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29 Gennaio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – La fiducia dei consumatori è calata a gennaio, sia pur meno del previsto, a 100,7 da 101,1 del mese scorso (rivisto da una prima stima a 102,4).
La flessione è dovuta alle aspettative sul futuro, mentre sono migliorati i giudizi sul clima corrente (tornati in linea con i livelli di settembre-ottobre).
Il clima nazionale è poco variato, mentre è peggioratala situazione personale degli intervistati.
Le preoccupazioni delle famiglie sulla disoccupazione sono tornate ad aumentare dopo il calo a sorpresa del mese scorso.
Le possibilità future di risparmio sono diminuite dopo aver raggiunto a dicembre il livello più alto dal 1997, mentre le opportunità di acquisto di beni durevoli hanno continuato a migliorare (ai massimi da un anno).
La fiducia delle imprese manifatturiere è calata più delle attese, a 95,1 da 96 precedente.
Come per il morale delle famiglie, la flessione è dovuta al peggioramento delle aspettative, sia sugli ordini che sulla produzione, mentre sono migliorati i giudizi correnti su ordinativi e output.
Le scorte sono tornate a salire dopo aver raggiunto a dicembre il livello più basso dal 2014. Come l’aumento di dicembre, il calo di gennaio è stato guidato dai produttori di beni di investimento.
L’indice composito Istat sul morale delle aziende (IESI) è invece risultato poco variato, da 87,7 a 87,9, in quanto il calo nel manifatturiero e nel commercio al dettaglio è stato compensato da una ripresa nelle costruzioni e nei servizi (il cui livello comunque resta il più basso tra i principali settori).
In sintesi, l’andamento delle indagini negli ultimi mesi è stato irregolare, dipendente dall’evoluzione del grado di restrizione alla mobilità e alle attività economiche rispetto al mese precedente (novembre ha registrato il picco delle restrizioni, seguito da un allentamento a dicembre e da una nuova stretta a gennaio).
Il rischio è che il livello medio di restrizione nel trimestre corrente possa risultare almeno altrettanto alto che a fine 2020, il che sarebbe coerente con un possibile calo del PIL anche a inizio 2021 (dopo un -3%t/t atteso a fine 2020).
Le indagini di gennaio suggeriscono che tali rischi (attualmente non inclusi nel nostro scenario centrale) siano attualmente in aumento.

AREA EURO – L’indice di fiducia economica della Commissione Europea è calato in gennaio da 92,4 a 91,5. La dinamica aggregata deriva da andamenti settoriali divergenti.
La fiducia è aumentata nell’industria (da -6,8 a -5,9) e nelle costruzioni (da -8 a -7,7), mentre è calata nei servizi (da -17,1 a -17,8) e soprattutto nel commercio al dettaglio (da -12,9 a -18,9).
Ovviamente, ciò riflette il diverso impatto delle restrizioni sanitarie sui diversi comparti.
Perlo stesso motivo, una forte dispersione si riscontra anche all’interno dei servizi, dove la fiducia è su livelli eccezionalmente depressi nell’accoglienza (-79,6) e nella ristorazione (-80,1) ed è peggiorata drasticamente nei servizi immobiliari (-22,6), ma migliora in altri comparti (per esempio, in trasporti e magazzinaggio). Nell’industria manifatturiera, il miglioramento è avvenuto malgrado il calo degli indici di fiducia per i produttori di beni di consumo, durevoli e non-durevoli.
L’andamento dell’indice di fiducia economica è coerente con una ricaduta recessiva dell’area euro, sebbene meno profonda rispetto a quella sperimentata nel trimestre primaverile.

FRANCIA
 – La stima flash del PIL ha mostrato una flessione di -1,3% t/t e -5,0% a/a nel 4° trimestre, che segue il +18,5% t/t (rivisto al ribasso di due decimi) del terzo. Il dato si colloca ben al di sopra delle attese.
La domanda interna ha sottratto -2,7 punti percentuali; al contrario, le esportazioni nette hanno fornito un contributo positivo alla crescita (+0,9 pp).
La contrazione dei consumi è stata pari a -5,4% t/t, ed è stata spiazzata solo parzialmente dall’aumento degli investimenti(+2,4% t/t).
Il 2020 si chiude con una contrazione media annua di -8,3%; il nostro scenario centrale prevede al momento un rimbalzo marginale del PIL a inizio anno, ma sulla previsione insistono rischi al ribasso.
– La spesa per consumi registra un forte rimbalzo a dicembre sulla scia della fine della quarantena a livello nazionale, registrando un +23,0% m/m, dopo il-18,0% m/m (rivisto al rialzo di nove decimi) di novembre.
Il dettaglio mostra un violento rimbalzo per il settore tessile (+122,7% m/m dopo due mesi di crescita negativa) così come per le spese per la casa (+73,7% m/m da -26,6% m/m precedente).
Il consumo di energia risale di +11,3% m/m da -18,5% m/m di novembre, spinto dai carburanti.
Infine, il comparto alimentare registra solo un modesto aumento (+3,3% m/m da -5,8% m/m).
La variazione annua dei consumi passa a +3,7% da -16,0%.
Il livello dei consumi a dicembre risulta di circa il 5,0% al di sopra del livello di febbraio.
Nel quarto trimestre, le vendite al dettaglio hanno visto una contrazione dell’ordine di -4,2%% t/t, dopo il +16,4% t/t dei mesi estivi. Prevediamo un rallentamento dei consumi a gennaio.

GERMANIA – I dati flash dai Länder indicano che a gennaio i prezzi al consumo sono saliti ben oltre le attese e precisamente di +0,8% m/m da +0,5% m/m sull’indice nazionale e di +1,4% m/m da +0,6% m/m su quello armonizzato.
Nel mese la crescita è spiegata dal ripristino delle aliquote IVA, dall’aumento del salario minimo e dall’introduzione della cosiddetta carbon tax; il maggiore rialzo sull’armonizzato è dovuto alla nuova ponderazione delle componenti, proposta da Eurostat per meglio cogliere gli effetti del cambiamento delle preferenze dei consumatori sui prezzi.
L’inflazione di riflesso è passata in territorio positivo, rispettivamente da -0,3% a/aa +1,0% a/a sull’indice nazionale e da -0,7% a +1,6% su quello armonizzato. Il dato di gennaio mostra anche una maggiore divergenza tra le due misurazioni. L’inflazione è attesa rallentare nei prossimi mesi.

STATI UNITI
 – La stima advance del PIL del 4° trimestre registra una variazione di 4% t/t ann., dopo 33,4% t/t ann. dell’estate. La crescita annua nel 2020 è di -3,5%.
L’anello debole nell’autunno 2020 sono i consumi, sulla scia della fine dello stimolo fiscale e del deterioramento del quadro pandemico.
La spesa delle famiglie infatti è in rialzo di 2,5% t/t ann., dopo +33,4% t/t ann. del 3° trimestre, con una contrazione di -0,4% t/t ann. per i beni e un incremento di 4% t/t ann. per i servizi.
Il rallentamento dei consumi non preoccupa particolarmente, perché le due cause della frenata di fine anno si stanno invertendo, con l’arrivo di nuovo stimolo fiscale e con un evidente miglioramento della situazione dei contagi da metà gennaio in poi e un probabile rilassamento delle misure restrittive.
Gli investimenti danno invece segnali molto solidi.
Gli investimenti fissi non residenziali sono in aumento di 13,8% t/t ann., con un boom per i macchinari (24,9% t/t ann., dopo 68,2% t/t ann. dell’estate) e una stabilizzazione per le strutture (+3% t/t ann. dopo 4 trimestri negativi consecutivi). Il contributo alla crescita complessiva è di 1,04 pp dalle scorte.
Gli investimenti residenziali proseguono sul trend verso l’alto, con una variazione di 33,5% t/t ann. (dopo +63% t/t ann.).
La spesa pubblica è in calo di -1,2% t/t ann., con una correzione di -0,5% t/t ann. a livello federale e di -1,7% t/t ann. a livello statale e locale.
Le esportazioni sono in aumento di 22% t/t ann. (dopo +59,5% t/t ann.) con +31,1% t/t ann. per i beni e 4,3% t/t ann. per i servizi.  Le importazioni crescono di 29,5% t/t ann. (dopo 93,1 % t/t ann., spinte sia dai beni (30,8% t/t ann.) sia dai servizi (22,2% t/t ann.). Il risultato è un contributo negativo al PIL di -1,5 pp per le esportazioni nette.
I dati di fine 2020 danno informazioni positive per il 2021 grazie alla solidità degli investimenti fissi, mentre non forniscono motivo di preoccupazione dal lato dei consumi, alla luce delle attese di stimolo fiscale, riduzione delle misure di contenimento e progresso della campagna di vaccinazioni.
La nostra previsione per il 2021 ha una base intorno al 5%, con l’aspettativa di revisioni verso l’alto quando verranno annunciate nuove misure di stimolo fiscale.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 23 gennaio calano di 67 mila a 847 mila. In termini non destagionalizzati le richieste sono pari a 873.966, in flessione settimanale di 101.498.
I nuovi sussidi erogati con il programma federale di Pandemic Unemployment Assistance sono pari a 426856. I sussidi esistenti nella settimana conclusa il 16 gennaio, a 4,771 mln, sono in calo di 203 mila.
I sussidi statali esistenti non destagionalizzati correggono di 274 mila scendendo a 5,208 mln.
Nella settimana conclusa il 9 gennaio i sussidi erogati con tutti i programmi, statali e federali, erano pari a 18,282 mln in netto rialzo da 15,988 mln della settimana precedente.
Le informazioni rilevanti dai dati dei sussidi riguardano quelli statali, che non hanno subito interruzioni a fine anno e che sono su trend di modesto calo, in linea con una moderata crescita degli occupati a gennaio.
Per quanto riguarda i programmi federali, i dati di gennaio risentono della riapertura dei dopo la scadenza di fine 2020 e non danno quindi segnali affidabili.
– Le vendite di case nuove a dicembre aumentano a 842 mila da 829 mila di novembre, con una variazione di 1,6% m/m (15,2% a/a).
Su base annua, le nuove case vendute nel 2020 sono pari a 811 mila, in rialzo di 18,8% rispetto al 2019.
Le scorte di case invendute, a 4,3 mesi, restano su livelli coerenti con ulteriore espansione dell’attività di costruzione.
Le vendite di case hanno subito una correzione nella parte finale del 2020, in controtendenza rispetto a gran parte degli indicatori del settore immobiliare residenziale, anche per via della scarsità di offerta.
L’aumento delle case in costruzione segnala una probabile ulteriore espansione delle vendite nel 2021, anche se su ritmi inferiori rispetto a quelli registrati nel 2020.

 

COMMENTI:

ITALIA – Si concludono oggi pomeriggio le consultazioni del Presidente della Repubblica per cercare una soluzione alla crisi di governo: saliranno al Colle alle 16 la delegazione unita della coalizione di Centro-Destra e alle 17 i rappresentanti del Movimento 5 Stelle.
Sarà importante verificare se dalle opposizioni verranno aperture alla partecipazione a un governo “di larghe intese” o “istituzionale, e se dal M5S verrà o no un veto verso Italia Viva.
Dopo quanto accaduto ieri, i tempi della crisi sembrano allungarsi: Matteo Renzi avrebbe comunicato al Capo dello Stato la propria contrarietà al conferimento di un mandato a Giuseppe Conte, almeno in questa fase, dichiarando di essere disposto a partecipare a un governo politico (o in seconda battuta “istituzionale”) ma di attendere maggiori chiarimenti circa il sussistere di una maggioranza in tal senso. Prende quota la possibilità che per lo sblocco della crisi sia necessario o un secondo giro di consultazioni o il conferimento di un “mandato esplorativo” a una figura istituzionale (si fa il nome del Presidente della Camera Roberto Fico).

EUROPA-Covid19 – La Commissione Europea potrebbe annunciare oggi un meccanismo che consentirebbe agli Stati membri di bloccare l’esportazione di vaccini se gli ordini destinati all’UE non sono stati completati.
Secondo il resoconto di Politico, la decisione ha come obiettivo principalmente la produzione di AstraZeneca, ma sarà generale e non specifica.
Fino alla fine di marzo, l’esportazione sarà bloccata a meno che non sia autorizzata preventivamente, e l’autorizzazione sarà concessa dopo verifica che siano state consegnate le dosi promesse negli accordi preliminari di fornitura con l’UE.

STATI UNITI – Il tentativo democratico di raggiungere un accordo bipartisan su un piano urgente (da approvare entro marzo) di contrasto alla pandemia e alla recessione non sta facendo progressi.
Nel frattempo, la leadership del partito alla Camera e al Senato sta iniziando a preparare il terreno per agire con la procedura di reconciliation e legiferare con la maggioranza semplice anche al Senato.
Tuttavia, è probabile che il pacchetto da 1,9 tln debba essere ridimensionato per raccogliere tutti i 50 voti democratici necessari al passaggio in Senato, con almeno tre senatori moderati che si opporrebbero a un intervento di tale portata.
I tempi per i negoziati sono stretti e vincolati dall’apertura del processo di impeachment il 9 febbraio.

STATI UNITI-Covid19 – La curva dei contagi prosegue sul trend in calo iniziato dopo aver toccato un picco di nuovi contagi nella prima settimana di gennaio.
I nuovi casi ieri si assestano a 165 mila, con la media settimanale a 159 mila in calo di -34% rispetto alla media di due settimane prima.
Anche le curve dei decessi e dei ricoveri sono in fase calante, con la media settimanale in riduzione di -2% e -15%, rispettivamente, in confronto a due settimane fa.
Il trend discendente dei contagi è diffuso a tutto il paese: non ci sono Stati in cui le curve siano in rialzo.
Il programma vaccinale prosegue, con una media di vaccinazioni di 1,2 mln al giorno nell’ultima settimana. Il 6,5% della popolazione ha ricevuto almeno una dose e l’1,3% ha ricevuto due dosi, con l’utilizzo medio del 54% delle dosi distribuite dal governo federale agli Stati.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha ritracciato al ribasso ieri sul miglioramento di sentiment a livello globale cui hanno contribuito anche i dati USA (PIL del 4° trimestre in linea con le attese, per quanto la contrazione del 2020 sia la più pesante dal 1946, e sussidi di disoccupazione in calo più del previsto).
Oggi sta risalendo su un nuovo aumento della risk aversion e potrebbe muoversi di riflesso all’euro, in relazione ai dati di PIL di alcuni Paesi dell’area.
I ribilanciamenti di portafoglio legati alla chiusura del mese potrebbero comunque interferire con le dinamiche fondamentali.

EURL’euro è parzialmente risalito ieri da 1,20 a 1,21 EUR/USD sull’arretramento del dollaro, ma oggi il test sarà con i dati di PIL di Germania, Spagna e Belgio (il PIL della Francia è già uscito e ha mostrato una contrazione inferiore alle attese), attesi più deboli nel confronto con i corrispondenti dati USA pubblicati ieri.
A meno pertanto di sorprese positive dai dati, l’euro dovrebbe indebolirsi.
L’impatto sul cambio potrebbe tuttavia essere esiguo, in quanto, dopo solo due giorni dal FOMC, sul dollaro pesa l’approccio estremamente cauto adottato dalla Fed.

GBPLa sterlina si è rafforzata ieri sul rientro della risk aversion sia contro dollaro da 1,36 a 1,37 GBP/USD sia contro euro, restando comunque in area 0,88 EUR/GBP.
La prossima settimana l’attenzione tornerà sui temi domestici, con la riunione BoE. I parametri di policy sono attesi invariati, ma il focus sarà anche sulle nuove previsioni, soprattutto su quelle di crescita.
Un’eventuale revisione al rialzo grazie al progredire dei vaccini e al raggiunto accordo post-Brexit con l’UE favorirebbe ulteriormente la sterlina.

JPYLo yen invece è sceso sul dollaro, ma di poco, restando in area 104 USD/JPY, risentendo sia del rientro della risk aversion sia del recupero dei rendimenti USA.
È sceso infatti, e di più, da 125 a 126 EUR/JPY, anche contro euro.
In entrambi i casi il cambio rimane comunque in range.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – In dicembre, la crescita di M3 dovrebbe essere rimasta stabile all’11% a/a.
L’espansione dell’aggregato monetario più ampio è alimentata soprattutto dalla sua componente più liquida, M1, che a sua volta risente del ritmo sostenuto degli acquisti di titoli da parte dell’Eurosistema.
Dal lato delle contropartite, infatti, il contributo maggiore e crescente viene dai crediti nei confronti del settore pubblico (+21,4% a/a in novembre), fortemente correlato con l’accumulo di titoli di Stato attraverso PSPP e PEPP.
Il credito al settore privato, molto dinamico nel 1° semestre, ora sta rallentando (6,9% a novembre).

GERMANIA – La stima flash potrebbe indicare una crescita stagnante del PIL nel 4° trimestre, dopo il +8,5% t/t dei mesi estivi.
La variazione annua rimarrebbe stabile a -4,0% sulla serie destagionalizzata, mentre dovrebbe essere di -4,3% a/a su quella non corretta per i giorni lavorativi.
La domanda interna dovrebbe aver dato un contributo negativo alla crescita, a causa del calo dei consumi, spiazzato solo parzialmente dall’aumento degli investimenti.
Anche se il 1° trimestre del nuovo anno sarà ancora impattato dalle misure restrittive, ci attendiamo una crescita media annua di 3,2% nel 2021, dopo il -5,3% del 2020.

SPAGNA – La prima stima del PIL del 4° trimestre dovrebbe registrare una flessione pari a -1,2% t/t (-10,5% a/a), dopo il +16,4% t/t (-9,0% a/a) precedente.
Rispetto alla primavera il calo sarebbe molto più contenuto, perché la caduta del valore aggiunto nel terziario e nelle costruzioni risulterebbe in parte spiazzata dall’espansione nel manifatturiero.
Il 2020 potrebbe, quindi, chiudersi con un calo dell’attività economica del -11,3%; al pesante ribasso seguirebbe un rialzo di circa il +6,2% quest’anno.

STATI UNITI
 – La spesa personale a dicembre dovrebbe essere in calo di -0,4% m/m, dopo 0,5% m/m di novembre.
Le vendite al dettaglio al netto dei servizi della ristorazione a dicembre sono diminuite di -0,3% m/m, fanno prevedere una contrazione della spesa per i beni di dimensioni analoghe, a cui si dovrebbe sommare una contrazione anche più ampia nel comparto dei servizi, a causa del peggioramento del quadro sanitario e dell’introduzione di misure di contenimento della pandemia.
Il reddito personale è previsto invariato, dopo -1,1% m/m del mese precedente, con la fine della riduzione del contributo federale ai sussidi di disoccupazione e il contributo positivo del rialzo dei salari che più che compensa il calo occupazionale.
Come già rilevato, la variazione positiva dei salari è interamente dovuta alla fuoruscita dall’aggregato degli occupati dei lavoratori dei servizi ricreativi con salari inferiori alla media complessiva.
Il deflatore dei consumi dovrebbe aumentare di 0,4% m/m, spinto dall’incremento dell’energia.
L’indice core dovrebbe essere in aumento di 0,1% m/m (1,2% a/a) con variazioni sempre contenute per i prezzi dei servizi core.
Il rialzo dell’inflazione dovrebbe avvenire nel 2° trimestre 2021, in larga misura per via del confronto statistico con il 2020.
– La fiducia dei consumatori rilevata da Univ. of Michigan a gennaio (finale) dovrebbe recuperare a 81,5 da 79,2 della lettura preliminare, sulla scia della distribuzione degli assegni approvati con il pacchetto fiscale di fine anno e con la chiusura delle tensioni politiche collegate alle elezioni presidenziali.