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29 Aprile 2021 – nota economica giornaliera

FRANCIA – L’indice INSEE di fiducia delle famiglie è risultato stabile a 94 punti in aprile.
L’indicazione circa le condizioni generali dell’economia, per i precedenti ed i successivi 12 mesi, è risultata invariata, conseguenza del permanere di ampie misure restrittive, appena sotto quanto registrato ad aprile 2020.
Le intenzioni relative a consumi e risparmi futuri sono risultate entrambe in crescita di 2 punti.
L’indice sui timori occupazionali delle famiglie è calato di 1 punto, rimanendo su livelli storicamente molto elevati.
In crescita infine, per il secondo mese consecutivo, le aspettative sull’inflazione.
Per i prossimi mesi ci attendiamo un graduale recupero della fiducia sulla scia di un graduale allentamento delle misure di confinamento.

 

COMMENTI:

ITALIA – Dopo il via libera del Parlamento e della conferenza unificata di regioni ed enti locali, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sarà approvato definitivamente oggi in Consiglio dei Ministri, al fine di rispettare la scadenza dell’invio a Bruxelles entro domani.
Il CdM odierno dovrebbe licenziare anche il decreto sul “fondo complementare” per gli investimenti fuori dal raggio d’azione di Next Generation Eu, atteso valere 70 miliardi con orizzonte al 2033.
È probabile viceversa che il decreto sulla governance del PNRR possa essere rimandato alla prossima settimana, quando dovrebbe essere calendarizzato anche il Decreto “Sostegni bis.

BCE – Nel Q&A pubblicato sul sito BCE, Isabel Schnabel ha detto che i volumi del PEPP variano in base alle condizioni di mercato, e che i volumi di acquisti netti a inizio aprile sono stati negativamente influenzati dalle festività e dalle scadenze di portafoglio.
Schnabel ha anche aperto alla possibilità di correzioni al moltiplicatore che determina la quota di riserve esentata dai tassi negativi, qualora “dovessimo osservare i rischi per la trasmissione monetaria attraverso le banche derivanti dall’aumento della liquidità in eccesso”.

FINLANDIA – La coalizione di governo ha raggiunto faticosamente un accordo sul budget, che potrebbe anche facilitare ora la ratifica della decisione UE sulle risorse proprie, cruciale per l’avvio di NGEU.
La commissione costituzionale del parlamento ha deciso che il voto dovrà essere a maggioranza qualificata dei due terzi.
Uno dei partiti di opposizione, il Partito della Coalizione Nazionale, ha prospettato la propria astensione per evitare una crisi all’Europa; se i partiti di governo saranno compatti, ciò dovrebbe essere sufficiente alla ratifica. Diversi altri paesi devono ancora completare la ratifica.

STATI UNITI – L’American Families Plan (AFP), presentato ieri da Biden in Congresso, prevede misure per 1,8 tln di dollari (9% del PIL), suddivise in circa 1 tln di maggiori spese e 800 mld in crediti di imposta ed è un complemento all’American Jobs Plan, presentato il mese scorso e mirato a sostenere investimenti in infrastrutture e in capitale umano.
La componente di spesa è distribuita su 10 anni e concentrata sull’istruzione e la cura dei figli (asilo, università, sostegno a istituzioni che servono in prevalenza minoranze, finanziamento di periodi di congedi e malattia).
Dal lato del finanziamento, le misure riguardano imposte sul reddito disegnate in modo da non aumentare il carico fiscale delle famiglie con reddito inferiore a 400 mila dollari e distribuite su 10 anni, con l’obiettivo di “premiare il lavoro, non la ricchezza”.
La copertura delle uscite e dei maggiori crediti di imposta sarebbe solo parziale, con maggiori entrate per 1,5 tln, ottenute attraverso incrementi dell’imposizione sulle fasce elevate di reddito, fra cui: un rialzo dell’aliquota massima sul reddito delle persone fisiche a 39,6% da 37%, con un ritorno al livello precedente la riforma di Trump, applicabile allo 0,1% della distribuzione del reddito; l’eliminazione di agevolazioni fiscali per le famiglie con reddito annuo superiore a 1 mln (pari allo 0,3% delle famiglie), che sarebbero soggette all’aliquota massima di 39,6% su tutte le loro fonti di reddito, sia da lavoro sia da capitale.
I capital gains per la fascia alta della distribuzione sarebbero tassati a un’aliquota complessiva di 43,4%, includendo la nuova aliquota massima del 39,6% (dal 20% fisso previsto dalla riforma di Trump), e la sovrattassa del 3,8% introdotta da Obama per i redditi elevati.
L’effetto netto sul deficit in 10 anni sarebbe pari a 300 mld, cioè 30 mld all’anno, circa 0,14% del PIL.
Le misure di finanziamento delle uscite, concentrate sulla parte alta della distribuzione del reddito, dovrebbero avere effetti modesti sulla spesa in una fase ciclica vicina al pieno impiego come sarà il caso dal 2022 in poi.
Sommando gli effetti netti dell’AFP e dell’American Jobs Plan, con misure complessive per circa 4 tln, la spinta alla crescita annua sarebbe marginale quest’anno e nell’ordine di circa 0,6pp all’anno in media nel 2022-2023.
I dettagli e l’iter dell’AFP e dell’AJP sono ancora da definire, attraverso negoziati all’interno del partito democratico.
La dimensione complessiva dei programmi potrebbe essere parzialmente ridimensionata per poter garantire i voti dei senatori democratici moderati e utilizzare la procedura di reconciliation entro luglio.
FOMC: ci vorrà ancora del tempo prima di parlare di tapering.
La riunione del FOMC si è conclusa senza modifiche alla politica monetaria, come atteso, e con un messaggio dovish riguardo ai tempi delle svolte per gli acquisti e per i tassi.
Il comunicato ripete l’impegno a supportare l’economia con tutti gli strumenti disponibili.
Le uniche modifiche riguardano i paragrafi relativi alla valutazione congiunturale, in cui si afferma che “con il progresso delle vaccinazioni e forte supporto di policyattività e occupazione si sono rinforzati, mentre nei settori più colpiti dalla pandemia, ancora deboli, si registra miglioramento.
Per l’inflazione, si rileva un aumento “che riflette fattori transitori”.
Si ribadisce che il sentiero dell’economia dipenderà dall’evoluzione del virus, che continua a pesare e a causare rischi per lo scenario.
La forward guidance è invariata, con la richiesta di “sostanziali ulteriori progressi” verso gli obiettivi prima di modificare gli acquisti e di raggiungimento di un’inflazione in media al 2% per la svolta sui tassi.
Nella conferenza stampa, Powell ha riconosciuto che la ripresa è stata più veloce di quanto atteso, ma ha sottolineato che rimane “disomogenea e lontana dall’essere completa”.
Ciononostante, secondo Powellnon è ancora il momento” di discutere modifiche al programma di acquisti.
Il presidente ha confermato il messaggio della precedente conferenza stampa, secondo cui il progresso verso gli obiettivi viene valutato partendo da una base fissata a inizio anno: “l’attività economica e l’occupazione hanno appena registrato miglioramenti di recente dopo aver rallentato in inverno (…) e ci vorrà un certo tempo prima che vediamo sostanziale ulteriore progresso”.
In particolare, ci vorranno altri rapporti sul mercato del lavoro come quello di marzo: Powell però volutamente non ha dato maggiori informazioni sulla definizione di “sostanziale ulteriore progresso, che però potrebbero venire a giugno, quando la Fed avrà altri due mesi di informazioni.
Sull’inflazione, Powell ha ribadito che “gli effetti base scompariranno nel giro di qualche mese”.
Per quanto riguarda gli aggiustamenti dei prezzi di fronte all’aumento di domanda di beni e servizi e ai colli di bottiglia all’offerta, Powell ha segnalato nuovamente che saranno con ogni probabilità modifiche ai livelli dei prezzi, senza effetti permanenti sull’inflazione.
Secondo il Comitato, questi fenomeni “non richiedono un cambiamento della politica monetaria, dato che sono temporanei e si prevede che si risolvano da sé”.
Nella discussione sui colli di bottiglia, Powell ha riconosciuto che in alcuni casi potrebbero richiedere anche un anno per risolversi e per quanto concerne la difficoltà a reperire manodopera, ha sottolineato che il mercato del lavoro non è sotto pressione dato che i salari non tanno accelerando.
Questa considerazione non è particolarmente convincente, dato che i salari in questo periodo sono frenati dal rientro degli occupati nei servizi, con salari al di sotto della media.
In ogni caso, il messaggio rimane invariato: la Fed vuole “vedere attraverso” un periodo di inflazione elevata e superiore al 2% perché lo considera transitorio. Il punto cruciale sarà l’ancoraggio delle aspettative.
In conclusione, il FOMC mantiene invariato il segnale di stabilità della politica monetaria anche di fronte all’accelerazione di crescita e occupazione più robusta del previsto e di rialzo dell’inflazione.
Le condizioni per iniziare a parlare di tapering restano il controllo della pandemia e il “sostanziale ulteriore progresso” verso gli obiettivi, dopo lo stallo visto a inizio anno.
Riteniamo che a giugno potrebbe esserci qualche indicazione riguardo ai requisiti della dinamica occupazionale per essere definita “sostanziale”.
Alla luce delle previsioni di crescita e occupazione per i due trimestri centrali dell’anno, manteniamo la previsione che dopo l’estate il FOMC possa preparare il terreno per un tapering da attuare nel 2022.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è sceso sull’esito del FOMC, insieme ai rendimenti.
La Fed infatti, pur riconoscendo i progressi recenti, ha ribadito che non vi sono ancora le condizioni per parlare di svolta normalizzatrice, dati i rischi che tuttora permangono a causa del quadro pandemico.
L’effetto negativo sul dollaro dell’approccio della Fed potrebbe perdurare nel breve, ma al passar del tempo, se lo scenario si evolverà positivamente, il progressivo avvicinarsi della svolta dovrebbe favorire una rimonta del biglietto verde.
Cruciali saranno quindi i dati, a partire dal PIL in uscita oggi, atteso in ampia accelerazione.

EURL’euro è salito sull’esito del FOMC passando da un minimo di 1,2054 a un massimo di 1,2149 EUR/USD.
L’upside dovrebbe tuttavia restare limitato (prima fascia di resistenze in area 1,21) fintantoché la performance dell’economia USA rimane nettamente migliore di quella dell’area.
Il contrasto sfavorevole dovrebbe essere particolarmente evidente con i dati di PIL in uscita tra oggi (USA) e domani (area euro), che forniranno anche un’occasione per testare l’effettiva forza dell’euro.

GBPAnche la sterlina è salita contro dollaro sull’esito del FOMC da 1,38 a 1,39 GBP/USD, ma questa volta non più dell’euro, rispetto al quale anzi nel complesso è scesa marginalmente ieri mantenendosi comunque in range tra 0,86 e 0,87 EUR/GBP.
Sui livelli attuali, soprattutto contro dollaro, sono necessarie reali conferme positive dall’economia domestica affinché la sterlina possa accelerare al rialzo.
E in questi giorni potrebbe fare da freno l’attesa per la riunione BoE che si terrà fra una settimana esatta.

JPYAnche lo yen è salito contro dollaro sull’esito del FOMC, da 109 a 108 USD/JPY, mentre è sceso contro euro, almeno come reazione di impatto, per via della maggior salita dell’EUR/USD, restando comunque in area 131 EUR/JPY.
L’upside contro dollaro rimane in ogni caso compresso, anche a causa della fragilità della ripresa giapponese, rendendo lo yen più cedevole contro euro nelle fasi di salita dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – L’indice ESI di fiducia economica elaborato dalla Commissione Europea è atteso in crescita ad aprile, da 101 a 101,5 punti, nonostante le pesanti misure di contenimento introdotte in alcuni Paesi dell’area.
Anche l’indice per l’industria è atteso in lieve aumento, a 2,2 punti da 2 precedente, mentre i servizi dovrebbero rimanere pressoché invariati (-9,2punti).
Il dato finale sull’indice di fiducia dei consumatori dovrebbe confermare la stima preliminare di -8,1 punti.

GERMANIA
 – La stima flash dai Länder dovrebbe indicare che ad aprile i prezzi al consumo sono cresciuti di quattro decimi sia sull’indice domestico, sia sull’armonizzato.
Di riflesso l’inflazione è attesa stabile su entrambe le misure (all’1,7% a/a sull’indice nazionale e al 2,0% a/a su quello armonizzato).
I prezzi dovrebbero risalire bruscamente a partire dal 2° semestre.
– Il tasso di disoccupazione dovrebbe aumentare a 6,1% in aprile, dal 6% del mese precedente. L’occupazione dovrebbe aver toccato il minimo nel 1°trimestre, ma i posti di lavoro persi con la crisi pandemica saranno recuperati soltanto nel 2°trimestre 2022.
A causa della ripresa della partecipazione, il tasso di disoccupazione potrebbe calare sotto i livelli pre-crisi più avanti, a inizio 2023.

STATI UNITI – La stima advance del PIL del 1° trimestre dovrebbe registrare una netta riaccelerazione dopo la relativa debolezza di fine 2020, segnando una variazione di 6,5%t/t ann., dopo 4,3%t/t ann.
Il risultato positivo è da attribuire interamente alla domanda domestica finale.
Infatti, i contributi di scorte e canale estero dovrebbero essere entrambi negativi, a -0,6 e -0,9pp, rispettivamente.
Tutte le voci della domanda domestica finale, consumi, investimenti fissi, spesa pubblica, dovrebbero essere in crescita solida.
Nei due trimestri successivi la crescita del PIL dovrebbe accelerare ancora su ritmi a due cifre grazie a un ulteriore boom dei consumi e a una ripresa dell’accumulo di scorte.