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06 Novembre 2020 – nota economica giornaliera

GERMANIA – La produzione industriale a settembre delude le attese, salendo soltanto dell’1,6% m/m (-7,3% a/a) mentre il dato di agosto è stato rivisto al rialzo da -0,2% m/m a +0,5% m/m (-8,7% a/a).
Nel manifatturiero la produzione è cresciuta del 2,0% nel mese, spinta dalla componente dei beni di consumo; il settore auto ha registrato un rimbalzo del 10,0% m/m che ha compensato il -10,3% m/m di agosto, ma la produzione resta del 15% inferiore a febbraio.
La produzione energetica è calata del 2,5% m/m mentre continua a crescere il comparto edilizio, con le costruzioni in aumento dell’1,5% m/m.
Nel terzo trimestre la produzione è cresciuta del 10,7% t/t da -15,4% t/t, pur restando dell’8,4% inferiore ai livelli di febbraio.

STATI UNITI – Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 31 ottobre calano marginalmente a 751 mila (-7 mila dalla settimana precedente).
Le nuove richieste per sussidi statali non destagionalizzate sono circa stabili a 738.166 e i sussidi erogati con i programmi per la pandemia sono pari a 362.883, lasciando il totale a fine ottobre poco variato rispetto alla settimana precedente.
I sussidi statali esistenti nella settimana conclusa il 24 ottobre si attestano a 7,285 mln, in calo di 538 mila rispetto a metà mese. I dati non destagionalizzati, a 6,951 mln, correggono di 537 mila dalla settimana precedente.
A metà ottobre, i sussidi totali non destagionalizzati sono in flessione di quasi 1 mln, a 21,508 mln.
I dati continuano a mostrare un rapido trend verso il basso dei sussidi esistenti e una stabilizzazione delle nuove richieste, un segnale di miglioramento del mercato del lavoro anche nel mese scorso.

GIAPPONE – I consumi delle famiglie a settembre sono in calo di -10,2% a/a, a fronte di un aumento del reddito di 2,6% a/a.
La correzione annua dei consumi è amplificata dal confronto con settembre 2019, quando la spesa delle famiglie era gonfiata dagli aumenti spinti dall’imminente rialzo dell’imposta sui consumi (attuato a ottobre).
Su base mensile destagionalizzata, i consumi sono in aumento di 4,1% m/m, dopo +0,6% m/m di agosto, con segnali moderatamente positivi per il sentiero della crescita nella seconda metà dell’anno.

 

COMMENTI:

ITALIA – Nelle Previsioni Economiche d’Autunno, la Commissione UE ha rivisto al ribasso le stime sul PIL italiano per il 2020 a -9,9% (da -9,5% precedente) e in misura più significativa per il 2021 a 4,1% (da un precedente 6,5%); il PIL è poi visto in crescita di 2,8% nel 2022.
Tuttavia, il profilo della Commissione non include la stima preliminare del PIL del 3° trimestre: il dato (16,1% t/t, contro il 12,2% atteso dalla Commissione) sposterebbe verso l’alto, ceteris paribus, di quasi un punto percentuale la stima sul PIL 2020; in altre parole, occorrerebbe ad oggi una contrazione del PIL superiore ai sette punti percentuali nel 4° trimestre per ottenere la stessa stima sul PIL annuo 2020 (-9,9%). La Commissione vede un balzo molto ampio della disoccupazione l’anno prossimo all’11,6% (dal 9,9% del 2020).
Le proiezioni della Commissione sulla finanza pubblica sono circa in linea con quelle del governo sul deficit 2020 (10,8%), ma più alte sul disavanzo 2021 (7,8% contro il 7% del governo) e sul debito (visto tra il 159% e il 160% per tutto il triennio 2020-22).

AREA EURO – Le Previsioni Economiche (Autunno 2020) della Commissione Europea adottano uno scenario di riferimento piuttosto benigno per il trimestre corrente (-0,1% t/t) e per il primo trimestre 2021 (+0,5% t/t).
Le variazioni medie annue 2020 e 2021 si collocano rispettivamente a -8,4% e +4,1%, ma risentono di una stima per il terzo trimestre inferiore alla stima flash pubblicata da Eurostat, dovuta ai tempi di elaborazione del rapporto.
La Commissione ha comunque disegnato anche degli scenari alternativi.
Lo scenario “negativo vede una contrazione su base trimestrale sia nel trimestre corrente (-3,5% t/t), sia nel primo quarto del 2021, che riduce la crescita media annua al 2,75% il prossimo anno.
La Commissione ha anche incluso nel rapporto una stima dell’effetto di NGEU sul PIL dell’Unione: nel 2021, il livello risulterebbe più alto di 0,6 punti percentuali nello scenario più cauto e di 1,4 punti in quello più aggressivo; al picco, gli impatti andrebbero da 1,3 a 2,0 punti percentuali, raggiunti rispettivamente nel 2026 e nel 2024 nello scenario più cauto e in quello più aggressivo.

SPAGNA – Le nuove proiezioni della Commissione Europea (contenute nelle “Previsioni Economiche d’Autunno”) mostrano una significativa revisione al ribasso delle stime sul PIL spagnolo: la Commissione si aspetta un calo di -12,4% (precedente stima: -10,9%) nel 2020 ed un rimbalzo di +5,4% (precedente stima: +7,1%) nel 2021.
Tuttavia, le previsioni risentono di un valore atteso per il terzo trimestre inferiore al dato preliminare (+12,9% contro il +16,7% pubblicato dall’INE lo scorso venerdì): per mantenere la stima della Commissione a -12,4% nel 2020, la caduta del PIL nell’ultimo quarto dovrebbe essere superiore al 6%.
Il tasso di disoccupazione è atteso in un aumento di 2,6 punti percentuali quest’anno (16,7% nel 2020 e 17,9% nel 2021).
Il disavanzo del settore pubblico è previsto passare dal 2,9% del 2019 al 12,2% del PIL nel 2020, con il debito che dovrebbe superare la soglia del 120% del PIL; anche nel 2021 il deficit resterebbe molto elevato, a 9,6% (il debito/PIL passerebbe al 122%).
Per quanto concerne l’inflazione, la Commissione prevede una contrazione dei prezzi per il 2020 (-0,2%), ed una crescita dello 0,9% il prossimo anno.

BCE – Per Weidmann (Bundesbank), tutti gli strumenti di politica monetaria, inclusi i tassi ufficiali sono ancora disponibili.
Secondo de Guindos, vicepresidente BCE, le previsioni di dicembre saranno tagliate rispetto a settembre, ma è poco probabile che si discostino molto da quelle della Commissione Europea.

BoE – La Banca d’Inghilterra ha aumentato il programma di acquisto di titoli di 150 miliardi GBP (a 875 miliardi), segnalando che potrebbe adottare ulteriori misure di stimolo monetario nei prossimi mesi.
La stampa aveva riferito di discussioni in merito a possibili tagli dei tassi ufficiali in territorio negativo, oltre che sull’aumento degli acquisti.
Oltre che dalla ripresa dei contagi, la situazione economica è resa più preoccupante dallo stallo che caratterizza ancora i negoziati fra Regno Unito ed Unione Europea.
Inoltre, restano dubbi sul livello di preparazione di dogane, logistica e imprese al ripristino delle barriere commerciali che avverrà il 1° gennaio 2021.

STATI UNITI
 – Il conteggio dei voti per l’elezione del presidente prosegue nei 4 stati chiave, Pennsylvania, Nevada, Georgia e North Carolina.
A Biden, a cui ora sono assegnati 264 delegati, basterebbe la vittoria in uno solo di questi quattro stati per raggiungere i 270 delegati necessari per la nomina.
Trump, con 214 delegati assegnati finora, dovrebbe invece conquistarli tutti e quattro per ottenere i 270 voti nell’Electoral College.
Secondo Associated Press, mentre procede ancora lo spoglio delle schede, il margine di vantaggio di Trump è di 1.800 voti in Georgia e di 22.400 in Pennsylvania, mentre Biden ha un vantaggio di circa 11.400 voti in Nevada.
In Nevada, i voti postali sono accettati fino a una settimana dopo il 3 novembre, purché con un timbro postale antecedente la data dell’elezione, perciò i risultati non sono imminenti.
Trump ha rilasciato dichiarazioni in cui afferma che contando i voti legali, “vince facilmente e ripetendo che i democratici stanno cercando di rubare l’elezione.
I ricorsi di Trump in Georgia e Michigan sullo spoglio delle schede postali sono stati rifiutati dai giudici, mentre un ricorso in Pennsylvania è stato risolto permettendo il controllo del processo di spoglio da parte di osservatori democratici e repubblicani.
Trump intende aprire una richiesta di riconteggio in Wisconsin e un ricorso in Nevada.
La campagna di Trump ha anche richiesto alla Corte Suprema di bloccare il conteggio dei voti ricevuti con l’estensione di tre giorni per il ricevimento dei voti postali in Pennsylvania.
Nelle settimane scorse la Corte Suprema non aveva accettato ricorsi analoghi da parte repubblicana per limitare la validità di voti ottenuti con estensioni temporali simili in Pennsylvania e in North Carolina.
Sul fronte del Senato, si conferma la situazione di parità, con 48 seggi assegnati a ciascun partito e la maggioranza potenzialmente in mano a un seggio della Georgia che richiederà un’elezione suppletiva il 5 gennaio, per l’impossibilità di determinare un vincitore sulla base del voto del 3 novembre.
Alla Camera per ora sono stati assegnati 208 seggi democratici e 193 repubblicani (su un totale di 435). La Camera è un terreno di delusione per i democratici, che avranno una riduzione della loro maggioranza, alla luce del guadagno netto di 6 seggi per i repubblicani.
– La riunione del FOMC si è conclusa senza modifiche alla politica monetaria, con un comunicato stampa e una valutazione dell’economia pressoché invariati rispetto a settembre. Il Comitato riconosce che la ripresa prosegue, ma a ritmi in via di moderazione.
Nella conferenza stampa, Powell ha sottolineato i rischi verso il basso per lo scenario economico, sia sui prezzi sia sulla crescita. In primo luogo, la crisi sanitaria in atto “continuerà a pesare sull’attività economica, sull’occupazione e sull’inflazione”.
Inoltre, il presidente della Fed ha evidenziato il fatto che, con l’esaurimento dello stimolo fiscale, si sta riducendo il cuscinetto di risparmio accumulato nei trimestri scorsi e ha ribadito l’importanza dell’introduzione di nuove misure.
Powell ha segnalato in modo esplicito la volontà e l’impegno del FOMC a intervenire in modo espansivo in caso di rallentamento della crescita maggiore delle attese.
In particolare, il Comitato ha a disposizione diverse opzioni per aumentare gli acquisti di titoli, agendo o sull’ammontare o sulla duration. Per ora il programma di acquisti di 120 mld al mese prosegue con interventi divisi fra Treasury (+80 mld) e MBS (+40 mld), ma sono state discusse varie alternative al riguardo, con l’esclusione della possibilità di ridurre gli acquisti.
Powell ha fatto riferimento al programma QE3, iniziato a settembre 2012 e ampliato a dicembre 2013 sia in termini di quantità sia in termini di duration.
Powell ha detto che “potremmo raggiungere a un certo punto l’opinione che dobbiamo fare di più su quel fronte” sottolineando però che l’attuale programma di acquisti è già molto ampio e grazie alla sua dimensione agisce comprimendo i rendimenti anche senza annunciare un obiettivo esplicito.
Manteniamo la previsione che per fine anno il FOMC sposti una parte degli acquisti di MBS sui Treasury, mentre considererà l’opzione di fornire maggiore stimolo con maggiori acquisti su scadenze più lunghe, durante il 1° trimestre, quando sarà chiaro se entreranno in vigore nuove misure fiscali.
I verbali della riunione di novembre, in uscita fra tre settimane, dovrebbero dare maggiori informazioni sulle alternative esplorate dal Comitato e sulle prospettive per gli acquisti.
Powell ha anche indicato che il FOMC sta discutendo l’estensione dei programmi di credito di emergenza al di là della loro scadenza a fine dicembre.
Infine, a partire dal prossimo aggiornamento trimestrale, il sommario delle proiezioni economiche verrà riportato insieme ai rischi per le previsioni e alla loro serie storica, probabilmente per evidenziare il collegamento fra rischi e interventi di politica monetaria. La nuova espansione delle informazioni relative ai rischi dovrebbe dare un quadro più esplicito, su base storica, dell’attuale valutazione verso il basso.
La Fed per ora quindi prende tempo, in attesa di vedere se la politica fiscale interverrà in tempi relativamente rapidi, riservandosi così la possibilità di introdurre nuovo stimolo monetario.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ampiamente ieri, andando a rivedere minimi di due settimane prima.
Biden rimane vicino alla soglia necessaria per vincere (270) con 264 delegati, contro i 214 di Trump, ma le probabilità che il Senato possa essere controllato dai Democratici rimangono basse.
La minore incertezza sull’identità del vincitore e la maggior probabilità di un Congresso diviso, che tende a smussare le tendenze “estreme” emerse nei programmi elettorali, hanno contribuito a ricostituire un clima “risk-on”, (con borse in rialzo e risk aversion in calo) a detrimento del biglietto verde nel suo ruolo di safe haven.
L’aspetto più rilevante è però che le probabilità di un ampio pacchetto di stimolo fiscale si stanno significativamente ridimensionando pur a fronte di una vittoria di Biden per via del rischio che i Democratici non riescano a conquistare il Senato.
Il calo dei rendimenti che ne è derivato è un altro fattore che ha contribuito a indebolire il dollaro. A sfavore del dollaro sta agendo infine anche il rafforzamento di quelle valute, in primis yuan cinese e peso messicano, che avevano invece accusato il colpo delle politiche commerciali protezionistiche di Trump.
Al termine del FOMC la Fed ha lasciato invariati tutti i parametri di policy, come atteso, ribadendo di essere pronta a intervenire con nuovo stimolo se necessario per fornire supporto all’economia se il quadro dovesse deteriorarsi ancora.
La Fed sta valutando in particolare il programma di acquisti: eventuali nuovi interventi interesserebbero probabilmente prima di tutti questo tipo di strumento, che finora si è rivelato efficace.
La Fed ha ribadito che lo scenario dipende ancora significativamente dall’evoluzione della pandemia, aggiungendo che il recente aumento dei contagi è un segnale preoccupante.
Powell ha spiegato che la ripresa prosegue, anche se ultimamente a un ritmo più blando, aggiungendo che è stata più forte del previsto, ma che rimane ancora lontana dagli obiettivi della Fed.
Secondo il Presidente della Fed, la ripresa potrà rivelarsi ancora più robusta se verrà elargito nuovo stimolo fiscale, che a questo punto appare effettivamente necessario. Il quadro rimane straordinariamente incerto e i rischi prevalenti verso il basso.
Powell ha anticipato che le previsioni macro saranno modificate in occasione della prossima riunione di dicembre.
L’indicazione principale è leggermente ribassista per il dollaro, che è sceso – seppure in misura modesta – dopo il FOMC.
Oggi intanto verrà pubblicato l’employment report, ma l’eventuale impatto sul dollaro potrebbe essere marginale, restando ancora in primo piano il tema elettorale.

EURL’euro è salito ampiamente sul calo generalizzato del dollaro portandosi ieri da un minimo di 1,1709 a un massimo di 1,1859 EUR/USD.
Si tratta di livelli da monitorare perché qui è stata di nuovo superata la resistenza chiave di 1,1820 EUR/USD che se sfondata in senso proprio riapre il fronte rialzista verso 1,20-1,25 EUR/USD.
I rischi verso il basso sull’economia dell’area derivanti dal recente peggioramento dei contagi e conseguente ripristino di misure di contenimento dovrebbero prevenire un’accelerazione rialzista del cambio, ma potrebbero non essere sufficienti a farlo scendere già in questi giorni.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata, più dell’euro, portandosi da 1,29 a 1,31 GBP/USD e da 0,90 a 0,89 EUR/GBP.
In questo caso la salita della valuta britannica è sia il riflesso del generalizzato calo del dollaro sia l’effetto della conclusione della riunione BoE.
Il driver nel breve rimane il tema elettorale USA, ma il tempo stringe circa la possibilità di raggiungere un accordo commerciale con l’UE. eventuali notizie dal fronte negoziale avrebbero ancora un effetto importante sulla valuta britannica.

JPYAnche lo yen si è rafforzato contro dollaro, sul generalizzato calo di quest’ultimo, passando da 104 a 103 USD/JPY e andando così a rivedere livelli abbandonati a marzo, all’apice della crisi provocata dalla pandemia. Contro euro il cambio è rimasto pressoché stabile tra 122 e 123 EUR/JPY.
Il rafforzamento dello yen contro dollaro è coerente anche con il permanere di un clima di incertezza elevata sulle Presidenziali.
Anche il primo ministro giapponese Suga, come già aveva fatto il governatore della BoJ, ha indicato che “la stabilità del cambio è molto importante”, per cui le autorità giapponesi risponderanno in modo appropriato sui mercati di fronte a un eventuale apprezzamento eccessivo dello yen.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – L’employment report di ottobre dovrebbe mostrare ancora una volta un quadro di miglioramento, con un aumento di occupati non agricoli di 750 mila, dopo 661 mila di settembre, un calo del tasso di disoccupazione a 7,6% e un aumento del tasso di partecipazione a 61,5%.
Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, ancora una volta giocherà un ruolo importante la partecipazione, che prevediamo in moderato aumento da 61,4% di settembre (in calo da 61,7% di agosto), pur sempre molto lontano dal livello pre-pandemia (63,4%): circa 4 mln di persone restano fuori dal mercato del lavoro rispetto a febbraio.
Il tasso di disoccupazione dovrebbe quindi calare da 7,9% di settembre, scendendo sui minimi dalla primavera 2013.
Il sentiero dei sussidi esistenti nelle ultime 4 settimane, con una netta accelerazione del trend verso il basso, punta a un aumento solido degli occupati.
Anche le indicazioni delle indagini sono positive, con l’NFIB che indica un continuo aumento della percentuale netta di imprese che intende incrementare l’organico.
A settembre la crescita di occupati privati è stata di 877 mila, con un freno di circa 210 mila unità alla dinamica degli occupati totali dovuta al settore pubblico (in particolare, statale e locale).
La combinazione di informazioni delle indagini e dei sussidi punta quindi a un risultato forte per ottobre, con aumenti solidi per le costruzioni, moderati per il manifatturiero e significativi per i servizi, anche in considerazione del fatto che il peggioramento del quadro sanitario è avvenuto per lo più dopo la settimana di rilevazione del rapporto.
I salari orari dovrebbero aumentare di 0,2% m/m, frenati ancora dal rientro di occupati nelle fasce basse della distribuzione del reddito.
Il mercato del lavoro dovrebbe vedere un rallentamento della dinamica occupazionale nel 2021, soprattutto se non ci sarà in tempi rapidi un rinnovo dello stimolo fiscale scaduto in estate.