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28 Settembre 2023 – nota economica giornaliera

FRANCIA – La fiducia dei consumatori è calata di due punti a 83 a settembre, lasciando l’indice ben al di sotto della media di lungo periodo.
L’indagine riporta un ulteriore deterioramento delle aspettative che erano già scese in agosto ed un incremento delle preoccupazioni per la disoccupazione.
Anche le valutazioni sull’inflazione, corrente ed attesa, sembrano aver smesso di scendere complici i recenti rincari dei prezzi del carburante in un contesto in cui le misure proposte dal Governo appaiono poco risolutive.
In sintesi, i consumatori francesi (come quelli tedeschi) restano piuttosto cauti segnalando che nei prossimi mesi il recupero dei redditi disponibili potrebbe tradursi in un aumento dei risparmi più che in una ripartenza delle spese.

AREA EURO – Ieri il ritmo di contrazione dell’aggregato monetario M3 ha accelerato al ribasso ad agosto, a -1,3% a/a da un precedente -0,4%, un nuovo minimo storico.
L’analisi delle controparti mostra un deciso rallentamento del credito al settore privato (0,6% da 1,6%) più marcato per i prestiti alle imprese (0,6% da 2,2%) che per quelli ai nuclei famigliari (1% da 1,3%).
I dati confermano come la restrizione monetaria si sta progressivamente trasferendo all’economia reale con un punto di minimo che verrà raggiunto verosimilmente a fine 2023.

STATI UNITI – Ieri gli ordini di beni durevoli ad agosto hanno sorpreso al rialzo, registrando una crescita dello 0,2% m/m dopo l’ampio calo di -5,2% di luglio, spinti principalmente dall’ampio incremento dell’aereonautica militare (+19,2% m/m) che ha più che compensato il secondo crollo consecutivo di quella civile (-15,9% m/m).
Al netto dei trasporti (che hanno registrato una lieve flessione pari al -0,2% m/m), le commesse sono in rialzo di 0,4% m/m, sostenute da macchinari e prodotti metallici, mentre i beni capitali non destinati alla difesa sono rimbalzati di 0,9% m/m da -0,4%, probabilmente non abbastanza per mantenere il ritmo di crescita degli investimenti in attrezzature visto nel secondo trimestre (7,7% t/t ann.).

 

COMMENTI:                                                                     

ITALIA – La NADEF approvata ieri dal Consiglio dei Ministri vede una revisione al ribasso delle stime di crescita del PIL, a 0,8% da 1% precedente sul 2023 e a 1% (nel quadro tendenziale) da 1,5% di aprile sul 2024. Il deficit 2023 è rivisto a 5,3% da 4,5% del DEF (per effetto della contabilizzazione del Superbonus, che pesa per oltre 20 miliardi ovvero circa un punto di PIL in più di quanto previsto ad aprile), mentre il disavanzo tendenziale per il 2024 è rivisto a sorpresa al ribasso a 3,6% dal 3,7% atteso sei mesi fa.
La manovra che il governo intende approvare per il 2024 è espansiva per sette decimi di PIL (oltre 14 miliardi), il che porta il deficit programmatico per l’anno prossimo a 4,3% (nell’ipotesi che la crescita del PIL salga, per effetto della Legge di Bilancio, all’1,2% programmatico).
Le misure contenute in manovra (che dovrebbe valere poco più di 20 miliardi) saranno le seguenti: conferma del taglio al cuneo fiscale, prima fase della riforma fiscale, sostegno alle famiglie e alla genitorialità e rinnovi contrattuali nel pubblico impiego (oltre al rifinanziamento delle politiche invariate).
Tra le coperture, il ministro dell’Economia ha indicato 2 miliardi derivanti da tagli di spesa.
Il rapporto deficit/PIL è atteso poi calare al 3,6% nel 2025 e al 2,9% nel 2026 (da 3% e 2,6%, rispettivamente, attesi in precedenza).
Il rapporto debito/PIL per il 2024 è visto al 140,1%, in calo di appena un decimo rispetto a quest’anno; anche la discesa prevista per gli anni prossimi è limitata (obiettivo: 139,6% nel 2026), e poggia sull’obiettivo di privatizzazioni per l’1% del PIL.
Secondo il governo, il quadro programmatico è in linea con la Raccomandazione del Consiglio europeo e con quello che si ritiene sarà il futuro assetto delle regole di bilancio dell’Unione Europea.

FRANCIA – Il Governo ha presentato i dettagli del Budget 2024: come anticipato le stime di crescita del PIL sono state lasciate invariate all’1% nel 2023 e tagliate di due decimi a 1,4% sul 2024.
Il deficit dovrebbe quindi passare dal 4,9% del PIL previsto per quest’anno al 4,4% del prossimo mentre il debito pubblico è visto stabile al 109,7% nel biennio 2023-24.
Il focus, più che sui numeri che abbiamo già valutato come ottimistici, sarà sull’effettiva capacità dell’esecutivo di ottenere l’approvazione del parlamento.

SPAGNA – Come ampiamente scontato, il voto di fiducia chiesto dal leader del PP Feijóo per la formazione del governo non ha raggiunto la maggioranza.
Il prossimo voto si terrà venerdì, a maggioranza semplice, ma probabilmente anch’esso fallirà.
Sarà poi il turno del presidente uscente Sánchez di tentare di raggiungere una maggioranza che sostenga un esecutivo.
Il supporto potrebbe arrivare dagli indipendentisti catalani di Junts che avanzano però richieste di difficile accoglimento.
Anche nel caso un governo a guida socialista fosse formato tra due mesi il rischio che si dimostri instabile è particolarmente elevato.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è salito ancora aggiornando di nuovo i massimi, aiutato anche da dati sugli ordini di beni durevoli risultati ieri migliori del previsto.
Oggi sta leggermente ritracciando, una reazione perlopiù tecnica dopo l’ampia ascesa recente, ma nel complesso rimane supportato finché non viene meno l’ipotesi che la Fed potrebbe alzare ancora i tassi.
Da seguire oggi saranno i dati sui sussidi di disoccupazione, da quali si attendono segnali di indebolimento, e un discorso di Powell (Fed).

EURL’euro di converso è sceso ancora ieri da 1,05 a 1,04 EUR/USD andando a sfiorare qui i minimi d’inizio anno, principalmente sulla forza del dollaro ma anche sui segnali di debolezza dell’area euro che emergono dai dati.
Oggi un test saranno i dati di inflazione in Germania, attesi in ampio calo, il che potrebbe ridurre ulteriormente le probabilità attese di mercato – già basse – di un altro rialzo BCE indebolendo ulteriormente l’euro.

GBPAnche la sterlina è scesa ancora contro dollaro ieri ma limitatamente, mantenendosi comunque in area 1,21 GBP/USD.
La forza generalizzata del dollaro è arginata in parte dal mantenersi di una discreta probabilità attesa di mercato di un rialzo dei tassi BoE nel breve (68% entro fine anno).
Infatti, la sterlina è in recupero contro euro da 0,87 a 0,86 EUR/GBP

JPYAnche lo yen è sceso ancora contro dollaro da 148 a 149 USD/JPY ieri sulla generalizzata forza del dollaro.
Il ministro delle finanze Suzuki ha ribadito che in caso di eccessiva volatilità verrà presa in considerazione qualsiasi opzione.
Il rischio di intervento valutario in prossimità delle soglie di intervento dell’anno sorso a 150-151 USD/JPY aumenta.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi le indagini Istat dovrebbero mostrare un nuovo calo della fiducia di consumatori e imprese a settembre, anche per effetto del nuovo rialzo dei tassi da parte della BCE.
Il morale delle famiglie è visto a 106,2 da 106,5 di agosto, quello delle aziende manifatturiere potrebbe vedere una flessione più significativa, a 97 da 97,8 precedente.
L’indice composito IESI di fiducia delle imprese dovrebbe vedere anch’esso un calo, a 106,2 dal 106,8 del mese scorso.

AREA EURO – In Eurozona le indagini di fiducia della Commissione Europea di settembre confermeranno il quadro di rallentamento del ciclo nella parte finale dell’anno: vediamo l’indice composito ESI correggere a 93 da un precedente 93,3.

GERMANIA – In dati dai Länder dovrebbero mostrare un significativo rallentamento dell’inflazione a settembre, a 4,5% da 6,1% sulla misura nazionale e al 4,3% dal 6,4% sull’indice armonizzato.
Il calo sarebbe imputabile a effetti base sia sulla componente core (al netto di alimentari ed energia), attesa a 4,7% da 5,5% precedente, che sull’energia.
Nel mese i prezzi sono visti in aumento di +0,3% m/m sul CPI e di +0,1% m/m sull’IPCA.
L’inflazione media annua dovrebbe passare dal 6,1% di quest’anno al 2,9% nel 2024 (sull’IPCA).

STATI UNITI – Oggi la stima finale del PIL del 2° trimestre dovrebbe confermare la variazione di 2,1% t/t ann., in accelerazione rispetto al 2% t/t del trimestre precedente grazie principalmente alla spinta degli investimenti fissi non residenziali (6,1% t/t ann.) e dei consumi delle famiglie (1,7% t/t ann.).