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31 gennaio 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati provvisori di dicembre sul mercato del lavoro italiano sono stati in linea con le nostre stime e leggermente più deboli delle previsioni di consenso. Il tasso di disoccupazione si è attestato al 9,8%, in linea con il mese precedente (dato rivisto al rialzo di un decimo). Il dettaglio non è incoraggiante, in quanto mostra un calo degli occupati (-0,3% ovvero -75 mila unità) e del tasso di occupazione (-0,1%, a 59,2 %). Questa evoluzione è stata compensata da un aumento degli inattivi (+0,3%, + 42 mila) e del tasso di inattività (+0,1%, a 34,2%). Il calo degli occupati ha colpito in particolare i dipendenti permanenti (-75 mila unità: per trovare una diminuzione più accentuata occorre risalire a febbraio del 2016), mentre l’unica tipologia a registrare un incremento è quella dei contratti temporanei (+17 mila). Il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni è rimasto invariato al 28,9%, grazie a un aumento di occupazione tra i più giovani. Viceversa, gli occupati sono diminuiti nella fascia di età intermedia (25-49 anni) e sono rimasti stabili tra le persone con più di 50 anni. Rispetto a un anno prima, l’occupazione rimane più dinamica del PIL (+0,6% ovvero +136 mila unità), ma ha perso slancio nell’ultimo mese. Il dato non è sorprendente, in quanto il trend di riaccelerazione nella creazione di posti di lavoro che si era osservato nei mesi tra fine estate e inizio autunno non ci appariva coerente con la sostanziale stagnazione del ciclo economico, visto anche che, negli ultimi mesi, le indagini condotte su famiglie e imprese hanno generalmente delineato un minor ottimismo sulle prospettive occupazionali. La nostra previsione sulla disoccupazione italiana quest’anno è pari al 10%, il che significa che il tasso dei senza-lavoro potrebbe aumentare, seppure moderatamente, dai livelli attuali.

GERMANIA
Le vendite al dettaglio sono crollate di -3,3% m/m a dicembre, dopo essere cresciute di 1,6% m/m (dato rivisto al ribasso da 2,1% della prima stima) a novembre. La variazione annua è scesa a 0,8% da 2,7% precedente (rivisto al ribasso di un decimo).
– In gennaio il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 5,0%. I disoccupati sono diminuiti di 2 mila unità, dopo essere aumentati di 8 mila il mese scorso. I posti vacanti sono calati di appena 1000 unità, dopo essere calato di ben 19 mila a fine 2019. Le prospettive del mercato del lavoro tedesco restano buone, come segnalato dal miglioramento della componente occupazione dell’indice PMI a gennaio (sia nel manifatturiero che soprattutto nei servizi).
– Il tasso di inflazione ha segnato una ulteriore salita in gennaio, dopo quella già registrata il mese precedente. L’indice armonizzato è cresciuto a 1,6% a/a da 1,5% di dicembre, mentre l’indice nazionale è passato a 1,7% a/a da 1,5% del mese precedente. Gli aumenti sono guidati da effetti statistici sui prezzi dell’energia, infatti stimiamo un possibile calo dell’inflazione core nel mese (a 1,5% da 1,7% precedente, sull’indice nazionale). Su base mensile, l’indice armonizzato e quello nazionale hanno registrato entrambi un calo (a -0,8% da +0,6% precedente, e a -0,6% da +0,5%, rispettivamente), in linea con la tendenza stagionale. In prospettiva, gli effetti base sull’energia potrebbero continuare a spingere l’inflazione nei prossimi due mesi, prima di un’inversione di tendenza a partire dalla primavera.

FRANCIA – Il PIL è calato a sorpresa nell’ultimo trimestre del 2019, di -0,1% t/t dopo il +0,3% t/t precedente. Sull’anno il PIL è rallentato sensibilmente, a 0,8% da 1,4%. Nel trimestre, sia i consumi che gli investimenti hanno registrato una frenata (a 0,2% da 0,4% t/t e a 0,3% da 1,6% t/t, rispettivamente). Nel complesso, il contributo della domanda domestica è stato positivo per tre decimi, ma è stato compensato dal calo delle scorte, che ha sottratto ben quattro decimi all’attività economica. L’apporto del commercio estero è stato nullo. Il 2019 ha chiuso con una crescita di 1,2%, in linea con le previsioni del governo, ma ci attendiamo un rallentamento nel 2020.

AREA EURO
– L’indice ESI di fiducia economica elaborato dalla Commissione Europea ha registrato un miglioramento significativo in gennaio, a 102,8 (+1,5 punti). L’incremento è spinto da un balzo della fiducia delle imprese industriali, a -7,3 (+2 punti), e delle costruzioni (a 6,9). Lo spaccato per Paese indica che, tra le maggiori economie dell’Eurozona, l’ESI è cresciuto fortemente in Germania (+2,0 punti) e in Francia (+1,5 punti), mentre è rimasto pressoché invariato per Olanda (-0,3 punti) e Italia (-0,1 punti).
– L’indice di fiducia dei consumatori è confermato a -8,1punti, ben al di sopra della media di lungo periodo. Il livello dell’indice composito della Commissione è coerente con un tasso di crescita del PIL di poco superiore all’1% a/a. In altri termini, l’economia dell’eurozona, che stimiamo sia cresciuta a un ritmo di 1,1% a fine 2019, non sembra almeno per il momento aver guadagnato velocità a inizio 2020.
– Il tasso di disoccupazione è lievemente calato a dicembre, a 7,4% da 7,5% in novembre. Si tratta di un nuovo minimo dal maggio del 2008. La disoccupazione più bassa tra i maggiori paesi dell’Eurozona si registra in Germania e Olanda, entrambe al 3,2%. Viceversa, mantengono un tasso dei senza-lavoro a due cifre Grecia e Spagna, seguite, in questa poco invidiabile classifica, da Italia e Francia (9,8% e 8,4%), rispettivamente. La disoccupazione giovanile è calata anch’essa in dicembre, a 15,3% da 15,6% precedente. In prospettiva, ci attendiamo che il tasso di disoccupazione possa registrare un incremento marginale nei prossimi mesi, per effetto del rallentamento del ciclo visto negli ultimi trimestri.

STATI UNITI
– La prima stima del PIL nel 4° trimestre registra una variazione di 2,1% t/t ann. (2,3% a/a), in linea con il trimestre precedente e con le aspettative di consenso. La crescita è trainata dai consumi, in aumento di 1,8% t/t ann.. La dinamica della spesa delle famiglie è in rallentamento dopo due trimestri di variazioni molto solide (3,2% e 4,6% t/t ann. in estate e primavera, rispettivamente). L’anello debole della domanda sono gli investimenti fissi non residenziali (-1,5% t/t ann.), in calo per il terso trimestre consecutivo, sulla scia di contrazioni delle strutture (-10,1% t/t ann.) e dei macchinari (-5,9% t/t ann.). Invece gli investimenti residenziali accelerano (+5,8% t/t ann.) e la spesa pubblica resta in crescita moderata (+2,7% t/t ann.). Il canale estero contribuisce ampiamente alla crescita complessiva (+1,5 pp), grazie alla combinazione di ripresa dell’export (+1,4% t/t ann.) e calo dell’import (-8,7% t/t ann.). Le scorte sottraggono invece -1,1 pp alla dinamica della domanda.
– I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 25 gennaio calano a 216 mila da 223 mila della settimana precedente, mantenendo indicazioni positive per il mercato del lavoro.

GIAPPONE
– La produzione industriale a dicembre aumenta di 1,3% m/m. Le proiezioni rilevate dal METI per i prossimi mesi sono positive, con aspettative di aumento di 3,5% m/m a gennaio e di 4,5% m/m a febbraio. Anche se le proiezioni sono sempre eccessivamente ottimistiche, le indicazioni di dicembre, insieme alle aspettative di rialzo, danno un segnale di ripresa moderata nel 1° trimestre, dopo la contrazione registrata nel 4° trimestre sulla scia del rialzo dell’imposta sui consumi. L’epidemia di coronavirus in atto rappresenta però un rischio verso il basso alla previsione per il 1° trimestre, per via del legame commerciale fra Cina e Giappone, sia in termini di beni sia in termini di servizi turismo).
Il tasso di disoccupazione a dicembre è invariato a 2,2% e il jobs to applicants ratio è stabile a 1,57 per il quarto mese consecutivo, confermando un mercato del lavoro al pieno impiego.

CINA – L’indice PMI del settore manifatturiero rilevato dal NBS, dopo due mesi di stabilità a 50,2, è sceso a 50 in gennaio, principalmente a causa del calo della componente della produzione, rimasta in territorio espansivo ma con una correzione di quasi due punti, e di quella degli ordini esteri, scesa da 50,3 in dicembre a 48,7 in gennaio, poco sotto il livello di novembre (48,8). La scomposizione per tipologia d’impresa indica che la correzione ha riguardato soprattutto le medie imprese, dove l’indice era in un trend di miglioramento da qualche mese. L’indice non manifatturiero è invece salito da 53,5 in dicembre a 54,1 in gennaio, grazie al marginale miglioramento del PMI dei servizi e al recupero dei quello del settore costruzioni, riportatosi a 59,7, vicino poco livelli di novembre dopo il netto calo di dicembre. L’impatto iniziale del Coronavirus non è verosimilmente incorporato nel dato in quanto la rilevazione del NBS si è conclusa il 20 gennaio, il giorno in cui pubblicamente il presidente Xi Jinping ha ammesso la serietà del problema e prima della decisione di isolare Wuhan (il 23 gennaio). La rilevazione Markit si è svolta tra il 12 e il 24 gennaio, e potrebbe incorporare qualche informazione in più, anche se è probabile che le imprese abbiano comunque risposto prima ai questionari in vista della chiusura per le vacanze di capodanno (dal 23 gennaio). Un quadro più completo dell’impatto iniziale sarà disponibile solo con i PMI di febbraio.

 

COMMENTI:

CINA – Alla luce delle nuove informazioni sui casi di trasmissione fuori dai confini della Cina, l’OMS a dichiarato che l’epidemia di novel coronavirus è un’emergenza internazionale per la salute pubblica. La mortalità risulta ancora bassa, inferiore a quella della SARS del 2003, mentre l’infettività è inferiore a quella della normale influenza. Tuttavia, trattandosi di un nuovo virus, le misure di sicurezza sono tese a limitarne il più possibile la diffusione.

STATI UNITI Il Senato voterà oggi se ammettere nuovi testimoni al processo di impeachment di Trump. Il voto è ancora incerto, ma uno dei senatori repubblicani che pareva incerto sulla decisione, L. Alexander, ha dichiarato che il suo voto andrà con la maggioranza del suo partito che intende concludere il processo senza nuove informazioni. Anche Murkowski, altro voto incerto, sembra incline a seguire la linea di partito. Restano invece probabili le defezioni di Romney e Collins, che però non sarebbero sufficienti a richiedere la convocazione di nuovi testimoni, in particolare di Bolton. A oggi, quindi, sembra più probabile che il processo si concluda in tempi rapidi rispetto alle indicazioni di inizio settimana.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha corretto ieri, complici sia il rafforzamento della sterlina, sia il dato di Pil del 4° trimestre che, pur mostrando una crescita in linea con le attese (2,1% t/t ann.), uguale a quella del 3° trimestre, ha rivelato un rallentamento dei consumi (colonna portante dell’economia) e una contrazione degli investimenti delle imprese, accreditando le prospettive di un rallentamento anche nel corso del 2020. Dai dati di oggi si attendono indicazioni di tenore misto: la salita messa a segno dal dollaro nell’ultima settimana potrebbe subire una battuta d’arresto.

EUR – L’euro è risalito, anche se di poco (da un minimo di 1,1004 a un massimo di 1,1038 EUR/USD), grazie al generalizzato indebolimento del dollaro e al dato sulla fiducia dell’area, che ha mostrato un miglioramento superiore alle attese. Oggi escono l’inflazione, attesa in marginale aumento, e il Pil del 4° trimestre, atteso stabile a 0,2% t/t. A meno di delusioni, i dati dovrebbero favorire una stabilizzazione dell’euro.

GBPLa sterlina si è apprezzata sia contro dollaro da 1,29 a 1,31 GBP/USD sia contro euro dove si è comunque mantenuta in area 0,84 EUR/GBP favorita dall’esito della riunione BoE che, come ci attendevamo, ha lasciato i tassi invariati a 0,75% con una maggioranza di 7 su 9 (Saunders e Haskel hanno votato per la terza volta a favore di un taglio).
La BoE ha rilevato il recente ridimensionamento dell’incertezza sia sul fronte dei rapporti commerciali USA-Cina sia sul fronte di Brexit, notando che vari dati hanno fornito segnali di miglioramento. Tuttavia ha lasciato le porte aperte a un taglio dei tassi qualora tali segnali non si rivelassero duraturi. Se i dati non deluderanno accreditando lo scenario BoE per i prossimi mesi, la sterlina dovrebbe andare gradualmente rafforzandosi, ma i negoziati con l’UE per il nuovo accordo commerciale mantengono i rischi verso il basso.
Oggi intanto si attua Brexit: il Regno Unito esce dall’UE, ma restando all’interno del Mercato Unico fino alla fine del periodo di transizione (31 dicembre 2020) le criticità legate alla re-introduzione delle frontiere vengono rinviate all’inizio del 2021.

JPY – Lo yen si è rafforzato ulteriormente contro dollaro da 109 a 108 USD/JPY favorito da crescenti preoccupazioni per il coronavirus, che l’OMS ha dichiarato un’emergenza internazionale. Contro euro la valuta nipponica si è invece indebolita da 119 a 120 EUR/JPY, per via del contestuale rafforzamento dell’EUR/USD. A meno di sorprese/delusioni dai dati USA e di un ulteriore aumento della risk aversion, la valuta nipponica dovrebbe stabilizzarsi in range.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La prima stima sul PIL del 4° trimestre potrebbe mostrare un’attività economica stazionaria nella parte finale del 2019, dopo il marginale incremento visto nei quattro trimestri precedenti.
Su base annua, il PIL è visto stabile a 0,3%, per una media annua 2019 a 0,2%. Nel trimestre, ci aspettiamo un contributo positivo del commercio estero, bilanciato da un calo della domanda interna al lordo delle scorte (principalmente imputabile alla riduzione dei magazzini).
La crescita del valore aggiunto nei servizi dovrebbe essere compensata da una diminuzione nell’industria in senso lato (comprensiva delle costruzioni). È possibile che il PIL torni a crescere nel corso del 2020, sulla scia della riduzione dei rischi sul commercio internazionale.

AREA EURO
– La stima flash dovrebbe indicare che nel 4° trimestre il PIL è cresciuto ancora di 0,2% t/t (con rischi al ribasso dopo il dato inferiore alle attese sulla Francia). La tendenza annua è vista in calo all’1,1% dall’1,2% precedente. Il contributo principale alla crescita dovrebbe essere venuto dalla domanda interna, mentre il commercio estero potrebbe aver registrato un peggioramento. Il 2019 dovrebbe chiudersi con una crescita dell’1,2%.
– La stima flash dovrebbe indicare che a gennaio l’inflazione è salita all’1,4% a/a dall’1,3% di dicembre sull’indice generale. Stimiamo che l’indice sottostante preferito dalla BCE (al netto di energia ed alimentari freschi) possa risultare stabile a 1,4%. Sul mese, i prezzi sono visti in calo di -1,0% m/m, dopo il +0,3% di dicembre. L’inflazione dovrebbe mantenersi stabile nei primi mesi del 2020.

FRANCIA
– La spesa per consumi a dicembre è attesa in lieve accelerazione a 0,2% m/m da 0,1% m/m precedente. Nel mese l’impulso principale dovrebbe essere venuto dalle vendite di auto, stando ai dati sulle immatricolazioni di nuovi veicoli (+3,5% m/m). La variazione annua passerebbe a 1,8% da 0,2%. La variazione trimestrale si attesterebbe a 0,2% t/t (da 0,4% t/t dei tre mesi precedenti).
– A gennaio la stima preliminare dovrebbe indicare una frenata dei prezzi al consumo di -0,6% m/m da +0,4% m/m sull’indice nazionale e -0,7% m/m da +0,5% su quello armonizzato, principalmente per effetto del calo dei prezzi dei prodotti manifatturieri e dell’energia. L’inflazione è vista in calo di due decimi all’1,3% dall’1,5% sull’indice nazionale e di un decimo all’1,5% dall’1,6% su quello armonizzato.

STATI UNITI
– La spesa personale a dicembre è prevista in rialzo di 0,3% m/m, come a novembre. Il reddito personale dovrebbe aumentare di 0,3% m/m, in rallentamento rispetto a 0,5% m/m di novembre. Il deflatore dei consumi è atteso in crescita di 0,2% m/m; il deflatore core dovrebbe segnare una variazione di 0,1% m/m, come il CPI core, con qualche rischio verso l’alto per il possibile effetto dell’incremento della componente trasporti (tariffe aeree). Il PPI ha registrato una variazione anomala per questa voce, ma le altre componenti del comparto servizi continuano a essere molto moderate e puntano a mancanza di spinte verso l’alto. Il trend del deflatore core dovrebbe mantenersi contenuto nel 2020, con variazioni tendenziali marginalmente al di sotto del 2% per quasi tutto l’anno, tranne un paio di mesi a inizio anno, per via dell’effetto confronto con il 2019.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a gennaio (finale) dovrebbe essere poco variata a 99 da 99,1 della lettura preliminare, con una conferma delle aspettative di inflazione all’interno dell’intervallo di fluttuazione degli ultimi anni.