguito a giugno, con il -1,9% secondo le anticipazioni ABI.
Il totale dei prestiti a famiglie e imprese ha mostrato la stessa evoluzione, con -1,0% a maggio e -1,5% stimato per giugno.
Per i prestiti alle società non-finanziarie, maggio ha riportato un calo del 2,9%, dal -1,9% di aprile.
È proseguito il rallentamento dei prestiti alle famiglie, il cui tasso di crescita è sceso a +0,8%, a seguito della decelerazione dei mutui casa a +2,3% dal +3,9% di gennaio.
Alla base della frenata vi è il calo a due cifre dei nuovi contratti di mutuo, pari a -28,4% nei primi cinque mesi del 2023.
Da notare che da aprile il tasso variabile è salito sopra quello sui nuovi mutui a tasso fisso cosicché quest’ultimi sono tornati a essere prevalenti, con una quota pari a maggio al 71% del totale operazioni.
I depositi bancari a maggio hanno segnato una flessione più marcata dei mesi precedenti, del -4,3% a/a dal -3% circa di aprile e marzo.
A giugno, secondo le anticipazioni ABI, la velocità del calo risulta essere rimasta costante, del -4% circa.
L’andamento resta determinato dal deflusso dai conti correnti, che a maggio hanno riportato una variazione anno su anno dello stock pari a -8,2%, il peggior dato registrato dalla serie storica che inizia da gennaio 2003.
E’ continuato lo spostamento di risorse verso i depositi a tempo e i titoli di debito a custodia, entrambi in forte crescita.
E’ proseguita anche la ripresa delle obbligazioni bancarie, in aumento del 13% a/a a maggio in termini di stock e in accelerazione di oltre 1 punto percentuale a giugno, secondo le stime ABI.
Tuttavia, a seguito del calo dei depositi, la raccolta totale da clientela segna variazioni moderatamente negative (-2,5% a maggio e -2,3% a giugno sulla base delle anticipazioni ABI).

 


Indice dei contenuti

• Fabbisogno peggiore del previsto nel 2023: molto rumore per nulla?  (p. 2 )
Sintesi della previsione macroeconomica (p. 6 )
Rimbalza la produzione industriale dopo quattro mesi di calo (p. 7 )
• Le indagini non mostrano segnali di ripresa per il manifatturiero (p. 8 )
• Costruzioni: si contrae la produzione, ma tiene il morale delle imprese (p. 9 )
• I servizi restano trainanti, ma potrebbero iniziare a perdere vigore (p. 10 )
• Reddito e fiducia delle famiglie in recupero (p. 11 )
• Mercato del lavoro solido, ma iniziano a rallentare le intenzioni di assunzione (p. 12 )
• Il rallentamento della domanda globale sta frenando l’export (p. 13 )
• Inflazione in calo più delle attese a giugno (p. 14 )
• Si intensifica l’impatto della stretta monetaria sulle dinamiche creditizie (p. 15 )
• Prosegue la crescita a due cifre di depositi a tempo e titoli di debito a custodia (p. 18 )

 


LEGGI il documento completo

Luglio 2023