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27 Febbraio 2023 – nota economica giornaliera

STATI UNITI
– Venerdì, i dati hanno generato nuova volatilità allo scenario economico, con una riaccelerazione dell’inflazione, un boom dei consumi e un tasso di risparmio più elevato in seguito alle revisioni di reddito e spesa dei mesi precedenti.
La spesa personale di gennaio ha registrato un incremento di 1,8% m/m in termini nominali.
Il balzo di 1,1% m/m in termini reali segue due contrazioni consecutive di -0,3% m/m a novembre e dicembre (dati rivisti verso il basso).
Il reddito personale, in aumento di 0,6% m/m, è spinto dall’indicizzazione dei redditi previdenziali all’inflazione del 2022 (+8,7% m/m), ma frenato dalla fine dei supplementi ai crediti di imposta per i figli.
Per quanto riguarda il reddito da lavoro, si rileva una variazione inferiore a quella prevedibile in base alle ore lavorate e all’aumento di occupati, con indicazioni di una probabile revisione verso il basso della settimana lavorativa di gennaio.
Il tasso di risparmio ha registrato un ampio rialzo, a 4,7%, sulla scia delle revisioni verso l’alto del reddito e verso il basso della spesa di novembre e dicembre, che hanno determinato un nuovo trend positivo per il risparmio, da un minimo recente a 3% a settembre.
Un livello sensibilmente più elevato del risparmio rispetto a quanto visto con le stime precedenti aumenta in misura rilevante la capacità di spesa delle famiglie e dà un inatteso sostegno all’espansione dei consumi.
Anche sul fronte dell’inflazione le sorprese sono state significative, con un aumento del deflatore e del deflatore core di 0,6% m/m ciascuno, al di sopra delle aspettative e in rialzo rispetto alla media delle variazioni mensili dell’autunno.
I rialzi in accelerazione sono diffusi alla maggior parte dei comparti e in particolare riguardano anche i servizi core ex-abitazione.
Nel complesso, i dati di spesa, risparmio e prezzi danno supporto alla previsione di rialzi dei tassi almeno al 5,5% entro giugno.
– Le vendite di case nuove a gennaio hanno sorpreso verso l’alto, con il secondo rialzo consecutivo, a 670 mila (7,2% m/m) da 625 mila (rivisto verso l’alto) di dicembre.
Le informazioni recenti del mercato immobiliare residenziale segnalano che il settore potrebbe avere svoltato a fine 2022, quando i tassi sui mutui hanno toccato un picco.
I trend dipenderanno però da un’eventuale risalita dei tassi sulla scia delle nuove aspettative per i rialzi dei fed funds.

 

COMMENTI:

BCE – Secondo il governatore di Banca d’Italia, Visco, le prossime mosse sui tassi BCE “dipenderanno dai dati” e “non possiamo dire ora dove sia il punto terminale, se a 3,50%, 3,25% o 3,75%”.
Secondo Nagel, non si possono escludere altri significativi rialzi dei tassi dopo quello di marzo.

STATI UNITI – Dalla Fed, Bullard (St Louis Fed) ha detto che la situazione attuale è di “disinflazione credibile, nel senso che la Fed potrebbe essere in grado di riportare l’inflazione sotto controllo con un atterraggio morbido se riuscirà a fare una transizione credibile a un regime di bassa inflazione simile a quello pre-pandemico.
Al contrario, ai tempi di Volcker, la disinflazione fu molto costosa in termini di crescita perché la banca centrale non aveva credibilità.
Jefferson (Board Fed) ha ribadito la visione condivisa nel FOMC che il processo di disinflazione dipende in misura determinante dai servizi core ex-abitazione.
I prezzi in questo comparto sono legati all’andamento dei salari che stanno rallentando ma crescono ancora a ritmi non coerenti con il ritorno dell’inflazione al 2%.
Pertanto, la Fed deve proseguire con la restrizione monetaria in modo credibile, per rallentare la domanda e ancorare le aspettative di inflazione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo, rafforzandosi ulteriormente venerdì su altri dati – la spesa personale e i deflatori – che hanno sorpreso verso l’alto, avvalorando lo scenario che la Fed nel breve potrà alzare di più i tassi (a nostro avviso di altri 75 pb, fino a 5,50% entro giugno, come scontato anche dal mercato).
Inoltre, dato che la crescita si sta rivelando meno debole del previsto, l’attesa inversione di rotta della politica monetaria dovrebbe avvenire più tardi, a nostro avviso nel 1° trimestre dell’anno prossimo piuttosto che nel 4° di quest’anno.
Nel breve, pertanto, il dollaro dovrebbe restare supportato, per cedere successivamente, in prospettiva dell’inversione di rotta della Fed.
Saranno comunque i dati, soprattutto nel breve, a guidare il dollaro.
Questa settimana importanti saranno gli indici ISM, per il manifatturiero mercoledì, atteso in lieve aumento ma ancora in territorio recessivo, e per i servizi venerdì atteso invece in leggero calo, ma in territorio espansivo.
Eventuali sorprese verso l’alto favorirebbero un ulteriore rafforzamento del dollaro.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in calo da 1,07 a 1,05 EUR/USD aggiornando qui i minimi venerdì sui dati USA.
L’ulteriore reazione ribassista di fronte a nuove sorprese verso l’alto dai dati USA conferma che in questa fase la revisione verso l’alto del sentiero atteso dei tassi Fed gioca un ruolo dominante sul cambio.
Avendo rivisto verso l’alto il sentiero atteso dei rialzi Fed nel breve e avendo rinviato il timing atteso dell’avvio del ciclo di tagli Fed rivediamo ulteriormente al ribasso il profilo atteso del cambio a 1,05-1,08-1,10-1,12 EUR/USD a 1m-3m-6m12m dal precedente 1,08-1,10-1,12-1,14 EUR/USD.
Manteniamo attese di un trend rialzista di fondo perché i differenziali di rendimento (ancora il driver principale del cambio) dovrebbero tornare a stringersi, in funzione di una Fed che nel breve alza i tassi un po’ meno della BCE (75 pb entro giugno a fronte di 100 pb BCE) e che successivamente avvierà un ciclo di tagli mentre la BCE li terrà ancora fermi, iniziando a tagliarli più tardi (a nostro avviso un paio di trimestri più avanti) per via della maggior lentezza con cui l’inflazione rientrerebbe a target nell’area euro rispetto agli Stati Uniti.
Nel brevissimo termine però l’euro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi perché le spinte ribassiste dovute alla prospettiva che la Fed alzi di più i tassi dovrebbero essere approssimativamente controbilanciate da spinte rialziste dovute al mantenersi di attese di mercato che anche la BCE possa alzare i tassi un po’ più del previsto (attualmente il mercato sconta con probabilità piena 125 pb di rialzi BCE in corso d’anno con una probabilità di quasi l’80% che si arrivi a 150 pb, mentre per la Fed sconta 75 pb di rialzi entro l’estate con una probabilità di circa il 40% che si arrivi a 100 pb).
I rischi sono però verso il basso (downside nel range 1,04-1,02 EUR/USD), principalmente nel caso in cui altri dati USA dovessero sorprendere verso l’alto, ma anche qualora i dati area euro dovessero invece sorprendere verso il basso.
A tale proposito un primo test si avrà questa settimana con gli indici ISM USA e con l’inflazione area euro (giovedì) attesa in ulteriore calo.

GBPAnche la sterlina ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro per via dei dati USA, ma meno dell’euro, da 1,20 a 1,19 GBP/USD, perché ancora parzialmente sostenuta dalle sorprese verso l’alto sui PMI domestici.
Tuttavia, anche per la valuta britannica resta dominante soprattutto nel breve la revisione verso l’alto del sentiero previsto dei tassi USA, per cui ne ritocchiamo ancora al ribasso il profilo atteso contro dollaro a 1,19-1,21-1,22-1,25 GBP/USD a 1m3m-6m-12m dal precedente 1,21-1,22-1,23-1,26 GBP/USD.
Il profilo atteso contro euro passa a 0,88-0,89-0,90-0,90 EUR/GBP a 1m-3m-6m-12m dal precedente 0,89-0,90-0,91-0,91 EUR/GBP.
A mantenere nel breve la sterlina sulla difensiva contribuisce la prospettiva che la BoE alzi i tassi meno della Fed (e soprattutto della BCE), ma i rischi sui tassi BoE sono verso l’alto.

JPYAnche lo yen ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro da 133 a 136 USD/JPY in linea con la risalita dei rendimenti a lunga USA.
Intanto, K. Ueda, che dopo marzo subentrerà a Kuroda come governatore della BoJ, ha dichiarato che si potrà normalizzare la politica monetaria quando si avranno segali che l’inflazione si sarà immessa in modo credibile sul sentiero di rientro verso il target.
Tra le opzioni attualmente al vaglio vi è quella di spostare il controllo della curva sulle scadenze più brevi.
Al momento, comunque, secondo Ueda, l’attuale assetto espansivo rimane appropriato e le decisioni di policy nei prossimi mesi dipenderanno dall’evoluzione effettiva del quadro economico.
Un eventuale avvio del processo di normalizzazione in corso d’anno favorirebbe lo yen.
Intanto però anche la valuta nipponica risente negativamente della revisione verso l’alto del sentiero previsto dei tassi USA, per cui ne rivediamo ancora al ribasso il profilo atteso contro dollaro a 137-132-125-121 USD/JPY a 1m-3m6m-12m dal precedente 132-127-124-120 USD/JPY.
Il profilo atteso contro euro passa a 144-142- 138-136 EUR/JPY a 1m-3m-6m-12m dal precedente 143-140-139-137 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Il morale delle famiglie, dopo la correzione a 100,9 a gennaio, potrebbe tornare ad aumentare, a 101,5, mentre la fiducia delle imprese manifatturiere è vista in ulteriore recupero a 103,5 da 102,7 di gennaio, grazie ai minori rischi sul fronte energia; il progresso per l’indice composito di morale delle aziende dovrebbe essere più contenuto, a 109,5 da 109,1, per effetto di una possibile correzione nelle costruzioni.

ITALIA – Infine, i dati sul deficit pubblico italiano nel 2021-22 dovrebbero risultare molto più alti del previsto per via di una diversa contabilizzazione dei crediti fiscali.

AREA EURO
 – Questa mattina le indagini di fiducia della Commissione Europea, dovrebbero confermare anche a febbraio il trend di recupero del morale di famiglie e imprese.
In Eurozona l’indice composito ESI è atteso tornare al di sopra della media di lungo periodo per la prima volta dallo scorso giugno, a 100,5 da un precedente 99,9, con progressi diffusi a industria e servizi.
– In calendario oggi anche il dato sulla crescita dell’aggregato monetario M3 a gennaio.
– Questa settimana nell’area euro, il focus sarà sulle stime preliminari di inflazione di febbraio, attese in ulteriore calo nell’Eurozona, in Germania e in Italia (mentre in Francia ci aspettiamo stabilità).
– La disoccupazione è vista stabile su livelli molto bassi sia in Germania e Italia, sia nel complesso dell’Eurozona.
– In Francia è possibile una moderata crescita a gennaio sia per la spesa per consumi che per la produzione industriale.
– Infine, non escludiamo una possibile lieve revisione al rialzo dei dati sul PIL del 4° trimestre in Francia e Italia.

STATI UNITI
 – Oggi gli ordini di beni durevoli di gennaio dovrebbero registrare una contrazione di -3% m/m, dopo l’ampio aumento di dicembre spinto principalmente dall’aeronautica civile.
– Questa settimana verranno pubblicati gli indici ISM del manifatturiero e dei servizi di febbraio.
Per il manifatturiero, i segnali dovrebbero mantenersi deboli, in linea con una flessione dell’attività, mentre nei servizi l’indagine dovrebbe indicare un rallentamento.
– La fiducia dei consumatori di febbraio dovrebbe essere in modesto miglioramento.