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27 Luglio 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA
– La fiducia delle imprese ha mostrato un ulteriore recupero a luglio, mentre il morale dei consumatori è calato moderatamente. I dati sono risultati di poco inferiori alle attese. L’indice composito di fiducia delle imprese diffuso dall’Istat è salito a 76,7 da 66,2 di giugno, pur rimanendo ancora al di sotto del livello di marzo (79,1). Il recupero è trainato dai settori più colpiti in precedenza, vale a dire i servizi (a 65,8 da 52,1) e il commercio al dettaglio (a 86,3 da79,6); tuttavia, i livelli degli indici di fiducia, per entrambi i settori, rimangono particolarmente depressi in prospettiva storica. Anche le costruzioni hanno registrato un miglioramento (a 129,7 da 124). Nel settore manifatturiero, la fiducia delle imprese è salita a 85,2 a luglio da 80,2 di giugno e 71,7 a maggio (e da 86 a marzo). La ripresa è diffusa a tutte le principali componenti; gli ordini sono migliorati più dal mercato interno che dall’estero; le scorte hanno iniziato a rientrare dal picco del mese scorso; le prospettive sull’occupazione sono migliorate solo moderatamente.
Il morale delle famiglie è sceso inaspettatamente a 100 a luglio da 100,7 a giugno (contro 100,3 a marzo).
Le valutazioni degli intervistati sul clima economico nazionale e la componente delle aspettative, che erano salite in misura decisa a giugno, sono calate a luglio, mentre il clima personale e le valutazioni sulla situazione corrente hanno continuato ad aumentare. Le preoccupazioni delle famiglie sulla disoccupazione sono calate solo lievemente, rimanendo su livelli storicamente molto elevati, a 92 da 93,7 a giugno (e dal picco di maggio a 120,8).
I dati sugli indici di fiducia di luglio, lievemente più deboli delle aspettative, segnalano che il recupero di attività atteso nel trimestre in corso sarà meno accentuato rispetto alla caduta vista nei tre mesi precedenti.
– I dati sul commercio estero extra-UE a giugno hanno evidenziato un marcato recupero sia per le esportazioni (+14,9% m/m, dopo il +36,7% m/m precedente), sia per le importazioni (+20% m/m, dopo quattro mesi di calo). Entrambi i flussi restano in ampio calo sull’anno (export -15,6%, import -17%).
La crescita dell’export sul mese è trainata, come già a maggio, dai comparti più falcidiati in precedenza ovvero beni di consumo durevoli (+43,3%) e beni strumentali (+24,9%); entrambi restano ampiamente in rosso sull’anno (-22,9% e -13,4%, rispettivamente); si salvano dalla flessione tendenziale solo i beni di consumo non durevoli (+9,9%).
Oltre ai beni durevoli e strumentali, il rimbalzo dell’import è dovuto anche all’energia (+41,5% m/m), che però resta in calo di oltre il 50% sull’anno.
Le variazioni tendenziali più negative riguardano l’export verso i Paesi MERCOSUR (-32,7%) e gli Stati Uniti (-22,4%), e l’import da OPEC (-47,2%) e Russia (-41,5%); in aumento le vendite verso Svizzera e Giappone e gli acquisti dalla Cina (+24,3%).
L’Italia mantiene un ampio surplus commerciale verso USA, Svizzera e Regno Unito, e un ampio deficit verso la Cina.
Il commercio estero è in una fase di chiaro recupero, che potrebbe continuare nei prossimi mesi; tuttavia, entrambi i flussi resteranno significativamente inferiori ai livelli pre-shock ancora per molto tempo.

AREA EURO – La stima flash del PMI composito mostra un balzo da 48,5 a 54,8 in luglio, con ampi progressi per nuovi ordini (52,7), occupazione (46,4) e ordini da evadere (48,8).
Nei servizi, l’indice di attività è balzato da 48,3 a 55,1; per la prima volta da febbraio, una maggioranza di imprese osserva un incremento dei nuovi lavori.
Nel manifatturiero, l’indice di produzione è passato da 48,9 a 54, ma è positivo anche l’andamento di ordinativi (55,5) e ordini esteri (51,9).
Per quanto riguarda l’occupazione, gli indici sono sì migliorati, ma continuano a segnalare una contrazione degli organici: 42,7 nel manifatturiero e 47,8 nei servizi.
Si attenua la pressione al ribasso sui prezzi di vendita (49,3 nel manifatturiero e 48,1 nei servizi); tensioni al rialzo sugli input sono segnalate nei servizi (52,9) ma non nel manifatturiero.
A livello geografico, l’indice tedesco è salito a 56,7 e 50,0 rispettivamente per servizi e industria; quello francese, a 51,4 e 52,6 rispettivamente.
I PMI rafforzano le aspettative che nel terzo trimestre si osserverà un netto rimbalzo del PIL dell’eurozona, con un parziale riassorbimento dell’eccezionale contrazione verificatasi nel primo semestre.

STATI UNITI – Il PMI manifatturiero flash a luglio sale a 51,3 da 49,8 di giugno, mentre l’indice dei servizi aumenta a 49,6 da 47,9.
Entrambi gli indici registrano aumenti della componente nuovi ordini e il rialzo del sotto-indice occupazione a 50, mentre i tempi di consegna si normalizzano.
I dati puntano a una ripresa dell’attività in tutti i settori, ma non modificano la valutazione di livelli sempre molti inferiori a quelli pre-pandemia.
Inoltre, alla luce della diffusa inversione del processo di riapertura nei servizi di gran parte degli stati meridionali e occidentali, le informazioni delle indagini mensili sono poco indicative per i trend dei prossimi mesi, che dovranno esser valutati attraverso l’andamento degli indicatori settimanali, in flessione ora in diversi comparti.

 

COMMENTI:

AREA EURO – In un’intervista a La Repubblica, il consigliere esecutivo della BCE Fabio Panetta ha dichiarato che, a meno di sorprese significative al rialzo sui dati macroeconomici, la banca centrale utilizzerà appieno il plafond di risorse annunciato del PEPP.
Secondo Panetta le misure di politica monetaria messe in campo da marzo produrranno entro fine 2022 un aumento cumulato di 0,8% per l’inflazione e di 1,3% per il PIL. Tuttavia, secondo l’ex direttore generale di Banca d’Italia l’economia dell’area euro non tornerà ai livelli pre-crisi prima di fine 2022.

STATI UNITI
 – Contagi 4.233.923, nuovi contagi 66.500, decessi 146.934, guarigioni 1.297.863 (Fonte: JHU).
I nuovi contagi sono in aumento negli ultimi 14 giorni in 44 stati, circa stabili in 15 stati e in calo in due stati (fra cui l’Arizona). I nuovi decessi sono in crescita in 27 stati nelle ultime due settimane (fonte: NYT). L’accelerazione dei nuovi contagi si sta trasferendo sui dati di attività, che mostrano un appiattimento della curva della ripresa e un possibile rallentamento da luglio in poi.
I repubblicani dovrebbero presentare oggi in Senato la proposta di legge con misure per circa 1 tln di dollari, dopo un week end di negoziati fra l’amministrazione e la leadership del partito.
Le misure inserite nel pacchetto dovrebbero includere: un nuovo round di trasferimenti alle famiglie, uguale a quello di aprile (1200 dollari per i contribuenti con reddito inferiore a 75 mila dollari, in ammontare ridotto con il crescere del reddito al di sopra di tale soglia); 100 mld per le scuole e le università, 16 mld per test per Covid-19; l’estensione oltre il 31 luglio di un’integrazione dei sussidi di disoccupazione, modificata dagli attuali 600 dollari alla settimana a un ammontare tale da rendere i sussidi pari al 70% del salario precedente; un’estensione del blocco degli sfratti.
Non sono previsti fondi per gli stati, pari invece a 1 tln di dollari, nel disegno di legge democratico approvato alla Camera.
Il pacchetto democratico, complessivamente pari a circa 3,5 tln di dollari, prevede un’estensione dell’integrazione dei sussidi attuale fino a fine anno.
La leadership della Camera ha criticato la versione repubblicana affermando che è eccessivamente complicata da attuare e gli stati non hanno le strutture per definire in tempi rapidi integrazioni condizionate ai salari precedenti dei disoccupati, rischiando così di interrompere il flusso di trasferimenti in una fase in cui sono essenziali.
La distanza fra democratici e repubblicani è particolarmente ampia anche sul fronte dei trasferimenti agli stati, che probabilmente sono una condizione necessaria per un accordo.
I repubblicani probabilmente proporranno una breve estensione dell’integrazione dei sussidi (in scadenza il 31 luglio) mentre si negozia, ma i democratici hanno dichiarato di essere contrari a separare le parti del pacchetto da approvare.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in ampio calo, portandosi al di sotto dei minimi di marzo e rivedendo livelli abbandonati a settembre 2018. L’ulteriore discesa del biglietto verde, che è in calo continuo da oltre un mese, è stata provocata da una combinazione di fattori sfavorevoli negli Stati Uniti (aumento dei contagi, PMI di luglio in miglioramento ma inferiore alle attese, difficoltà nel raggiungimento di un accordo per le nuove misure di stimolo fiscale) e favorevoli altrove (di cui ha beneficiato in particolare l’euro). La settimana entrante proporrà due appuntamenti importanti: il FOMC di mercoledì e la prima stima del PIL del 2° trimestre giovedì.
La Fed confermerà l’impegno a mantenere la politica monetaria massimamente espansiva e potrebbe già introdurre un rafforzamento della forward guidance (condizionata al raggiungimento/superamento del 2% di inflazione), mentre vi è incertezza sull’opzione del controllo della curva.
Quanto al PIL le attese sono per una contrazione in un intorno di -30% t/t ann. a causa della pandemia.
Gli effetti sul dollaro potrebbero essere contrastanti. La riunione della Fed difficilmente potrà essere sufficiente a favorire un’inversione rialzista del dollaro se – come probabile – condizionerà l’azione di policy futura all’evoluzione della pandemia (incerta) e all’azione di stimolo fiscale (sotto i riflettori in questi giorni). Mentre un’eventuale maggior propensione verso l’ipotesi di adozione di una forma di controllo della curva sarebbe sfavorevole per il dollaro dato l’effetto (ulteriormente) ribassista sui rendimenti.
Quanto al PIL potrà contare di più l’eventuale effetto sorpresa: una contrazione inferiore al previsto potrebbe favorire un seppur modesto recupero del dollaro, laddove al contrario una delusione lo indebolirebbe ulteriormente.
Questa settimana tuttavia, più che in altre, varrà anche il confronto diretto rispetto all’area euro: se i dati di PIL dell’area dovessero sorprendere/deludere rispetto a quelli USA il biglietto verde ne verrebbe penalizzato/favorito.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in ampio rialzo da 1,14 a 1,16 EUR/USD, aggiornando così i massimi dell’anno per andare a rivedere livelli abbandonati a settembre 2018, e oggi apre in ulteriore rialzo in area 1,17 EUR/USD. La moneta unica ha beneficiato di alcuni fattori di forza propria (l’approvazione del piano per la ripresa UE e i PMI di luglio, venerdì, migliori delle attese, più favorevoli di quelli USA nel confronto bilaterale diretto) e del protrarsi di uno stato di generalizzata debolezza del dollaro. Tecnicamente, con lo sfondamento in senso proprio del corridoio di resistenze 1,1450-1,1500 EUR/USD avvenuto la settimana scorsa, si ha l’allontanamento dal limite di normale ritracciamento (1,1450), il che segnala una maggior forza relativa delle spinte rialziste rispetto a quelle ribassiste, a meno di sviluppi sul fronte macro e/o della pandemia che tornino a favorire il dollaro.
La settimana entrante fornirà un primo test significativo in tal senso, con i dati di PIL dell’area del 2° trimestre, prima stima: le attese sono per una contrazione intorno a -11% t/t.
Come per gli Stati Uniti, un’eventuale sorpresa/delusione favorirebbe/sfavorirebbe la moneta unica. I livelli tecnici da monitorare per il cambio sono le resistenze del corridoio 1,1720-1,1820 EUR/USD, perché uno sfondamento qui riaprirebbe il fronte rialzista verso i massimi d’inizio 2018 tra 1,20 e 1,25 EUR/USD.
Nonostante l’importante recupero recente dell’euro, particolarmente accentuato durante l’ultima settimana, l’elevata incertezza che in questo momento grava sullo scenario internazionale a fronte della ripresa dei contagi post-uscita dal lockdown è un fattore che dovrebbe contribuire a prevenire la riapertura in questa fase del suddetto fronte rialzista. Anche il posizionamento di mercato degli speculativi indicano che l’upside dell’euro dovrebbe essere in via di esaurimento. Inoltre, un ulteriore ampio e protratto apprezzamento della moneta unica si avrebbe semmai nel caso di una performance dell’economia dell’area migliore rispetto agli USA per effetto di un’evoluzione della pandemia sfavorevole negli Stati Uniti e favorevole nell’area euro.
Alla luce dello sfondamento rialzista del suddetto livello di normale ritracciamento (1,1450 EUR/USD) avvenuto la scorsa settimana, e dell’attuale fase di generalizzata debolezza del dollaro, rivediamo al rialzo la previsione di breve (a 1m) dell’euro da 1,08 a 1,12 EUR/USD. Manteniamo per ora invariato il profilo atteso successivamente (1,10-1,12-1,15-1,17 EUR/USD), in particolare con possibilità di indebolimento dell’euro sull’orizzonte a 3m, principalmente in funzione della previsione di una contrazione da pandemia quest’anno più ampia nell’area euro che negli Stati Uniti (previsione ISP rispettivamente a -8,3% e -4,1%).
Ricalibreremo eventualmente il profilo previsivo in base all’esito del FOMC di mercoledì e dei dati di PIL USA e area euro di giovedì e venerdì.
Complessivamente i rischi della previsione sono verso l’alto nel breve, ovvero per un euro che possa rivelarsi più forte delle attese in virtù di una maggior debolezza generalizzata del dollaro collegata a una risk aversion che si mantenga bassa più a lungo.
Appaiono invece più bilanciati successivamente, in quanto collegabili più allo scostamento della crescita – nell’area e negli USA – rispetto alle aspettative, che è attualmente più equi-distribuito.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata al rialzo contro dollaro da 1,25 a 1,28 GBP/USD, principalmente sulla scia della generalizzata debolezza di quest’ultimo.
Sul fronte dell’economia britannica infatti il quadro resta di debolezza a causa della pandemia, tanto è vero che la sterlina non ha tratto beneficio venerdì dai dati su vendite al dettaglio e PMI che pure sono risultati migliori del previsto, mentre al momento non vi sono segnali per una svolta positiva a breve nei negoziati post-Brexit con l’UE. Contro euro la sterlina ha chiuso in lieve calo da 0,90 a 0,91 EUR/GBP, a causa della maggior forza – più giustificata – dell’EUR/USD.
Questa settimana propone scarsi spunti sul fronte domestico, per cui la sterlina andrà ancora a traino dei trend comuni, beneficiando contro dollaro di un eventuale protrarsi dello stato di debolezza del biglietto verde. Spunti più importanti arriveranno la settimana prossima con la riunione BoE del 6 agosto.

JPYLo yen ha chiuso la settimana al rialzo contro dollaro da 107 a 105 USD/JPY sul deterioramento di sentiment dovuto all’aumento dei contagi negli USA, a rinnovate tensioni USA-Cina e alle difficoltà di trovare un accordo per le nuove misure di stimolo monetario negli Stati Uniti. Contro euro invece lo yen ha chiuso al ribasso da 122 a 123 EUR/JPY passando per minimi a 124 EUR/JPY, sul prevalere dello slancio rialzista dell’EUR/USD. Se la risk aversion dovesse aumentare lo yen si rafforzerebbe ulteriormente contro dollaro, invertendo la rotta contro euro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– Il focus della settimana sarà sui dati preliminari relativi al PIL del 2° trimestre, che saranno diffusi venerdì 31: ci attendiamo una contrazione dell’attività economica a due cifre per Francia, Italia e Spagna e per l’intera Eurozona.
L’indice di fiducia della Commissione Europea dovrebbe mostrare un ulteriore recupero a luglio. Nello stesso mese, l’inflazione è vista in calo in Germania (a 0,2%, per via del taglio dell’IVA), stabile in Francia (a 0,2%) e nell’insieme dell’Eurozona (a 0,3%) e in temporaneo aumento in Italia (a 0,3%).
La disoccupazione è attesa in salita a giugno sia nell’area euro che in Germania e Italia.
– La crescita annua di M3 potrebbe essere ulteriormente accelerata in giugno da 8,9% a 9,1% a/a, trainata dalla forte dinamica di M1.
Dal lato degli attivi bancari, l’espansione dovrebbe riflettere ancora una robusta dinamica del credito al settore privato e al settore pubblico, anche se il primo fattore dovrebbe gradualmente perdere slancio nei prossimi mesi.

GERMANIA – Si prevede che l’indice IFO continui la sua ripresa in luglio.
Stimiamo che l’indice salga dall’86,2 di giugno a 89,3, grazie a un miglioramento sia delle condizioni attuali (da 81,2 a 85,4) sia delle aspettative sull’attività futura (da 91,4 a 93,2).
Ciò sarebbe in linea con l’indagine PMI di questo mese. Tuttavia, i livelli di attività restano molto bassi, mentre aumentano i timori di una seconda ondata di COVID-19.

STATI UNITI
– Nella settimana il focus sarà sulla riunione del FOMC e sui dati del PIL del 2° trimestre.
La Banca centrale, segnalando preoccupazione per il quadro sanitario e la necessità di ulteriore stimolo fiscale, potrebbe rafforzare la forward guidance ancorando la stance di politica monetaria al superamento dell’obiettivo di inflazione.
Fra i dati, il PIL del 2° trimestre dovrebbe confermare il crollo della crescita, con il contributo dominante del calo dei consumi.
La fiducia dei consumatori a luglio dovrebbe correggere per via dei timori per i contagi e per il mercato del lavoro. Gli ordini di beni durevoli, i consumi e il reddito personale a giugno sono attesi in rialzo. Il deflatore core dei consumi a giugno è atteso in aumento di 0,2% m/m.
– Gli ordini di beni durevoli a giugno (prel.) sono previsti in aumento di 8,5% m/m, dopo +15,7% m/m di maggio. Le indagini del settore manifatturiero a giugno hanno riportato incrementi marcati dei nuovi ordini e la ripresa solida delle vendite di auto indica un trend positivo per gli ordini nel settore dei trasporti, nonostante la debolezza dell’aeronautica.
Al netto dei trasporti, gli ordini dovrebbero essere in rialzo di 3,5% m/m, dopo 3,7% m/m.