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29 Ottobre 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati sul commercio estero extra-Ue a settembre mostrano un ampio aumento per le esportazioni (+8,1% m/m), a fronte di una flessione per le importazioni (-2,7% m/m, dopo tre mesi di recupero).
Sull’anno, l’import resta in ampio calo (-12,9%), mentre l’export torna in positivo (+3%). A trainare le vendite all’estero nel mese sono stati beni intermedi, strumentali ed energia (tutti in progresso a due cifre su base congiunturale).
Sull’anno, lo spaccato dell’export per Paese è molto differenziato: Cina, Mercosur, Svizzera, Turchia e Stati Uniti guidano i guadagni, mentre OPEC, Paesi ASEAN, Giappone e Regno Unito risultano in calo.
Tutte le principali aree mostrano una flessione tendenziale dell’import, con la sola eccezione dell’OPEC.
Il commercio estero, e in special modo l’export, è in una fase di chiaro recupero.
Tuttavia, il dato di settembre è influenzato da movimentazioni occasionali di elevato impatto (cantieristica navale) verso gli Stati Uniti, al netto delle quali si stima una crescita congiunturale meno ampia (+4,3%) e una lieve flessione tendenziale (-0,7%).
In ogni caso, il commercio estero dovrebbe tornare a dare un contributo positivo al PIL nella seconda metà del 2020, dopo l’ampio freno visto nel 1° semestre.

ITALIA – I prezzi alla produzione nell’industria sono saliti di un altro decimo a settembre (a -3,1% a/a); sia la variazione congiunturale che quella tendenziale sono risultate circa in linea col mese precedente.
Nel mese le pressioni al rialzo (sul mercato domestico) sono venute dai beni di consumo non durevoli (+0,4% m/m) e dall’energia (+0,6% m/m); sull’anno, i beni durevoli vedono rincari dell’1,4%, a fronte di un eccezionale ribasso per i prodotti energetici (-12%). Al netto dell’energia, il PPI sul mercato interno è poco variato sia sul mese che sull’anno.

GIAPPONE – Le vendite al dettaglio a settembre sono in calo di -8,7% a/a e di -0,1% m/m. I dati su base annua sono distorti dal paragone con settembre 2019, caratterizzato dal boom di vendite precedente l’aumento dell’imposta sui consumi. In termini reali la variazione mensile è di -0,5% m/m.
Alla luce dei dati solidi dei primi mesi estivi, la variazione trimestrale dovrebbe essere superiore a +6% t/t, dopo -7,4% t/t del 2° trimestre, e dà supporto all’aspettativa di ripresa dei consumi nei dati del PIL.
In Giappone, come in tutti i paesi colpiti dalla pandemia, la dinamica dei consumi resterà spinta dalla componente dei beni, con il settore servizi ancora frenato nei settori aggregativi.
La fiducia dei consumatoria ottobre aumenta modestamente a 33,6 (+0,9 punti), restando ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia, ma segnalando graduali miglioramenti in tutte le componenti (reddito, occupazione, benessere e intenzioni di acquisto di beni durevoli).
Per quanto riguarda le aspettative sui prezzi, il 72,4% del campione prevede prezzi in aumento (da 72,8% del mese precedente).

 

COMMENTI:

AREA EURO – La riunione di politica monetaria della Banca Centrale Europea si concluderà probabilmente senza l’annuncio di nuove misure, ma ci si attende che la conferenza stampa della presidente Lagarde sottolinei l’aumento dei rischi al ribasso per crescita e inflazione connessi alla seconda ondata pandemica, preparando il terreno per novità a dicembre. Questa è l’attesa quasi unanime del consenso.
Diversamente dal contagio primaverile, le condizioni finanziarie non sono diventate più restrittive; anche il valore esterno dell’euro è calato rispetto a settembre.
In dicembre, ci sarà molto probabilmente una revisione al ribasso delle previsioni di crescita per il 2021, che potrebbe indurre il consiglio a reagire con nuove misure espansive (probabilmente un’estensione del PEPP).
Nelle ultime settimane, Lane ha fatto cenno alla possibilità di nuove misure se l’inflazione non converge all’obiettivo.
Fra i governatori, l’austriaco Robert Holzmann ha parlato della necessità di nuovo stimolo fiscale e monetario per contrastare gli effetti di misure sanitarie restrittive sull’economia, pur precisando che non ne vede la necessità ora.

AREA EURO-Covid-19 – Dopo un vertice tra governo federale e governi statali, la Germania ha preannunciato l’attuazione di misure di contenimento più radicali, che includono la chiusura per un mese di bar, ristoranti, alberghi (per i pernottamenti a scopo turistico) e luoghi di intrattenimento; sono stati annunciati limiti di capienza per i negozi, la chiusura di alcune attività di servizi alla persona e limiti sulle aggregazioni di persone.
Le imprese colpite dalle misure saranno risarcite con compensazioni che possono arrivare al 75% del fatturato perso, nel caso delle piccole imprese; il governo si appresta a stanziare 10 miliardi di euro a tal fine.
In Francia, il presidente Macron ha annunciato a partire da venerdì e per almeno un mese un nuovo confinamento su tutto il territorio nazionale, sebbene meno rigido di quello primaverile: le scuole rimarranno aperte, e l’attività lavorativa continuerà ovunque non sia possibile operare a distanza.
Tutti i servizi di ristorazione e i bar saranno chiusi, così come gli esercizi commerciali diversi dalle rivendite di generi alimentari; la situazione di questi ultimi sarà riesaminata fra due settimane.
Gli spostamenti fra regioni saranno vietati, anche se sono stati annunciati alcuni giorni di maggiore tolleranza per consentire il rientro dalle vacanze autunnali.
Le uscite da casa sono permesse per motivi professionali, sanitarie, assistenza a congiunti, esercizio di attività sportiva.
Sul fronte sanitario, il presidente ha annunciato che la capacità delle terapie intensive sarà innalzata da 6 mila a 10 mila letti, e che gli ingressi nel paese saranno monitorati con l’esecuzione di test rapidi presso aeroporti, porti e stazioni ferroviarie.
Il Governo francese ha ammesso che l’accelerazione dei contagi ha superato le previsioni più pessimistiche e ha giustificato le nuove misure con la previsione che altrimenti si sarebbero contati 400mila decessi.

STATI UNITI
– Il voto anticipato procede a ritmi impensabili anche solo una settimana fa, con incrementi giornalieri sempre più rapidi. La previsione è che l’affluenza totale possa superare 150 mln, da 138 mln del 2016. A ieri, secondo i dati di Electproject, hanno votato 76,535 mln di persone, con 50,727 mln di voti postali e 25,807 mln in persona, in aumento di circa 5 mln rispetto al giorno precedente.
I 20 stati che riportano informazioni sull’affiliazione dei votanti registrano il 47,3% di affiliati al partito democratico, 29,4% di repubblicani e 22,7% senza affiliazione.
Fra i voti in persona prevalgono marginalmente i repubblicani (41,6% contro 36,9% per i democratici) mentre per i voti postai la maggioranza è affiliata al partito democratico (50,4% contro 25,8% dei repubblicani).
Ci sono ancora 41,224 mln di schede postali consegnate agli elettori ma non ancora restituite, con rischi di prolungamento dei tempi dello spoglio.
Una controversa sentenza della Corte Suprema due giorni fa proibito al Wisconsin di includere fra i voti validi schede postali in arrivo dopo il 3 novembre, anche se con timbro postale precedente tale data, con la motivazione che i voti devono essere ricevuti in modo da permettere la determinazione di un vincitore la notte del 3 novembre o poco dopo.
Ieri invece, due decisioni della Corte hanno permesso estensioni della data di ricevimento dei voti postali in Pennsylvania (3 giorni dopo il 3 novembre) e in North Carolina (9 giorni dopo il 3 novembre).
Il nuovo giudice Barrett si è astenuta.
I rischi di conflitti legali e politici dopo election day sono estremamente elevati.
– Il Senato ha chiuso per due settimane la sessione autunnale e riaprirà la settimana dopo il voto. Pertanto, è definitivamente sfumata la possibilità di approvazione di un pacchetto di stimolo in tempi brevi.
I negoziati fra Casa Bianca e democratici sono in stallo, mentre il focus è ora sul voto imminente. Alla luce del clima estremamente conflittuale, è anche difficile prevedere il passaggio di nuove misure prima dell’insediamento del nuovo Congresso a gennaio.
Questo mette rischi verso il basso per la crescita dei consumi, nell’attuale fase di aumento dei contagi e di esaurimento del sostegno al reddito disponibile.
Inoltre, le finanze statali sono in una situazione progressivamente sempre più grave, con un deficit collettivo stimato da Moody’s a 434 mld di dollari nel 2020-22, spinto dal calo delle entrate, previste in territorio negativo per due anni, nel 2020 e nel 2021, evento con un solo precedente storico durante la crisi del 2008) e dall’aumento delle spese.
Le difficoltà finanziarie stanno già spingendo molti Stati ad aumentare le imposte e a ridurre le uscite con congedi non pagati e licenziamenti e tagli alle spese per istruzione e ad altri servizi.
In assenza di ulteriori trasferimenti federali oltre ai 150 mld erogati in primavera, il quadro delle finanze statali può mettere a rischio la ripresa in alcune aree e innescare tensioni sul mercato delle obbligazioni municipali e statali.

GIAPPONE – La riunione della Banca del Giappone si è conclusa senza novità.
La politica monetaria è invariata, con l’obiettivo per i tassi a breve a -0,1% e acquisti di JGB senza limiti per garantire il mantenimento dei rendimenti a 10 anni intorno a zero.
La banca centrale “monitorerà da vicino” l’impatto di Covid-19 e “non esiterà” a introdurre nuove misure se necessario, mentre prevede che gli obiettivi sui tassi restino ai livelli attuali.
Le armi della BoJ sono ormai spuntate e non sono previste reazioni a breve termine di fronte a un quadro di inflazione persistentemente lontano dal 2%.
L’aggiornamento dell’Outlook for Economic Activity and Prices prevede un miglioramento dell’attività economica con il graduale declino dell’impatto di Covid.
Rispetto allo scenario di luglio, la BoJ rivede verso il basso la crescita dell’a.f. 2020 (a -5,5% da -4,75 di luglio), ma migliora modestamente lo scenario per il 2021 (3,6% da 3,3%), con il 2022 circa invariato (1,6% da 1,5%).
Per i prezzi, si conferma che l’inflazione resterà negativaper il momento”, sulla scia degli effetti di Covid, del calo dei prezzi energetici e del calo delle tariffe associato al programma “Go to travel attuato dal governo in primavera.
Le previsioni sono di -0,7% a/a nel 2020 (al netto delle misure fiscali), in rialzo a 0,4% nel 2021 e 0,7% nel 2022.
La BoJ sottolinea la mancanza di chiarezza dello scenario, dovuta all’evoluzione incerta delle conseguenze di Covid a livello domestico e internazionale.
L’Outlook sottolinea rischi verso il basso sia sui prezzi sia sull’attività economica, principalmente dovuti alla pandemia.

 

MERCATI VALUTARI:

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PREVISIONI:

ITALIA –  La fiducia delle imprese e dei consumatori potrebbe vedere una battuta d’arresto a ottobre, dopo il recupero dei mesi precedenti, per via dei timori di un impatto sull’attività economica della seconda ondata di COVID-19.
L’indice composito di morale delle aziende è atteso peggiorare a 90 da 91,1 precedente, trainato al ribasso soprattutto dai servizi e dal commercio al dettaglio, mentre l’impatto dovrebbe essere meno accentuato nel manifatturiero (a 91,6 da 92,1 precedente).
Il morale delle famiglie è visto in calo a 102,5 da 103,4 di settembre.

AREA EURO – L’indice ESI di fiducia economica elaborato dalla Commissione Europea è atteso in netta discesa ad ottobre a 89,5 (da 91,1 precedente).
L’indice per l’industria dovrebbe registrare un calo (da -11,1 a -12), mentre la flessione nei servizi potrebbe essere più ampia (da -11,1 a -15,0).
L’indagine congiunturale di ottobre dovrebbe riflettere l’incertezza legata alla risalita della curva dei contagi.
Il dato finale dell’indice di fiducia dei consumatori dovrebbe confermare la stima preliminare di un calo a -15,5 (da -13,9 di settembre).

GERMANIA
– La stima flash dai Länder dovrebbe indicare che i prezzi al consumo sono calati di altri due decimi a ottobre su entrambe le misure.
Di riflesso l’inflazione è attesa frenare ulteriormente a -0,5% da -0,2% precedente sull’indice nazionale e a -0,6% da -0,4% su quello armonizzato, portandosi sui minimi dal 2015.
– La disoccupazione è vista rimanere stabile al 6,3% a ottobre.
A settembre l’indice era sceso di un decimo, un segnale che il meccanismo federale di salvaguardia dell’occupazione si sta confermando efficace. Non si può escludere che la situazione occupazionale torni a peggiorare nei prossimi mesi

STATI UTNITI – La stima advance del PIL del 3° trimestre dovrebbe mostrare un rimbalzo di 32,7% t/t ann., dopo -31,7% t/t ann. della primavera.
I consumi dovrebbero dare il contributo principale alla crescita estiva, con una variazione attesa a 36,5% t/t ann., guidata dalla componente dei beni e con andamento più moderato dei servizi. I consumi dovrebbero contribuire per circa 25pp alla crescita complessiva del trimestre.
Gli investimenti residenziali dovrebbero registrare un rialzo di poco inferiore a 50% t/t ann., con un contributo di circa 2pp. Per quanto riguarda gli investimenti non-residenziali, i dati più recenti sulle consegne di beni capitali hanno dato indicazioni più positive delle attese e puntano a una variazione della spesa in conto capitale poco sopra il 10% t/t ann.
La spesa pubblica dovrebbe avere registrato un incremento vicino a 8% t/t ann., sulla scia di espansione significativa delle uscite a livello locale e statale.
Il canale estero dovrebbe sottrarre circa 1 pp alla crescita, per via di un aumento delle importazioni significativamente più solido rispetto a quello delle esportazioni.
Il 4° trimestre sta dando indicazioni di rallentamento rispetto alla dinamica estiva, ma per ora i consumi restano sostenuti dall’elevato livello del risparmio, alimentato dai trasferimenti pubblici e dall’integrazione ai sussidi di disoccupazione dei trimestri passati, ora in via di esaurimento.
Un eventuale nuovo pacchetto di stimolo fiscale sarà determinante per il mantenimento di un ritmo elevato della crescita fra fine 2020 e inizio 2021, ma su questo fronte l’incertezza rimane elevata.