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27 Settembre 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Poco fa l’indice GfK di fiducia dei consumatori (dato preliminare di ottobre) è calato per il secondo mese a -26,5 da -25,6 precedente, riducendo la probabilità di una ripresa dei consumi a fine anno.
Il trend di recupero del morale delle famiglie iniziato un anno fa e proseguito sino a metà 2023 sembra essersi interrotto.

STATI UNITI
 – Ieri la fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a settembre è calata sensibilmente per il secondo mese consecutivo, a 103 da 108,7 di agosto (rivisto al rialzo da 106,1), con una marcata correzione delle aspettative (a 73,7 da 83,3) solo in parte compensata dal miglioramento delle condizioni correnti (147,1 da 146,7).
I consumatori hanno manifestato preoccupazioni per l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e della benzina, segnalando un peggioramento della situazione finanziaria corrente e futura.
Le aspettative a 6 mesi sono calate sotto la soglia di 80, livello che storicamente segnala una recessione entro un anno, e sono tornati a crescere i timori recessivi delle famiglie.
In sintesi, l’indagine anticipa un rapido rallentamento dei consumi nei prossimi mesi (dopo un trimestre estivo robusto), che verranno influenzati negativamente anche dalla ripresa dei rimborsi dei prestiti agli studenti e dall’esaurimento dei risparmi in eccesso accumulati durante la pandemia.
– Le vendite di case nuove ad agosto sono scese di -8,7% m/m a 675 mila da 739 mila di luglio (rivisto al rialzo da 714 mila), per via di un calo sia delle unità in costruzione (-55 mila) che, in minor misura, di quelle finite (-21 mila).
Il prezzo mediano è diminuito marginalmente, di -1,44% m/m ( -2,3% a/a), e le scorte di case invendute sono risultate equivalenti a 7,8 mesi di vendite, in crescita dai 7,0 di luglio.
Ci aspettiamo che il mercato immobiliare residenziale rimanga in recessione anche nei prossimi mesi, in linea con il peggioramento della fiducia dei costruttori e con una domanda di mutui su nuovi minimi.

 

COMMENTI:                                                                     

ITALIA – Oggi alle 18.30 è convocato il Consiglio dei Ministri che dovrebbe approvare la NADEF.
Le indiscrezioni dell’ultim’ora vedono un deficit 2023 a 5,3-5,4% (dal 4,5% del DEF), dopo la conferma di Eurostat che i crediti d’imposta relativi al Superbonus vanno ancora considerati come “pagabili” e quindi imputati come maggiore spesa nell’anno in cui è avvenuto l’investimento soggetto a detrazione, e nonostante una possibile revisione al ribasso della crescita del PIL allo 0,8% dall’1% previsto ad aprile.
Per il 2024, la crescita del PIL nel quadro tendenziale sarebbe tagliata all’1% (dall’1,5% del DEF), che salirebbe attorno a 1,2-1,3% per effetto della Legge di Bilancio 2024.
Infatti il target sul deficit sarebbe alzato a 4,3% (rispetto a un tendenziale a 3,7-3,9%), il che lascerebbe spazio per una manovra espansiva netta da 9-12 miliardi (che sarebbe concentrata sul rinnovo del taglio al cuneo e sulle misure per il sostegno alle famiglie con redditi bassi e alla natalità); le dimensioni lorde della manovra saranno piuttosto contenute, poco sopra i 20 miliardi.
Il quadro programmatico sarebbe coerente con un calo, sia pur solo lieve, del rapporto debito/PIL.

FRANCIA – Approda in serata, alle ore 21.30, all’Assemblea Nazionale il disegno di legge per la programmazione pluriennale della finanza pubblica 2023-27.
Come già segnalato gli obiettivi di crescita e di finanza pubblica del Governo ci appaiono ambiziosi (PIL all’1,4% nel 2024, deficit al 4,4% e in progressivo calo verso il 2,7% nel 2027).
Le nostre valutazioni sono state confermate dall’Haut Conseil de Finances Publiques che ha giudicato le stime di crescita ottimistiche e ritenuto poco credibile il percorso di aggiustamento fiscale.
Il disegno di legge è stato approvato lunedì notte dalla Commissione Finanze grazie all’astensione di Républicains e RN, ma l’emiciclo parlamentare sarà probabilmente meno cooperativo.

SPAGNA – Ieri il leader del Partido Popular Feijóo ha lanciato l’iniziativa parlamentare per formare un esecutivo che si concluderà con un voto oggi e venerdì.
Quasi certamente il tentativo di Feijóo fallirà e la palla passerà al socialista Sanchez, che disporrà di due mesi per ottenere il supporto degli indipendentisti catalani di Junts e formare una maggioranza.
Nel caso in cui anche questo tentativo fallisca, verrebbero indotte nuove elezioni.
In ogni caso, i rischi sul fronte fiscale appaiono meno rilevanti che in altre economie: resterebbe in vigore la programmazione corrente in un contesto congiunturale più favorevole rispetto al resto dell’Eurozona, e in presenza di dinamiche fiscali più virtuose e di una implementazione meno problematica che altrove del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

STATI UNITIRepubblicani e democratici al Senato hanno concordato un piano bipartisan di spesa provvisorio che manterrà il governo finanziato per sette settimane, conservando gli attuali livelli di spesa fino al 17 novembre ed evitando lo shutdown.
La proposta di legge potrebbe ricevere l’approvazione finale del Senato nei prossimi giorni, ma dovrà affrontare l’opposizione dei Repubblicani della Camera (i trumpiani premono per uno shutdown e minacciano una mozione per destituire lo speaker Kevin McCarthy).
Alcuni, inoltre, hanno criticato l’inclusione nel piano di spesa di 6,2 miliardi di dollari per lo sforzo bellico in Ucraina.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è salito ulteriormente aggiornando di nuovo i massimi, nonostante i dati di ieri non siano stati positivi.
In particolare, la fiducia dei consumatori è scesa più del previsto e non favorevoli oggi sono attese le indicazioni dai dati sugli ordini di beni durevoli.
A meno di sorprese verso l’alto queste potrebbero comunque perlomeno frenare l’ascesa del biglietto verde.
In generale, tuttavia, nel breve il dollaro rimane supportato finché permane il dubbio che la Fed possa ancora alzare i tassi.
In questi giorni resta d’aiuto anche il generalizzato aumento della risk aversion.

EURL’euro continua a scendere aggiornando i minimi in area 1,05 EUR/USD, soprattutto di riflesso al dollaro ma anche perché privo di spunti di forza propria data la bassa probabilità (20% nei prezzi di mercato) che la BCE alzi ancora i tassi, soprattutto con dati che confermano debolezza nell’area euro (in calo più delle attese stamani i dati di fiducia francese e tedesco).
Salvo sorprese dai dati USA oggi potrebbe almeno tentare di stabilizzarsi. I supporti chiave restano in area 1,04 EUR/USD.

GBPAnche la sterlina resta in calo sul dollaro aggiornando i minimi da 1,22 a 1,21 GBP/USD e in assenza di spunti sul fronte domestico in questi giorni resta guidata dai driver USA.
Nonostante il non-rialzo BoE mantenga pressioni ribassiste nel breve, la probabilità attesa di mercato, poco superiore al 50%, di un altro rialzo prima di fine anno dovrebbe contribuire al limitare il downside.
Contro euro la sterlina, in calo ieri da 0,86 a 0,87 EUR/GBP, oggi sta cercando di recuperare.

JPYLo yen si mantiene in calo contro dollaro da 148 a 149 USD/JPY sempre più vicino alle soglie dove l’anno scorso sono scattati gli interventi valutari (150-151 USD/JPY).
Fino a che la BoJ non dà indicazioni di voler modificare in direzione meno espansiva l’assetto di policy, sullo yen i rischi nel breve restano verso il basso e le autorità vigili, pronte a intervenire se necessario.
Contro euro lo yen si è stabilizzato in area 157 EUR/JPY, complice la contestuale debolezza dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – Tra poco la fiducia dei consumatori potrebbe calare di un punto a settembre, a 84.
Il dato lascerebbe l’indice al di sopra dei livelli toccati nel 1° semestre, ma ancora sotto la media storica.
L’indagine di agosto ha evidenziato un deciso indebolimento delle aspettative, mentre i recenti rincari dei carburanti e il forte dibattito sui prezzi alimentari che ha caratterizzato la rentrée politica dovrebbero pesare sul morale dei nuclei famigliari.

STATI UNITI – Oggi gli ordini di beni durevoli di agosto (prel.) sono previsti in calo di -1,6% m/m da – 5,2% m/m, grazie a una ripresa delle commesse dell’aeronautica civile dopo la forte volatilità registrata a causa degli ordini di Boeing degli ultimi mesi.
Al netto dei trasporti, gli ordini dovrebbero segnare una variazione di 0,3% m/m, proseguendo sul trend discendente anticipato dalle recenti indagini manifatturiere.