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La Bussola dell’economia italiana

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a cura di Elisa Coletti, Paolo Mameli e Andrea Volpi


ABSTRACT

L’evoluzione dello scenario congiunturale

In Italia, il settore manifatturiero continuerà ad essere penalizzato dai rincari delle materie prime, ma le costruzioni restano in una fase ultra-espansiva, e i servizi hanno ampi spazi di recupero.
Principalmente per effetto dell’eredità statistica dall’anno scorso, la crescita quest’anno potrebbe assestarsi al 3% (circa in linea con l’Eurozona), per rallentare a 1,6% nel 2023.
Dopo un 2021 migliore del previsto, l’economia italiana già da inizio 2022 è entrata in una fase di semi-stagnazione.
Ci aspettiamo una riaccelerazione assai graduale nel corso del 2° semestre.
L’impatto del conflitto in Ucraina si è sinora dispiegato, come atteso, principalmente attraverso il canale dei rincari delle materie prime.
Rispetto alla situazione di tre mesi fa, confermiamo sostanzialmente il profilo previsivo delle materie prime, e di conseguenza gli effetti attesi su crescita e inflazione (anzi il prezzo medio in particolare del gas naturale è stato nel 2° trimestre inferiore a quello incluso nelle nostre proiezioni).
La guerra ha avuto un impatto negativo sugli indici di fiducia, che però è risultato di entità significativa quasi esclusivamente sul morale dei consumatori, il che segnala come, ancora una volta, il canale d’impatto pressoché esclusivo sia rappresentato dallo shock inflazionistico.
Dal lato delle imprese, l’industria è il settore largamente più impattato; infatti, l’industria è entrata nel nuovo scenario postbellico partendo da livelli di attività ampiamente espansivi (il fatturato a marzo ha toccato un massimo dall’inizio della serie storica nel 2000).
Viceversa, nei servizi (e nel commercio al dettaglio) è in atto un trend di graduale ripresa in conseguenza della consistente diminuzione del rischio sanitario e del conseguente recupero della mobilità personale; le costruzioni rimangono in una fase ultra-espansiva.
Nelle ultime settimane sembra diminuito il rischio che venga deciso un embargo completo all’import di gas dalla Russia, il che riduce almeno per il momento la probabilità che si verifichi uno scenario di worst case (recessivo).
Viceversa, gli effetti del sesto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia, che comprende lo stop al 90% delle importazioni di greggio entro fine anno, appaiono tutto sommato contenuti (anche perché diluiti nel tempo), e si manifesteranno ancora una volta quasi esclusivamente attraverso il canale dei prezzi (vista la sostituibilità del petrolio russo con greggio di altra provenienza).
Dal lato della domanda, i maggiori rischi sono per i consumi delle famiglie, vista l’erosione in corso di potere d’acquisto dei consumatori (stimiamo un calo del reddito disponibile reale delle famiglie di -1,3% quest’anno: lo shock potrebbe costare circa 2000 euro a nucleo famigliare).
Tuttavia, la normalizzazione” dei comportamenti di consumo dopo lo shock Covid potrebbe causare uno spostamento di flussi di spesa dai beni ai servizi.
Le famiglie dovrebbero reagire allo shock inflazionistico con una contrazione del tasso di risparmio: uno degli effetti del conflitto è un’accelerazione nel percorso di “normalizzazione post-pandemica” della propensione al risparmio, che potrebbe ora riavvicinarsi ai valori pre-Covid già nel 2023 (a 8,3% nelle nostre stime, da 8% nel 2019) – in altri termini, i risparmi post-pandemici potrebbero assottigliarsi decisamente quest’anno, e quasi azzerarsi nel 2023.
In ogni caso, lo shock avrà importanti effetti redistributivi: saranno maggiormente colpite le famiglie meno abbienti, che avevano accumulato meno risparmi nella fase pandemica, e che spendono una quota maggiore di reddito nei consumi di beni, in particolare energetici e alimentari.
Meno preoccupante appare lo scenario per gli investimenti.
Nonostante la ripresa vigorosa degli ultimi trimestri, il rapporto investimenti/PIL (anche nel solo settore delle costruzioni) non è oggi superiore alla media di lungo periodo, sebbene sia tornato ai massimi da oltre 10 anni.
Gli incentivi fiscali (non solo nel settore immobiliare, ma anche quelli legati al programma Transizione 4.0), nonché i programmi di spesa finanziati dal PNRR (che potrebbe entrare nel vivo l’anno prossimo, quanto alla capacità di spesa effettiva) sembrano poter continuare a sostenere la spesa in conto capitale anche nel biennio in corso.

Tendenze del settore bancario italiano

La crescita dei prestiti alle società non-finanziarie ad aprile ha segnato un leggero miglioramento a 1,8% a/a, dall’1,4% di marzo.
Indicazioni di ripresa sono emerse anche dai flussi lordi mensili che nel complesso sono aumentati dell’11,7% a/a, trainati dalle operazioni oltre 1 milione.
Inoltre, i flussi fino a 1 milione sono tornati lievemente in positivo dopo undici mesi di cali a due cifre.
Guardando alla durata dei prestiti, è proseguita la crescita moderata dello stock di quelli a breve termine, mentre i prestiti a medio-lungo sono rimasti leggermente in calo.
Continua al contempo la dinamica robusta dello stock di prestiti per l’acquisto di abitazioni, pari a +4,8% a/a ad aprile.
Tuttavia, le erogazioni per nuovi contratti si sono confermate in riduzione rispetto ai volumi considerevoli del 2021.
Le anticipazioni ABI su maggio delineano una stabilizzazione della crescita, al 2,8% a/a per l’aggregato dei prestiti a famiglie e imprese.
La crescita dei depositi si è rafforzata ulteriormente ad aprile, salendo a +5,4% a/a dopo l’accelerazione di marzo a 4,8%.
Tuttavia, a maggio, secondo le anticipazioni ABI, la dinamica si è stemperata, tornando al ritmo di marzo.
Trainanti restano i conti correnti, che hanno accelerato a 7,7% a/a, riflettendo la dinamica a due cifre dei conti delle imprese e il robusto andamento di quelli delle famiglie.
Per i primi, si segnala un flusso di oltre 22 miliardi nel periodo marzo-aprile che però non compensa l’utilizzo del 1° bimestre.
Per i depositi delle famiglie i flussi sono stati ancora positivi, pari a 7,6 miliardi m/m ad aprile e 21,4 da inizio anno, importo in linea con lo stesso periodo del 2021 (21,9 miliardi).
Il rafforzamento dei depositi ha sostenuto una ripresa moderata della raccolta totale da clientela, a +4,2% a/a dal 3,5% di marzo.
Secondo le stime ABI, a maggio la crescita è stata leggermente più contenuta, del 3,9% a/a riflettendo il trend dei depositi.

 


Indice dei contenuti

• Costruzioni e servizi compensano la debolezza dell’industria  (p. 2 )
Sintesi della previsione macroeconomica (p. 6 )
Industria più resiliente del previsto… (p. 7 )
• … ma il morale delle imprese segnala la presenza di ampi rischi al ribasso (p. 8 )
• La produzione nelle costruzioni corregge per la prima volta da otto mesi (p. 9 )
• Dopo la frenata subita a cavallo d’anno, i servizi traineranno la ripresa (p. 10 )
• I consumatori si confermano i più colpiti dallo shock sui prezzi (p. 11 )
• Il mercato del lavoro è ancora in buona salute  (p. 12 )
• Saldo commerciale in deficit per il quinto mese ad aprile (p. 13 )
• Energia e alimentari spingono l’inflazione, sorprendono al rialzo anche i servizi (p. 14 )
• Prosegue la lenta ripresa dei prestiti alle società non-finanziarie (p. 15 )
• Sui depositi delle famiglie, fino ad aprile afflusso in linea col 1° quadrimestre 2021 (p. 18 )

 


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Giugno 2022