Seguci su twitter

Categorie

6 Agosto 2021 – nota economica giornaliera

FRANCIA – Ieri, l’Insee aveva indicato per la produzione manifatturiera in Francia un incremento di +0,5% m/m; l’incremento nel manifatturiero è stato più robusto (+0,9% m/m) ma è stato parzialmente compensato dalla flessione della produzione elettrica. L’attività nelle costruzioni è calata di -2,0% m/m.

GERMANIADestatis ha già pubblicato i dati di produzione industriale per la Germania: a giugno l’output ha registrato un’inattesa flessione di -1,3% m/m mentre la contrazione di maggio è stata rivista ulteriormente al ribasso a -0,8%m/m.
Nel manifatturiero la flessione si attesta a -0,9% m/m ed è dovuta soprattutto ai beni di investimento (-2,9% m/m); la produzione di energia è calata di -0,6% m/m e nelle costruzioni di -2,6% m/m.

 

COMMENTI:

REGNO UNITOLa Bank of England ha mostrato ieri di essere un po’ più vicina a un rialzo dei tassi ufficiali.
La dichiarazione di politica monetaria evidenzia che solo “alcuni” membri ritengono le condizioni non pienamente soddisfatte, mentre “gli altri”, pur giudicandole già soddisfatte, reputano di poter attendere ancora in quanto erano condizioni “necessarie” e non “sufficienti”.
In ogni caso, il comitato di politica monetaria ritiene che nell’orizzonte di previsione sarà necessaria una “moderata” restrizione della politica monetaria.
Intanto, il bank rate resta a 0,1% e gli acquisti netti continuano per arrivare all’obiettivo di GBP 895 miliardi di portafoglio totale (ora è a 845 miliardi): soltanto Saunders avrebbe voluto fermarli subito.
Una seconda novità è che nel Rapporto di Politica Monetaria l’asticella da superare per avviare la riduzione del QE è più bassa.
Attualmente, il mercato sconta 15pb di rialzo entro maggio 2022, mentre il raggiungimento dello 0,5% è totalmente scontato soltanto nel 2023
Tra i punti chiave dell’esito della riunione BoE, i tassi, come scontato, sono rimasti invariati a 0,10%, con voto unanime.
Invariato anche il QE, ma con 1 dissenso su 8, da parte di Saunders, che ha votato a favore di una riduzione immediata dello stock di acquisti di titoli governativi da 875 a 830 miliardi di sterline.
La Bank of England ha espresso un giudizio migliorativo sul quadro macro domestico, al punto che per alcuni membri le condizioni per attuare la svolta di policy sarebbero ora già soddisfatte e per gli altri, anche se non lo sono ancora pienamente, sono tuttavia stati fatti progressi considerevoli in quella direzione.
Pertanto, la banca centrale ha riformulato la guidance indicando ora chese l’economia dovesse evolversi complessivamente in linea con le proiezioni centrali del MPR di agosto, è probabile che per perseguire in modo sostenibile l’obiettivo di inflazione nel medio termine, si renda necessaria una modesta restrizione della politica monetaria nel corso dell’orizzonte previsivo”.
Nel Monetary Policy Report è stato rivisto al rialzo sia il profilo atteso di inflazione (4% nel 2021, 2,5% nel 2022 e 2% nel 2023 rispetto a 2,5%-2%-2% rispettivamente del MPR di maggio) siaseppure non per quest’anno che è rimasto invariato – quello di crescita (7,25% nel 2021, 6% nel 2022 e 1,5% nel 2023 rispetto a 7,25%-5,75%-1,25% rispettivamente del MPR di maggio).
La BoE ha infine indicato che prima si alzeranno i tassi e dopo si passerà alla riduzione del QE, più precisamente: quando il bank rate sarà stato riportato dall’attuale 0,10% allo 0,5%, allora si potrà ridurre lo stock di titoli acquistati partendo inizialmente con il non-reinvestimento dei titoli che giungono a scadenza, mentre la vendita attiva dei titoli detenuti avverrà solo una volta che il bank rate sia risalito almeno all’1%.
Il mercato sconta un primo rialzo dei tassi BoE, dall’attuale 0,10% allo 0,25%, già tra 1° (probabilità quasi piena) e 2° trimestre dell’anno prossimo, e un secondo a 0,50% con elevata probabilità, intorno a 80%-90% circa, nel secondo semestre dell’anno prossimo tra 3° e 4° trimestre.
Questo sarebbe coerente con l’avvio della riduzione del QE già nel corso dell’anno prossimo.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è sostanzialmente stabilizzato reagendo positivamente ma in misura moderata ieri ai dati sui sussidi di disoccupazione che hanno mostrato un leggero miglioramento.
L’attesa infatti è per l’employment report di oggi, previsto complessivamente positivo.
Se non deluderà il dollaro dovrebbe beneficiarne e riuscire a chiudere la settimana al rialzo.
Se al contrario dovesse deludere andrebbe incontro a un nuovo calo.
I giochi si riaprirebbero comunque già la settimana prossima, in particolare con i dati di inflazione (mercoledì 11 agosto).
Conferme di persistenti pressioni inflazionistiche tornerebbero a favorire il biglietto verde, ma affinché il dollaro possa avviare un recupero più duraturo è necessario che anche gli altri dati relativi alla crescita, soprattutto con riferimento al mercato del lavoro, confermino la solidità della ripresa in essere.
Per procedere verso il tapering la Fed vuole infatti osservare progressi significativi su entrambi i fronti.
Tra gli altri dati da seguire rilevano in particolare la seconda stima del PIL del 2° trimestre (soprattutto perché la prima lettura aveva deluso) il 26 agosto, e gli ISM, manifatturiero e non, rispettivamente l’1 e il 3 settembre.
Prima del FOMC del 22 settembre la Fed avrà comunque a disposizione anche l’employment report del 3 settembre e i nuovi dati di inflazione, il 14 settembre. Intanto, per seguire l’evolversi del pensiero della Fed saranno da tenere monitorati i vari discorsi in programma, con particolare attenzione agli interventi di Jackson Hole (26-28 agosto).
Da non trascurare infine gli sviluppi sul fronte della pandemia, anche per le eventuali ricadute sul sentiment di mercato che, soprattutto in agosto, complice il ridotto volume degli scambi, potrebbero produrre reazioni amplificate.
Tendenzialmente, un eventuale aumento dell’avversione al rischio dovrebbe favorire il dollaro nel suo ruolo di safe haven.

EURL’euro ha ceduto marginalmente ieri, restando però in area 1,18 EUR/USD, indebolito dall’allargamento dei differenziali di rendimento con gli USA.
L’attesa è per l’employment report USA di oggi: se si confermerà positivo l’euro dovrebbe cedere rientrando verso 1,17 EUR/USD, in caso contrario si rafforzerebbe in direzione di 1,19 EUR/USD.
Nelle prossime settimane continuerà a essere guidato dai driver di dollaro, per cui se i dati USA supporteranno uno scenario di avvicinamento del tapering l’euro dovrebbe scendere prima a 1,17 EUR/USD e poi iniziare ad aprirsi la strada verso i target ribassisti successivi (fascia 1,16-1,14 EUR/USD).
In caso invece di delusioni dai dati USA si avrebbe un temporaneo rimbalzo verso 1,20 EUR/USD (upside entro 1,2060-1,2100 EUR/USD).
In caso di delusioni dai dati USA, eventuali sorprese positive dai dati dell’area contribuirebbero ad amplificare la salita dell’euro.
I dati principali da seguire saranno la seconda stima del PIL del 2° trimestre il 17 agosto, i PMI il 23 agosto e l’inflazione il 31 agosto.

GBP – La sterlina si è tendenzialmente stabilizzata ieri nel range del giorno precedente, chiudendo al rialzo da 1,38 a 1,39 GBP/USD contro dollaro, rafforzandosi marginalmente invece contro euro da 0,85 a 0,84 EUR/GBP per via del lieve calo dell’EUR/USD.
La reazione all’esito della riunione BoE è stata quasi impercettibile, ma positiva.
Tale riunione ha infatti sancito sia formalmente sia de facto l’avvicinarsi della svolta di policy.
Alla luce di tale novità rivediamo al rialzo il profilo atteso della sterlina contro dollaro a 1,39-1,38-1,38-1,47-1,50 GBP/USD sull’orizzonte a 1m-3m-6m-12m-24m dal precedente 1,37-1,37-1,36-1,44-1,48 GBP/USD.
Il nuovo profilo contro euro diventa pertanto 0,84-0,84-0,83-0,82-0,82 EUR/GBP a 1m-3m-6m-12m-24m.
Manteniamo l’attesa di un indebolimento della valuta britannica all’avvicinarsi del tapering Fed, ma inferiore a quello dell’euro, rispetto al quale dovrebbe invece tendenzialmente andare rafforzandosi. L’ampio anticipo con cui la BoE svolterà rispetto alla BCE dovrebbe infatti contribuire a favorire la sterlina rispetto all’euro.
Anche la sterlina oggi reagirà all’employment report USA, indebolendosi se sarà positivo, ma meno dell’euro rispetto al quale finirebbe così per rafforzarsi.
Se invece dovesse deludere si rafforzerebbe sia contro dollaro sia contro euro.
Nelle prossime settimane anche la dinamica della valuta britannica sarà condizionata dai driver di dollaro, modulandosi però anche in base ai dati domestici che, se positivi, tenderanno a favorire la sterlina (rendendola meno cedevole dell’euro di fronte a input USA favorevoli al dollaro), se invece negativi tenderanno a penalizzarla (rendendola così più cedevole anche contro euro).
Tra i dati chiave sull’economia britannica saranno da monitorare soprattutto il PIL del 2° trimestre, per il quale la BoE prevede un ampio rimbalzo del 5% t/t dopo la contrazione pari a -1,6% del 1° trimestre (12 agosto), l’inflazione (18 agosto), le vendite al dettaglio (20 agosto) e i PMI (23 agosto).

JPYLo yen è rimasto sulla difensiva ieri, ma mostrando movimenti contenuti, in area 109 USD/JPY contro dollaro e tra 129 e 130 EUR/JPY contro euro.
Anche in questo caso l’attesa oggi è per l’employment report: se positivo, lo yen dovrebbe indebolirsi contro dollaro, ma probabilmente non contro euro per via del contestuale calo dell’EUR/USD.
In caso contrario, simmetricamente, si rafforzerebbe contro dollaro, ma probabilmente non contro euro.
Nelle prossime settimane, se i dati USA non deluderanno, lo yen dovrebbe indebolirsi contro dollaro avviando una tendenza ribassista (cambio sopra 110 USD/JPY), mentre potrebbe reggere contro euro per via del contestuale calo dell’EUR/USD.
Dati a parte, lo yen risponderebbe anche alle evoluzioni del sentiment di mercato, in particolare rafforzandosi – sia contro dollaro sia, probabilmente, contro euro – in caso di aumento della risk aversion di fronte a un ipotetico deterioramento del quadro pandemico.

PREVISIONI:

AREA EURO – In Italia, si prevede un rimbalzo della produzione industriale di 0,6% m/m, a parziale recupero del calo di maggio. Nelle prossime ore, si attendono gli analoghi dati di Spagna.