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La Bussola dell’economia italiana

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a cura di Elisa Coletti, Paolo Mameli e Andrea Volpi


ABSTRACT

L’evoluzione dello scenario congiunturale

Rivediamo al rialzo le stime di crescita per il PIL italiano, al 6,2% nel 2021 e al 4,3% nel 2022.
L’economia è ora vista recuperare i livelli pre-COVID già entro la metà del prossimo anno.
I rischi sono legati agli effetti delle strozzature all’offerta e dello shock energetico, nonché agli sviluppi della quarta ondata pandemica.
L’elezione del Presidente della Repubblica a inizio 2022 rappresenterà inoltre un importante snodo politico.
La revisione al rialzo del PIL italiano è dovuta soprattutto al balzo dell’attività economica, di molto superiore alle attese, registrato nei trimestri centrali dell’anno (+2,7% t/t nei mesi primaverili e +2,6% t/t in estate).
Il recupero post-pandemico è stato più veloce di quanto atteso: l’economia è ora attesa recuperare i livelli di fine 2019 già entro la metà del 2022, anche se l’output gap si chiuderà verosimilmente solo nel 2023, e il recupero dei ritmi di crescita pre-pandemici è rimandato, nel nostro scenario, al 2024.
Nei prossimi mesi, si potrebbe assistere a una nuova ricomposizione della crescita: la recrudescenza pandemica potrebbe tornare a pesare sui servizi, sia pure in misura decisamente minore rispetto anche solo allo scorso inverno, mentre l’industria e soprattutto le costruzioni potrebbero mantenere un trend espansivo.
In ogni caso, il venir meno dell’effetto-riaperture nei servizi, e la maggior cautela dei consumatori, appaiono coerenti con una crescita del PIL che potrebbe riavvicinarsi a zero su base congiunturale a fine 2021, per riaccelerare solo moderatamente a inizio 2022 e in misura più consistente nei trimestri centrali del prossimo anno.
Dal lato della domanda, la crescita 2022 sarà trainata ancora dai consumi, che vediamo espandersi di oltre il 5% anche l’anno prossimo, in linea con il ritmo di quest’anno.
L’inflazione, dopo il balzo degli ultimi mesi del 2021 (al 3,7% sul NIC e 3,9% sull’IPCA a novembre), dovrebbe rimanere superiore al 2% per la maggior parte del 2022.
Stimiamo in media d’anno un IPCA al 2,7% nel 2022 (dall’1,9% del 2021) e poi in moderazione all’1,8% nel 2023.
Al momento le pressioni inflazionistiche restano trainate dall’energia, anche se negli ultimi mesi si notano segnali di maggiore diffusione, specie nei settori dei servizi più colpiti dalla crisi pandemica (soprattutto nella ristorazione).
In ogni caso, le pressioni molto limitate sul costo del lavoro dovrebbero mantenere bassa l’inflazione di fondo, attesa restare poco sopra l’1% in media d’anno nel 2022 (1,2%), per salire all’1,9% (in sostanza chiudendo il gap con l’indice headline) nel 2023.
I rischi inflattivi appaiono al momento meno marcati in Italia rispetto al resto dell’Eurozona, visto il più ampio margine di risorse inutilizzate sul mercato del lavoro: a tal proposito, vediamo un calo solo molto graduale del tasso di disoccupazione, al 9,3% nel 2022 dal 9,6% del 2021.
Anche il quadro di finanza pubblica è migliorato decisamente rispetto a qualche mese fa, non soltanto per via della crescita del PIL superiore alle attese (il Governo ha rivisto al rialzo i target sul deficit 2021 non solo in termini nominali, ma anche considerando l’aggregato al netto delle oscillazioni del ciclo economico).
Siamo più ottimisti rispetto agli ultimi target ufficiali sul disavanzo 2021 (pensiamo che, in base all’evoluzione del fabbisogno del settore statale nei primi 11 mesi dell’anno, il deficit possa attestarsi significativamente sotto il 9%).
Viceversa, siamo più cauti in merito all’evoluzione del debito nei prossimi anni, che vediamo in calo più graduale rispetto a quanto stimato dal Governo (principalmente per via di previsioni più moderate sulla crescita del PIL).
Sul fronte politico, l’elezione del Presidente della Repubblica all’inizio del prossimo anno rappresenterà un nodo cruciale per le sorti del Governo e della legislatura.
Nel caso in cui Mario Draghi sia eletto come nuovo Capo dello Stato, la legislatura potrebbe proseguire, ma su basi decisamente più fragili, vista la difficoltà di sostituire l’attuale Presidente del Consiglio.
Viceversa, se il Governo guidato da Mario Draghi dovesse superare indenne lo snodo rappresentato dal voto quirinalizio, aumenterebbero le chance che l’attuale esecutivo possa condurre il Paese sino a fine legislatura nella primavera del 2023, con effetti potenzialmente positivi per il rischio-Paese Italia sui mercati finanziari.

 

Tendenze del settore bancario italiano

Ottobre ha registrato un’ulteriore limatura del tasso medio sul complesso dei depositi bancari, determinata dal tasso sui conti correnti.
Anche il tasso sullo stock di obbligazioni è sceso, sebbene marginalmente, e di conseguenza il costo complessivo della raccolta da clientela si è ridotto.
Per i tassi sui nuovi prestiti non si sono osservati andamenti univoci.
Il tasso medio praticato alle società non-finanziarie si è ridotto lievemente, trainato ancora una volta dal tasso sugli importi di maggior entità.
Quanto ai tassi sulle erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni, ottobre ha segnato il ritorno del tasso medio sopra la soglia di 1,4%, a 1,43% dopo la discesa a 1,39% a settembre.
A ottobre la crescita dei prestiti alle società non-finanziarie è risultata pari a +0,6% a/a, in linea con settembre, dopo la rapida frenata rispetto ai ritmi eccezionali di fine 2020-inizio 2021.
L’andamento risente della minore domanda di prestiti da parte delle imprese, in particolare di quelli con garanzia pubblica, che si riflette sulla frenata dei prestiti a medio-lungo termine.
Si conferma la crescita robusta dei prestiti alle famiglie consumatrici, pari a +3,7% a/a a ottobre, trainata dai prestiti per l’acquisto di abitazioni.
Secondo le anticipazioni ABI, a novembre è proseguito il rallentamento dei prestiti complessivi al settore privato, a +1,2% a/a, e a +1,6% per
l’aggregato più ristretto dei prestiti a famiglie e imprese, dal +2,1% di settembre e ottobre.
La crescita dei depositi ha rallentato a +6,9% a/a a ottobre, dal 7,4% di settembre.
Un andamento più moderato si è registrato anche a novembre, secondo le stime ABI.
La crescita resta trainata dai conti correnti, in aumento del 9,8% a/a a ottobre.
Per l’effetto combinato del moderato rallentamento dei depositi, controbilanciato dalla flessione meno marcata delle obbligazioni, la crescita della raccolta complessiva da clientela è risultata in linea con settembre, del +5,7% a/a.
Secondo le stime ABI, a novembre la dinamica ha decelerato di 0,4 punti percentuali.

 


Indice dei contenuti

• Le nubi sull’orizzonte della ripresa appaiono meno minacciose che altrove (p. 2 )
Sintesi della previsione macroeconomica (p. 8 )
Corregge la produzione industriale ad ottobre (p. 9 )
• Le indagini dipingono un quadro ancora favorevole per il manifatturiero (p. 10 )
• Lo scenario per le costruzioni rimane solido (p. 11 )
• Servizi ancora in espansione, ma in rallentamento (p. 12 )
• Shock energetico e risalita dei contagi freneranno i consumi a cavallo d’anno (p. 13 )
• Torna ad intensificarsi il rientro degli inattivi nella forza lavoro (p. 14 )
• Il rincaro dell’energia spinge le importazioni (p. 15 )
• Inflazione sui massimi, è attesa una moderazione nel corso del 2022 (p. 16 )
• L’elevata liquidità spinge al ribasso i tassi sui conti correnti (p. 17 )
• Si interrompe la frenata dei prestiti alle società non-finanziarie (p. 21 )
• Crescita dei conti correnti in fase di moderato rallentamento (p. 24 )

 


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Dicembre 2021