Seguci su twitter

Categorie

28 Ottobre 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri la fiducia sia delle famiglie che delle imprese è scesa ulteriormente a ottobre, mostrando come l’impatto della crisi energetica stia diventando più tangibile ed evidenziando crescenti rischi al ribasso per l’attività economica nei prossimi mesi.
Il morale dei consumatori è calato più delle attese, a 90,1 da 94,8 di settembre, raggiungendo un nuovo minimo da maggio 2013, con l’inflazione percepita dalle famiglie che ha toccato un nuovo massimo storico.
Anche l’indice composito Istat del clima di fiducia delle imprese è sceso a ottobre, per il quarto mese consecutivo, a 104,5 da 105,1 precedente, toccando il livello più basso in un anno e mezzo.
Il morale nei servizi ha mostrato un rimbalzo (sia pure marginale) dopo il crollo del mese precedente, la fiducia nelle costruzioni ha subito una correzione dopo la crescita a sorpresa di settembre, e il clima nel commercio al dettaglio è sceso per il secondo mese.
Anche nel settore manifatturiero la fiducia delle imprese è scesa per il quarto mese consecutivo, a 100,4 dopo il 101,2 del mese precedente.
Si tratta di un nuovo minimo da gennaio dello scorso anno.

FRANCIA – Stamane il dato sulle spese per consumi ha registrato un incremento di 1,2% m/m a settembre, ma il trimestre estivo si chiude con un calo di -0,5% rispetto ai mesi primaverili.

STATI UNITI
 – Ieri, la stima advance del PIL del 3° trimestre ha mostrato un rimbalzo della crescita dopo due contrazioni consecutive, con una variazione di 2,6% t/t ann. ancora una volta i contributi di scorte e canale estero sono ampi e contrastanti, pari a -0,7 pp e +2,8 pp, rispettivamente.
I consumi rallentano (1,4% t/t ann da 2% t/t ann.), con un’espansione dei servizi e una contrazione dei beni.
Gli investimenti fissi non residenziali riaccelerano con un aumento di 3,7% t/t ann., dopo la stagnazione della primavera, mentre prosegue la caduta libera nel comparto residenziale, con una flessione di -26,4% t/t ann.
La spesa pubblica torna a crescere, dopo cinque trimestri negativi, con un incremento di 2,4% t/t ann.
I dati mostrano che la domanda domestica finale privata si è praticamente fermata (0,1%t/t ann). La previsione è di ulteriore indebolimento di consumi e investimenti fissi nei prossimi trimestri, con l’aspettativa di contrazione a partire dal 2° trimestre 2023.
– Gli ordini di beni durevoli a settembre hanno registrato un incremento di 0,4% m/m, con un forte rialzo dell’aeronautica civile.
Al netto dei trasporti, gli ordini sono calati di -0,5% m/m con segnali di debolezza della domanda.
L’aggregato relativo ai beni capitali al netto di difesa e aerei, in flessione di -0,7% m/m, indica rischi verso il basso per gli investimenti in autunno e rinforza il segnale negativo delle consegne di beni capitali, in calo di -0,5% m/m.

 

COMMENTI:

BCE – Ieri la BCE ha portato il tasso sui depositi (DFR), il tasso sulle MRO (refi) e il tasso MLR rispettivamente a 1,50%, 2,00% e 2,25%.
La mossa, accuratamente preparata, è stata dunque di 75 pb, come già scontavano i mercati.
Riguardo al futuro, il comunicato ripete l’avviso che i tassi saranno alzati ancora alle prossime riunioni, e che la dimensione della mossa dipenderà dall’evoluzione del quadro macroeconomico.
Ugualmente attesa, dopo le indiscrezioni mirate fatte circolare nelle scorse settimane, anche la manovra sulle condizioni TLTRO, finalizzata a rimuovere ogni “deterrente ai rimborsi volontari”.
Dal 23/11, le banche pagheranno il tasso di riferimento vigente, cioè il DFR se il benchmark è stato centrato o il tasso MRO se è stato mancato.
In aggiunta, la BCE ha anche annunciato che la remunerazione della riserva obbligatoria, precedentemente pari al tasso MRO, sarà ora fissata al DFR.
La presidente Lagarde ha poi avvisato che si sta anche avvicinando il momento di annunci sui reinvestimenti APP.
I principi chiave del piano di riduzione dei reinvestimenti saranno discussi il 15 dicembre.
Ci aspettiamo un nuovo rialzo dei tassi di 50pb il 15 dicembre, e quindi ulteriori ritocchi a inizio 2023 per portare il tasso sui depositi a 2,25-2,50% (dipenderà dall’intensità della contrazione che interesserà l’economia dell’eurozona e dall’andamento dell’inflazione).
Il mercato degli OIS ha ridimensionato le proprie aspettative, forse per la lettura molto più negativa delle prospettive economiche che ha dato Lagarde: il tasso terminale è sceso a 2,50-2,75%, e su dicembre viene scontato un rialzo di 50pb, come quello da noi previsto.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Tra ieri e oggi il dollaro è risalito, recuperando parte del calo dei giorni precedenti.
Il recupero è però soprattutto il riflesso del calo dell’euro
(ieri) e dello yen (oggi), post-riunioni BCE e BoJ rispettivamente.
I rendimenti USA infatti mantengono un trend discendente e i dati confermano primi segnali di rallentamento della crescita, meno evidenti dai dati di PIL del 3° trimestre che hanno sorpreso verso l’alto in aggregato ma danno comunque indicazioni di debolezza se si guarda alle componenti, più evidenti invece dagli ordini di beni durevoli.
Questo limita lo spazio di salita del dollaro, riducendo la probabilità che, anche in caso di sviluppi negativi al di fuori degli USA, riesca a salire al di sopra dei massimi recenti.
Indicazioni importanti in merito arriveranno comunque dall’atteso FOMC della prossima settimana (mercoledì).

EURL’euro ha corretto sull’esito della riunione BCE, scendendo da 1,00 a 0,99 EUR/USD.
Nonostante i tassi siano saliti come da attese, di 75 pb a 2,00%, la banca centrale ha riportato un deterioramento del quadro di crescita dell’area atteso protrarsi fino al 1° trimestre dell’anno prossimo, fermi restando invece i rischi verso l’alto per l’inflazione.
Anche se i rialzi dei tassi proseguiranno, è dunque probabile che la dimensione degli incrementi si riduca (a 50 pb) già alla prossima riunione di dicembre.
Il mercato ha ridimensionato le aspettative sui tassi e i rendimenti euro sono scesi (più di quelli USA), favorendo un ri-allargamento dei differenziali.
E stamani, uno degli esponenti della BCE, Simkus (banca centrale lituana), ha dichiarato che sta aumentano il rischio di una recessione nell’area, mentre le previsioni di inflazione potrebbero essere riviste di nuovo al rialzo.
I dati di questa mattina, PIL e inflazione dei principali Paesi dell’area nonché indici di fiducia aggregati, confermano nel complesso tale scenario, seppure con indicazioni non del tutto omogenee tra Paesi.
Poiché il deterioramento del quadro diventerà più evidente nel 4° trimestre, l’euro dovrebbe indebolirsi ulteriormente.
Se tuttavia dalla Fed giungeranno indicazioni più chiare di rallentamento nel sentiero dei rialzi dei tassi, il downside del cambio dovrebbe ridursi e potremmo rivedere parzialmente al rialzo i livelli attesi dei punti di minimo.

GBPLa sterlina è scesa leggermente contro dollaro tra ieri e oggi da 1,16 a 1,15 GBP/USD, principalmente come ritracciamento dopo la reazione molto positiva sulla notizia della nomina di R. Sunak a nuovo premier.
Contro euro infatti si è leggermente rafforzata ieri, pur restando in area 0,86 EUR/GBP, mentre è in marginale calo oggi.
Nel breve comunque è probabile si mantengano pressioni ribassiste, sia per l’incertezza in attesa che venga ridefinito il piano fiscale, sia per il deterioramento in atto dello scenario di crescita e inflazione.
Importante sarà in proposito la riunione BoE della prossima settimana (giovedì), non solo per la decisione sui tassi (ci si attende un aumento di entità più ampia, 75 pb, rispetto ai precedenti) ma anche per le previsioni aggiornate di crescita e inflazione contenute nel nuovo MPR.

JPYLo yen è tornato a indebolirsi oggi sia contro dollaro da 145 a 147 USD/JPY sia contro euro (sugli stessi livelli) dopo che la riunione BoJ questa notte si è conclusa come da attese con il mantenimento della strategia massimamente espansiva di policy (tassi negativi e controllo della curva).
Nel breve le pressioni ribassiste potrebbero persistere finché i rendimenti a lunga USA non smetteranno di salire, ma la finestra temporale dovrebbe stringersi sempre più, soprattutto se la Fed darà segnali più chiari di voler rallentare a breve sul sentiero dei rialzi.
Il downside contro dollaro dovrebbe collocarsi entro la fascia 150-152 USD/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– La giornata corrente si presenta ricca di importanti indicatori congiunturali in calendario.
In mattinata verranno diffusi i dati di contabilità nazionale relativi a molti dei principali Paesi nel 3° trimestre.
In Francia, è stato comunicato un incremento di 0,2% t/t, con forte crescita degli investimenti fissi, stagnazione dei consumi e contributo negativo del commercio estero.
Ci aspettiamo una contrazione del PIL di -0,2% t/t in Germania, una crescita dello 0,1% t/t in Belgio ed una stagnazione in Spagna; in tutti i principali Paesi, l’attività economica è attesa in territorio negativo nel trimestre in corso.
– In calendario anche le rilevazioni flash sui prezzi al consumo di ottobre, che dovrebbero mostrare una ulteriore salita dell’inflazione in Germania, al 10,2% da 10% precedente sulla misura nazionale e all’11% dal 10,9% di settembre su quella armonizzata; l’inflazione è vista in rialzo anche in Francia ed in Italia, rispettivamente al 6,4% e al 10,2% sull’indice armonizzato.
– Infine, le indagini della Commissione Europea dovrebbero mostrare un calo dell’indice composito di fiducia economica ESI in ottobre, a 92,5 da un precedente 93,7, al di sotto della media storica per il quarto mese consecutivo.

STATI UNITI
 – Oggi ci sono diversi dati di rilievo in agenda.
Fra le informazioni di settembre, la spesa personale è prevista in aumento di 0,4% m/m, grazie alla crescita dei servizi, ma in termini reali i consumi dovrebbero essere solo marginalmente positivi.
Il reddito personale dovrebbe aumentare di 0,3% m/m, con un ulteriore calo atteso del tasso di risparmio.
Il deflatore dei consumi dovrebbe essere in rialzo di 0,3% m/m per l’indice totale e di 0,5% m/m per quello core, con un contributo ampio dei servizi.
– L’Employment Cost Index nel 3° trimestre dovrebbe segnare un altro ampio incremento, solo modestamente più contenuto rispetto a 1,3% t/t della primavera, confermando il trend verso l’alto delle retribuzioni.
– Infine, la fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a ottobre (finale) è prevista in calo a 58,1 da 59,8 della lettura preliminare, alla luce delle informazioni deboli delle altre indagini del mese.