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28 Gennaio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – A dicembre, entrambi i flussi commerciali da e verso i Paesi extra-Ue sono tornati a calare (export da +3,1% m/m a -4,6%, import da +3,5% a -1,3%).
Al netto dell’energia, che ha visto un incremento congiunturale a due cifre, la flessione di entrambi i flussi sarebbe stata ancor più accentuata (-5% m/m per l’export, -4,8% per l’import).
Su base annua tuttavia, entrambi gli indicatori migliorano e si portano ai massimi post-COVID: le esportazioni da +2% a +3,1%, le importazioni da -5,9% a -3,7%; il recupero è più ampio al netto dell’energia (export +4,3%, import +8,8% a/a).
Dal lato dell’export, spicca la crescita a due cifre verso Cina e MERCOSUR, mentre in calo su base annua troviamo soprattutto Paesi OPEC e Giappone; dal lato dell’import, si nota un progresso superiore al 10% per Cina e Paesi ASEAN, e viceversa un calo a due cifre per Russia, OPEC e Stati Uniti.
Il 2020 si è chiuso con una contrazione dell’export di -9,9% (la più ampia dal 2009), spiegata per oltre 6 punti percentuali da beni strumentali e beni di consumo non durevoli, con una flessione particolarmente ampia verso India, Paesi ASEAN e OPEC; per l’import, l’anno si è chiuso con una caduta di -15,3%, su cui pesa per oltre due terzi il crollo degli acquisti di prodotti energetici.
Nel 2020, l’avanzo commerciale è migliorato a 57 miliardi (dai 52,3 miliardi del 2019).
Nel complesso, il commercio coi Paesi extra-Ue mantiene un trend di ripresa, tutto sommato poco intaccato dalla seconda ondata pandemica.

FRANCIA – L’indice INSEE di fiducia delle famiglie è calato a gennaio, da 95 a 92. L’indice rimane ben al di sotto della sua media storica (100).
L’indagine di gennaio mostra un maggior timore per una risalita della disoccupazione ed un peggioramento degli standard di vita futuri; al contrario, le aspettative di una ripresa dell’inflazione rimangono al di sopra del livello storico.
Nel mese si rileva un miglioramento della capacità di risparmio delle famiglie e un forte aumento delle intenzioni di risparmio.
Sebbene la variazione non sia stata brusca, quello di gennaio potrebbe essere un primo indicatore dell’impatto della terza ondata di COVID-19 sul morale dei consumatori.
I dati di questo mese sulla diffusione dei contagi continuano ad essere allarmanti e non è da escludere un nuovo lockdown generalizzato già nei prossimi giorni.
Il governo è ancora incerto fra tre opzioni: la semplice proroga del coprifuoco attuale, infatti, è ormai giudicata “poco probabile”. Le opzioni allo studio sono:
(1) rafforzare il coprifuoco con un confinamento nel fine settimana e il divieto di spostamento fra le regioni;
(2) un confinamento leggero come a novembre;
(3) un confinamento rigido, con chiusura anche delle scuole.
La decisione, che era attesa già ieri, sembra essere slittata a dopo il weekend, anche se non viene esclusa la convocazione di un nuovo Consiglio di difesa venerdì o sabato.

STATI UNITI – Gli ordini di beni durevoli a dicembre deludono, con una variazione di 0,2% m/m, contro aspettative per un rialzo di 0,9% m/m, dopo una variazione di 1,2% m/m a novembre.
La dinamica mensile degli ordini è frenata dalla componente trasporti (-1% m/m), e in particolare dall’aeronautica e dalla difesa. Gli ordini al netto dei trasporti sono in rialzo di 0,7% m/m, mentre al netto della difesa aumentano di 0,5% m/m.
I dati confermano la forte ripresa nel comparto dei macchinari, dove gli ordini sono in crescita di 2,4% m/m. Gli ordini di beni capitali ex-difesa calano di 2% m/m, ma al netto di difesa e aerei sono in rialzo di 0,6% m/m, dopo 1% m/m di novembre.
Le consegne aumentano di 1,4% m/m, e per i beni capitali al netto di difesa e aerei l’incremento è di 0,5% m/m.
I dati danno indicazioni di aumento solido degli investimenti fissi delle imprese sia nel 4° trimestre 2020 sia nel 1° trimestre 2021.

GIAPPONE – Le vendite al dettaglio a dicembre calano di -0,8% m/m (-0,3% a/a), dopo -2,1% m/m di novembre (+0,6% a/a).
In termini reali, la variazione di dicembre è però positiva e segnala una discreta tenuta dei consumi di beni anche di fronte al peggioramento della pandemia.
I consumi sono stati franti a fine anno dalla ripresa dei contagi e dalla dichiarazione dello stato di emergenza in 4 prefetture, esteso a gennaio a un totale di 11 prefetture.
La crescita nel 1° trimestre dovrebbe tornare in territorio negativo, frenata da un probabile calo dei consumi dovuto principalmente all’attesa contrazione dei consumi.

 

COMMENTI:

ITALIA – Entrano oggi nel vivo le consultazioni del Presidente della Repubblica con i principali gruppi politici in vista del conferimento di un nuovo incarico di governo.
Dopo che ieri si sono recati al Quirinale i Presidenti delle due Camere, sono in calendario stamane gli incontri con le delegazioni del gruppo delle Autonomie e dei gruppi misti di Camera e Senato; nel pomeriggio sarà il turno dei rappresentanti di Liberi e Uguali, di Italia Viva-PSI e del Partito Democratico: sarà importante soprattutto verificare la posizione di Italia Viva, il cui sostegno al nuovo esecutivo potrebbe essere imprescindibile; LeU e PD (come domani il Movimento 5 Stelle) dovrebbero ribadire in maniera chiara il supporto a un “Conte ter”.
Le consultazioni termineranno domani pomeriggio, quando Mattarella incontrerà la delegazione unita della coalizione di Centro-Destra e i gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle.
Se entro domani pomeriggio non emergesse il sussistere di una chiara maggioranza nei due rami del Parlamento, non è da escludere un secondo giro di consultazioni oppure un mandatoesplorativo” a una figura istituzionale come uno dei Presidenti delle Camere.

BCE – In un’intervista, Philip Lane ha detto che le restrizioni sanitarie che attualmente frenano molte parti dell’economia europea potrebbero ritardare la ripresa, ma non pongono un significativo problema di lungo termine.
Lane ha ribadito la previsione che il PIL dell’eurozona ritornerà ai livelli pre-crisi verso la metà del 2022, e che “ci sarà molta ripresa più avanti quest’anno e il prossimo”, in quanto quella pandemica è una recessione di tipo “artificiale”, legata alla sospensione dell’attività, e “quando la sospensione termina, ci può essere una forte ripresa”. Tuttavia, “non tutti i settori si riprenderanno allo stesso modo”.
Per quanto concerne il rischio di insostenibilità del debito privato, secondo Lane la prospettiva di gestirlo è facilitata dal regime di bassi tassi di interesse e dalla dimensione del sostegno fiscale.

GERMANIA – Il governo federale prevede nel 2021 una crescita del PIL del 3%, dopo il -5,0% del 2020, con ritorno ai livelli pre-crisi entro la seconda metà del prossimo anno.
La domanda domestica è prevista in crescita di 3,1% (2020: -4,1% a/a).
L’occupazione registrerebbe una crescita nulla, dopo il -1,1% del 2020.
Il ministro Altmaier ha stimato in 80 miliardi di euro le misure di sostegno messe a disposizione dall’inizio della crisi pandemica e in 23 miliardi le erogazioni per il meccanismo di sostegno occupazionale Kurzarbeit; infine, ha dichiarato che sta continuando l’attuazione del piano di stimolo annunciato a giugno, con investimenti complessivi per 50 miliardi di euro su idrogeno, intelligenza artificiale e tecnologie quantistiche.

STATI UNITI – La riunione del FOMC si è conclusa con politiche invariate, come atteso, e un messaggio dovish dalla conferenza stampa di Powell.
Il comunicato è poco variato, e ripete l’impegno della Fed a usare l’intero arsenale di strumenti a sua disposizione per supportare l’economia.
Rispetto a dicembre, si segnala preoccupazione per il recente indebolimento della ripresa, “concentrato nei settori più negativamente influenzati dalla pandemia” e si afferma che “il sentiero dell’economia dipenderà in modo significativo dall’andamento del virus, incluso il progresso sulle vaccinazioni”.
La crisi sanitaria genera “rischi considerevoli” per l’attività, l’occupazione, l’inflazione e lo scenario economico.
Rispetto a dicembre viene rimossa la qualificazione “per il medio termine” relativa ai rischi per lo scenario, segnalando che i timori della Fed sono ora principalmente concentrati sul breve termine.
Nella conferenza stampa, Powell, sottolineando i rischi per la crescita e l’inflazione collegati alla pandemia, ha ripetuto che le politiche della Fed su tassi e acquisti sono efficaci e sostengono l’attività soprattutto nei settori sensibili ai tassi di interesse.
Tuttavia, la pandemia crea considerevoli rischi verso il basso e “continuerà a essere una battaglia”, combattuta anche sul fronte della campagna di vaccinazioni.
Riguardo ai tempi di eventuali cambiamenti di policy, Powell ha affermato che “in termini di tapering, è semplicemente prematuro. Abbiamo appena creato la guidance” che richiede “ulteriore sostanziale progresso” verso gli obiettivi.
A suo avviso, occorre focalizzarsi sul “progresso: quando ci sarà “effettivo progresso”, la Fed lo comunicherà chiaramente “ben in anticipo”, evitando sorprese al momento del tapering.
In ogni caso, come aveva detto anche Brainard, ci vorrà “un certo tempo” prima di avvicinarsi alla svolta.
Più in generale, Powell ha sottolineato che “l’intero focus sull’uscita è prematuro”.
Sullo stimolo fiscale, Powell ha affermato che nuovi interventi fiscali sosterrebbero il reddito di imprese e famiglie e limiterebbero i danni di lungo termine.
Powell ha minimizzato i possibili rischi di surriscaldamento e pressioni inflazionistiche, ribadendo l’evidenza di una curva di Phillips piatta che probabilmente resterà in vigore “per un tempo significativo”. Perciò i rischi da cui guardarsi sono quelli di troppo poco supporto alla crescita, non quelli di supporto eccessivo.
Sul fronte dell’inflazione, il presidente ha anche ricordato che nei prossimi mesi ci sarà un’accelerazione dovuta a effetti base, che la Fed valuta come relativamente contenuta nell’entità e soprattutto nella durata. Più in generale, la Banca centrale “vede con favore un’inflazione un po’ più elevata.
In conclusione, la riunione non ha fornito sostanziali novità e ha confermato la strategia della Fed di evitare di fornire guidance chiara sui tempi del tapering, mantenendo la terminologia generica adottata a fine 2020.
Pur sapendo che nei prossimi mesi si aggiungerà nuovo stimolo fiscale (se pure di entità incerta) ai 900 mld approvati a fine anno, con ampio sostegno alla domanda finale, riteniamo che la Fed non aprirà il capitolo della discussione del tapering fino a quando non ci saranno indicazioni di avanzamento (e successo) definitivo della campagna vaccinale.
Pertanto, manteniamo la previsione che i tempi per la discussione del tapering non saranno maturi fino all’autunno avanzato.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è leggermente rafforzato post-FOMC. Come atteso, la Fed ha lasciato invariati i parametri di policy, argomentando che il ritmo della ripresa si è fatto più moderato nei mesi recenti e che la pandemia continua a porre considerevoli rischi per lo scenario economico.
Powell ha spiegato che i rischi riguardano soprattutto il breve termine, mentre le prospettive sono migliorate per quanto riguarda la seconda metà dell’anno, nonostante i rischi verso il basso rimangano.
La politica monetaria deve quindi continuare a restare accomodante per supportare la ripresa.
Powell ha ribadito che è prematuro parlare di tapering e che quando invece sarà il momento la Fed comunicherà in anticipo l’intenzione di avviare il processo. Si è ancora molto lontani da una ripresa piena, e se necessario la Fed ha ancora spazio per ampliare lo stimolo.
La reazione del dollaro, che era salito già in giornata pre-FOMC, è da leggersi più in funzione dell’aumento della risk aversion (dato il mood di mercato più cauto sulla ripresa globale alla luce del quadro pandemico (e di come procede la distribuzione dei vaccini).
Oggi esce il PIL del 4° trimestre, importante soprattutto nel confronto con il PIL dell’area (in uscita domani per Germania e Francia) – ma il vero banco di prova sarà il PIL del 1° trimestre.
L’esito del FOMC non modifica lo scenario per il dollaro: se la crescita USA non deluderà, il dollaro dovrebbe riprendersi gradualmente, ma il recupero potrà essere discontinuo, lento e parziale finché la cautela della Fed frenerà i rendimenti USA.

EURL’euro è sceso marginalmente post-FOMC ma era già sceso significativamente in giornata, di una figura, da 1,21 a 1,20 EUR/USD, avviando il calo sulle dichiarazioni di Knot (BCE) che ha indicato che la BCE ha gli strumenti per agire nel caso in cui la forza dell’euro dovesse compromettere il perseguimento dell’obiettivo di inflazione, aggiungendo che c’è spazio per tagliare ancora i tassi se necessario.
La reazione del cambio si colloca in un contesto già caratterizzato da prevalenti rischi verso il basso sull’economia dell’area, soprattutto nel breve.
Se i dati enfatizzeranno il contrasto rispetto a quelli USA, l’euro potrebbe indebolirsi ulteriormente scendendo sotto quota 1,20 EUR/USD.
Primo test in tal senso oggi con i dati di fiducia, ma soprattutto domani con il PIL del 4° trimestre per Germania e Francia.

GBPAnche la sterlina è scesa ieri contro dollaro da 1,37 a 1,36 GBP/USD per effetto dell’aumento della risk aversion mentre contro euro si è leggermente rafforzata restando comunque in area 0,88 EUR/GBP, sostenuta dalle migliori prospettive sull’evoluzione della pandemia grazie alla velocità molto maggiore con cui sta procedendo la distribuzione dei vaccini nel Regno Unito rispetto all’area euro.
In questi giorni i driver rimangono il sentiment di mercato e gli sviluppi sul fronte pandemia.
L’attenzione tornerà sui temi domestici tra una settimana con la riunione BoE di giovedì prossimo.

JPYLo yen è sceso contro dollaro da 103 a 104 USD/JPY, non post-FOMC, ma già in giornata, di riflesso al recupero del biglietto verde, che ha preso il sopravvento come safe haven.
Anche contro euro è sceso, ma restando in range da 125 a 126 EUR/JPY. La dinamica del cambio sarà guidata ancora dal dollaro, almeno nel breve.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La fiducia di famiglie e imprese potrebbe correggere a gennaio dopo il deciso miglioramento del mese scorso, che era legato all’allentamento delle misure di confinamento sociale (che avevano raggiunto un grado massimo, durante la seconda ondata, a novembre); in tal senso, la nuova stretta introdotta con il DPCM del 14 gennaio potrebbe aver pesato sulle indagini.
Il morale dei consumatori è visto a 102 (da 102,4 precedente).
L’indice composito di fiducia delle aziende (IESI) è atteso a 87 da 87,7 di dicembre; il manifatturiero dovrebbe ancora una volta tenere meglio dei servizi, mostrando una correzione solo lieve, da 95,9 a 95,6.

AREA EURO – L’indice ESI di fiducia economica elaborato dalla Commissione Europea è atteso in lieve discesa a gennaio, da 90,4 a 89,5.
L’indice per l’industria dovrebbe registrare un calo a -8 (da -7,2 di dicembre), mentre la flessione nei servizi potrebbe essere solamente marginale (da -17,4 a -17,6).
L’indagine congiunturale di gennaio dovrebbe riflettere l’incertezza legata alla risalita della curva dei contagi.
Il dato finale dell’indice di fiducia dei consumatori dovrebbe confermare la stima preliminare di-15,5 punti.

GERMANIA – La stima flash dai Länder dovrebbe indicare che i prezzi al consumo sono cresciuti di tre decimi sull’indice domestico ed un decimo sull’armonizzato. Sul mese, l’aumento è dovuto al ripristino delle aliquote IVA.
Di riflesso l’inflazione è attesa risalire a +0,6% da -0,3% precedente sull’indice nazionale e da -0,7% a +0,3% su quello armonizzato. I prezzi dovrebbero risalire gradualmente nei prossimi mesi.

STATI UNITI
 – Il PIL 4° trimestre è previsto in rialzo di 4,6% t/t ann. (stima advance), sostenuta da una variazione di 3,2% t/t ann. dei consumi, a fronte di incrementi solidi degli investimenti.
Gli investimenti fissi non residenziali dovrebbero aumentare di 14,5% t/t ann., quelli residenziali di 15,2% t/t ann. e le scorte dovrebbero contribuire per 1,8 pp alla crescita complessiva.
Il canale estero dovrebbe contribuire negativamente, con un freno stimato a -1,7pp.
Grazie all’atteso incremento del reddito disponibile delle famiglie a partire da gennaio i consumi dovrebbero riaccelerare rapidamente, nonostante l’andamento ancora molto elevato dei contagi.
La previsione di crescita per il 2021 è di 5,2%, con ampi rischi verso l’alto legati all’arrivo del nuovo stimolo fiscale che dovrebbe essere attuato dalla nuova amministrazione per un ammontare atteso di almeno circa 1,5 tln di dollari.
– Le vendite di case nuove a dicembre sono previste in rialzo a 0,850 mln da 0,841 mln di novembre.
Il ritmo di espansione delle variabili del mercato immobiliare residenziale nel 2021 dovrebbe rallentare rispetto a quanto visto nel 2020, sulla scia dell’interruzione del trend in calo dei tassi sui mutui e della persistente scarsità di case invendute.
Tuttavia, l’ampio risparmio accumulato in questo anno e i segnali delle richieste di nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni fanno prevedere un’ulteriore espansione del settore nel 1° trimestre 2021.