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28 Febbraio 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – A febbraio sia l’indice composito della fiducia delle imprese che il morale delle aziende manifatturiere sono rimasti invariati rispetto al mese precedente, rispettivamente a 109,1 e 102,8, mentre la fiducia dei consumatori, dopo il calo di gennaio, è rimbalzata a 104 da 100,9, il livello più alto dallo scoppio della guerra in Ucraina.
Il dettaglio dell’indagine manifatturiera appare più positivo rispetto all’indice sintetico, in quanto mostra un miglioramento sostanziale delle prospettive sia per gli ordini che per la produzione, nonché delle attese su economia e occupazione.
Il morale è migliorato fortemente nel commercio al dettaglio (a 114,6 da 110,6), dove ha raggiunto un nuovo record da ottobre 2015, mentre è diminuito nelle costruzioni (a 157,2 da 158,8, su livelli ancora storicamente molto elevati) e nei servizi (103,3 da 104,2).
In Italia come altrove nell’Eurozona, il ciclo economico si sta dimostrando più resiliente del previsto e, almeno in questa fase, l’inflazione sta rallentando più rapidamente rispetto alle attese.
Tutto ciò configura, per la prima volta dallo scoppio della guerra, rischi al rialzo sulla nostra previsione di crescita del PIL italiano quest’anno (0,6%), dopo che tale stima è stata costantemente e significativamente superiore al consenso negli ultimi 6 mesi.

AREA EURO
– Ieri in Eurozona le indagini di fiducia della Commissione Europea hanno sorpreso al ribasso a febbraio, con l’indice composito ESI circa stabile a 99,7 da un precedente 99,8 (rivisto da 99,9) e flessioni diffuse a industria (0,5 da 1,2) e servizi (9,5 da 10,4); peraltro, nonostante la marginale correzione di febbraio, la fiducia resta su livelli superiori a quelli toccati in media nel 4° trimestre del 2022.
Le aspettative sui prezzi di vendita nella manifattura sono scese ai minimi da marzo 2021 e sono ora inferiori rispetto a quelle registrate nei servizi, dove la tendenza di calo appare meno pronunciata.
– A gennaio la crescita di M3 ha rallentato più del previsto a 3,5% a/a da un precedente 4,1%.
Si registra una decelerazione del credito diffusa a consumatori (3,6% da 3,8%) e imprese (6,1% da 6,3%). Per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni nel 1981, M1 scende in territorio negativo a -0,7% a/a da 0,6% di dicembre.
I dati suggeriscono che la restrizione monetaria sta iniziando a trasmettersi sull’economia reale.

STATI UNITI – Ieri, gli ordini di beni durevoli di gennaio hanno registrato una contrazione di -4,5% m/m, dopo +5,1% m/m di dicembre, sulla scia di elevata volatilità del comparto dell’aeronautica civile.
Al netto dei trasporti, gli ordini e le consegne sono in rialzo di 0,7% e 0,8% m/m, rispettivamente.
Gli ordini e le consegne di beni capitali al netto di difesa e aerei rimbalzano di 0,8% e 1,1% m/m, rispettivamente, dopo due mesi consecutivi di flessioni, con indicazioni di ripresa degli investimenti a inizio 2023.

GIAPPONE
– La produzione industriale a gennaio ha registrato una contrazione di -4,6% m/m dopo 0,2% m/m a dicembre, spinta da auto, macchinari ed elettronica.
Le previsioni delle imprese per i prossimi mesi sono positive, con rimbalzi attesi di 8% m/m e 0,7% m/m per febbraio e marzo, rispettivamente, mentre il METI stima una variazione di 1,3% m/m a febbraio.
La debolezza dei dati di gennaio è in parte ascrivibile alla stagionalità del Capodanno cinese, ma con le previsioni del METI, la produzione industriale del 1° trimestre dovrebbe essere in calo trimestrale per la seconda volta consecutiva.
– Le vendite al dettaglio di gennaio hanno sorpreso verso l’alto, con una variazione di 6,3% a/a e di 1,9% m/m in termini nominali, gonfiata da un significativo effetto prezzi, ma con indicazioni positive per i consumi a inizio anno.

 

COMMENTI:

BCE – Secondo Lane (BCE), rispetto a dicembre, le nuove previsioni BCE incorporeranno una serie di shock di breve termine positivi per la crescita reale e al ribasso per l’inflazione.
Tuttavia la proiezione 2024-25 dovrà tener conto di una restrizione molto più intensa della politica monetaria rispetto a quanto i mercati scontavano prima.
Nel complesso, le pressioni inflazionistiche dovrebbero essere minori anche nel medio/lungo termine.
Lane ha sottolineato che anche dopo marzo il flusso di dati continuerà a essere molto rilevante.
Riguardo ai tassi, i 50pb prospettati a marzo restano molto probabili.
Lane ha indicato tre fattori cruciali per il seguito:
(1) la velocità della discesa dell’inflazione,
(2) l’andamento dell’inflazione sottostante e
(3) l’intensità degli effetti della restrizione monetaria.
Un’altra considerazione importante riguarda la persistenza dei tassi restrittivi: “i tassi di interesse sono più efficaci se vengono fissati durevolmente”, e non saranno abbassati al primo segnale di calo dell’inflazione sottostante. Lane sottoscrive “la filosofia di politica monetaria che […] dovremmo calare lentamente finché non avremo prove molto forti […] che l’inflazione sta ritornando all’obiettivo”.

GIAPPONE – Il futuro governatore della BoJ, K. Ueda, ha detto che a suo avviso i “meriti dell’espansione monetaria superano gli effetti collaterali”.
Ueda ritiene appropriato proseguire con uno stimolo alla domanda aggregata per raggiungere stabilmente l’obiettivo di inflazione al 2%, dato che più avanti nell’anno l’inflazione tornerà sotto il 2%.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in calo ieri erodendo buona parte dei progressi di venerdì, indebolito dalla non-ulteriore salita dei rendimenti dopo l’ampia ascesa delle ultime settimane e da fattori tecnici in vista della chiusura del mese.
Il movimento si configura quindi come un ritracciamento in attesa di nuove informazioni dai prossimi dati chiave – gli indici ISM di domani e venerdì, dai quali si attendono indicazioni di carattere misto, il che contribuirebbe a stabilizzare il dollaro.
Se invece anche questi dati dovessero sorprendere verso l’alto, il biglietto verde tornerebbe a salire.
Già oggi si avrà comunque un primo test con la fiducia dei consumatori e il PMI di Chicago, previsti in salita.

EURAll’opposto l’euro ha aperto la settimana al rialzo da 1,05 a 1,06 EUR/USD in parte di riflesso al generalizzato ritracciamento del dollaro in parte sostenuto da attese sui tassi BCE in aumento e dal conseguente restringimento dei differenziali di rendimento.
Il movimento al rialzo sui tassi di mercato/rendimenti euro in parte segue, con un po’ di ritardo, i tassi/rendimenti USA e in parte riflette le novità complessivamente positive (migliori del previsto) sui dati di crescita dell’area e correlate dichiarazioni BCE che pongono qualche rischio verso l’alto sul sentiero atteso dei rialzi BCE.
Le pressioni rialziste sui tassi/rendimenti euro vanno a controbilanciare le analoghe spinte dal lato USA, contribuendo a stabilizzare il cambio.
Cruciale tra i dati dell’area sarà però giovedì la stima flash dell’inflazione, attesa in calo: eventuali sorprese verso il basso tenderebbero a indebolire l’euro.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana al rialzo contro dollaro da 1,19 a 1,20 GBP/USD, più dell’euro, rispetto al quale si è infatti rafforzata da 0,88 a 0,87 EUR/GBP, perché favorita non solo dal ritracciamento del dollaro e dalla salita dei tassi attesi/rendimenti domestici ma anche dal raggiungimento di un nuovo accordo tra Regno Unito e UE, il “Windsor Framework”, che risolve i punti controversi del Protocollo Nordirlandese, in particolare eliminando interamente controlli e passaggi burocratici aggiuntivi per le merci provenienti dalla Gran Bretagna e dirette all’Irlanda del Nord.
In questi giorni, comunque, in assenza di dati importanti sull’economia britannica, anche la sterlina sarà guidata soprattutto dalla reazione del dollaro ai dati USA, per cui potrebbe tornare a indebolirsi in caso di altre sorprese verso l’alto.
Importanti saranno però i discorsi BoE, per cercare di capire se alla prossima riunione di marzo il rialzo dei tassi possa essere di 25 o 50 pb.

JPYLo yen ha aperto la settimana in leggero rialzo ieri contro dollaro da 136 a 135 USD/JPY sul leggero calo dei rendimenti a lunga USA ma oggi sta scendendo di nuovo, complici le attese che almeno nel breve la BoJ mantenga la strategia di policy ultra-espansiva.
Ieri infatti Ueda, che subentrerà a Kuroda alla guida della BoJ dopo marzo, ha dichiarato che l’assetto attuale è appropriato, spiegando che si potrà avviare un’exit strategy (e la BoJ ha già in mente alcune modalità) solo se l’inflazione si muoverà credibilmente verso il target.
In questi giorni, pertanto, i driver torneranno a essere i dati USA: eventuali altre sorprese verso l’alto potranno indebolire ancora lo yen.
Contro euro lo yen ha aperto la settimana in calo da 143 a 145 EUR/JPY complice soprattutto la salita dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Sono in agenda i dati sul fatturato industriale di dicembre e sul commercio extra-UE di gennaio.

FRANCIA
– Questa mattina la spesa per consumi delle famiglie potrebbe mostrare un parziale rimbalzo a gennaio (0,5% m/m) dopo la flessione di -1,3% vista a dicembre: è possibile in particolare un recupero per i beni durevoli dopo l’ampia flessione di fine 2022; il reddito disponibile reale delle famiglie resta in territorio negativo, ma i rischi sulla tenuta dei consumi sono oggi di entità meno ampia di quanto stimato qualche mese fa.
– La lettura finale dovrebbe confermare che nel 4° trimestre il PIL è cresciuto di 0,1% t/t (2,6% a/a), anzi l’incremento della produzione industriale a dicembre segnala qualche rischio di lieve revisione al rialzo.
– L’inflazione è attesa stabile in febbraio, a 6% a/a sul CPI e 7% sull’armonizzato (nel mese, i prezzi al consumo dovrebbero mostrare una crescita di 0,7% m/m sull’indice domestico e di 0,8% m/m sull’IPCA).

AREA EURO – In calendario anche l’inflazione di febbraio in Spagna e la stima finale del PIL belga.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a febbraio è attesa in modesto aumento a 109,8 da 107,1 di gennaio.
Le altre indagini di fiducia delle famiglie (Michigan, Ipsos, Tipp) hanno segnato miglioramenti a febbraio, con moderati rialzi delle condizioni correnti e ritracciamento delle aspettative.
Nell’indagine del Conference Board, il mercato del lavoro è particolarmente rilevante, pertanto la valutazione delle condizioni per l’occupazione darà indicazioni importanti per lo scenario dei tassi.