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30 Luglio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – A giugno i prezzi alla produzione nell’industria hanno registrato il settimo rialzo mensile consecutivo: +1,4% m/m da +1,1% precedente.
Sull’anno la crescita sale a 9,1% da 8,1% precedente, ai massimi dal luglio del 1995.
Sul mercato interno il rincaro è più ampio (+1,7% m/m) e diffuso a tutti i comparti ma continua ad essere trainato, come nei mesi precedenti, dall’energia (+3% m/m) e dai beni intermedi (+1,7% m/m).
A livello settoriale i ritmi di crescita tendenziale più elevati sono stati registrati nella raffinazione (+30,7%), nella fornitura di energia (+26,9%) e nelle attività estrattive (+16,4%), le industrie più esposte al rincaro delle materie prime energetiche.
In sintesi, si intensificano le pressioni a monte della catena produttiva mentre le imprese segnalano l’intenzione di trasferire i maggiori costi di produzione al consumatore finale.
I rischi per l’inflazione nei prossimi mesi sono verso l’alto.
Accelera anche la crescita dei prezzi alla produzione nelle costruzioni: +1,0% m/m da +0,7% di maggio (4,5% a/a da 3,4%precedente).

ITALIA – Dopo quattro mesi consecutivi di stagnazione, a giugno le retribuzioni contrattuali orari e sono aumentate dello 0,2% m/m.
La variazione annua risulta pari allo 0,6%, in rialzo di un decimo rispetto al dato di maggio, ma ancora su livelli più che contenuti; in termini reali, la tendenza annua nel 2° trimestre è tornata in territorio negativo (-0,8%) per la prima volta da fine 2017.
Sul mese la crescita dei salari orari è guidata dalla metalmeccanica (+1,3% m/m) grazie al rinnovo del contratto collettivo.
Sull’anno invece i settori che mostrano i maggiori incrementi sono legno, carta e stampa (+2,3%), energia elettrica e gas (+2,2%) e credito e assicurazioni (+2%) ma alcuni comparti, come la pubblica amministrazione (ancora in attesa di rinnovo), registrano una stagnazione delle paghe.
Nel 2° trimestre sono stati conclusi quattro nuovi accordi contrattuali (pelli e cuoio; metalmeccanica; calzature; trasporto merci su strada e immagazzinaggio), mentre nessuno è scaduto.
Alla fine di giugno i contratti in attesa di rinnovo sono il 58,7%,in calo dal 77,7% dei primi tre mesi dell’anno.
In assenza di rinnovi, la crescita delle retribuzioni contrattuali orarie rallenterebbe nei prossimi mesi, sino allo 0,2% a/a a inizio 2022 (sarebbe un nuovo minimo storico).

AREA EURO – Le indagini di fiducia economica della Commissione Europea di luglio sorprendono al rialzo e dipingono un quadro di robusta attività economica nei mesi centrali dell’anno.
L’indice composito ESI è salito a 119 da 117,9 precedente, un nuovo massimo storico dopo che già la lettura di giugno era risultata la seconda più alta mai registrata.
Il miglioramento del morale tra le imprese risulta diffuso a industria e servizi, a fronte di una leggera correzione nelle costruzioni e una sostanziale stagnazione nel commercio al dettaglio.
Tra le principali economie dell’area, si registrano incrementi per Germania (a 117,2 da 112,2, un nuovo record), Francia (a 112,2 da 110,9 precedente) e Italia (a 117,9 da 115,8), a fronte di una correzione in Spagna (107,2 da 108,3).
La fiducia tra le imprese dei servizi è salita per il sesto mese consecutivo portandosi a 19,3 da 17,9 di giugno, ben al di sopra dei livelli pre-COVID e sui massimi dalla primavera del 2007.
L’indice ha beneficiato dell’ulteriore alleggerimento delle restrizioni a inizio mese; tuttavia, si inizia a registrare, come già nelle indagini PMI diffuse la scorsa settimana, un primo contenuto deterioramento delle aspettative per i prossimi mesi.
La correzione delle attese può essere fisiologica dopo sei rialzi consecutivi ma potrebbe essere imputabile alle incertezze legate alla diffusione della variante Delta.
È probabile che l’indagine di luglio non risenta ancora appieno della più recente evoluzione del contesto sanitario: se tale trend dovesse continuare, un impatto più tangibile si potrebbe osservare nelle indagini di agosto.
In crescita per l’ottavo mese consecutivo la fiducia delle imprese nell’industria a 14,6 da 12,8: l’indice ha aggiornato il massimo storico per il quarto mese consecutivo.
Le aziende continuano a riportare un’accelerazione delle commesse a fronte di un continuo depauperamento delle scorte (con l’indice relativo che scende ai minimi storici), sintesi di una domanda in crescita a ritmi superiori all’offerta.
I risultati delle indagini trimestrali sul settore manifatturiero evidenziano che le imprese segnalano livelli elevati del grado di utilizzo della capacità produttiva e lamentano difficoltà nel far fronte alla crescita degli ordini.
Difficilmente la scarsità di input produttivi e la presenza di strozzature lungo le filiere produttive si ridimensioneranno nel breve termine.
È quindi probabile che l’attività produttiva nei prossimi mesi possa risultare più fiacca rispetto a quanto suggeriscano le indagini.
La stima finale dell’indice di fiducia dei consumatori ha infine confermato la flessione a -4,4 da -3,3 di giugno, penalizzata da un peggioramento delle attese per il futuro (sia per quanto riguarda la condizione personale che la situazione economica generale) ed un incremento dei timori per la disoccupazione.
In questa fase, il morale delle famiglie potrebbe essere più esposto di quello delle imprese alle preoccupazioni circa la risalita dei contagi; l’indice rimane comunque al di sopra dei livelli di maggio e superiore alla media di lungo periodo.
I consumatori potrebbero assumere un approccio più cauto nei prossimi mesi ma continuiamo a ritenere che i consumi privati possano risultare tre le componenti di domanda destinate a trainare la ripresa nel 2° semestre.

FRANCIA
 – Il PIL nel 2° trimestre è cresciuto lievemente più del previsto di 0,9% t/t, mentre la contrazione di -0,1% t/t registrata nei primi tre mesi dell’anno è stata rivista verso l’alto di un decimo(a zero).
La variazione tendenziale è balzata al 18,7% da 1,2% precedente per via del confronto favorevole con la scorsa primavera, ma l’economia francese si trova ancora del 3,3% al di sotto dei livelli pre-COVID.
È stata la domanda interna a spingere la crescita durante la primavera, con un’accelerazione dei consumi privati (0,9% t/t, da 0,2% precedente) e degli investimenti fissi lordi (1,1% t/t da 0,4% d’inizio anno).
Anche le scorte hanno fornito un apporto positivo, a fronte di un contributo leggermente negativo da parte del canale estero, sintesi di importazioni in crescita a ritmi superiori alle esportazioni (1,9% contro 1,5% t/t).
Dal lato dell’offerta sono stati i servizi di mercato a trainare la ripresa, grazie all’effetto dell’allentamento delle restrizioni, ma anche manifattura e costruzioni hanno contribuito positivamente alla crescita del valore aggiunto.
La ripresa dovrebbe proseguire e consolidarsi durante l’estate, ancora trainata dalla domanda interna.
– La spesa per consumi a giugno è salita di appena 0,3% m/m, dopo il balzo di 10,6% registrato a maggio sull’effetto-riaperture; la variazione annua è tornata in negativo, a -2,4% da 7,6%.

GERMANIA
 – In luglio il tasso di disoccupazione è calato un decimo più del previsto, al 5,7% dal 5,9% di giugno.
Nei prossimi mesi il consolidamento della ripresa guiderà la risalita dell’occupazione, che, tuttavia, verrà in parte spiazzata da un possibile calo degli inattivi.
Vediamo una diminuzione della disoccupazione quest’anno, al 5,7% dal 5,9% del 2020; riteniamo che il ritorno ai livelli pre-crisi del tasso dei senza-lavoro possa arrivare più avanti, verso la fine del 2022.
– A luglio, la stima flash ha mostrato una decisa accelerazione dell’inflazione nazionale da 2,3% a 3,8% a/a; rispetto al mese di giugno, i prezzi al consumo sull’indice domestico sono cresciuti di 0,9% m/m.
L’indice armonizzato è aumentato solamente di un punto, portandosi a 3,1% a/a (0,5% m/m).
Lo scostamento è imputabile alla diversa ponderazione delle componenti tra le due misurazioni: durante questa fase di ripresa l’indice armonizzato (costruito con pesi che riflettono i pattern di consumo visti durante la fase pandemica) manterrà una dinamica più contenuta rispetto all’indice domestico (basato sui vecchi pesi), che cattura meglio le pressioni inflattive dovute all’effetto-riaperture nei settori in precedenza soggetti a restrizioni.
Ad ogni modo il rialzo di luglio è spiegato principalmente da effetti base legati al taglio dell’IVA, entrato in vigore il 1° luglio 2020 (secondo Destatis l’impatto di tale misura sull’inflazione domestica di un anno fa è stato di circa -1,6 pp).
Oltre a ciò, parte dell’aumento è anche dovuto ai rincari dei beni energetici (11,6% a/a da 9,4% di giugno) e alimentari (4,3% a/a da 1,2%).
Nel complesso, i prezzi dei beni sono saliti al 5,4% a/a dal 3,1%, quelli dei servizi a 2,2% a/a da 1,6%.
In prospettiva, i prezzi sono attesi crescere attorno al 4% nel secondo semestre, per poi tornare abbondantemente sotto area 3% dal 1° trimestre 2022.
L’inflazione è attesa salire al 2,9% in media nel 2021 (2,7% sull’armonizzato), per poi moderare al 2,1% il prossimo anno.

STATI UNITI
 – La stima advance del PIL del 2° trimestre sorprende verso il basso, con una variazione di 6,5% t/t ann. (12,2% a/a), circa in linea con il 6,3% t/t ann. del trimestre precedente (rivisto da 6,4% t/t ann.).
La crescita è spinta dalla domanda domestica privata e, in particolare, da consumi personali e investimenti non residenziali.
I consumi sono in rialzo di 11,8% t/t ann. (16,2% a/a), dopo 11,4% t/t ann., sulla scia di aumenti solidi sia per i beni sia per i servizi.
I beni registrano una variazione di 11,6% t/t ann. (9,9% t/t ann. per i beni durevoli e 12,6% t/t ann. per i beni non durevoli) e i servizi accelerano, con una crescita di 12% t/t ann. dopo 3,9% t/t ann. di inizio anno.
Gli investimenti non residenziali sono anche in primavera in solido aumento (8% t/t ann.), grazie ai macchinari (13% t/t ann.) e alla proprietà intellettuale (10,7% t/t ann.), a fronte di persistente debolezza nel comparto delle strutture (-7% t/t ann.).
Gli investimenti residenziali frenano, con un calo di -9,8% t/t ann., dopo il boom del 2020, con tre trimestri consecutivi in aumento a due cifre, e riflettono la frenata dovuta al rialzo dei prezzi degli input e alle strozzature dal lato dell’offerta.
Le scorte sono ancora in calo, e testimoniano il persistente eccesso di domanda, con un contributo negativo di -1,1 pp, dopo -2,6 pp nel 1° trimestre.
La spesa pubblica rallenta, e corregge di -1,5% t/t ann.
Il calo è concentrato nel comparto della spesa federale al netto della difesa, (-10,4% t/t ann.), che però segue il balzo di 40,8% t/t ann. del 1° trimestre spinto dai trasferimenti diretti alle famiglie e agli Stati.
Infine, il differenziale di crescita fra gli USA e i suoi partner commerciali mantiene ampio il freno del canale estero, che contribuisce per -0,44 pp alla variazione del PIL.
Le esportazioni sono in rialzo di 6% t/t ann., ma non riescono a controbilanciare gli effetti della crescita delle importazioni di 7,8% t/t ann.
Il PIL in termini reali supera il livello di fine 2019, testimoniando la velocità della ripresa dopo una contrazione senza precedenti nel periodo post-bellico.
La sorpresa sverso il basso rispetto alle aspettative di consenso in parte riflette probabilmente gli effetti delle strozzature all’offerta in molti comparti, dai consumi di beni durevoli, all’edilizia residenziale, agli investimenti, alle scorte e alle esportazioni.
D’altronde, con la chiusura dell’output gap, una parte della domanda non può essere soddisfatta e si trasforma in una variazione dei prezzi a fronte di un vincolo alle quantità.
Inoltre, alcuni elementi danno indicazioni di minor forza della crescita attesa nel 2° semestre.
In particolare, gran parte della spinta ai consumi viene dall’entrata forte nel trimestre, sulla scia del boom della parte finale del 1° trimestre, con le informazioni relative a maggio e giugno che puntano a un rallentamento della dinamica della spesa personale.
Il risparmio, a 10,9% del reddito disponibile, se pure su livelli storicamente elevati, in base a indagini recenti presso le famiglie, viene usato solo in parte residuale per finanziare i consumi e potrebbe dare una spinta limitata alla dinamica della spesa nei prossimi trimestri.
È probabile però che con la normalizzazione dell’offerta e l’accelerazione della crescita dei partner commerciali, scorte e canale estero tornino a contribuire positivamente alla crescita, compensando in parte il probabile rallentamento dei consumi personali, che comunque dovrebbero mantenersi solidi soprattutto nel comparto dei servizi.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 24 luglio calano a 400 mila da 424 mila della settimana precedente.
I sussidi statali esistenti nella settimana del 17 luglio sono poco variati a 3,269 mln (+7 mila).
Nella settimana del 10 luglio, i sussidi continuativi erogati con tutti i programmi, sia federali, sia statali, sono in aumento a 13,156 mln da 12,573 mln di inizio luglio.
È possibile che il rialzo dei sussidi nella parte centrale di luglio rifletta la ripresa dei contagi, su livelli elevati in molti stati.
Tuttavia, i dati relativi all’ultima settimana disponibile, quella del 24 luglio, con un calo sia dei nuovi sussidi statali e dei sussidi federali della Pandemic Unemployment Assistance (-24 mila e -14mila, rispettivamente) dà supporto all’aspettativa che, con la chiusura delle integrazioni federali ai programmi per la disoccupazione, ci sia un progressivo rientro dei livelli dei sussidi nei prossimi mesi.
Ventisei Stati hanno già interrotto i programmi federali e nel resto del paese il termine avverrà a metà settembre.

GIAPPONE – I principali dati di attività di giugno danno indicazioni positive, ma le prospettive per la crescita del 2° trimestre sono soggette a rischi verso il basso, alla luce del nuovo peggioramento dei contagi e della reintroduzione di misure restrittive per contenere la diffusione di Covid.
La produzione industriale a giugno aumenta di 6,2% m/m e 22,6% a/a (consenso: 5% m/m), spinta principalmente da auto, macchinari ed elettronica.
Le previsioni per i prossimi mesi vedono un calo di -1,1% m/m a luglio seguito da una ripresa di 1,7% m/m ad agosto.
Anche le consegne e le scorte sono in rialzo, di 4,3% m/m e 2,3% m/m, rispettivamente.
Le vendite al dettaglio sono in crescita di 0,1% a/a e di 3,1% m/m.
La sospensione dello stato di emergenza in 10 prefetture e la riduzione delle restrizioni alle attività ha dato una pinta verso l’alto ai consumi dopo il freno dei mesi precedenti.
In termini reali, le vendite del 2° trimestre recuperano il terreno perso ad aprile, all’inizio dello stato di emergenza, ma rimangono su livelli inferiori rispetto a quelle del 1° trimestre, con indicazioni di debolezza per la dinamica dei consumi nel PIL.
Il rinnovo di misure restrittive a luglio a Tokio e l’aspettativa di estensione ad altre 4 prefetture fanno prevedere un ritorno in territorio negativo per le vendite nel resto dei mesi estivi.
– Il tasso di disoccupazione sorprendentemente cala a 2,9%, pur in presenza di un aumento della forza lavoro, con un incremento di 210 mila posti e un calo di 20 mila disoccupati.
Le prospettive del mercato del lavoro restano positive, alla luce della ripresa del jobs to applicant ratio, salito a 1,13 da 1,09 del mese precedente.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro sta proseguendo la correzione post-FOMC, acuita ieri dai dati di Pil USA del 2° trimestre che hanno deluso, mostrando comunque un’accelerazione della crescita, ma solo marginale, da 6,3% a 6,5% t/t ann., laddove le attese erano per un progresso molto più ampio, a 8,5%.
La correzione del dollaro è comunque reversibile e il biglietto verde dovrebbe essere in grado di recuperare non appena i dati mostreranno miglioramenti sufficienti a spingere la Fed verso l’annuncio del tapering.
Il primo test crucialein tal senso sarà con l’employment report di venerdì prossimo, atteso positivo: se non deluderà il dollaro dovrebbe beneficiarne.

EURSulla correzione del dollaro l’euro è salito ulteriormente portandosi oggi da 1,18 a 1,19 EUR/USD, favorito anche dai dati di PIL dell’area che, contrariamente a quelli USA di ieri, hanno mostrato questa mattina una crescita nel 2° trimestre più forte delle attese.
A questi livelli la dinamica del cambio è da monitorare con attenzione perché i rischi sono leggermente verso l’alto nel brevissimo termine: possibile riavvicinamento/leggero superamento di 1,20 EUR/USD, soprattutto se i dati USA dovessero deludere, e quelli chiave in tal senso sono quelli sul mercato del lavoro della prossima settimana.
Lo scenario di fondo però non cambia e rimane di nuovo ulteriore indebolimento dell’euro all’avvicinarsi del tapering Fed.
Abbiamo invece rivisto leggermente verso l’alto i livelli attesi del cambio nel medio lungo-termine a 1,22-1,24 EUR/USD a 12m-24m dai precedenti 1,20-1,22 EUR/USD, in quanto, come emerso anche dai dati di crescita USA e dell’area di ieri e oggi, la prospettiva di consolidamento della ripresa economica nell’area euro l’anno prossimo a fronte di una decelerazione negli Stati Uniti dovrebbe favorire un’inversione rialzista della moneta unica sull’orizzonte a un anno circa dopo la correzione attesa in corrispondenza della svolta Fed entro la fine di quest’anno.

GBPAnche la sterlina si è ulteriormente rafforzata sulla debolezza del dollaro da 1,38 a 1,39 GBP/USD, ma ancora approssimativamente tanto quanto l’EUR/USD, lasciando il cross EUR/GBP compresso in un range stretto tra 0,84 e 0,85 EUR/GBP ma in un intorno ridotto di 0,8500 EUR/GBP.
A frenare l’upside della sterlina rispetto all’euro è probabilmente l’attesa per la riunione BoE di giovedì prossimo, che potrebbe mostrare un comitato internamente spaccato sulle tempistiche della svolta di policy (futura riduzione del QE).

JPYAnche lo yen ha tratto beneficio ieri dalla correzione del dollaro, ma il rafforzamento è stato modesto, contenuto in area 109 USD/JPY e oggi è in corso un marginale arretramento.
Contro euro invece dopo una dinamica più contrastata ieri, ma sempre contenuta nel range 129-130 EUR/JPY, oggi lo yen è in calo in area 130 EUR/JPY, prevalendo l’azione di prezzo rialzista dell’EUR/USD. Spunti più direzionali arriveranno con i prossimi dati chiave USA: l’employment report della prossima settimana.
Al di là del breve lo scenario rimane comunque di indebolimento dello yen contro dollaro all’approssimarsi del tapering Fed.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – In mattinata, sono in calendario i dati, sempre preliminari, sul PIL del 2° trimestre in Spagna, Germania, Italia e nell’insieme dell’eurozona.
Nel complesso, stimiamo una crescita del PIL dell’area euro nel 2° trimestre di +1,4% t/t (+12,9% a/a) dopo la contrazione di -0,3% t/t (-1,3% a/a) registrata a inizio anno.
Alla luce del rapido miglioramento dell’attività a fine trimestre e delle indicazioni emerse dagli indici di fiducia riteniamo che i rischi per la nostra previsione di 1,4% t/t siano prevalentemente verso l’alto.
Il rimbalzo dovrebbe essere legato all’allentamento delle restrizioni.
Dal lato dell’offerta saranno infatti servizi e commercio a trainare la ripresa.
Dal lato della domanda dovrebbe essere invece il recupero dei consumi a guidare la crescita, ma anche gli investimenti dovrebbero aver sostenuto il PIL.
Contributi negativi potrebbero invece venire da esportazioni nette e scorte.
Nonostante l’incertezza relativa alla diffusione della variante Delta, lo scenario per il 2° semestre rimane espansivo.
La diffusione della variante Delta sul territorio europeo potrebbe moderare, ma non far deragliare, l’espansione nei prossimi mesi: riteniamo quindi che la ripresa possa restare solida anche durante l’estate.
Vediamo una crescita al 4,6% in media annua nel 2021 al 4,7% e nel 2022.
Le prime indagini di luglio sono infatti coerenti con una solida entrata nel 3° trimestre ed è possibile che, grazie ai progressi vaccinali, alla risalita dei contagi non corrisponda un’analoga saturazione delle strutture sanitarie tale da rendere necessarie restrizioni paragonabili a quelle varate durante le precedenti ondate.
L’espansione dovrebbe quindi rimanere solida durante l’estate mentre saranno l’evoluzione del contesto epidemiologico e il relativo effetto sulle attività economiche a determinare il ritmo di crescita nel prossimo autunno.
– L’altro focus della giornata odierna è sui dati di inflazione di luglio in Francia, Italia e nell’intera eurozona (dopo che ieri sono stati già diffusi gli indicatori relativi a Germania e Spagna).
Nell’area euro, la stima flash di luglio dovrebbe indicare un’inflazione al 2,1% a/a, dopo l’1,9% registrato a giugno.
L’accelerazione sarebbe ancora guidata dai rialzi della componente energia (13,9% a/a), per via dei rincari di carburanti e gas; l’indice core potrebbe risultare invariato a 0,9% a/a.
Sul mese, i prezzi sono attesi in calo di due decimi.
Rivediamo al rialzo di un decimo la stima di inflazione media 2021 e 2022, rispettivamente a 2% e 1,6%; l’evoluzione in corso d’anno dovrebbe vedere i prezzi crescere attorno al 2,6% nel secondo semestre, cui seguirà un ritorno sotto area 2% dal 1° trimestre 2022.
– In calendario anche i dati occupazionali di giugno in Italia e area euro, che dovrebbero vedere un tasso di disoccupazione stabile al 10,5% in Italia e al 7,9%nell’insieme dell’eurozona.

ITALIA – La stima preliminare del PIL dovrebbe vedere una espansione significativa nel 2° trimestre, dopo la sostanziale stagnazione d’inizio anno.
Vediamo un’attività economica in aumento di 1,5% t/t (+15,7% a/a per via del confronto con il trimestre delle chiusure del primo lockdown).
La crescita dovrebbe venire interamente dalla domanda interna (soprattutto dai consumi), mentre gli scambi con l’estero potrebbero aver frenato ancora il PIL come nei tre mesi precedenti.
Dal lato dell’offerta, il valore aggiunto sarà trainato dai servizi, in presenza di un contributo ancora positivo da industria e costruzioni.
La fase di ampio rimbalzo dovrebbe estendersi anche al trimestre estivo, a meno di un sensibile peggioramento della situazione sanitaria.

ITALIA – L’inflazione è attesa in aumento a luglio, a 1,6% secondo l’indice domestico e a 1,7% in base alla misura armonizzata UE (da 1,3% precedente).
Nel mese i prezzi salirebbero di un decimo sul NIC e calerebbero di -0,4% m/m (per via dell’inizio dei saldi) sull’IPCA.
A luglio le pressioni al rialzo verranno soprattutto dalle spese per la casa, visto il balzo delle bollette su luce e gas, e dai trasporti, dati i rincari sia dei carburanti che di alcuni servizi di trasporto; possibili anche aumenti dei listini nei servizi ricettivi e di ristorazione e nelle spese per il tempo libero, per il combinato disposto di effetti stagionali e impatto delle riaperture.
L’inflazione potrebbe salire ancora nei prossimi mesi, sino a un picco attorno al 2% a settembre.

FRANCIA – La stima flash dell’inflazione di luglio è attesa rallentare sia sull’indice nazionale, all’1,3% dall’1,5% di giugno, che sull’armonizzato, all’1,4% da 1,9% precedente.
Sul mese, i prezzi al consumo dovrebbero crescere di due decimi sulla misura nazionale e registrare una stagnazione sull’indice armonizzato UE.
In prospettiva, il picco in corso d’anno dovrebbe essere raggiunto ad ottobre.
In media d’anno nel 2021, l’inflazione è vista a 1,5% sull’indice nazionale e 1,7% sull’armonizzato.

GERMANIANel 2° trimestre il PIL dovrebbe tornare a crescere significativamente, stimiamo di +2,3% t/t dopo il -1,8% t/t precedente, sulla scia del recupero del valore aggiunto nel terziario e nel commercio e (dal lato della domanda) della ripresa dei consumi (attesi a +3,5% t/t).
Di contro, un contributo negativo, seppur marginale, dovrebbe arrivare dal commercio estero.
La variazione tendenziale è vista a 9,8% a/a da -3,1% precedente, per via del confronto favorevole con il 2° trimestre 2020.
Il balzo degli indici di mobilità nelle ultime settimane anticipa una possibile accelerazione nei mesi estivi; la ripresa continuerà nei trimestri successivi, anche grazie al sostegno fiscale e a condizioni finanziarie accomodanti.
Ci attendiamo una crescita media annua di 3,5% quest’anno e un’accelerazione a 4,9% nel 2022.
I rischi sulla stima 2021 sono a nostro avviso verso l’alto.

SPAGNA – La stima preliminare è attesa evidenziare un rimbalzo del PIL nel 2° trimestre di circa il 2% t/t (18,9% a/a) da -0,4% t/t (-4,2% a/a) precedente.
L’attività economica dovrebbe essere trainata soprattutto dai consumi; gli investimenti dovrebbero tornare a crescere, e la ripresa della domanda estera è vista sostenere le esportazioni.
Ci aspettiamo un’accelerazione della crescita nel 3° trimestre 2021, la cui forza dipenderà principalmente dagli effetti della diffusione delle varianti del coronavirus sul turismo.
Il nostro scenario centrale vede al momento un balzo del PIL del 5,6% nel 2021; i rischi su questa previsione sono al ribasso.

STATI UNITI – La spesa personale a giugno è attesa in aumento di 0,5% m/m, dopo una variazione nulla a maggio.
A giugno si dovrebbe vedere un’accelerazione della spesa per servizi, spinta dalla ripresa dell’attività nei comparti ricreativi e aggregativi.
Il reddito personale è previsto in aumento marginale (0,1% m/m), dopo -2% m/m a maggio, con una normalizzazione dopo gli effetti dei trasferimenti pubblici in atto fra gennaio e aprile.
Da luglio, il reddito personale dovrebbe riaccelerare, grazie all’aumento del credito di imposta per i figli e all’inizio della nuova modalità di pagamento, che fino a fine 2021 avverrà su base mensile invece che in una sola rata annuale.
Il deflatore dei consumi è previsto in aumento di 0,7% m/m, sia per l’indice totale sia per quello core, con un ampio contributo di alcune voci influenzate dalla riapertura delle attività, come il CPI, ma una significativa moderazione delle componenti abitazione e sanità.
L’inflazione core dovrebbe toccare 3,7% a/a, mentre per il deflatore totale la variazione prevista su base tendenziale è di 4,1% a/a.
L’Employment Cost Index nel 2° trimestre dovrebbe registrare una variazione di 0,9% t/t, come nel 1° trimestre, sulla scia della continua rapida crescita delle retribuzioni, soprattutto nelle fasce basse della distribuzione salariale.
– Infine, la lettura finale della fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a luglio dovrebbe correggere ancora a 83,5, da 85,5, per via dei persistenti timori legati all’aumento dell’inflazione.
Il focus sarà sulle aspettative di inflazione, che nella lettura preliminare erano ulteriormente aumentate, a 4,8% sull’orizzonte a 1 anno e a 2,9% sull’orizzonte a 5-10 anni.