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La Bussola dell’economia italiana

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a cura di Elisa Coletti, Paolo Mameli, Andrea Volpi e Simone Zava


ABSTRACT

L’evoluzione dello scenario congiunturale

Il DEF approvato dal Governo lo scorso 11 aprile rivede al rialzo le stime di crescita del PIL per il 2023 e al ribasso quelle per il 2024 ma conferma i precedenti obiettivi sul deficit e configura un calo del rapporto debito/PIL più rapido che in precedenza.
È prevista una manovra espansiva pari a circa due decimi di PIL a valere su quest’anno (con un taglio ai contributi sociali sui lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi) e il prossimo.
Il nuovo quadro macroeconomico di riferimento contiene una revisione al rialzo della stima sul PIL 2023, da 0,6% a 0,9% tendenziale e 1% programmatico, e viceversa una limatura delle proiezioni di crescita per il 2024, da 1,9% a 1,5% programmatico (1,4% tendenziale); il PIL è visto poi a 1,3% nel 2025 e a 1,1% nel 2026.
Il profilo atteso del deficit programmatico è stato confermato in linea con i precedenti obiettivi, al 4,5% del PIL per quest’anno, al 3,7% nel 2024 e al 3% nel 2025; il disavanzo è atteso poi ridursi ulteriormente al 2,5% nel 2026.
In sostanza, grazie a un andamento migliore delle attese del deficit tendenziale, consente di liberare 3 miliardi quest’anno (lo 0,15% del PIL), che saranno utilizzati per un nuovo intervento di taglio ai contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi, che sarà in vigore nel periodo tra maggio e dicembre di quest’anno.
Anche per il 2024, il mantenimento dell’obiettivo del 3,7% sul deficit programmatico crea uno “spazio di bilancio” per circa due decimi di PIL (4 miliardi), che “sarà destinato al Fondo per la riduzione della pressione fiscale, al finanziamento delle cosiddette ‘politiche invariate’ a partire dal 2024 e alla continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-26, e concorrerà a una significativa revisione della spesa pubblica e a una maggiore intesa tra fisco e contribuente”: in sostanza, sembra di poter dire che il Governo, dopo il taglio al cuneo previsto per i restanti mesi del 2023, intenda approvare ulteriori tagli fiscali anche negli anni successivi, che però, per il biennio 2025-26, saranno coperti da adeguate misure di razionalizzazione della spesa.
Per effetto dei provvedimenti espansivi previsti, che agiranno prevalentemente dal lato delle entrate, la pressione fiscale è attesa ridursi moderatamente, dal 43,3% nel 2023 al 42,7% entro il 2026.
In questo contesto, complice anche l’aumento del deflatore del PIL, tutto il profilo del rapporto debito/PIL è spostato verso il basso rispetto alle stime precedenti: dopo il 144,4% del 2022, ci si attende ora un calo al 142,1% quest’anno e una riduzione più graduale negli anni successivi, fino al 140,4% nel 2026.

 

Tendenze del settore bancario

In conseguenza del notevole rialzo dei tassi, prosegue il rallentamento del credito bancario.
La crescita dei prestiti al settore privato a febbraio è scesa a +1,1% a/a dall’1,6% di gennaio e risulta essersi interrotta a marzo, con un +0,2%, secondo le anticipazioni ABI.
Per i prestiti alle società non-finanziarie, dopo la frenata di fine 2022, i primi due mesi del 2023 si sono chiusi all’insegna della debolezza, con un lieve calo a febbraio, pari a -0,5%.
E’ proseguito il rallentamento dei prestiti alle famiglie, il cui tasso di crescita è sceso a 2,5% da 3% di gennaio.
L’andamento riflette quello dei mutui per l’acquisto di abitazioni, in decelerazione a +3,7% a febbraio da +4,3% a gennaio.
A sua volta, tale andamento risente del calo in atto da alcuni mesi nei volumi per nuovi contratti di mutuo.
I flussi mensili hanno confermato un aumento anno su anno delle erogazioni a tasso variabile e, all’opposto, un calo di quelle a tasso fisso.
Tuttavia, la quota del tasso variabile sul totale delle operazioni mensili si sta ridimensionando, in relazione alla riduzione del differenziale tra tasso fisso e variabile.
Quest’ultimo, ampliatosi nel 2022 a punte di 0,9% e 1% per chiudere l’anno a 0,8%, nei primi mesi del 2023 si è ridotto sensibilmente, a soli 18pb a febbraio.
Nel 1° trimestre 2023 è proseguito il calo dei depositi, iniziato sul finire del 2022 per la prima volta dalla crisi del debito sovrano del 2011.
A febbraio lo stock ha segnato una riduzione del 2,4% a/a, proseguita a marzo secondo le anticipazioni ABI.
Il trend dei depositi totali riflette l’evoluzione dei conti correnti, che a febbraio hanno registrato un calo del 4,3% a/a, in conseguenza di un significativo utilizzo di liquidità nel 1° bimestre dell’anno, pari a 73 miliardi, di cui quasi 67 dai conti correnti di famiglie e società non-finanziarie.
In parte, il deflusso è stato controbilanciato da uno spostamento verso i depositi a tempo, aumentati di poco più di 10 miliardi nel bimestre per l’aggregato di famiglie e imprese.
In parallelo al deflusso netto dai depositi, si è invertito il lungo trend negativo dei titoli di debito in custodia presso le banche che da circa un anno sono di nuovo in crescita.
La ripresa riguarda i titoli a custodia delle famiglie consumatrici, tornate a investire direttamente in titoli governativi italiani, ma anche quelli delle imprese.
Nel complesso, i titoli a custodia di famiglie e imprese sono cresciuti di 36 miliardi nel 1° bimestre 2023.

Indice dei contenuti

• Il Governo conferma un approccio “prudente” ai conti pubblici   (p. 2 )
Sintesi della previsione macroeconomica (p. 7 )
L’industria non beneficia ancora appieno del calo dei prezzi energetici… (p. 8 )
• …ma la fiducia delle imprese manifatturiere è in chiaro miglioramento (p. 9 )
• Nelle costruzioni, frena il residenziale mentre ritrova spinta l’ingegneria civile (p. 10 )
• La ripresa dell’attività nei servizi sta diventando più evidente (p. 11 )
• Morale delle famiglie in recupero ma i consumi per ora restano fiacchi (p. 12 )
• Il mercato del lavoro non mostra significativi segnali di indebolimento  (p. 13 )
• Continua a ridursi il disavanzo commerciale (p. 14 )
• Si stabilizza l’inflazione core, per la prima volta dopo 13 mesi di rialzi (p. 15 )
• Prestiti alle imprese in lieve calo, ulteriore rallentamento di quelli alle famiglie (p. 16 )
• Alla riduzione dei depositi si contrappone l’aumento dei titoli a custodia (p. 17 )

 


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Aprile 2023