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5 Agosto 2021 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Stamane, gli ordinativi industriali hanno mostrato una crescita migliore delle attese: +4,1% m/m; il rialzo è spiegato dal forte aumento delle commesse nazionali (+9,6% m/m).
Il fatturato nel comparto manifatturiero, invece, è sceso di -1,4% m/m.

AREA EURO
 – Ieri, l’indice PMI dei servizi di luglio in Eurozona è stato rivisto verso il basso a 59,8 da 60,4 preliminare, penalizzato da un ulteriore ridimensionamento delle aspettative, probabilmente appesantite dalla recrudescenza dei contagi.
Il morale delle imprese nel settore risulta comunque in rialzo dal 58,3 registrato a giugno e su livelli ampiamente espansivi.
L’indice è stato limato anche in Germania e in Francia.
In Italia l’indice PMI dei servizi è invece salito a 58,0, massimo da 14 anni.
L’indice composito relativo al complesso dell’area euro è stato rivisto a 60,2 da 60,6 flash (59,5 a giugno), confermando le indicazioni di solida ripresa.
– A giugno le vendite al dettaglio in area euro sono cresciute di 1,5% m/m (5,0% a/a) dopo l’incremento di 4,1% m/m (8,6% a/a) registrato a maggio chiudendo il 2° trimestre in rialzo del 3,4% t/t e al di sopra dei livelli pre-COVID di circa il 5%.
L’incremento è stato trainato dai prodotti non alimentari e dai carburanti a fronte della terza correzione consecutiva per gli alimenti.
I progressi sono diffusi alle quattro principali economie.

STATI UNITI – I dati di ieri sono stati contrastanti: molto superiore alle attese l’indice ISM non manifatturiero (64,1 contro attese di 60,5), con segnali positivi anche sul fronte occupazionale (53,8); decisamente sotto le attese, invece, è stata la stima ADP nei nuovi lavoratori dipendenti privati, appena 330mila contro un consenso di 695mila.
Una crescita occupazionale di 800-900mila al mese è necessaria perché sia avviato il tapering, e la stima ADP farebbe pensare a un employment report deludente questo venerdì.

 

COMMENTI:

REGNO UNITOVi è molta attesa per l’esito della riunione odierna della Bank of England, perché anche nel caso del Regno Unito, similmente agli Stati Uniti, alcuni recenti sviluppi del quadro macro domestico richiedono che perlomeno si inizi a ragionare sui tempi e i modi della riduzione dello stimolo monetario in essere, in particolare con riferimento al QE, che verrà verosimilmente ridimensionato prima dell’avvio del ciclo di rialzi dei tassi.
Anche qui infatti si è registrato un ampio aumento dell’inflazione di recente (da 2,1% a 2,5% il mese scorso, contro attese per un più modesto 2,2%), già salita – e attesa salire ulteriormente – sopra il target del 2%, in un contesto di atteso consolidamento della ripresa economica domestica.
I fattori che stanno facendo salire l’inflazione hanno natura transitoria, ma questo non garantisce che – in base alla dimensione e alla persistenza degli aumenti – non ne vengano compromesse anche le prospettive di medio termine, che sono quelle che la BoE guarda per le proprie decisioni di policy: usando le parole di Ramsden (BoE) “transitory does not mean here today, gone tomorrow”.
E alla precedente riunione di giugno la BoE aveva indicato che avrebbe cercato di approfondire sia questo punto sia la natura delle recenti notizie positive sul fronte della crescita (segnali di una crescita più forte in futuro o solo di una ripresa con ritorno più rapido ai livelli pre-pandemia?) in occasione della riunione odierna, anche attraverso l’analisi del nuovo Monetary Policy Report che verrà pubblicato oggi con le previsioni aggiornate di crescita e inflazione.
Inoltre, ultimamente, un paio di esponenti BoE hanno aperto alla possibilità di iniziare a ragionare sull’opportunità di ridurre lo stimolo monetario: Ramsden ha dichiarato che le condizioni per avviare la svolta di policy potrebbero materializzarsi prima di quanto si aspettasse in precedenza, mentre Saunders si è spinto ben oltre esprimendosi a favore di anticipare la fine del QE.
Guardando tuttavia ai dati usciti tra la riunione di giugno e oggi – cruciali perché la BoE ha esplicitato molto chiaramente che si baserà sui dati effettivi per misurare i progressi verso il soddisfacimento della condizione (necessaria, ma non sufficiente) per procedere con la svolta di policy (l’eliminazione della capacità in eccesso e il perseguimento sostenibile del target di inflazione al 2%) – sono emerse ancora indicazioni miste: l’inflazione è sì salita e nel complesso il quadro del mercato del lavoro è migliorato, ma fattori transitori tendono a distorcere alcuni indicatori delle condizioni occupazionali e salariali, per cui la situazione non è ancora sufficientemente chiara, mentre altri dati, come i PMI e le vendite al dettaglio, hanno registrato un indebolimento nell’ultimo bimestre).
Tra i vari discorsi recenti infatti, contrariamente alla visione espressa da Ramsden e soprattutto Saunders, altri tre esponenti (Haskel, Broadbent e Vlieghe) hanno manifestato un atteggiamento più cauto, favorevole al mantenimento dello status quo in termini di QE.
La riunione odierna potrebbe pertanto non essere risolutiva, nel senso che probabilmente mostrerà un ampliarsi delle divergenze di vedute interne alla BoE, con almeno due esponenti orientati in senso hawkish, ma non ancora una spaccatura netta a livello di votazioni: i tassi saranno mantenuti a 0,10% (con voto unanime) e il QE invariato (con un dissenso più probabile, di Saunders, a favore di una riduzione del QE, e forse un altro, di Ramsden).
Quanto al MPR, vi sarà probabilmente una revisione al rialzo delle previsioni di inflazione (attesa nel MPR di maggio a 2,5%-2%-2% nel 2021-22-23 rispettivamente), ed eventualmente un lieve ritocco al rialzo delle previsioni di crescita (attesa nel MPR di maggio a 7,25%-5,75%-1,2%5 nel 2021-22-23 rispettivamente) perlomeno su quest’anno, perché a giugno la BoE aveva indicato di aver già rivisto allora al rialzo rispetto a maggio la crescita attesa nel 2° trimestre.
L’evoluzione recente del quadro pandemico e la sussistenza delle misure di sostegno del governo (“furlough schemein primis) potrebbero giustificare ancora il mantenimento di un atteggiamento cauto da parte della BoE.
Decisiva dovrebbe essere invece, anche da questo punto di vista, la riunione di novembre, che, a meno di un deterioramento del quadro macro e/o pandemico, potrebbe sancire la svolta di policy (tapering), avvalorando le attuali attese di mercato di un primo rialzo dei tassi ufficiali tra un anno (intorno ad agosto 2022).
I rischi, sull’esito della riunione odierna, sono però verso l’alto, ovvero per un maggior numero di dissensi a favore di una riduzione immediata del QE, principalmente perché la BoE ha un obiettivo di inflazione puntuale, cioè interviene in senso restrittivo se durante l’orizzonte previsivo si aspetta che l’inflazione faccia overshooting, laddove invece ad esempio la Fed accetta un periodo di overshooting se preceduto da un undershooting, il che porta tendenzialmente ad un approccio di policy più paziente e quindi più accomodante più a lungo.

STATI UNITI – L’unico discorso in agenda è quello di Christopher Waller, membro del board della Fed, a un evento dell’American Enterprise Institute; Waller, però, parlerà di moneta digitale delle banche centrali e non dovrebbe toccare temi di politica monetaria.
Su questi ultimi, peraltro, si è già espresso con chiarezza nei giorni scorsi.
Richard Clarida (vicepresidente Fed) ieri ha dichiarato che “avviare la normalizzazione nel 2023 sarebbe del tutto coerente” con la nuova impostazione dell’obiettivo di inflazione, e che è “certo” che la Fed annuncerà una riduzione degli acquisti netti nei prossimi mesi.
Kaplan ha parlato di una riduzione degli acquisti che arriverà presto, mentre l’avvicinamento al rialzo dei tassi sarà “paziente”.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è risalito ieri andando a rivedere livelli abbandonati la settimana scorsa grazie all’ISM non-manifatturiero che ha sorpreso positivamente mostrando un miglioramento superiore alle attese.
Il rimbalzo ha più che compensato il calo che il biglietto verde aveva subìto poco prima sugli occupati ADP che invece hanno deluso mostrando un ampio calo contro attese di sostanziale stabilizzazione.
Oggi infatti il dollaro, dopo aver aperto in ulteriore rialzo, è di nuovo sulla difensiva, perché i dati sul mercato del lavoro sono cruciali per le decisioni della Fed: se domani l’employment report dovesse deludere la valuta statunitense correggerebbe di nuovo.
Oggi intanto il mercato potrà reagire anche ai dati sui sussidi di disoccupazione.

EURL’euro ha corretto ieri sul rimbalzo post-ISM del dollaro, mantenendosi comunque in area 1,18 EUR/USD, e ancora di riflesso alla dinamica del biglietto verde oggi è in marginale rialzo.
I movimenti più significativi dovrebbero aversi domani in risposta all’employment report USA.

GBPAnche la sterlina ha corretto ieri sul rimbalzo post-ISM del dollaro da 1,39 a 1,38 GBP/USD, ma meno dell’euro rispetto al quale si è infatti marginalmente rafforzato, mantenendosi comunque in area 0,85 EUR/GBP.
Domani cruciale sarà l’employment report USA, ma intanto oggi la valuta britannica reagirà all’esito della riunione BoE, che lascerà invariati i tassi e il QE, ma dovrebbe mostrare un aumento delle divergenze interne sull’opportunità o meno di iniziare a considerare un ridimensionamento del QE.
Se le divergenze dovessero essere significative al punto da mostrare una vera e propria spaccatura, vorrebbe dire che il tapering si sta avvicinando e quindi la sterlina ne beneficerebbe sia contro dollaro sia contro euro.

JPYAnche lo yen ha corretto ieri sul rimbalzo post-ISM del dollaro portandosi da 108 a 109 USD/JPY e apre in marginale calo anche oggi.
Il calo si è esteso anche contro euro, mantenendo però il cambio in area 129 EUR/JPY.
I riflettori sono anche in questo caso sull’employment report USA di domani: se dovesse deludere lo yen si rafforzerebbe contro dollaro ma potrebbe indebolirsi contro euro.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – Fra poco, l’Insee diffonderà i dati sulla produzione industriale di giugno in Francia: la media del consenso è di +0,6% m/m, con un ritorno alla crescita dopo due mesi di flessione.

AREA EURO – La BCE pubblicherà a metà mattina il Bollettino economico.

REGNO UNITO – Da segnalare oggi alle h.13:00 l’annuncio di politica monetaria della Bank of England: non si attendono modifiche né ai tassi (che resteranno a 0,10% con voto unanime), né al QE.
Riguardo a quest’ultimo, emergeranno divergenze di vedute interne alla BoE, con almeno due esponenti favorevoli a una riduzione degli acquisti.
Sarà pubblicato anche il Monetary Policy Report con l’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche ufficiali: vi sarà probabilmente una revisione al rialzo delle previsioni di inflazione (attesa nel MPR di maggio a 2,5%-2%-2% nel 2021-22-23 rispettivamente), ed eventualmente un lieve ritocco al rialzo delle previsioni di crescita (attesa nel MPR di maggio a 7,25%-5,75%-1,2%5 nel 2021-22-23 rispettivamente).

STATI UNITI – Alle h.14:30 le richieste di sussidio dovrebbero uscire in calo a 384mila, mentre il deficit della bilancia commerciale dovrebbe salire da 71,2 a 74,1 miliardi.