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La Bussola dell’Economia Italiana

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a cura di Elisa Coletti, Paolo Mameli, Andrea Volpi e Simone Zava


ABSTRACT

L’evoluzione dello scenario congiunturale

Abbiamo recentemente rivisto al rialzo la nostra previsione di crescita per il 2023, già da tempo superiore al consenso, portandola all’1,2% dall’1% del mese scorso (e dallo 0,6% previsto sei mesi fa), grazie alla sorpresa positiva di inizio anno, e al vistoso calo dei prezzi dell’energia.
Viceversa, abbiamo ridotto la nostra previsione per il 2024, all’1,3% dall’1,5% del mese scorso, a causa degli effetti della stretta monetaria e dei maggiori rischi di implementazione del PNRR.
Dopo aver mantenuto una previsione di crescita per il 2023 superiore al consenso per la maggior parte degli ultimi 12 mesi, di recente l’abbiamo rivista ulteriormente al rialzo.
La revisione è dovuta in gran parte a un inizio d’anno ben più robusto del previsto.
Il PIL è aumentato di 0,6% t/t nei mesi da gennaio a marzo (dopo il -0,1% di fine 2022): è il ritmo più alto tra i maggiori paesi dell’Eurozona.
Per contro, diversi fattori ci hanno indotto a rivedere al ribasso la nostra stima di crescita del PIL per il 2024: i rialzi dei tassi più pronunciati da parte della BCE (stimiamo ora un tasso depo al 4% entro il 3° trimestre); la minore adesione ai bonus edilizi dopo il giro di vite deciso dal Governo lo scorso febbraio; i maggiori rischi di ritardi nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Tuttavia, la nostra previsione di crescita per il prossimo anno rimane superiore al consenso.
L’economia ha mostrato una resistenza superiore al previsto, e maggiore che nel resto dell’Eurozona, allo shock energetico, che può essere ricondotta a diverse ragioni:
a) il sistema produttivo, e l’export, sono specializzati in settori con intensità energetica relativamente bassa;
b) le misure governative sono state efficaci nell’attenuare l’impatto dello shock sul potere d’acquisto delle famiglie, e su margini di profitto e posizione di liquidità delle imprese;
c) il settore delle costruzioni ha continuato a essere sostenuto dal completamento delle opere finanziate dalle agevolazioni fiscali, la cui spinta peraltro è destinata ad affievolirsi nei prossimi mesi;
d) la cosiddetta pent-up demand nei servizi, dovuta alla normalizzazione degli stili di vita dopo lo shock pandemico, sta ancora supportando l’attività;
e) i consumatori hanno potuto sostenere le spese, nonostante la perdita di potere d’acquisto, attingendo allo stock di extra-risparmi accumulati dallo scoppio della pandemia
In prospettiva, gli investimenti dovrebbero rimanere il principale motore della crescita nella seconda metà del 2023 e nel 2024.
La spesa per consumi è attesa solo di poco inferiore a quella del PIL nel biennio in corso, in quanto il calo del reddito disponibile reale del 2022-23, e i minori margini di taglio del tasso di risparmio, peseranno sui consumi di beni, mentre la spesa per servizi ha ancora spazi di crescita.
Le esportazioni nette sono viste dare un lieve contributo positivo al PIL quest’anno, soprattutto grazie a una sostanziale stagnazione delle importazioni, mentre dovrebbero frenare lievemente la crescita il prossimo
anno, quando vediamo una ripresa per entrambi i flussi, ma più vigorosa per l’import che non per l’export.
L’inflazione sembra aver superato definitivamente il punto di massimo (toccato lo scorso ottobre-novembre al 12,6% a/a sull’IPCA), avendo negli ultimi mesi registrato un rallentamento sino all’8% a maggio (sempre sull’indice armonizzato UE).
Peraltro, l’inflazione italiana resta superiore a quella media dell’Eurozona (come accade dallo scorso ottobre), per via di un maggiore contributo della componente energia.
In ogni caso, anche in Italia, come nel resto dell’Eurozona, il trend discendente è atteso continuare nei prossimi mesi, guidato principalmente dall’energia, ma l’inflazione dovrebbe tornare al 2% solo a dicembre 2024.
Il rischio politico appare limitato: l’esecutivo ha confermato un approccio prudente in materia di politica fiscale.
Tuttavia, a nostro avviso, il deficit 2023 potrebbe risultare più ampio di quanto stimato dal governo, in quanto i dati mensili sul fabbisogno di cassa del settore statale mostrano un’evoluzione ben peggiore rispetto alle attese.
Viceversa, quest’anno ci aspettiamo un calo più pronunciato del rapporto debito/PIL rispetto a quanto prospettato dal governo, grazie a un PIL nominale più elevato; i progressi però potrebbero risultare assai più limitati negli anni a venire.

 

Tendenze del settore bancario

Le dinamiche creditizie stanno risentendo del forte e repentino aumento dei tassi.
Ad aprile i prestiti al settore privato hanno segnato un lieve calo, del -0,5% a/a, il primo osservato da inizio 2016, che si è intensificato a maggio, a -1,3% secondo le anticipazioni ABI.
Il totale dei prestiti a famiglie e imprese ha segnato un’evoluzione analoga, con un -0,3% ad aprile e un -1,1% stimato per maggio.
L’indebolimento del mercato del credito è diffuso.
Per i prestiti alle società non-finanziarie, ad aprile il tasso di variazione è sceso a -1,9%, da -1,1% a marzo.
È proseguito il rallentamento dei prestiti alle famiglie, il cui tasso di crescita è sceso a +1,4% a seguito della decelerazione dei mutui casa, a +2,9% ad aprile dal +3,3% a marzo e +4,9% nel 4° trimestre 2022.
In particolare, da luglio scorso, con l’avvio del rialzo dei tassi di policy, si è registrato un calo a due cifre delle erogazioni per nuovi contratti di mutuo, una tendenza che si è accentuata nei mesi recenti con variazioni del -34% a/a ad aprile e del -28% nel complesso dei primi quattro mesi.
I depositi delle banche italiane ad aprile hanno segnato un calo del 3,4% a/a, proseguito a maggio col -3,7% stimato dall’ABI.
L’andamento resta determinato dalla riduzione dei conti correnti, che ad aprile si è leggermente intensificata, al -6,7% a/a dal -6,1% di marzo.
E’ continuato, sia per le famiglie sia per le società non-finanziarie, lo spostamento di risorse verso i depositi a tempo.
La ricomposizione dei portafogli a seguito del rialzo dei tassi sta inducendo anche una rapida ripresa delle obbligazioni bancarie, in crescita del 9% ad aprile e dell’11,9% a maggio secondo le stime ABI.
In particolare, da settembre 2022, per la prima volta dal 2013, si è registrato un incremento delle obbligazioni al dettaglio, proseguito nel 1° trimestre 2023.
Tuttavia, a seguito del calo dei depositi, da fine 2022 la raccolta totale da clientela segna variazioni negative.

 


Indice dei contenuti

• Economia più resiliente del previsto nel 2023, in aumento i rischi sul 2024  (p. 2 )
Sintesi della previsione macroeconomica (p. 5 )
Si accentua il calo della produzione manifatturiera (p. 6 )
• Nell’industria frena la domanda, ma tengono i margini e l’occupazione (p. 7 )
• Si fa tangibile il rallentamento nelle costruzioni (p. 8 )
• I servizi rimangono il principale motore di crescita (p. 9 )
• Resta fiacco il morale dei consumatori (p. 10 )
• Il mercato del lavoro è ancora solido (p. 11 )
• Le esportazioni iniziano a risentire della frenata del ciclo globale (p. 12 )
• Inflazione in calo ma meno del previsto (p. 13 )
• Primo calo dei prestiti al settore privato dopo sette anni di crescita (p. 14 )
• Forte e rapida ripresa delle obbligazioni bancarie (p. 18 )

 


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Giugno 2023