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31 Maggio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – Nel 1° trimestre il fatturato nei servizi è cresciuto di +0,6% t/t (+1,6% a/a) dopo la flessione di -2,1% t/t subita nei tre mesi finali del 2020.
A livello settoriale sono trasporto e magazzinaggio (+3,5% t/t) e agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (+3,4% t/t) a registrare i maggiori progressi congiunturali a fronte di più contenuti incrementi per i servizi di informazione e comunicazione (+0,7% t/t) e le attività professionali, scientifiche e tecniche (+0,8% t/t).
I servizi di alloggio e ristorazione (-15,9% t/t), al secondo trimestre consecutivo di contrazione, continuano invece ad essere ampiamente penalizzati dalle misure restrittive ma il fatturato del comparto potrebbe tornare a rimbalzare già dal trimestre in corso.
Nei prossimi mesi l’attività nei servizi dovrebbe beneficiare delle riaperture e guidare la ripresa estiva, come emerge anche dalle più recenti indagini di fiducia che mostrano un netto miglioramento del morale delle imprese.

ITALIA – Ad aprile la crescita dei prezzi alla produzione nell’industria ha accelerato a +1,1% m/m da +0,9% m/m (quinto mese consecutivo di rincaro).
La variazione sull’anno è balzata al 6,5% da 2,7% precedente, portandosi ai massimi dal settembre del 2008, sostenuta anche dal confronto favorevole con aprile 2020 quando i prezzi subirono importanti flessioni.
Sul mercato interno i prezzi hanno registrato un incremento mensile di 1,2% m/m e annuo di 7,9%, trainato in entrambi i casi da beni intermedi ed energia.
Al netto dell’energia la crescita dei prezzi risulta quindi più contenuta (+0,9% m/m) ma diffusa a tutti i comparti, confermando la persistenza di pressioni a monte della catena produttiva che risentono del rincaro generalizzato delle materie prime e delle strozzature presenti nelle filiere produttive.
Il trend potrebbe proseguire anche nei prossimi mesi con le imprese manifatturiere che potrebbero anche iniziare a trasferire i maggiori costi di produzione ai consumatori finali.
Nella manifattura l’incremento tendenziale dei prezzi, ad eccezione della stagnazione registrata nel farmaceutico, risulta generalizzato a tutti i principali settori di attività, con i rialzi più ampi che sono stati riportati dai comparti più esposti alla componente energetica come la raffinazione (+37,4% a/a).

AREA EURO – A maggio l’indice composito di fiducia economica della Commissione Europea (ESI) è salito a 114,5 (consenso 112,1) da 110,5 precedente (rivisto da 110,3), ben al di sopra della media di lungo periodo, il livello più alto dal gennaio del 2018, ormai prossimo al record storico del dicembre del 2017.
A livello settoriale il miglioramento del morale delle imprese risulta trainato dai servizi, il settore che più sta beneficiando dell’allentamento delle misure restrittive da parte dei governi nazionali, con l’indice relativo che sale a 11,3 da 2,2 di aprile, riguadagnando i livelli pre-COVID.
I progressi sono comunque diffusi anche agli altri settori: commercio al dettaglio (0,4 da -3,0), costruzioni (4,9 da 3,0) e industria (11,5 da 10,9).
L’indice di fiducia industriale in particolare aggiorna il massimo storico del mese precedente con le imprese che riportano un miglioramento dell’attività produttiva e dei nuovi ordinativi.
Prosegue invece il calo delle scorte mentre corregge leggermente l’indice relativo alle aspettative di produzione per la prima volta in sei mesi. La diminuzione potrebbe essere fisiologica dopo il livello record toccato ad aprile ma potrebbe anche segnalare che l’attività potrebbe presto iniziare a risentire dei colli di bottiglia presenti nelle filiere produttive.
Come nei mesi scorsi le strozzature all’offerta sembrerebbero inoltre riverberarsi sulle aspettative di rincaro dei prezzi di vendita con industria e costruzioni (i settori più sensibili alla carenza degli input produttivi) che evidenziano gli incrementi mensili più ampi.
Anche per servizi e commercio al dettaglio si registrano comunque aumenti delle aspettative sui prezzi, in tal caso però probabilmente indicativi della ripartenza della domanda sull’onda dell’allentamento delle misure restrittive.
Infine, l’indice di fiducia dei consumatori conferma la lettura preliminare di -5,1 da -8,1 di aprile.
Tra le principali economie è l’Italia a registrare l’incremento più marcato (115,8 da 104,8) ma anche Germania, Francia e Spagna riportano miglioramenti dell’indice di fiducia economica.
In sintesi, le indagini della Commissione Europea si uniscono ai PMI e alle indagini nazionali nell’offrire segnali incoraggianti circa la ripresa dell’area euro a partire dal trimestre in corso quando prevediamo un rimbalzo del PIL di 1,4% t/t per poi accelerare durante l’estate guidata dai servizi, il settore che più dovrebbe beneficiare dell’allentamento dei confinamenti.
La ripresa è poi destinata a consolidarsi nei trimestri successivi grazie alle campagne vaccinali che dovrebbero ridurre il rischio di una recrudescenza dei contagi durante l’autunno.

FRANCIA
– Il dato sul PIL del 1° trimestre 2021 è stato rivisto a -0,1% t/t, contro il +0,4% t/t della stima preliminare. La contrazione si aggiunge dunque a quella di fine 2020 (-1,5%).
A pesare è stato soprattutto il commercio estero, che ha dato un contributo negativo di 4 decimi dopo il +0,7% dei tre mesi precedenti, per via di una crescita delle importazioni (+1,1% dopo un +2,2%) a fronte di un calo di -0,2% dell’export (da +4,9% precedente).
Un apporto positivo è giunto nuovamente dalle scorte (+0,2% da +0,6%).
Poco variati i consumi delle famiglie (+0,1% dopo il crollo di -5,6% visto a fine 2020) così come gli investimenti (+0,2%).
Difficilmente i consumi torneranno a contribuire al PIL nel 2° trimestre, vista la chiusura degli esercizi commerciali non essenziali nella prima parte del trimestre; più rosee le prospettive per gli investimenti.
– La spesa per consumi ha fatto registrare un crollo di -8,3% m/m ad aprile, a causa della chiusura degli esercizi commerciali non essenziali disposta dal Governo per tutta la prima parte del mese (fino al 18).
Sul dato hanno pesato soprattutto gli acquisti di prodotti manifatturieri (-18,9%), mentre la spesa energetica e quella per alimentari hanno evidenziato un calo solo lieve (rispettivamente -0,6% e -0,2%).
I consumi dovrebbero tornare a crescere già a maggio, e accelerare sensibilmente nel mese di giugno.
– La stima flash indica che a maggio l’inflazione ha visto una nuova accelerazione, sia sull’indice nazionale, a 1,4% a/a da 1,2% di aprile, che sulla misura armonizzata, a 1,8% a/a da 1,6% precedente.
Sul mese, i prezzi al consumo hanno segnato un aumento di tre decimi sull’indice nazionale e di quattro decimi su quello armonizzato.
Il rialzo tendenziale è spiegato ancora dai rincari dell’energia (a 11,8% a/a da 8,8% di aprile).
I prezzi dei beni manifatturieri rimangono stabili, dopo la flessione di -0,2% a/a di aprile.
Il calo dei listini alimentari, meno marcato rispetto al mese precedente (a -0,2% a/a da -0,3%), è legato ad effetti base sfavorevoli; l’inflazione rallenta sui servizi (all’1% a/a dall’1,2% di aprile).
In prospettiva, il picco in corso d’anno dovrebbe essere raggiunto ad ottobre.
In media d’anno nel 2021, l’inflazione è vista a 1,4% sull’indice nazione e 1,7% sull’armonizzato.

STATI UNITI
 – La spesa personale ad aprile aumenta di 0,5% m/m, dopo 4,7% m/m di marzo, spinta dai servizi (+1,1% m/m), e frenata dai beni, in ritracciamento di -0,6% m/m. I
l reddito personale cala di -13,1% m/m, dopo l’incremento di marzo spinto dall’accredito di gran parte dei trasferimenti da 1400 dollari previsti dall’American Rescue Plan.
Il reddito disponibile corregge di -14,6% m/m e di -15,1% m/m in termini reali.
I salari sono però in rialzo di 0,9% m/m e i benefit crescono di 1% m/m e il tasso di risparmio cala a 14,9%.
Il deflatore aumenta di 0,6% m/m (3,6% a/a) e l’indice core è in rialzo di 0,7% m/m (3,1% a/a, massimo dal 1992), con un’accelerazione in parte dovuta a fattori chiaramente transitori (tariffe alberghiere e aeree, auto usate) come nel CPI, ma in parte anche a una ripresa dell’inflazione dei servizi medici, più preoccupante perché potenzialmente persistente.
Su base annua, in parte l’aumento dell’inflazione riflette revisioni verso l’alto sui dati dei 1° trimestre.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a maggio (finale) cala a 82,9 da 88,3 di aprile, con correzioni delle condizioni correnti a 89,4 da 97,2 e delle aspettative a 78,8 da 82,7.
Le aspettative di inflazione a 1 anno restano elevate a 4,6% e quelle a 5 anni sono ancora sui massimi recenti a 3%, e sembrano essere un fattore determinante per la modesta flessione dell’indice di fiducia.

GIAPPONE – Le vendite al dettaglio ad aprile aumentano di 4,5% m/m (12% a/a) dopo 1,2% m/m di marzo, segnando un’accelerazione in parte collegata al breve periodo di rallentamento dei contagi e riapertura delle attività in seguito alle restrizioni attuate nei primi mesi dell’anno.
La nuova ondata pandemica scoppiata nella seconda metà di aprile dovrebbe tornare a frenare i consumi, soprattutto nel comparto dei servizi, determinando una stagnazione della crescita nel 2° trimestre, dopo la contrazione registrata a inizio anno.

CINA – Il PMI manifatturiero rilevato dal NBS è sceso lievemente da 51,1 in aprile a 51 in maggio (Consenso Bloomberg 51,1), trainato in particolare dal rallentamento del ritmo di espansione dei nuovi ordini (la componente è scesa a 51,1 in maggio da 52 in aprile e 53,6 in marzo) e dalla contrazione degli ordini esteri (la componente è scesa al di sotto di 50, a 48,3 in maggio da 50,4 in aprile) e dell’occupazione (da 49,6 in aprile a 48,9 in maggio).
La componente di prezzi degli input è balzata di oltre 5 punti portandosi a 72,8 in maggio, toccando il massimo da dicembre 2010.
Le scorte continuano a contrarsi con i tempi di consegna in allungamento a causa delle strozzature dal lato dell’offerta a livello internazionale ma la componente della produzione è moderatamente risalita (da 52,2 in aprile a 52,7 in maggio).
La scomposizione per tipologia di imprese indica un moderato miglioramento delle condizioni per le imprese grandi e medie e un netto peggioramento per le piccole, dove l’indice è sceso al di sotto di 50 (da 50,8 in aprile a 48,8 in maggio).
Il peggioramento è confermato anche dall’indice delle piccole e medie imprese di Standard Charted, che resta però su livelli molto più elevati (da 55,6 in aprile a 54,4 in maggio) indicando ancora una robusta espansione dell’attività.
Il PMI non manifatturiero è invece salito da 54,2 in aprile a 54,9 in maggio grazie all’aumento del PMI costruzioni (da 57,4 in aprile a 60,1 in maggio) che ha compensato un marginale calo del PMI dei servizi (da 54,4 in aprile a 54,3 in maggio); il PMI composito è quindi salito da 53,8 in aprile a 54,2 in maggio.
Nel settore costruzioni l’aumento è stato diffuso a tutte le componenti e in misura più rilevante a quella dei prezzi.
Nel settore dei servizi, invece, nonostante un lieve aumento del ritmo di espansione degli ordini, sono leggermente calate la componente dell’occupazione e delle aspettative.
Nel complesso i dati indicano che il ritmo di espansione dell’attività economica rimane positivo ma in rallentamento rispetto al picco di marzo sia nel settore manifatturiero sia in quello dei servizi.
Maggiori indicazioni arriveranno dai PMI pubblicati da Caixin-Markit il 1° e il 3 giugno.

 

COMMENTI:

BCEIsabel Schnabel, intervistata da Reuters, ha detto che abbiamo raggiunto un punto di svolta nella crisi pandemica e che le prospettive di breve termine sono migliorate.
Tuttavia, la ripresa continua a dipendere dal sostegno della politica economica, e un suo ridimensionamento prematuro sarebbe un errore.
Riguardo alle condizioni di finanziamento, Schnabel nota che gli aumenti recenti dei tassi, diversamente da quelli di inizio anno, sono legati a un miglioramento delle aspettative economiche domestiche e non a ricadute di fattori esterni: “l’aumento dei rendimenti è uno sviluppo naturale in un punto di svolta nella ripresa”.
Tuttavia, la BCE è attenta agli sviluppi dello swap spread medio dei governativi europei.
Per quanto concerne il PEPP, è prematuro parlare di che cosa accadrà il prossimo anno, ma non bisogna attendersi un tapering meccanico degli acquisti: il programma è legato alla pandemia e dipende dall’andamento dei dati.
A giugno, la decisione sul terzo trimestre considererà i drivers delle condizioni di finanziamento e le prospettive di inflazione, ma anche la stagionalità di emissioni e scadenze.
Schnabel ha poi ricordato che “il PEPP è progettato per contrastare l’impatto al ribasso della pandemia sul percorso previsto dell’inflazione”, e non per riportare quest’ultima al 2%.
Quando il PEPP finirà, “molto facilmente non avremo raggiunto l’obiettivo del 2%”, e quindi sarà necessario a mantenere condizioni di finanziamento accomodanti utilizzando gli altri strumenti: APP, TLTRO, forward guidance e tassi.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata pressoché stabile sui livelli di apertura, ma mostrando una dinamica piuttosto vivace.
Venerdì in particolare è salito significativamente in attesa dei dati di inflazione, che effettivamente hanno mostrato un ampio aumento, ma poi è tornato indietro perché al momento la Fed ritiene tale sviluppo temporaneo.
Un test più importante sarà rappresentato dai dati di questa settimana, employment report in primis, atteso positivo dopo la delusione di quello del mese scorso, ma anche dagli indici ISM, attesi positivi anch’essi.
Se i dati non deluderanno il dollaro dovrebbe perlomeno interrompere la discesa in atto.
Da monitorare anche i discorsi Fed, tra cui Powell.

EUR – Di riflesso l’euro ha chiuso la settimana passata pressoché stabile sui livelli di apertura in area 1,21 EUR/USD, mostrando però un ampio calo venerdì sui dati USA, rapidamente recuperato per via della cedevolezza del dollaro.
I driver di questa settimana saranno i dati USA: se non deluderanno l’euro potrebbe ritrovarsi sulla difensiva, ma con downside ancora contenuto entro 1,20 EUR/USD.
Tra i dati dell’area primeggiano quelli di inflazione, attesa in aumento: se dovessero generare una salita dei rendimenti euro con restringimento dei differenziali la moneta unica ne beneficerebbe.
Un test più significativo per la moneta unica si avrà comunque la settimana prossima con la riunione BCE.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata pressoché stabile contro dollaro in area 1,41 GBP/USD e in marginale rafforzamento contro euro in area 0,85 EUR/GBP.
I livelli correnti della valuta britannica sono piuttosto elevati: un’ulteriore salita richiederebbe dati domestici molto positivi con consolidamento delle attese di primo rialzo dei tassi BoE l’anno prossimo oppure ampie delusioni dai dati USA.
Sul fronte domestico questa settimana sono da seguire alcuni discorsi di Bailey, che probabilmente però non modificherà le posizioni manifestate di recente.
A meno quindi di dichiarazioni inattese, anche per la sterlina i driver di questi giorni saranno i dati USA: se questi non deluderanno, la sterlina dovrebbe mantenersi entro i massimi della scorsa settimana.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in calo sia contro dollaro scendendo da 108 a 110 USD/JPY sia contro euro aggiornando i minimi dell’anno da 132 a 134 EUR/JPY.
Vista la fase critica dell’economia giapponese a causa della pandemia, la valuta nipponica rischia ulteriore debolezza anche in questi giorni se i dati USA non deluderanno.

 

PREVISIONI:

ITALIA – L’inflazione è attesa in accelerazione di tre decimi a maggio, a 1,4% sull’indice nazionale e 1,3% su quello armonizzato UE.
Nel mese, le pressioni al rialzo dovrebbero venire ancora dell’energia, visti gli ulteriori rincari dei carburanti. L’inflazione core (sul NIC) potrebbe risalire lievemente a 0,4% da 0,3% precedente.
Il CPI potrebbe toccare un picco a 1,8% a settembre, per attestarsi attorno a 1,2% in media d’anno. I rischi su queste previsioni sono verso l’alto.

AREA EURO
 – L’attenzione sarà sulla stima flash dell’inflazione di maggio che vedrà un nuovo aumento legato al trend rialzista della componente energia.
La lettura finale delle indagini PMI relative al mese di maggio dovrebbe confermare l’accelerazione della ripresa, con una possibile revisione al rialzo per gli indici sui servizi.
La disoccupazione è attesa stabile in Germania e in salita di un decimo in Italia e nella media Eurozona.
I dati sulle vendite al dettaglio nell’Eurozona e in Germania dovrebbero registrare entrambi un calo ad aprile.
Infine, la seconda lettura del PIL italiano per il 1° trimestre dovrebbe confermare il calo visto nella stima preliminare, con un contributo negativo della domanda estera e verosimilmente dai consumi, e positivo dagli investimenti.
– Ad aprile i dati sull’aggregato monetario M3 dovrebbero continuare ad essere sostenuti dal flusso di acquisti di titoli di Stato (e altri titoli di debito) da parte dell’Eurosistema.
Il ritmo di crescita è atteso però rallentare a 9,8% a/a da 10,1% a/a precedente, frenato da un confronto statistico sfavorevole con lo scorso anno.
La crescita dovrebbe rimanere concentrata nella componente più liquida (M1).

GERMANIA – La stima flash dai Länder dovrebbe indicare che ad aprile i prezzi al consumo sono cresciuti di tre decimi sull’indice domestico e di 0,5% m/m sull’armonizzato.
La tendenza annua è attesa aumentare di mezzo punto rispetto ad aprile su entrambe le misure, portandosi al 2,4% sull’indice nazionale e al 2,5% su quello armonizzato.
L’inflazione dovrebbe registrare un ulteriore gradino al rialzo a partire da luglio, per via dell’effetto base favorevole indotto dal taglio dell’IVA entrato in vigore nel 2° semestre 2020.

STATI UNITI
 – Nella settimana i dati negli Stati Uniti saranno dominati dall’employment report di maggio, che dovrebbe registrare una riaccelerazione della dinamica occupazionale e un calo del tasso di disoccupazione.
Gli indici ISM di maggio dovrebbero essere in rialzo moderato sia nel manifatturiero sia nei servizi e la spesa in costruzioni di aprile è prevista in crescita robusta dopo una quasi-stagnazione ad aprile.
– Oggi, mercati chiusi per festività (Memorial Day).