Seguci su twitter

Categorie

28 Aprile 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri la fiducia di imprese e consumatori è migliorata ancora in aprile: l’indice composito IESI è salito a 110,5 da un precedente 110,1, mentre il morale dei nuclei famigliari si è portato, in linea con le attese, a 105,5 da 105,1.
Trainanti sono risultati i servizi (a 105,5 da 103,9, un massimo da giugno 2022) e le costruzioni (a 164,2 da 159,1, secondo livello più elevato dall’inizio delle rilevazioni), mentre la fiducia è calata nella manifattura (a 103 da 104,1, un minimo da due mesi) e nel commercio (a 113 dopo il massimo storico di 115,7 toccato il mese scorso).
In sostanza, le indagini mostrano una divergenza tra industria e servizi ma nel complesso offrono spunti positivi per l’attività nel trimestre in corso (stimiamo un PIL in crescita dello 0,2% t/t).

AREA EURO – L’indice ESI della Commissione Europea ha registrato un lieve miglioramento ad aprile (a 99,3 da 99,2, rivisto al ribasso di un decimo), guidato dai servizi (10,5 da 9,6) e dal commercio al dettaglio (-1 da -1,5), mentre l’industria ha subito la terza flessione consecutiva (-2,6 da -0,5).
Stabile il morale nelle costruzioni (a 1), mentre la seconda stima ha confermato il miglioramento dell’indice di fiducia dei consumatori (a -17,5 da -19,1).
Le indagini restano coerenti con una crescita del PIL nel 2° trimestre, ma su ritmi meno vigorosi rispetto a quanto suggerito dai PMI.

FRANCIA – Poco fa il PIL è cresciuto di 0,2% t/t, in linea con le attese, nel 1° trimestre, mentre il dato relativo all’autunno è stato rivisto al ribasso di un decimo, a zero.
Lo spaccato mostra una contrazione per il secondo trimestre della domanda interna, con una stagnazione dei consumi privati e una flessione degli investimenti fissi; la crescita è venuta pertanto dal canale estero netto, grazie a un aumento delle esportazioni a fronte di un calo per l’import; negativo, infine, il contributo delle scorte.
A marzo i consumi di beni sono calati più delle nostre previsioni già inferiori al consenso, di -1,3% m/m da un precedente -0,8%.
Nel 2° trimestre dovremmo assistere ad un rimbalzo dell’attività per via della fine degli scioperi, ma non emergono ancora chiari segnali di riaccelerazione.
La crescita del PIL potrebbe restare sostanzialmente stabile sui ritmi di inizio anno; confermiamo le nostre attese di espansione a 0,8% in media annua.

GERMANIA – I prezzi all’import hanno visto una correzione per il settimo mese di fila (-1,1% m/m), approdando in territorio negativo su base annua, a -3,8% a/a da +2,8% a febbraio.

BELGIO – La stima preliminare di crescita del PIL si è attestata a 0,4% t/t (1,3% a/a), trainata da servizi e costruzioni a fronte di una contrazione nell’industria.

STATI UNITI
 – La stima advance del PIL del 1° trimestre ha registrato una variazione di 1,1% t/t ann., dopo 2,6% t/t ann. di fine 2022, con un ampio contributo negativo delle scorte (-2,26pp), che ha circa controbilanciato l’accelerazione dei consumi.
I consumi privati sono cresciuti di 3,7% t/t ann., dopo 1% t/t ann. nel 4° trimestre, grazie al balzo transitorio della spesa di gennaio.
I consumi di beni sono in rialzo di 6 155 mld, 5% t/t ann. e quelli di servizi crescono di 2,3% t/t ann. Invece, gli investimenti fissi delle imprese sono in netto rallentamento (0,7% t/t ann., dopo 4% in autunno), con una correzione dei macchinari (-7,3% t/t ann.) a fronte di una crescita a due cifre delle strutture per il secondo trimestre consecutivo.
Gli investimenti residenziali restano in calo, ma a un ritmo moderato (-4% t/t ann., dopo -25,1%).
La spesa pubblica accelera, e registra un aumento di 4,7% t/t ann., mentre il canale estero contribuisce per 0,11pp, dopo 0,5pp in autunno, con esportazioni e importazioni entrambe in rialzo (4,8% t/t ann. e 2,9% t/t ann., rispettivamente).
La domanda domestica privata finale è solida, con una variazione di 2,9% t/t ann., dopo un dato invariato in autunno.
Le informazioni nel complesso sono coerenti con un ritorno del trend di rallentamento nel 2° trimestre, anche se l’ampia riduzione delle scorte lascia spazio per un andamento modestamente positivo dell’output nei prossimi mesi.
Il focus per la crescita resta concentrato sui consumi, che evidenziano crescente debolezza nei dati mensili.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 22 aprile sono in calo a 230 mila da 246 mila della settimana precedente, ma il trend in rialzo iniziato a febbraio per ora non è messo in discussione.
I sussidi esistenti sono poco variati a 1,585 mln al 15 aprile, e confermano la tendenza verso l’alto in atto da metà 2022.

GIAPPONE
– La produzione industriale di marzo ha sorpreso verso l’alto, con una variazione di 0,8% m/m (-0,7% a/a) e un aumento delle consegne di 0,4% m/m.
L’indagine presso le imprese ha mostrato una previsione solida per maggio (4,1% m/m), mentre è attesa una contrazione a giugno (-2% m/m), con indicazioni nel complesso positive per la crescita del 2° trimestre.
– Il tasso di disoccupazione a marzo è salito a 2,8% da 2,6% di febbraio, toccando il massimo da gennaio 2022, con un aumento della forza lavoro di 370 mila unità, che ha più che compensato l’incremento degli occupati di 150 mila.
Il jobs to applicant ratio è calato a 1,32 da 1,34.
Complessivamente i dati non segnalano un peggioramento del mercato del lavoro alla luce dell’incremento della partecipazione.

 

COMMENTI:                                  

STATI UNITI – Ieri, i dati del bilancio della Fed al 26 aprile hanno mostrato il secondo aumento consecutivo dei prestiti di emergenza complessivi, con una variazione di 11 mld (+4 mld per la finestra di sconto, +7,4 mld per il Bank Term Funding Program), a 155 mld, e una correzione a zero dei repo, a fronte di una riduzione di circa 32 mld di riserve e un aumento del conto di tesoreria di 31 mld, a 296 mld.
I movimenti di liquidità sono principalmente causati dal pagamento delle imposte, ma il trend dei prestiti di emergenza sarà monitorato per valutare l’aumento di necessità di fondi da parte delle banche a fronte del calo dei depositi.

GIAPPONE – La prima riunione della BoJ presieduta dal nuovo governatore Ueda si è conclusa, come atteso, con politiche invariate, in particolare senza cambiamenti al controllo della curva.
Tuttavia, la guidance, pur ribadendo l’impegno a mantenere “pazientemente” lo stimolo monetario, viene modificata, eliminando la previsione che i tassi a breve e a lungo termine restino sul livello attuale o inferiore.
Inoltre, il comunicato annuncia una “revisione, con ampia prospettiva” della politica monetaria, con un orizzonte previsto di circa un anno e mezzo. La review analizzerà le azioni intraprese negli ultimi 25 anni per raggiungere la stabilità dei prezzi e ne valuterà gli effetti su prezzi, attività e settore finanziario. L’aggiornamento dell’Outlook for Economic Activity and Prices mostra una revisione verso l’alto dell’inflazione prevista nell’a.f. 2023, a 1,8% da 1,6% e nell’a.f. 2024, a 2% da 1,8%, e una previsione invariata per il 2025 a 1,6%.
L’apertura della revisione della politica monetaria indicherebbe che significative modifiche alla strategia attuale non dovrebbero essere imminenti, tuttavia il rialzo delle previsioni di inflazione dà supporto alla previsione di cambiamenti graduali al controllo della curva nei prossimi trimestri.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è risalito ampiamente grazie ai dati di ieri che hanno mostrato un aumento dei deflatori del 1° trimestre superiore alle attese confermando la persistenza di pressioni inflazionistiche, in presenza di una dinamica dei consumi ancora robusta nonostante il Pil abbia invece rallentato più del previsto nel 1° quarto dell’anno.
La prospettiva però che il rialzo dei tasi Fed atteso la prossima settimana sia l’ultimo limita significativamente lo spazio di recupero del dollaro, che nel breve potrebbe tuttavia riuscire a stabilizzarsi piuttosto che riprendere a scendere, proprio grazie alla possibilità che il mercato sposti in avanti le attese di avvio del ciclo di tagli dei tassi in funzione della difficoltà a scendere dell’inflazione.
Di rilievo saranno pertanto oggi i deflatori del mese di marzo unitamente all’employment cost index atteso anch’esso in aumento.

EURL’euro ha corretto da 1,10 a 1,09 EUR/USD sul recupero del dollaro, penalizzato dal riallargamento dei differenziali di rendimento che hanno visto i rendimenti USA salire più di quelli euro dopo i dati statunitensi di ieri.
La prospettiva che la BCE, diversamente dalla Fed, non chiuda il ciclo di rialzi la prossima settimana dovrebbe poi favorire una risalita dell’euro con inaugurazione di nuovi massimi sopra quota 1,10 EUR/USD.
Tuttavia, la crescente probabilità che l’ammontare complessivo dei rialzi nei prossimi mesi sia inferiore a quanto atteso fino a poco tempo fa, come lascia presagire anche la previsione che la prossima settimana il rialzo sia di 25 pb piuttosto che di 50 pb può temporaneamente stabilizzare il cambio anziché farlo risalire immediatamente.
Si stanno infatti iniziando a vedere sulla crescita gli effetti restrittivi dei rialzi dei tassi, come emerso anche stamani dai dati di PIL dell’area che nel 1° trimestre hanno mostrato un recupero inferiore al previsto, da -0,1% a 0,1% contro attese per 0,2%.

GBPLa sterlina si è indebolita ieri sul recupero del dollaro dopo i dati USA, ma in misura modesta, mantenendosi in area 1,24 GBP/USD e riaffacciandosi oggi, seppure temporaneamente, a quota 1,25 GBP/USD.
Il cedimento inoltre è stato inferiore a quello dell’euro, rispetto al quale infatti la valuta britannica resta in leggero recupero, per quanto contenuto in area 0,88 EUR/GBP.
La sterlina sta infatti traendo beneficio dalle attese di mercato che la BoE alzi i tassi più della Fed nel breve, dopo le sorprese verso l’alto giunte dagli ultimi dati di inflazione.
L’incertezza sull’esito della prossima riunione BoE dell’11 maggio è tuttavia elevata: lo scenario centrale è un ultimo rialzo di 25 pb, ma i rischi sono verso l’alto, per un ultimo rialzo di 50 pb o per altri due rialzi di 25 pb.
Nello scenario alternativo la sterlina si rafforzerebbe più del previsto nel breve.
La dinamica successiva del cambio dipenderà invece dalle proiezioni di inflazione che la BoE darà nel MPR dell’11 maggio: se manterrà previsioni di inflazione che scende sotto target nel prossimo biennio, al di là del breve la sterlina dovrebbe tendenzialmente indebolirsi, seppure in misura modesta, contro euro.

JPYLo yen ha corretto pesantemente questa mattina sull’esito della riunione BoJ, la prima presieduta da Ueda, scendendo sia contro dollaro da 133 a 135 USD/JPY sia contro euro da 147 a 149 EUR/JPY.
La BoJ, infatti, ha lasciato invariati i termini di policy, incluso il controllo della curva, confermando l’indicazione che rimane ancora necessario mantenere lo stimolo monetario.
Tuttavia, ha di fatto aperto la strada ad un futuro avvio di un processo di normalizzazione della politica monetaria, (i) annunciandone una “revisione, con ampia prospettiva”, (ii) eliminando la frase in cui fino all’ultima volta indicava che i tassi sarebbero rimasti ai livelli attuali o inferiori e (iii) rivedendo verso l’alto le previsioni di inflazione.
Manteniamo pertanto la previsione che, a parte una possibile debolezza temporanea, lo yen torni a rafforzarsi, innanzitutto in funzione del calo atteso dei rendimenti USA in chiusura del ciclo di rialzi Fed e successivamente in prospettiva di una modifica dell’YCC da parte della BoJ in direzione meno espansiva.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi prevediamo una crescita del PIL allo 0,2% t/t (1,4% a/a) nei primi tre mesi dell’anno, dopo il -0,1% t/t nel 4° trimestre 2022, con rischi al rialzo a seguito del rimbalzo dell’output registrato nell’industria e nelle costruzioni, e del recupero del morale nei servizi.
In Germania il PIL dovrebbe essere tornato a crescere dopo la contrazione di fine 2022, prevediamo di 0,2% t/t da -0,4% t/t con rischi verso l’alto.
In Spagna stimiamo un PIL in espansione, di 0,3% t/t (2,9% a/a) da un precedente 0,2% t/t, mentre per Italia ci aspettiamo un’attività economica stabile (con qualche rischio verso l’alto).

FRANCIA – La stima preliminare potrebbe indicare che ad aprile i prezzi al consumo sono cresciuti di 0,3% m/m sull’indice nazionale e di 0,2% m/m su quello armonizzato, per un’inflazione annua in calo per il secondo mese al 5,6% dal 5,7% sull’indice nazionale e al 6,4% dal 6,7% su quello armonizzato.

GERMANIA
 – I dati dai Laender dovrebbero essere coerenti con un aumento dei prezzi al consumo di 0,3% m/m sull’indice nazionale e di 0,4% m/m sull’IPCA ad aprile; l’inflazione è attesa decelerare al 7% da 7,4% sulla misura nazionale e al 7,4% da 7,8% sull’indice armonizzato.
– La disoccupazione è attesa in crescita ad aprile, al 5,7% dal 5,6% precedente, per effetto sia dell’impatto ritardato del rallentamento del ciclo che dell’afflusso di rifugiati dall’Ucraina; il tasso dei senza lavoro dovrebbe mantenersi pressoché stabile nei prossimi mesi, per tornare a flettere dall’estate.

STATI UNITI
 – Oggi l’Employment Cost Index del 1° trimestre è previsto in aumento di 1,1% t/t, con indicazioni di crescita del costo del lavoro sempre solide.
L’Atlanta Wage Tracker, contrariamente alle indicazioni più rassicuranti dei salari orari, ha registrato una riaccelerazione a marzo, con una variazione di 6,4% a/a da 6,1% a/a del mese precedente.
– La spesa personale di marzo dovrebbe rallentare ulteriormente, con una contrazione di -0,1% m/m.
La crescita dei servizi, sempre solida, non dovrebbe infatti essere in grado di contrastare la correzione dei beni, prevista a -1,1% m/m alla luce del calo di -1,2% m/m delle vendite al dettaglio ex-ristorazione.
Il reddito personale dovrebbe aumentare di 0,2% m/m, permettendo una ripresa del tasso di risparmio da 4,6% di febbraio.
Il deflatore dei consumi è atteso in aumento di 0,1% m/m (4,1% a/a), con il deflatore core in rialzo di 0,3% m/m (4,6% a/a), come a febbraio.
Il focus sarà come sempre sui servizi core ex-abitazione, che non dovrebbero ancora segnalare una svolta verso il basso.