Seguci su twitter

Categorie

30 Giugno 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA
– Poco fa i prezzi all’import hanno registrato la nona flessione di fila a maggio (-1,4% m/m), passando, su base annua, da -7% a -9,1%, un nuovo minimo da settembre 2009.
Come nei mesi precedenti la flessione tendenziale è imputabile principalmente all’energia, in calo di -37,6% a/a (-6,4% m/m).
– Le vendite al dettaglio hanno registrato il secondo aumento mensile consecutivo a maggio (0,4% m/m), pur rimanendo in ampio calo rispetto a un anno prima (-3,6% a/a).
– Ieri l’inflazione è cresciuta più del previsto a giugno, al 6,4% a/a (+0,3% m/m) dal 6,1% di maggio su base nazionale e al 6,7% a/a (+0,4% m/m) dal 6,3% precedente sull’indice armonizzato, per via di effetti base sfavorevoli sui servizi (a 5,3% da 4,5% precedente sul CPI) e, in minor misura, della crescita dell’energia (a 3% da 2,6% precedente).
Si registra, invece, la terza flessione consecutiva per gli alimentari (a 13,7% da 14,9% precedente).
L’indice al netto di energia e alimentari è risalito al 5,8% dal 5,4% di maggio.
Nel nostro scenario centrale, l’inflazione headline dovrebbe riprendere a calare nei prossimi mesi, sino a toccare un minimo al 2,4% nella primavera 2024; successivamente, si potrebbe vedere una modesta risalita sino al 2,7% alla fine del prossimo anno.
Il mix tra margini di profitto ancora elevati e salari in crescita potrebbe rallentare la discesa dell’inflazione di fondo, attesa, nel nostro scenario centrale, intorno al 4% a fine 2023 e al 2,5% a fine 2024.

SPAGNA – I prezzi al consumo a giugno sono calati meno del previsto, all’1,9% a/a (+0,6% m/m) dal 3,2% di maggio su base nazionale e all’1,6% a/a (+0,6% m/m) dal 2,9% precedente sull’indice armonizzato.
La flessione tendenziale è dovuta principalmente al calo del prezzo di carburanti, elettricità e prodotti alimentari; l’indice al netto di alimentari ed energia è calato di soli due decimi a 5,9% a/a

AREA EURO – Ieri l’indice composito ESI di fiducia economica è calato per il secondo mese a giugno, a 95,3 da un precedente 96,4 (ai minimi dallo scorso novembre).
La flessione è diffusa a tutti i macro-settori: industria (-7,2 da -5,3, un minimo dal settembre 2020); servizi (5,7 da 7,1, il livello più basso da novembre); costruzioni (-2 da -0,3, minimo da febbraio 2021) e commercio al dettaglio (-6 da -5,3, minimo dallo scorso settembre).
Le intenzioni di assunzione delle imprese restano espansive, mentre le indicazioni sui prezzi confermano l’attenuamento delle pressioni inflattive, che però rimangono storicamente elevate nei servizi e nel commercio al dettaglio.
Nel complesso, le indagini di fiducia di giugno nell’Eurozona hanno mostrato una netta intensificazione dei rischi al ribasso sul ciclo economico.

STATI UNITI
– La stima finale del PIL del 1° trimestre ha registrato una revisione verso l’alto maggiore delle attese, con una variazione di 2% t/t ann,. da 1,3% t/t ann., principalmente grazie a consumi di servizi più solidi e a un maggior contributo del canale estero.
I consumi sono cresciuti di 4,2% t/t ann., dopo 1% t/t ann., con contributi ampi da tutti i comparti.
Gli investimenti fissi non residenziali, invece, hanno segnato una variazione di 0,6% t/t ann., frenati dal secondo calo consecutivo dei macchinari.
La domanda domestica privata finale è in accelerazione a 3,5% t/t ann. da 0,7% t/t ann. di fine 2022.
Le scorte contribuiscono negativamente alla crescita per -2,1 pp, dopo 1,5 pp nel 4° trimestre.
Il canale estero spinge la crescita per il 4° trimestre consecutivo, con un contributo di 0,6 pp.
Il reddito, il reddito disponibile e il risparmio sono stati rivisti verso l’alto, mentre il deflatore core ha registrato una limatura verso il basso di 1 decimo, a 4,9%.
Un elemento da notare è l’ulteriore allargamento del gap fra reddito domestico e PIL.
I dati mostrano che il GDI (Gross Domestic Income) è in calo di -1,8% t/t ann., nonostante una revisione verso l’alto di 5 decimi.
Il BEA pubblica anche la media fra PIL e GDI, dato che nel breve termine non è chiaro quale delle due misure dell’attività sia più accurata.
Tale media nel 1° trimestre registra un aumento di solo 0,1% t/t ann.
Le future revisioni riavvicineranno le due misure, ma il differenziale corrente, sui massimi storici, rende particolarmente incerta la valutazione congiunturale.
Dando maggior peso, per ora, al PIL, i dati indicano che l’economia ha ancora un notevole abbrivio, grazie ai consumi solidi, sostenuti non solo dal reddito, ma anche dal risparmio.
Nel 2° trimestre la crescita dovrebbe rallentare modestamente, con una rotazione dei contributi (più scorte e meno canale estero) e, soprattutto, un significativo indebolimento dei consumi.
I dati continuano a indicare che, almeno fino alla prima metà del 2023, gli effetti della politica monetaria restrittiva sono ancora contenuti.
– Le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione al 24 giugno sono calati a 239 mila, dai livelli intorno a 260 mila delle due settimane precedenti, mantenendosi su un sentiero solo modestamente verso l’alto in atto da febbraio.
L’andamento dei sussidi indica che dovrebbe esserci un rallentamento della dinamica occupazionale, per ora graduale.

GIAPPONE
– La produzione industriale (prelim.) di maggio ha sorpreso verso il basso, con un calo di -1,6% m/m, concentrato nel settore auto, nei macchinari elettrici e nell’informatica e comunicazioni. Le previsioni delle imprese raccolte dal METI mostrano un rimbalzo atteso a giugno di 5,6% m/m, seguito da un calo di -0,6% m/m atteso per luglio.
– Il tasso di disoccupazione a maggio è rimasto stabile a 2,6%, in presenza di correzioni degli occupati, dei disoccupati e della forza lavoro.
Il jobs to applicant ratio è sceso a 1,31 da 1,33 di aprile, sul minimo da luglio 2022.
Il Tankan, in uscita la prossima settimana dovrebbe mostrare un moderato ulteriore miglioramento sia per il manifatturiero sia per il non manifatturiero, con indicazioni di espansione della spesa per investimenti, ma con possibili segnali di minore eccesso di domanda di lavoro.

CINA
– Cina gli indici PMI rilevati dall’Ufficio Statistico (NBS) evidenziano un’ulteriore perdita di vigore della ripresa nel settore dei servizi e una moderata flessione dell’attività nel manifatturiero nel mese di giugno, per lo più guidata dal calo delle scorte.
Il PMI manifatturiero è lievemente salito da 48,8 in maggio a 49 in giugno, in linea con le attese di consenso, evidenziando un rallentamento del ritmo di contrazione dell’attività rispetto a maggio, pur registrando un aumento della componente della produzione, passata da 49,6 in maggio a 50,3 in giugno.
Il calo dell’indice è stato infatti guidato da un’ulteriore diminuzione delle scorte di prodotti finiti e di acquisti di materiali, nonché da una marginale flessione della componente occupazione e degli ordini esteri.
La scomposizione per tipologia di impresa evidenzia un ulteriore calo dell’attività per le piccole e medie imprese (mentre il PMI di Standard Chartered segnalerebbe solo un rallentamento), a fronte di un marginale aumento per le grandi imprese.
Il PMI del settore non manifatturiero è sceso da 54,5 in maggio a 53,2 in giugno, più delle attese (consenso Bloomberg: 53,5), trainato al ribasso dalla diminuzione sia del PMI dei servizi sia di quello delle costruzioni.
Il PMI servizi è sceso da 53,8 in maggio a 52,8 in giugno – toccando i minimi da inizio anno e posizionandosi sui livelli di luglio 2022 – a causa della flessione della componente occupazione e dei prezzi di vendita, mentre le aspettative hanno registrato un leggero aumento.
Il PMI del settore costruzioni è sceso da 58,2 in maggio a 55,7 in giugno, spinto al ribasso da un calo dei nuovi ordini e dell’occupazione, che rimangono entrambi in territorio di contrazione, e da una moderazione delle aspettative, che hanno toccato il livello più basso da gennaio.
Il PMI composito è quindi calato a 52,3 in giugno da 52,9 in maggio, un minimo da inizio anno.

 

COMMENTI:                                  

STATI UNITI – Ieri Powell ha sottolineato l’importanza di una efficace regolamentazione bancaria, che garantisca capitalizzazione adeguata a sopportare shock inattesi, come quello che ha colpito il sistema bancario a marzo.
Per questo motivo, Powell attende di valutare proposte di modifica della regolamentazione per le banche di dimensione simile a quella di SVB.
Bostic (Atlanta Fed) ha ribadito la sua view secondo cui non dovrebbe essere necessario alzare i tassi oltre il livello attuale.
A suo avviso, con la ripresa del trend verso il basso dell’inflazione, i tassi reali aumenteranno, attuando una “restrizione passiva” e trasmettendo gli effetti ritardati della politica monetaria

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Oggi il dato più importante è la stima preliminare sui prezzi al consumo di giugno, che dovrebbe mostrare un’inflazione in calo di tre decimi a 5,8% a/a.
L’accelerazione nei servizi non dovrebbe impedire un calo dell’indice core, visto al 6,7% dal 6,9% precedente.
L’inflazione è attesa continuare a calare nei prossimi mesi, sino al 2,7% a fine anno.
– Il tasso di disoccupazione nell’Eurozona è atteso invariato al 6,5% a maggio.
La recessione “tecnica” a cavallo d’anno non ha sinora causato un aumento significativo dei disoccupati, e le intenzioni di assunzione delle imprese restano su livelli espansivi.
Il tasso dei senza-lavoro è visto in aumento di un decimo in Italia al 7,9% a maggio, e stabile per il quarto mese consecutivo a giugno in Germania, al 5,6%.

FRANCIA – I prezzi al consumo a giugno sono attesi in aumento di 0,2% m/m sull’indice nazionale e di 0,3% m/m su quello armonizzato; l’inflazione dovrebbe rallentare di mezzo punto al 4,6% sull’indice nazionale e di sei decimi al 5,4% sull’IPCA; in media annua il CPI francese nel 2023 si attesterà nelle nostre stime intorno al 5%.

STATI UNITI
– Oggi la spesa personale a maggio è prevista in rialzo di 0,2% m/m.
La spesa per i beni dovrebbe essere in aumento moderato, sulla scia del balzo nel comparto auto e della contrazione della benzina visti con le vendite al dettaglio.
I servizi dovrebbero proseguire su un trend positivo, atteso in rallentamento nei prossimi mesi.
Il reddito personale dovrebbe aumentare di 0,4% m/m, sulla scia della dinamica occupazionale solida.
Il deflatore è atteso in crescita di 0,1% m/m (3,9% a/a) per l’indice headline e di 0,3% m/m (4,6% a/a) per quello core.
Il PPI di maggio ha rivelato dettagli in linea con un rallentamento della dinamica dei prezzi dei servizi core ex-abitazione, con sanità, ricreazione e servizi finanziari più moderati rispetto al trend precedente.
Anche nel CPI, i prezzi nel comparto ricreazione hanno registrato un’inattesa contrazione.
Il rallentamento dell’inflazione core atteso per maggio non sarà sufficiente a fermare il rialzo dei tassi previsto per fine luglio.
Tuttavia, i dati di prezzi e salari da giugno in poi saranno cruciali per determinare la probabilità di un ultimo rialzo fra settembre e novembre.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a giugno (finale) dovrebbe ritracciare modestamente a 63,2 da 63,9 della lettura preliminare, mantenendosi su livelli inferiori alla media storica.