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30 Ottobre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – I prezzi alla produzione sono tornati ad aumentare su base congiunturale a settembre, ma solo lievemente (+0,1% m/m), dopo il calo dei tre mesi precedenti. Su base annua, i prezzi sono però calati ulteriormente, a -1,7% da -1,4% di agosto: è un nuovo minimo da oltre tre anni. La diminuzione tendenziale è dovuta al mercato interno (-2,4%), mentre il mercato estero fa registrare un aumento di tre decimi sia su base mensile che annua (grazie soprattutto all’area non euro). Pesa soprattutto l’energia, al netto della quale anche i prezzi sul mercato interno sarebbero in lieve crescita (+0,4% a/a).
L’effetto statistico sull’energia dovrebbe continuare a spingere verso il basso il PPI annuo nei prossimi mesi.

FRANCIA
– La stima flash indica che nel terzo trimestre il PIL ha mantenuto una velocità di crociera costante a 0,3% t/t. La crescita è spinta dalla domanda interna, con un’accelerazione dei consumi delle famiglie (0,3% t/t, da 0,2% t/t) e una dinamica relativamente solida degli investimenti fissi delle imprese (1,1% t/t da 1,2% t/t) e un’accelerazione degli investimenti pubblici che ha più che compensato la frenata degli investimenti residenziali. Il canale estero invece contribuisce negativamente alla crescita: le esportazioni sono in modesto rialzo (0,3% t/t) a fronte di importazioni in aumento di 1,4% t/t. Su base annua il PIL rallenta a 1,3% da 1,4%. In chiusura d’anno potrebbe vedersi un marginale rallentamento dell’attività. Confermiamo una crescita all’1,3% in media annua per il 2019.
– In linea con le attese, la fiducia dei consumatori francesi è rimasta stabile a ottobre a 104. Lo spaccato mostra solo un peggioramento della valutazione delle condizioni finanziarie attuali ma un miglioramento del giudizio sul tenore di vita attuale e sulla volontà di fare acquisti importanti. Dopo l’estate il morale delle famiglie era migliorato e ora rimane mediamente al di sopra della media eurozona. Prevediamo che i consumi rimangano tonici durante l’inverno.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a ottobre è poco variata, a 125,9 da 126,3 di settembre, quando l’indice aveva segnato una correzione di quasi 8 punti. L’indice composito ha probabilmente toccato il massimo ciclico a ottobre 2018 a 137,9 e dall’estate ha dato segnali di indebolimento. La situazione corrente aumenta a 172,3 da 170,6, mentre le aspettative correggono a 94,9 da 96,8. Mantenendosi su un modesto trend verso il basso da fine 2018. La valutazione del mercato del lavoro migliora rispetto a settembre e si mantiene su livelli storicamente elevati, vicino ai massimi della serie (differenziale jobs plentifuljobs hard to get a 35,1 da 33,5), in linea con un tasso di disoccupazione intorno al valore corrente (3,5%).

 

COMMENTI:

BREXIT – La Camera dei Comuni ha approvato a larghissima maggioranza la proposta di legge che consentirà di votare entro fine anno, probabilmente il 12 dicembre. L’approvazione della Camera dei Lord dovrebbe arrivare entro la fine della settimana. In caso di vittoria dei Conservatori, si prevede una veloce ratifica dell’accordo per il recesso dall’UE, seguito dall’uscita alla nuova scadenza del 31 gennaio.
In caso di parlamento bloccato, però, lo stallo potrebbe perdurare.

STATI UNITI – La riunione del FOMC dovrebbe concludersi con un altro taglio dei tassi preventivo e un messaggio di attesa prima di attuare ulteriori interventi di stimolo monetario. L’asticella per un taglio del tasso dei fed funds dopo ottobre sarà più elevata.
La nostra previsione è che la riunione si concluda con un altro taglio di assicurazione, con l’intervallo obiettivo per il tasso sui fed funds a 1,50%-1,75% e due probabili voti di dissenso, da parte di George e Rosengren, che probabilmente vorrebbero tassi fermi.
Il comunicato e la conferenza stampa di Powell dovrebbero ribadire l’impegno a sostenere l’espansione con una politica monetaria appropriata, da determinare “riunione per riunione”, senza dare indicazioni precise sulle prossime mosse. Dopo tre tagli consecutivi, il messaggio complessivo sui tassi dovrebbe essere di attesa per gli sviluppi dai dati e dai rischi esogeni.
La nostra previsione è che un ulteriore intervento entro fine anno sia molto improbabile.
Riguardo agli interventi per contenere i problemi di liquidità, saranno confermati gli interventi di rifinanziamento giornaliero a due settimane già in essere da settembre e il programma di acquisti di T-bill fino a 60 mld al mese, aperto a metà ottobre con durata fino a metà 2020.
Powell ribadirà che questo programma non è un nuovo QE, ma una misura operativa mirata a fornire riserve necessarie per il funzionamento del mercato monetario.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro è sceso leggermente a livello intra-day rispondendo perlopiù agli sviluppi di Brexit ma anche, secondariamente, al dato domestico sulla fiducia dei consumatori che è salita molto meno delle attese. Il biglietto verde è rimasto comunque sui livelli di lunedì in attesa del FOMC che si concluderà questa sera.
Nel pomeriggio usciranno gli occupati ADP che potrebbero mostrare un ridimensionamento, anche se legato allo sciopero di GM, e il Pil del 3° trimestre atteso in rallentamento, il che non agevolerebbe un recupero del biglietto verde.
I riflettori saranno comunque puntati sulla riunione della Fed, che ci attendiamo tagli ancora i tassi, veicolando probabilmente un messaggio che dopo il terzo taglio consecutivo potrà esserci una pausa sia perché si tratta di tagli “di assicurazione”, ovvero di un aggiustamento di metà ciclo, sia perché è necessario ora vedere come si modificherà il quadro internazionale e come l’economia domestica risponderà alle mosse adottate finora. Questo dovrebbe prevenire un indebolimento del dollaro e favorirne perlomeno una stabilizzazione, anche se non si esclude il rischio che la reazione immediata, data l’incertezza che permane sullo scenario di breve, possa essere leggermente al ribasso.
Tuttavia, anche in questo caso, si dovrebbe trattare di un movimento temporaneo, che non precluderebbe un recupero successivo del biglietto verde alla luce del buon grado di efficacia che la politica monetaria della Fed può ancora avere rispetto ad altre banche centrali (BCE in primis) che hanno invece i tassi a zero o in territorio negativo.

EUR – L’euro si è leggermente rafforzato, ancora perlopiù in correlazione positiva con la sterlina, passando da un minimo ieri di 1,1072 a un massimo questa mattina di 1,1123 EUR/USD, raggiunto dopo il dato sul Pil francese risultato migliore del previsto. Più tardi uscirà la fiducia dell’area euro attesa in calo, il che dovrebbe bloccare la salita del cambio.
L’evento chiave sarà comunque il FOMC. Se prevarrà l’interpretazione che il taglio atteso è l’ultimo di questo aggiustamento di metà ciclo l’euro dovrebbe stabilizzarsi o indebolirsi leggermente di riflesso alla reazione del dollaro. Se dovesse invece prevalere un’interpretazione più pessimistica, sfavorevole al dollaro, l’euro ne trarrebbe beneficio, ma non dovrebbe sfondare la resistenza chiave di 1,1170 EUR/USD che va quindi attentamente monitorata.
La maggior efficacia dell’azione di policy della Fed rispetto alla BCE dovrebbe rendere transitoria un’eventuale risposta rialzista dell’euro e limitarne l’upside.

GBP – La sterlina si è rafforzata a livello intra-day chiudendo stabile intorno a 1,2865 GBP/USD ma aprendo al rialzo oggi in area 1,29 GBP/USD dopo che la camera dei Comuni ha approvato con ampia maggioranza (438 a 20) la proposta di andare a elezioni anticipate il 12 dicembre. La valuta britannica si è sostanzialmente stabilizzata contro euro in area 0,86 EUR/GBP.
Attualmente i sondaggi danno i conservatori di Johnson in testa del 10% circa sui laburisti ma sarebbe inopportuno azzardare previsioni sia perché in questo caso c’è ancora di mezzo il tema Brexit su cui l’elettorato rimane diviso sia perché l’insolito timing (sotto Natale) della chiamata alle urne rende più incerto l’esito. In caso di vittoria dei conservatori si avrebbe una rapida ratifica del Withdrawal Agreement, in caso di “hung parliament” si correrebbe il rischio di tornare in una situazione di stallo, con effetti rispettivamente favorevoli e sfavorevoli per la sterlina. Risolta almeno una parte dell’incertezza su Brexit, ora la sterlina dovrebbe rispondere ai risultati dei sondaggi elettorali e tornare a mostrare una maggiore reattività agli sviluppi dell’economia domestica. Il primo appuntamento chiave sarà la riunione BoE della prossima settimana, giovedì 7 novembre. Oggi, in assenza di novità rilevanti sul fronte interno, potrà risentire anch’essa dell’esito del FOMC.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La fiducia di famiglie e imprese è attesa in flessione a ottobre. Il morale dei consumatori è visto tornare a calare, stimiamo a 111,8, dopo il recupero a 112,2 del mese precedente (gli intervistati avevano mostrato a settembre un minor pessimismo in chiave prospettica, soprattutto sulle prospettive del Paese, che potrebbe essere rientrato a ottobre). L’indice composito sul morale delle aziende diffuso dall’Istat potrebbe calare ancora, a 98,2 da 98,5 precedente. La rinnovata debolezza del commercio mondiale dovrebbe infatti continuare a pesare sulla fiducia delle imprese manifatturiere, vista in calo per il quinto mese consecutivo e ai minimi da oltre 5 anni (stimiamo a 98,2 da 98,8).

GERMANIA
– La stima preliminare dell’inflazione, misurata dall’indice dei prezzi al consumo, probabilmente diminuirà ulteriormente all’1,1% su base annua a ottobre dall’1,2% di settembre, mentre il tasso di inflazione armonizzato (IPCA) dovrebbe rimanere invariato allo 0,9 % a/a. Nel mese, i prezzi dovrebbero aumentare dello 0,1% m/m. Un contributo positivo è atteso soprattutto dai pacchetti-vacanze, che compenserà la riduzione del 10,3% m/m osservata a settembre. A novembre, l’inflazione dovrebbe risalire a causa di effetti base.
– Il barometro del mercato del lavoro della IAB indica che la disoccupazione dovrebbe aumentare leggermente ad ottobre. Il tasso di disoccupazione dovrebbe tuttavia rimanere invariato al precedente 5,0%, appena un decimo sopra il minimo storico di marzo e aprile.

FRANCIA – La spesa delle famiglie è vista tornare a crescere a settembre di 0,3% m/m, dopo la stagnazione di agosto. Nel mese le vendite di auto dovrebbero essere aumentate, stando ai dati sulle immatricolazioni (+16% m/m). Le vendite in termini annui sono viste tornare in territorio positivo, a +1,1% da -0,4% precedente. Il trimestre registrerebbe un rimbalzo di +0,6% t/t, dopo il -0,3% t/t dei tre mesi precedenti.

AREA EURO – A ottobre l’indice di fiducia economica elaborato dalla Commissione Europea è visto ancora in calo, stimiamo a 101,5 da 101,7 di settembre. L’indice per l’industria potrebbe risultare invariato a -8,8, quello dei servizi in lieve crescita a 9,7 da 9,5. La seconda stima della fiducia delle famiglie dovrebbe confermare che il morale è calato a -7,6 da -6,5.

STATI UNITI
– La stima advance del PIL del 3° trimestre è prevista in aumento di 1,6% t/t ann., frenato dagli investimenti fissi delle imprese e del commercio estero. I consumi dovrebbero essere in aumento di 2,8% t/t ann., con una normalizzazione fisiologica dopo 4,6% t/t ann. del 2° trimestre. Gli investimenti fissi delle imprese dovrebbero essere in calo marginale, dovuto a un’ampia correzione delle strutture (influenzata dall’estrattivo) e a una flessione modesta dei macchinari. Gli investimenti residenziali sono previsti in aumento solido, dopo sei riduzioni consecutive. Il canale estero dovrebbe contribuire negativamente alla crescita per -0,3pp, ancora soggetto alla volatilità collegata alla guerra dei dazi. I dati dovrebbero confermare alcuni trend evidenti già nei dati mensili: consumi in crescita moderata e in rallentamento, investimenti fissi non residenziali marginalmente negativi, investimenti residenziali in ripresa grazie ai tassi in calo, contributo del canale estero negativo per via della guerra dei dazi. Queste caratteristiche dovrebbero contraddistinguere anche il sentiero della domanda aggregata nella prima parte del 2020.
– La stima ADP degli occupati non agricoli privati dovrebbe registrare una variazione di 80 mila a ottobre, da 135 mila di settembre. Il dato di ottobre sarà influenzato dallo sciopero di GM, ancora in corso, che interessa circa 50 mila occupati. Al netto degli effetti dello sciopero, i nuovi occupati privati dovrebbero essere circa in linea con l’andamento dei mesi precedenti.