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27 Marzo 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Venerdì nell’area euro l’indice PMI composito di marzo ha sorpreso al rialzo, a 54,1 da un precedente 52, offrendo indicazioni incoraggianti sulla tenuta del ciclo tra il 1° e il 2° trimestre dell’anno.
Il progresso, tuttavia, è dovuto esclusivamente ai servizi (55,6 da 52,7), a fronte di un ulteriore calo nel manufatturiero (47,1 da 48,5).

STATI UNITI
 – I PMI flash di marzo sono stati sorprendentemente positivi.
Il PMI manifatturiero è salito a 49,3 da 47,3 di febbraio, toccando il massimo da 5 mesi.
A marzo, la produzione è tornata in territorio espansivo, su un livello che non si vedeva da maggio, i tempi di consegna sono migliorati e i nuovi ordini, pur restando sotto 50, sono migliorati.
L’occupazione è in aumento marginale e gli indici di prezzo mostrano minori pressioni sia per gli input sia per gli output.
Nei servizi, è balzato a 53,8 da 50,6, toccando il massimo da aprile 2022, con ordini, attività e occupazione in rialzo.
Sul fronte dei prezzi, si registrano aumenti significativi sia per gli input sia per le vendite.
Il PMI composito riassume il quadro di indicazioni positive (in contrasto con gli ordini di febbraio) salendo a 53,3 da 50,1 di febbraio e puntando a una crescita solida, a ritmi che non si vedevano da maggio 2022.
L’evoluzione della crisi bancaria potrebbe modificare la valutazione positiva data dalle imprese a marzo.
– Gli ordini di beni durevoli di febbraio hanno sorpreso verso il basso, con un calo di -1% m/m.
In parte la correzione è spinta ancora dal comparto volatile dell’aeronautica civile (-6,6% m/m), che però dovrebbe segnare un rimbalzo a marzo.
Anche gli ordini nel settore auto hanno registrato una flessione.
Gli ordini al netto dei trasporti sono rimasti invariati e il dato di gennaio è stato rivisto verso il basso a 0,4% m/m da 0,8% m/m, segnalando che anche prima dello scoppio della crisi bancaria la domanda era in rallentamento.
Gli ordini e le consegne di beni capitali al netto di difesa e aerei sono deboli, con variazioni di 0,2% m/m e nulla, rispettivamente.
Sulla base di ordini e consegne, le indicazioni per gli investimenti fissi non residenziali sono di quasi-stagnazione prima della crisi, con probabili ulteriori pressioni verso il basso derivanti dall’attesa restrizione del credito nei prossimi trimestri.

 

COMMENTI:

BCE – In un’intervista a Business Post, il vicepresidente della BCE, Luis de Guindos, ha sottolineato che la situazione attuale presenta cruciali differenze rispetto al 2008-09, riconducibili a una situazione patrimoniale e di liquidità delle banche largamente migliore e a minori squilibri macroeconomici.
La principale preoccupazione della BCE è la situazione degli operatori non bancari, che hanno assunto molti rischi di liquidità, duration, credito e leva finanziaria nel periodo dei tassi di interesse bassi.
Il problema era stato sottolineato già nella Financial Stability Review del novembre 2022, dove la BCE invitava i supervisori delle istituzioni finanziarie non bancarie ad assumere un ruolo attivo nel renderle più resilienti.
De Guindos ha detto che nelle prossime settimane la BCE valuterà la restrizione finanziaria aggiuntiva indotta dalle tensioni finanziarie, e le sue ripercussioni su crescita e inflazione

STATI UNITI
 – Dalla Fed, i primi commenti dopo la riunione del FOMC sono stati complessivamente hawkish e hanno sottoscritto la decisione di alzare i tassi di 25pb.
Bullard (St Louis Fed) ha ribadito che l’inflazione rimane “troppo alta” e ha detto di avere alzato la propria previsione del punto di arrivo a 5,6%.
Secondo Bullard, la politica monetaria appropriata può continuare a spingere verso il basso l’inflazione.
A suo avviso, lo stress finanziario genera turbolenza, ma tende anche a spingere verso il basso i tassi di interesse, con effetti espansivi per la macroeconomia.
Barkin (Richmond Fed) ha detto che l’argomento a favore del rialzo di marzo era molto chiaro, con l’inflazione elevata e la domanda sempre forte.
Bostic (Atlanta Fed) ha riferito che durante la riunione c’è stato “molto dibattito” ma, considerando la solidità del sistema bancario, il livello troppo alto dell’inflazione è stato determinante.
– Venerdì, i dati settimanali dei bilanci delle banche al 15 marzo hanno mostrato un calo dei depositi di 98 mld, una variazione in linea con le informazioni di afflusso di oltre 100 mld verso i fondi di mercato monetario.
Dati di ICI al 22 marzo mostrano ulteriori afflussi superiori a 100 mld verso i fondi di mercato monetario per la seconda settimana consecutiva, probabilmente derivanti da ritiri di depositi.
I dati aggregati dei depositi bancari nascondono trend differenti per le banche di diversa dimensione, con un aumento per le banche grandi (le principali 25 istituzioni) e un deflusso dalle banche piccole.
Queste ultime hanno registrato un incremento di indebitamento di 252 mld, probabilmente in parte collegato all’utilizzo della finestra di sconto della Fed.
Le riserve complessive del sistema sono cresciute di circa 400 mld.
I dati del bilancio della Fed al 22 marzo mostrano una stabilizzazione dello stress registrato la settimana prima, con i prestiti in aumento di 17 md dopo il balzo di circa 300 mld della settimana precedente, spiegato prevalentemente dall’incremento dei prestiti per la gestione delle banche fallite e in parte dall’utilizzo del nuovo Bank Term Funding Program.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al ribasso, ma recuperando nella giornata di venerdì buona parte del calo post-FOMC.
L’evoluzione del sentiment di mercato in merito alle condizioni del sistema bancario, anche al di fuori degli Stati Uniti, resterà ancora cruciale nel guidare la dinamica del biglietto verde.
Sul fronte dei dati si attendono indicazioni di indebolimento in termini di crescita, con la fiducia dei consumatori prevista in calo domani e spesa e reddito personale in rallentamento venerdì.
In assenza di spunti positivi dai dati ma al possibile mantenersi di uno stato di incertezza in merito alle condizioni del sistema bancario in generale il dollaro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi.
Se invece dovessero riacuirsi le tensioni sulle banche USA più che altrove, il biglietto verde ne risentirebbe nuovamente.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in solo marginale salita in area 1,07 EUR/USD, avendo visto erodersi tra giovedì e venerdì il rafforzamento post-FOMC al riemergere di forti preoccupazioni per le condizioni delle banche europee, tema che resterà centrale anche per la moneta unica.
Sul fronte dati, dopo l’IFO tedesco di stamani, risultato migliore delle attese, gli indici di fiducia dell’area dovrebbero confermare indicazioni positive giovedì, mentre venerdì l’inflazione è attesa in calo guardando l’indice headline ma ancora in aumento se si considera la “core”, a supporto di uno scenario di prosecuzione dei rialzi BCE.
Con dati previsti favorevoli ma possibile permanere di preoccupazione o comunque incertezza sul fronte bancario l’euro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi, restando esposto comunque a nuovi cedimenti se dovessero riacutizzarsi le tensioni a livello di banche europee nello specifico.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata circa stabile sui livelli di apertura contro dollaro in area 1,22 GBP/USD, vedendo erodersi venerdì, sulle rinnovate preoccupazioni per lo stato di salute delle banche europee, il comunque moderato rafforzamento post-BoE.
In assenza di dati di rilievo a livello domestico, la valuta britannica dovrebbe seguire perlopiù l’evoluzione del sentiment di mercato e i driver di dollaro, per cui dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi, a meno di un riacutizzarsi delle tensioni sul fonte bancario europeo che tornerebbero a indebolirla nuovamente.
Contro euro la sterlina si mantiene in recupero da 0,88 a 0,87 EUR/GBP, ma più su una fase di debolezza della moneta unica che su fattori di forza propria, per cui aldi là del breve dovrebbe di nuovo indebolirsi, complici anche attese di maggiori rialzi dei tassi BCE a fronte della possibilità che invece la BoE abbia già chiuso il ciclo, a meno di un eventuale, incerto, ultimo rialzo a maggio.

JPYLo yen invece ha chiuso la settimana passata in apprezzamento contro dollaro da 132 a 129 USD/JPY favorito dal calo dei rendimenti a lunga USA e da un’avversione al rischio più elevata.
Oggi apre in leggero calo sul tentativo di parziale risalita dei rendimenti USA che – se proseguirà già nel breve – farebbe indebolire ulteriormente la valuta nipponica.
Oggi lo yen è in calo anche contro euro da 140 a 141 EUR/JPY, dopo aver vissuto una dinamica più contrastata tra 138 e 143 EUR/JPY la settimana scorsa, complici anche le più ampie oscillazioni dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – La settimana entrante si prospetta ricca di dati.
Le recenti dinamiche dei prezzi energetici sono compatibili con un calo dell’inflazione a marzo in Germania e Italia, nonché nel complesso dell’Eurozona, a fronte di un aumento in Francia; tuttavia, il focus sarà sulla dinamica “di fondo”, attesa in ulteriore accelerazione.
– Le indagini di fiducia nazionali di marzo dovrebbero confermare un quadro ciclico in recupero in Germania e Italia, mentre le rilevazioni francesi potrebbero risentire degli effetti degli scioperi.
– In calendario anche i dati sul mercato del lavoro di febbraio: vediamo un tasso di disoccupazione invariato in Eurozona e Germania e in crescita marginale per il secondo mese in Italia.
– In calendario per oggi anche il dato dell’Eurozona sulla crescita dell’aggregato monetario M3, che ci aspettiamo in leggero rallentamento rispetto al mese precedente.

FRANCIA – I consumi privati dovrebbero tornare a calare a febbraio dopo il rimbalzo del mese precedente.

GERMANIA – Oggi l’indice IFO è atteso crescere a marzo, a 91,7 da 91,1 precedente, per effetto dell’introduzione del tetto al prezzo del gas.
Ci aspettiamo un miglioramento sia delle attese, a 89 da 88,5 precedente, che dell’indice sulla situazione corrente, a 94,5 da 93,9.
L’indagine di questo mese non dovrebbe risentire delle recenti turbolenze sui mercati finanziari.
Il PIL tedesco è atteso stagnante a inizio 2023 ma i rischi sono verso l’alto.

STATI UNITI
– Oggi non ci sono dati in uscita.
In settimana, la fiducia dei consumatori a marzo dovrebbe calare sulla scia della turbolenza dei mercati finanziari.
– La spesa e il reddito personale dovrebbero registrare variazioni moderate in termini nominali e nulle in termini reali, dopo gli incrementi solidi di gennaio.
Il deflatore core di febbraio è atteso in aumento di 0,3% m/m, con un rallentamento della dinamica mensile che dovrebbe essere solo temporaneo.
Il trend dell’inflazione core dovrebbe essere stabile.
– La stima finale del PIL del 4° trimestre dovrebbe essere invariata a 2,7% t/t ann.