Seguci su twitter

Categorie

29 Gennaio 2020 – nota economica giornaliera

STATI UNITI
– Gli ordini di beni durevoli di dicembre sono deludenti e, insieme ai dati delle consegne, puntano a una nuova correzione degli investimenti fissi non residenziali nel 4° trimestre. Gli ordini di beni durevoli aumentano di 2,4% m/m grazie a un massiccio incremento degli ordini della difesa (+90,2% m/m), spinto da una variazione di 168,3% m/m per la componente aeronautica, che segue un ampio calo a novembre. Gli ordini al netto della difesa sono invece in calo di -2,5% m/m, sulla scia del crollo dell’aeronautica civile di -75% m/m guidato dai problemi del 737 MAX di Boeing. Gli ordini al netto di difesa e trasporti correggono marginalmente (-0,1% m/m), dopo -0,4% m/m. Per i beni capitali al netto di difesa e aerei si registrano contrazioni di -0,9% m/m per gli ordini e di -0,4% m/m per le consegne, con segnali di probabile ulteriore contrazione degli investimenti fissi non residenziali nel 4° trimestre e di entrata debole nel 1° trimestre, che sarà ulteriormente frenata dagli effetti del blocco della produzione del 737 MAX da parte di Boeing. Le indagini del manifatturiero danno qualche indicazione incoraggiante per la spesa in conto capitale su un orizzonte a 6 mesi, ma i primi due trimestri del 2020 manterranno il manifatturiero in territorio ampiamente recessivo.
La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a gennaio aumenta a 131,2 da 128,2 (rivisto verso l’alto) di dicembre. L’incremento è spinto da un balzo dell’indice delle condizioni correnti a 175,3 da 170,5. Anche le aspettative sono in rialzo, a 102,5 da 100 di dicembre. La direttrice dell’indagine sottolinea che il miglioramento della fiducia è da ascrivere principalmente a un maggiore ottimismo riguardo alle condizioni correnti e attese del mercato del lavoro. Gli indici di valutazione del mercato del lavoro sono in miglioramento diffuso.

 

COMMENTI:

STATI UNITI
– Il Congressional Budget Office (CBO) ha pubblicato l’aggiornamento dello scenario economico e di budget per il decennio 2020-30, che prevede deficit in media di 1,3 tln all’anno, pari a 4,8% del PIL. Alla fine del periodo previsivo, il deficit/PIL è previsto a 5,4%, pur senza includere fasi recessive nello scenario. Negli ultimi 50 anni, la media deficit/PIL è stata del 3%. La dinamica del deficit è spinta principalmente dalla continua crescita della spesa sia primaria sia per interessi, pur incorporando una revisione verso il basso del sentiero dei tassi.
Inoltre, il CBO rileva che il deficit potrebbe essere più ampio nel caso in cui le misure temporanee adottate con la riforma tributaria venissero estese: con lo scenario a legislazione invariata, la media delle entrate/PIL passa dal 18% attuale a 23,4%. In caso di estensione dei tagli delle imposte alle famiglie, il deficit si sposterebbe verso l’alto. Nello scenario a legislazione vigente, il debito/PIL toccherebbe il 98,3% nel 2030 e non si stabilizzerebbe mai nel più lungo periodo analizzato (fino al 2050).
– L’evoluzione del processo di impeachment di Trump ha incontrato un ostacolo inatteso dai repubblicani e potrebbe durare più a lungo del previsto. La diffusione di parte del contenuto del libro di Bolton, che riguarda anche la questione Ucraina, ha indebolito la posizione dei repubblicani sull’opportunità di sentire nuovi testimoni e raccogliere ulteriori informazioni. Al momento, secondo il presidente del Senato Mc Connell, non ci sono i voti necessari per bloccare la richiesta di sentire altri testimoni. I repubblicani “dissidenti” sono Collins e Romney, oltre probabilmente a Murkowski e Alexander. Con 4 voti in transito verso la richiesta democratica di ascoltare nuovi testimoni, la posizione repubblicana, guidata dalle indicazioni del team legale di Trump, verrebbe sconfitta. Nei prossimi giorni ci sarà il dibattito su specifiche domande dei senatori, e venerdì il Senato dovrebbe votare sulle regole del processo, inclusa la raccolta di nuove informazioni attraverso documenti e testimoni. Nel caso in cui si votasse a favore di nuove informazioni, il processo si prolungherebbe in modo imprevedibile. Da un lato, la Casa Bianca probabilmente impugnerebbe il mandato di comparizione per Bolton e altri testimoni richiesti dai democratici (fra cui forse Mulvaney). Dall’altro, potrebbe esserci la richiesta di ascoltare i Biden (padre e figlio). I tempi si potrebbero quindi accavallare con le primarie democratiche e rendere ancora più incerta l’evoluzione della campagna elettorale per le presidenziali.
– La riunione del FOMC dovrebbe concludersi con un voto unanime a favore del mantenimento dell’obiettivo per il tasso dei fed funds fra 1,5-1,75%, con indicazioni, sia nel comunicato sia nella conferenza stampa di Powell, di proseguimento della fase di pausa.
Il giudizio sullo scenario macroeconomico dovrebbe essere poco variato rispetto a dicembre e in linea con la previsione di crescita moderata e di inflazione intorno al 2%. La valutazione dei rischi dovrebbe rimanere orientata verso il basso, anche se verrà rilevato il contenimento dell’incertezza determinato dalla sigla dell’accordo USA-Cina per la fase 1. In questa fase di pausa per il tasso di policy, il dibattito nel Comitato si concentrerà sulla gestione della liquidità e sugli altri strumenti, in particolare bilancio e tasso sulle riserve in eccesso, mentre proseguirà il dibattito sulla definizione dell’obiettivo di inflazione.
Il Comitato potrebbe segnalare un futuro ridimensionamento degli acquisti mensili di T-bill nei prossimi mesi e aprire implicitamente la strada a una svolta strutturale della politica del bilancio nella seconda metà del 2020.
Il Comitato potrebbe anche discutere la possibile adozione di un tetto ai rendimenti dei titoli in portafoglio, in linea con una proposta formulata in autunno da L. Brainard.
Secondo Brainard, in caso di avvicinamento al limite dello zero per i tassi a breve, la Fed potrebbe adottare un obiettivo sui rendimenti di titoli acquistati, idealmente sul tratto breve della curva, in modo da avere anche un meccanismo di chiusura automatica del programma, che avverrebbe con la scadenza dei titoli stessi. Con questo strumento la banca centrale potrebbe anche minimizzare l’aumento della dimensione del bilancio, come avvenuto per la BoJ in questi anni. La descrizione degli strumenti potrebbe non emergere dalla conferenza stampa di Powell, ma essere poi riportata dai verbali fra tre settimane.
L’aggiornamento della nota sugli obiettivi di più lungo termine non verrà pubblicato a gennaio, come di consueto, ma è rinviato più avanti nell’anno, quando “la revisione della strategia di politica monetaria, degli strumenti e delle pratiche di comunicazione” sarà vicina alla conclusione, probabilmente intorno a metà 2020. Quindi la discussione sull’obiettivo di inflazione e sul sentiero del bilancio continuerà alle prossime riunioni senza indicazioni precise nel breve termine.
In conclusione, il messaggio del FOMC a questa riunione dovrebbe mantenersi cautamente positivo sullo scenario e in linea con una pausa sui tassi per gran parte dell’anno, mentre si valutano le informazioni in arrivo.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha continuato a rafforzarsi favorito dalla modalità risk-off in cui si trova il mercato, ma ha ritracciato in chiusura di giornata. Dai dati sono giunte indicazioni di tenore misto, con gli ordini di beni durevoli deboli ma la fiducia dei consumatori molto positiva. L’appuntamento odierno sarà il FOMC di questa sera, che lascerà i Fed Funds invariati, confermando la fase di pausa sui tassi e mantenendo una valutazione moderatamente positiva dell’economia USA, con rischi però verso il basso. Tra i temi affrontati vi sarà quello della gestione della liquidità mentre procederà il dibattito sulla strategia e sugli strumenti di politica monetaria. Per l’impatto immediato sul dollaro potrà rilevare la valutazione degli sviluppi recenti, anche con riferimento alla firma dell’accordo USA-Cina, che dovrebbe essere positiva. A meno di novità di rilievo tuttavia la reazione del biglietto verde potrebbe essere modesta, essendo il mercato maggiormente reattivo alla performance effettiva dell’economia USA in una fase di stabilità dei tassi. Tendenzialmente il dollaro dovrebbe quindi stabilizzarsi.

EUR – L’euro ha continuato a scendere, in un calo spiegato in parte dal generalizzato rafforzamento del dollaro e in parte da fattori tecnici. Il cambio ha rotto infatti il supporto chiave di 1,1000 EUR/USD (minimo a 1,0996), rientrando pienamente all’interno del fronte ribassista. Tecnicamente l’area di supporto principale ora si sposta a 1,0900-1,0890 EUR/USD. L’esito del FOMC non dovrebbe contribuire ad accelerare il trend ribassista dell’euro, stante la valutazione Fed di rischi verso il basso. Più rilevanti potrebbero essere i dati area euro che, come detto già altre volte, fintantoché forniscono solo indicazioni di stabilizzazione piuttosto che di effettivo miglioramento lasciano la moneta unica priva di spunti di forza propria. Ultimamente infatti, come per buona parte dello scorso anno, il cambio si è indebolito in concomitanza con un flattening della curva euro.

GBP – La sterlina si è indebolita ancora sia contro dollaro da 1,30 a 1,29 GBP/USD sia contro euro approfondendo il calo in area 0,84 EUR/GBP a causa dell’incertezza sull’esito della riunione BoE di domani e sui negoziati post-Brexit con l’UE. I dati inoltre non hanno aiutato: l’indagine CBI sul settore distributivo ha deluso mostrando una stabilizzazione contro attese di miglioramento. In attesa della riunione BoE di domani oggi dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi, restando comunque – probabilmente – ancora sulla difensiva.

JPY – Lo yen è rimasto supportato sia contro dollaro in area 108-109 USDJPY sia contro euro in area 119-120 EUR/JPY, ancora sull’accresciuta risk aversion dovuta alle preoccupazioni per il virus cinese. Questa sera la valuta nipponica risponderà comunque anche all’esito del FOMC, che non dovrebbe però modificare i range in atto, a meno di sorprese.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Il 2020 dovrebbe iniziare con una ripresa della fiducia di famiglie e imprese, sulla scia della tendenza già vista nell’ultimo scorcio del 2019. In particolare, è atteso migliorare il morale delle aziende manifatturiere (stimiamo a 100 da 99,1 precedente), sulla scia della schiarita sul fronte delle guerre tariffarie. La salita dell’indice composito di fiducia delle imprese potrebbe essere più modesta, a 101 da 100,7 di dicembre. Poco variato dovrebbe risultare il morale dei consumatori, a 110,9 dopo il balzo a 110,8 visto il mese scorso.

FRANCIA – L’indice di fiducia dei consumatori a gennaio è visto in calo a 100 da 102 di dicembre. Le tensioni sociali innescate dalla riforma delle pensioni continuano ad agitare vaste fasce della popolazione, il cui morale è visto in peggioramento nella prima parte dell’anno. La propensione agli acquisti ha ripreso a calare a fine 2019.

STATI UNITI – Il deficit della bilancia commerciale dei beni (prel.) a dicembre è previsto in allargamento a -64,4 mld (da -63,2 mld di novembre), con una ripresa delle importazioni dopo una notevole debolezza a novembre causata dalla volatilità collegata alle aspettative sui dazi con la Cina. Il canale estero dovrebbe dare un contributo ampiamente positivo alla crescita del PIL nel 4° trimestre.