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31 Luglio 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – La disoccupazione è aumentata più del previsto a giugno, all’8,8% (dall’8,3% di maggio, rivisto da un 7,8% preliminare).
Il tasso dei senza-lavoro rimane ancora al di sotto dei livelli pre-COVID (9,2% a febbraio).
L’occupazione è diminuita per il quarto mese consecutivo, sebbene in modo meno drammatico rispetto ai tre mesi precedenti (-46mila ovvero -0,2% m/m, da -184milain media tra marzo e maggio).
Dallo scorso febbraio, gli occupati sono calati di ben 600 mila unità. Gli inattivi sono diminuiti per il secondo mese(-99mila, da -255milaa maggio), dopo l’aumento senza precedenti registrato a causa del lockdown tra marzo e aprile.
A differenza che nei mesi precedenti, il calo degli occupati a giugno non è dovuto ai lavoratori temporanei o agli autonomi (entrambi hanno registrato un lieve aumento dei posti di lavoro: +7mila unità), ma ai dipendenti a tempo indeterminato (-60mila occupati, circa in linea con la media registrata nei due mesi precedenti).
Lo shock COVID sembra aver amplificato le differenze di genere: il calo degli occupati a giugno ha riguardato solo le donne (-0,9% m/m ovvero -86mila unità), mentre i posti di lavoro sono aumentati tra gli uomini (+0,3% m/m, +39mila unità); anche il calo degli inattivi (-0,7%, -99 mila) è dovuto agli uomini (-2,5% ovvero -131 mila unità), mentre l’inattività è aumentata tra le donne (+0,4%, +31 mila unità).
Come nei mesi precedenti, le fasce di età più colpite sono quelle intermedie, in particolare tra i 25 e i 34 anni (occupati: -61mila, disoccupati: +71mila), mentre, ancora una volta, la classe di età che ha tenuto meglio è quella degli ultracinquantenni, che ha registrato nel mese un aumento di 39 mila occupati (e una crescita contenuta dei disoccupati: solo 4 mila unità); anche al netto della dinamica demografica, i lavoratori tra i 50 e i 64 anni hanno subito la minore perdita di posti di lavoro su base annua (-0,6%,contro un -7,6% nella fascia 15-34 anni e un-2,3% tra i 35-49 enni), nonché l’aumento più contenuto degli inattivi (+2,3%, contro +8,7% sotto i 34 anni e +11,4% nella classe di età intermedia).
Il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato di quasi due punti percentuali a 27,6% (restando comunque, anche in questo caso, al di sotto del 28,5% di febbraio).
Nel complesso, nonostante la riapertura delle attività economiche, l’occupazione rimane in calo.
L’effetto del lockdown sul tasso di inattività ha appena iniziato a rientrare, mentre non ci aspettiamo una rapida ripresa delle assunzioni. Ciò significa che c’è spazio per un ulteriore aumento significativo del tasso di disoccupazione (che vediamo a due cifre probabilmente già nel giro di pochi mesi).
Inoltre, ci aspettiamo un picco per la disoccupazione, in termini medi annui, non nel 2020 ma nel 2021: le conseguenze dello shock COVID sul mercato del lavoro rischiano di essere durevoli.

AREA EURO
– L’indice ESI di fiducia economica elaborato dalla Commissione Europea è risalito ancora a luglio a 82,3 (da 75,7 precedente, rivisto al rialzo di un decimo).
La ripresa ha coinvolto soprattutto i servizi, passati a -26,1 (+9,1 punti rispetto al valore di giugno); migliorano anche l’industria, a -16,2 (da -21,6) e il commercio al dettaglio a -15,3 (da -19,4 precedente). L’indice delle costruzioni ha segnato, invece, una leggera flessione a -12,6 (un punto in meno rispetto al valore precedente).
Il livello rimane comunque ben al di sotto della media storica, e coerente con un ritmo di espansione ancora inferire alla norma.
Lo spaccato per Paese indica che l’ESI è fortemente cresciuto in Spagna (+7,5), nei Paesi Bassi (+5,3), in Germania (+6,5), e in Francia (+4,8); l’indice per l’Italia è salito a 77,9 da 71,2.
Il dato finale della fiducia dei consumatori del mese di maggio conferma il valore della stima flash (-15,0).
– Il tasso di disoccupazione nel mese di giugno è salito a 7,8% (da 7,7% precedente), e la disoccupazione giovanile è aumentata a 17,0% (dal 16,5% di maggio); il numero dei senza-lavoro è salito di 203 mila unità sul mese.
L’impatto dello shock COVID sul tasso di disoccupazione è stato sinora contenuto, per tre ragioni: una minore partecipazione al mercato del lavoro, l’estensione dei programmi di lavoro ad orario ridotto finanziati dai governi e il blocco legale dei licenziamenti disposto in alcuni Paesi.
Ciò ridurrà, ma diluirà anche nel tempo, gli effetti della crisi sul mercato del lavoro.

FRANCIA – La stima flash del PIL ha mostrato una flessione di -13,8% t/t (-19% a/a nel 2° trimestre), che segue il-5,9% t/t (rivisto al ribasso) del primo. La domanda interna ha sottratto 12 punti percentuali, le esportazioni nette 2,3.
La contrazione degli investimenti fissi è stata pari a -17,8% t/t, che segue il già pesante -10,3% del 2020 (T1), e ha riguardato tutti i settori istituzionali, incluso il settore pubblico (-20,4% t/t).
La flessione dei consumi privati è stata paria-11,0% t/t.
Il 2020 si dovrebbe chiudere con una contrazione media annua di -9,9%.

GERMANIA
– Il PIL è sceso oltre le attese nel secondo trimestre, segnando una contrazione di -10,1% t/t (da -2,0% t/t precedente). Il calo è stato ben superiore a quello registrato durante la crisi finanziaria (il PIL crollò del -4,7% t/t nel primo trimestre del 2009).
In termini annui il tracollo si allarga a -11,7% a/a, (da -2,3% dei primi tre mesi).
Tutte le principali componenti di domanda, con la sola eccezione dei consumi pubblici, dovrebbero aver registrato un’ampia flessione. I dettagli della stima saranno disponibili il 25/8, con la seconda lettura.
Le indagini di fiducia e l’indice settimanale del livello di attività pubblicato dalla Bundesbank confermerebbero che nella seconda metà dell’anno si dovrebbe registrare un netto rimbalzo su base congiunturale.
Confermiamo la nostra stima di un calo annuo del PIL di -6,3% nel 2020.
– Le vendite al dettaglio sono calate a giugno del -1,6% m/m dopo il balzo di 12,7% m/m di maggio (dato rivisto al ribasso da 13,9% m/m). La variazione annua migliora a 5,9% a/a (da 3,2% a/a), in particolare le vendite di beni alimentari sono cresciute del 2,3% a/a mentre quelle di beni non-alimentari dell’8,4% a/a.
Dopo due mesi di flessione (marzo e aprile) da maggio i consumi sono tornati a crescere e ora rispetto al livello prima dell’inizio dell’epidemia i consumi sono dell’1,4% superiori.
– La disoccupazione a luglio è rimasta invariata al 6,4%. Nel mese, il numero di disoccupati è calato di 18mila unità, sulla scia di un recupero dell’occupazione nei servizi.
Dallo scoppio dell’epidemia in Germania il numero di disoccupati è salito di circa 659 mila persone, mentre 12 milioni di occupati in tutto hanno fatto richiesta di accedere al Kurzarbeit, sebbene non tutti abbiano potuto accedervi (le ultime stime dell’agenzia federale del lavoro stima il loro totale in circa 6,7 milioni di persone a maggio).
I nuovi richiedenti tra giugno e luglio sono trascurabili rispetto ai numeri fino a maggio. Date le circostanze, in base all’indagine dell’IAB lo scenario occupazionale in Germania rimane assai debole e specialmente nel manifatturiero.
– L’inflazione frena bruscamente a luglio e passa in territorio negativo a -0,1% da +0,9% di giugno sull’indice nazionale, mentre sull’indice armonizzato l’inflazione si azzera da 0,8% di giugno.
Nel mese, i prezzi al consumo sono calati dello 0,5% m/m su entrambe le misure.
Il brusco calo è spiegato principalmente dal taglio dell’IVA adottato temporaneamente dal Governo federale, in vigore da luglio a fine anno e che prevede l’abbassamento dell’aliquota minima dal 7% a 5% e di quella ordinaria da 19% a 16%. Il calo mensile indica che solo il 35% del taglio delle aliquote è già passato sui prezzi nel mese e dovrebbe proseguire a trasferirsi sui prezzi al consumo nei mesi estivi.

STATI UNITI
– La stima advance del PIL del 2° trimestre registra una variazione di -32,9% t/t ann. (-9,5% a/a) la più ampia nella storia della serie, dopo -5% t/t ann. del 1° trimestre.
Il crollo del PIL è guidato da contrazioni massicce dei consumi di -34,6% t/t ann., degli investimenti fissi non residenziali di -27% t/t ann. e degli investimenti residenziali di -38,7% t/t ann.
Le scorte forniscono un contributo negativo di -0,4 pp, mentre il canale estero sorprende con un contributo di +0,7 pp, dovuto alla prevalenza del calo del volume delle importazioni (-53,4% t/t ann.) rispetto a quello dell’export (-64,8% t/t ann.).
La flessione dei consumi guida il crollo record del PIL, con riduzioni massicce non solo nei comparti dei beni durevoli e non durevoli, ma anche nei servizi, per via della chiusura delle attività.
I dati mensili già pubblicati hanno segnalato che il crollo dei consumi è concentrato all’inizio del trimestre, con una svolta significativa già in atto a partire da maggio.
Le vendite di auto sono già tornate su livelli pre-pandemia e le vendite al dettaglio sono poco al di sotto dei livelli registrati a febbraio.
La debolezza complessiva dei consumi, nonostante la ripresa vista da maggio in poi, sarà da ascrivere soprattutto ai servizi, segmento che tipicamente risente in misura contenuta in fase di recessione, ma che in questa occasione sarà un freno significativo per un periodo prolungato.
La previsione è che il 3° trimestre registri un rimbalzo di circa +18% t/t ann., sulla scia della svolta della spesa delle famiglie, ma lo scenario è circondato da un’incertezza straordinariamente elevata, come ha detto Powell, per via dell’evoluzione del quadro sanitario e delle misure di contenimento della pandemia. Il sentiero del PIL nella parte finale dei mesi estivi e in autunno sarà strettamente dipendente dall’approvazione di un nuovo pacchetto di stimolo fiscale, ora in discussione in Congresso, che sostenga il reddito disponibile delle famiglie.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 25 luglio aumentano a 1,434 mln da 1,422 mln della settimana precedente.
Nella stessa settimana, i sussidi iniziali (non destagionalizzati) erogati con i programmi per la pandemia sono pari a 829 mila, da 936 mila della settimana precedente. La somma di nuove richieste al 25 luglio, a 2,035 mln, è in calo di circa 277 mila rispetto alla settimana precedente.
I sussidi esistenti nella settimana conclusa il 18 luglio aumentano a 17 mln da 16,151 mln.
Su base non destagionalizzata il totale dei sussidi esistenti erogati con fondi statali e federali è pari a 30,349 mln, in calo da 30,464 mln della settimana precedente.
I sussidi danno indicazioni di proseguimento del rialzo dell’occupazione a luglio, se pure su ritmi probabilmente più contenuti rispetto a maggio e giugno.

GIAPPONE – Il tasso di disoccupazione a giugno corregge a 2,8% da 2,9% di maggio, confermando la peculiarità e l’elevato livello di protezione del mercato del lavoro giapponese.
La produzione industriale a giugno (prel.) è in rialzo di 2,7% m/m (-17,7% a/a) e le stime per i prossimi mesi sono di ulteriore ripresa, con l’aspettativa di un rialzo di 11,3% m/m a luglio e di 3,4% m/m ad agosto. Le consegne a giugno aumentano di 5,2% m/m.
I dati segnalano una ripresa attesa per il 3° trimestre, dopo la probabile ampia contrazione della primavera.

CINA – Il PMI manifatturiero rilevato dal NBS è salito lievemente da 50,9 in giugno a 51,1 in luglio, rispetto alle aspettative di consenso posizionate per un lieve calo (Consenso Bloomberg a 50,8), grazie ad un miglioramento di tutte le componenti. In particolare, la componente degli ordini esteri ha registrato un aumento molto più sensibile (da 42,6 in giugno a 48,4 in agosto) rispetto a quella degli ordini totali (da 51,4 a 51,7) ma è rimasta in territorio di contrazione, così come quella dell’occupazione.
La scomposizione per tipologia di imprese indica un lieve peggioramento delle condizioni per le piccole imprese, un miglioramento per quelle di medie dimensioni e una stabilizzazione per quelle di grandi dimensioni.
Il PMI non manifatturiero, pur rimanendo saldamente in territorio espansivo, è invece sceso da 54,4 a 52,2, registrando un rallentamento del ritmo di espansione degli ordini e un calo della componente occupazione. La discesa è stata guidata dalla lieve diminuzione del PMI del settore dei servizi, passato da 53,4 a 53,1, pur con un aumento delle aspettative.
Il PMI del settore costruzioni è invece salito da 59.8 a 60,5 nonostante il ritracciamento di gran parte delle componenti. Nel complesso i dati sono positivi e indicano che la ripresa è proseguita nel mese di luglio.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è sceso ulteriormente inaugurando nuovi minimi.
Il PIL USA del 2° trimestre ha mostrato una contrazione pari a -32,9% t/t ann., leggermente inferiore al -34,1% atteso dal consenso. Infatti, il biglietto verde non ha corretto sul dato di PIL quanto su un tweet di Trump che avrebbe proposto di rinviare le elezioni presidenziali di novembre perché il voto universale per corrispondenza aumenterebbe il rischio di frodi elettorali.
La reazione del dollaro alla notizia e la non-reazione al dato suggeriscono che la valuta statunitense sta attraversando una fase di vulnerabilità, che non dovrebbe però protrarsi a lungo, a meno che non sia supportata da valide ragioni fondamentali.
La verifica dell’effettiva debolezza o meno del dollaro si avrà nel prosieguo del trimestre in corso: se la ripresa dell’economia dovesse rivelarsi più debole negli USA che altrove, in particolare rispetto all’area euro, allora il trend ribassista del dollaro potrebbe proseguire. In caso contrario, dovrebbe partire un recupero del biglietto verde. Intanto tra oggi e la settimana prossima il focus sarà sul nuovo pacchetto di stimolo fiscale, in quanto la sua dimensione determinerà le aspettative di crescita.

EURL’euro ha proseguito la propria ascesa sul calo del dollaro già ieri inaugurando poi un nuovo massimo questa mattina a 1,1908 EUR/USD.
Alla luce di questo rafforzamento e della generalizzata debolezza del dollaro in questa fase rivediamo al rialzo il profilo atteso dell’euro a 1,18-1,12-1,14-1,18-1,20 EUR/USD a 1m-3m-6m-12m-24m dal precedente 1,12-1,10-1,12-1,15-1,17 EUR/USD.
Tuttavia manteniamo per ora una previsione di indebolimento sull’orizzonte a 3m.
Infatti, l’ulteriore accelerazione rialzista odierna è probabilmente dovuta in parte anche a fattori tecnici legati a riallocazione di fine mese/fine settimana e il cambio ha poi di nuovo ritracciato al ribasso tornando in area 1,18 EUR/USD.
La rottura della resistenza chiave di 1,1820 EUR/USD è un segnale di forza dell’euro, ma per avere tecnicamente l’apertura del fronte rialzista che porta a 1,25 EUR/USD è necessario uno sfondamento in senso proprio di tale soglia.
Inoltre, i dati di PIL dell’area sono risultati leggermente più negativi delle attese, e al momento indicano che la performance dell’area euro non è migliore rispetto a quella degli Stati Uniti.

GBPLa sterlina si è apprezzata ulteriormente sia contro dollaro da 1,29 a 1,31 GBP/USD sulla generalizzata debolezza della valuta statunitense sia contro euro, seppure di poco, restando in area 0,90 EUR/GBP.
Ne rivediamo al rialzo il profilo atteso contro dollaro per via della generalizzata debolezza del biglietto verde, ma meno dell’euro.
Il recente comportamento della valuta britannica è infatti completamente scollegato dai fondamentali domestici, dove sulla crescita gravano rischi verso il basso non solo per il quadro non ancora confortante dell’evoluzione dei contagi ma anche per l’assenza di progressi reali nei negoziati con l’UE. La riunione BoE della prossima settimana dovrebbe fornire spunti per una dinamica più coerente della sterlina.

JPYLo yen si è rafforzato ulteriormente contro dollaro fino a 104,17 USD/JPY, mentre si è indebolito contro euro da 123 a 124 EUR/JPY per la maggior forza dell’EUR/USD.
La dinamica dello yen contro dollaro riflette più la generalizzata debolezza di quest’ultimo che un incremento della risk aversion, che infatti è salita inizialmente sul tweet di Trump, ma poi è rientrata.
Ai livelli attuali lo yen contro dollaro è piuttosto “tirato”, quindi un suo ulteriore rafforzamento sarebbe da collegarsi a un ulteriore generalizzato indebolimento del biglietto verde: il pacchetto di stimolo fiscale USA sarà il tema determinante per il cambio USD/JPY da qui alla prossima settimana.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La contrazione del PIL nel 2° trimestre dovrebbe risultare più che doppia di quella vista nei primi tre mesi dell’anno, a -10,8% t/t dal -5,3% precedente. Su base annua, il PIL sprofonderebbe a -15,7%.
Ci aspettiamo, come nel trimestre precedente, un contributo negativo sia dalla domanda interna che dal commercio estero, mentre l’ulteriore incremento delle scorte dovrebbe limitare il crollo dell’attività economica.
I mesi primaverili hanno rappresentato il punto di minimo del ciclo, che vedrà un rimbalzo (ma solo parziale) nel trimestre estivo.

ITALIA – La stima flash di luglio dovrebbe indicare un temporaneo rimbalzo dell’inflazione, a zero da -0,2% a/a precedente secondo l’indice nazionale e a +0,3% da -0,4% sulla misura armonizzata. Nel mese registrerebbe rincari per due decimi sul NIC e un ribasso di -1,1% m/m sull’IPCA. Il rimbalzo dell’inflazione a luglio sarebbe dovuto principalmente ai carburanti, nonché, relativamente all’indice armonizzato, al rinvio dei saldi estivi (dal 6 luglio lo scorso anno al 25 luglio quest’anno). L’inflazione dovrebbe tornare in territorio negativo nei prossimi mesi.

FRANCIA – La stima flash potrebbe indicare che a luglio i prezzi al consumo sono scesi di -0,2% m/m sia sull’indice nazionale che sulla misura armonizzata, nonostante il rimbalzo dei prezzi dell’energia.
Sull’anno, l’inflazione è attesa stabile a +0,2% a/a su entrambi gli indici.

SPAGNA – La stima preliminare del PIL nel 2° trimestre dovrebbe registrare un ulteriore crollo di circa -15,0% t/t (-18,8% a/a), da -5,2% t/t (-4,1% a/a) precedente. Il contributo principale al calo, come nel 1° trim., dovrebbe arrivare dalla domanda interna.
Le misure di distanziamento sociale introdotte dal mese di marzo, e in vigore fino agli inizi di maggio, hanno impattato negativamente soprattutto i servizi.
In prospettiva, stimiamo un ampio rimbalzo delle attività nel 3° trimestre. Il 2020 potrebbe chiudersi con un calo del PIL di -9,4%; i rischi su tale stima sono verso il basso.

AREA EURO – La stima preliminare del PIL nel 2° trimestre 2020 dovrebbe registrare un ulteriore crollo di -11,5% t/t (-14,4% a/a), per via delle misure di confinamento rimaste in vigore fino agli inizi di maggio.
La sorpresa negativa del dato tedesco dovrebbe compensare quella positiva del dato francese.
I dati ad alta frequenza e le indagini di fiducia indicano che il minimo dell’attività è stato toccato nella prima quindicina di aprile. Gli indici di mobilità hanno recuperato a metà giugno circa il 50% del divario dalla norma, mentre i consumi elettrici hanno mostrato una ripresa di circa il 40% rispetto alla prima quindicina di aprile: entrambe le misure, tuttavia, segnalano che a giugno la ripresa è stata parziale.
Il PIL nel 2020 dovrebbe contrarsi di circa il -8,3%, anche se permangono rischi verso il basso.
– La stima flash di luglio dovrebbe indicare un’inflazione in discesa di un decimo, a +0,2% a/a (da +0,3% a/a precedente).
L’indice core BCE (al netto di alimentari ed energia) è atteso in rallentamento all’1,0% a/a dall’1,1% precedente.
Sul mese, l’indice generale dovrebbe segnare una diminuzione del -0,6%m/m dopo il +0,3% m/m di giugno, sulla scia del calo della domanda e della riduzione dell’IVA in Germania; i prezzi dell’energia sono visti ancora in crescita (+1,2% m/m e -7,7% a/a).
L’inflazione dovrebbe rallentare nei prossimi mesi, anche se permangono rischi al rialzo.

STATI UNITI – La spesa personale a giugno dovrebbe essere in rialzo solido, +6,5% m/m (dopo +8,1% m/m) di maggio.
I consumi dovrebbero essere spinti da tutte le componenti: per i beni durevoli, i livelli dovrebbero tornare al di sopra di quelli di febbraio, sulla scia del rimbalzo delle auto, per i non durevoli e i servizi si dovrebbero registrare variazioni consistenti (intorno a 9% m/m e 3,5% m/m, rispettivamente), grazie alla riapertura delle attività.
I livelli della spesa nei servizi dovrebbero però restare ampiamente al di sotto di quelli pre-pandemia ancora a lungo. Il reddito personale è previsto in rialzo, di 0,4% m/m, con spinte positive sia dal reddito da lavoro sia, soprattutto, dai sussidi di disoccupazione. Il deflatore dei consumi dovrebbe accelerare, con una variazione di0,4% m/m (0,8% a/a).
Il deflatore core è atteso in rialzo di 0,2% m/m (0,9% a/a), come il CPI core. Il CPI ha registrato una ripresa dei prezzi dei servizi, anche nei comparti più colpiti dalle restrizioni, con un parziale recupero del rialzo dei costi da parte dei produttori. Il trend dei prezzi dovrebbe restare prevalentemente influenzato dalla debolezza della domanda piuttosto che dall’aumento dei costi dal lato dell’offerta.
– La stima finale della fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a luglio dovrebbe recuperare modestamente a 74, da 73,2 del dato preliminare, in attesa di informazioni sulla sorte dell’integrazione dei sussidi di disoccupazione e di altre misure in discussione in Congresso per la predisposizione del nuovo pacchetto fiscale.