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26 Settembre 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Venerdì in Eurozona gli indici PMI di settembre sono calati in linea con le attese fornendo ulteriori indicazioni di rallentamento del ciclo tra l’estate e l’autunno, mentre le componenti più forward-looking delle indagini hanno offerto prospettive di ulteriore deterioramento nei prossimi mesi.
Sia nella manifattura (48,5 da 49,6) che nei servizi (48,9 da 49,8) gli indici PMI stazionano al di sotto della soglia d’invarianza mentre l’indice composito è sceso a 48,2 da 48,9, su livelli coerenti con una contrazione per il terzo mese.
Riaccelera inoltre la crescita dei prezzi, pagati e ricevuti, in scia alla nuova fiammata dei costi energetici mentre le imprese riportano anche un aumento del costo del lavoro.
Tra le principali economie il PMI composito è calato per il settimo mese in Germania (45,9 da 46,9) mentre è tornato a crescere in Francia (51,2 da 50,4) grazie al rimbalzo dei servizi che ha compensato il peggioramento della contrazione manifatturiera

STATI UNITI – Venerdì i PMI Markit di settembre (prelim.) sono stati modestamente positivi.
Per il manifatturiero, l’indice è salito marginalmente a 51,8 da 51,5, con un miglioramento degli ordini, tornati in territorio positivo, e dell’occupazione, a fronte di indicazioni deboli per la produzione, come ad agosto.
Gli indici dei prezzi segnalano contenimento delle pressioni verso l’alto.
Le imprese riportano previsioni ottimistiche per produzione, ordini e investimenti nel prossimo anno.
Nei servizi, l’indice di attività è risalito a 49,2 da 43,7 di agosto, insieme a una ripresa degli ordini, mentre restano elevate le spinte sui prezzi.
Nel complesso le previsioni sono di espansione dell’attività nei prossimi trimestri.

GIAPPONE – Il PMI manifatturiero flash di settembre ha registrato un modesto calo a 51 da 51,5 di agosto.
La produzione e gli ordini restano in territorio recessivo per il terzo mese consecutivo, mentre occupazione e prezzi continuano a segnalare trend in rialzo.

 

COMMENTI:

ITALIALe elezioni politiche si sono concluse, come atteso, con la vittoria della coalizione di centro-destra, che ha ottenuto circa il 44% dei voti, e in particolare di Fratelli d’Italia, primo partito con il 26% dei consensi; all’interno dell’alleanza, però, è stato inferiore alle attese il risultato della Lega, che si è fermata sotto il 9%.
La coalizione di centro-sinistra ha ottenuto nel complesso il 26% dei voti, guidata dal PD (poco sopra il 19%, un risultato inferiore a quello atteso alla vigilia).
Ha tenuto, grazie a una buona affermazione soprattutto nel Sud Italia, il Movimento 5 Stelle (sopra il 15%), mentre si è fermato poco sotto l’8% il “terzo polo” centrista di Azione-Italia Viva.
L’affluenza è scesa sotto il 64%, ai minimi storici.
Le proiezioni sui seggi assegnano al centro-destra una maggioranza di una ventina di seggi al Senato e di una quarantina alla Camera.
Il risultato elettorale appare coerente con la formazione in tempi brevi di un nuovo governo di centro-destra, verosimilmente guidato da un premier indicato da Fratelli d’Italia.
La prima riunione delle nuove camere è in calendario il 13 ottobre, e il nuovo esecutivo potrebbe essere nella pienezza dei poteri già entro la fine del prossimo mese.

REGNO UNITO – Lo sconcertante annuncio di una significativa riduzione delle imposte finanziata con emissione di debito ha messo in crisi la sterlina (1,055 contro dollaro stamane, -8% in due giorni) e fatto salire il premio per il rischio paese (CDS a 5 anni: 40pb contro 28pb il 21/9).
Il ministro delle finanze ha promesso tagli delle imposte e dei contributi (per lo più a beneficio dei redditi più elevati) per GBP 45 miliardi senza presentare alcun aggiornamento delle proiezioni di bilancio e senza alcuna copertura.
Tutto ciò in una situazione di surriscaldamento dell’economia che la BoE sta contrastando con rialzi dei tassi ufficiali.
Si noti che le previsioni sul deficit 2022 erano già salite al 7,5% del PIL a causa delle misure contro la crisi energetica.
Il paese rischia di trovarsi sotto pressione sul fronte del rating, oltre che della bilancia dei pagamenti, mentre la BoE sarà obbligata ad accelerare la restrizione monetaria.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata e apre oggi in ampio rafforzamento aggiornando nuovamente i massimi, questa volta favorito non solo dalla salita dei rendimenti USA, ma beneficiando anche di riflesso del crollo della sterlina e dell’aumento della risk aversion a livello globale.
Questa settimana più che i dati USA rilevanti saranno le dinamiche di mercato generali, nonché i numerosi discorsi Fed in programma.
Nel breve il contesto rimane favorevole al biglietto verde, anche se un leggero ritracciamento non si può escludere data l’accelerazione rialzista degli ultimi giorni.

EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata e apre oggi in ulteriore deprezzamento aggiornando nuovamente i minimi da 0,98 a 0,95 EUR/USD, indebolito dal deterioramento del quadro di crescita dell’area dopo i PMI negativi di venerdì, dall’evoluzione sfavorevole del conflitto russo-ucraino (in corso tra l’altro i referendum per l’annessione alla Russia dei territori separatisti del Donbass) e in parte anche dalla correlazione positiva con la sterlina.
I dati in uscita (indici di fiducia dell’area giovedì e inflazione venerdì, preceduti dai dati dei singoli Paesi principali) dovrebbero confermare lo scenario di indebolimento già in atto della crescita (peggiore delle attese l’IFO tedesco stamani) e di ulteriore salita dell’inflazione.
I rischi verso il basso sono aumentati ulteriormente (downside nella fascia 0,93-0,90 EUR/USD) e la situazione è da monitorare da vicino per valutare l’opportunità o meno di una nuova revisione al ribasso del profilo atteso del cambio.
Da segnalare anche numerosi discorsi BCE in programma questa settimana, inclusa oggi Lagarde.

GBPLa sterlina è precipitata contro dollaro tra venerdì e oggi da 1,12 a 1,03 GBP/USD inaugurando qui nuovi minimi storici (sotto quelli del 1985 in area 1,05 GBP/USD) penalizzata dal rischio di ampio deterioramento dei conti pubblici dopo la manovra fortemente espansiva (massicci tagli delle tasse e aumenti di spesa) annunciata venerdì dal ministro delle finanze Kwarteng.
L’annuncio inoltre non è stato accompagnato dalle nuove proiezioni dell’OBR (Office for Budget Responsibility) che vengono sempre pubblicate contestualmente all’Autumn Budget mostrando l’evoluzione attesa dei conti pubblici in funzione delle misure adottate.
Pesante è stata anche la correzione dell’obbligazionario con i rendimenti a due anni e dieci anni saliti in due giorni rispettivamente di oltre 100 pb e 70 pb, ad appesantire ulteriormente il costo del debito.
Il NIESR (National Institute of Economic and Social Research) stima un allargamento del deficit/PIL quest’anno all’8% che, combinato con un deterioramento già in corso dei saldi con l’estero (superiore all’8% nel 2° trimestre anche il disavanzo delle partite correnti in rapporto al PIL), genera ragionevoli dubbi sulla sostenibilità del sentiero di policy imboccato.
Per prevenire il rischio di crisi di bilancia dei pagamenti e contenere le spinte inflazionistiche di medio termine dovute all’aumento atteso dei consumi sulla scia dello stimolo fiscale, la BoE dovrà alzare di più i tassi (probabile a questo punto un rialzo di 75 pb alla prossima riunione di novembre ma non è da escludere un intervento intra-meeting).
Il deterioramento del quadro domestico complessivo e l’ulteriore incertezza che almeno nel breve prevarrà espongono la sterlina a nuova debolezza.
Rivediamo pertanto al ribasso il profilo atteso della sterlina rispetto al dollaro a 1,05-1,03-1,12-1,18 GBP/USD a 1m-3m-6m-12m dal precedente 1,10-1,08-1,16-1,22 GBP/USD.
Ne viene di conseguenza rivisto al ribasso anche il profilo atteso contro euro a 0,90-0.90-0,90-0,89 EUR/GBP sullo stesso orizzonte dal precedente 0,87-0,86-0,86-0,86 EUR/GBP.
I rischi dello scenario di previsione sono verso il basso.
La situazione sarà comunque da monitorare attentamente anche per quanto riguarda gli sviluppi politici.
Alla luce delle reazioni molto negative al mini-budget di Kwarteng, non è infatti da escludersi a priori un eventuale passo indietro, sotto forma di revisione delle misure annunciate o di dimissioni del neo-ministro delle finanze – sviluppi che contribuirebbero a scongiurare lo scenario peggiore per la sterlina.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata rientrando sui livelli di apertura a 142-143 USD/JPY contro dollaro, sostenuto dall’intervento valutario di giovedì, ma la tendenza rimane ribassista (oggi è sceso di nuovo fino a 144 USD/JPY) sotto le spinte dei rendimenti a lunga USA in ulteriore salita.
Le autorità nipponiche hanno ribadito anche oggi di essere pronte a intervenire ancora se necessario.
Nel breve lo yen resta infatti esposto a nuova debolezza contro dollaro.
Contro euro prevale la dinamica ribassista di EUR/USD, che ha favorito un ulteriore rafforzamento dello yen da 140 a 137 EUR/JPY tra venerdì e oggi.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – La settimana entrante si prospetta ricca di dati.
Le rilevazioni sui prezzi al consumo dovrebbero riportare che a settembre l’inflazione è salita ancora nelle principali economie (e non ci aspettiamo che torni a calare prima dei primi mesi del prossimo anno).
– Le indagini nazionali di settembre, nonché quelle della Commissione Europea relative al complesso dell’Eurozona, sono attese confermare il quadro di brusco rallentamento del ciclo tra l’estate e l’autunno, sull’onda della crisi geopolitica ed energetica.
Il contesto di debolezza congiunturale dovrebbe essere confermato anche dalla terza flessione consecutiva dei consumi di beni in Francia.
– I dati sul mercato del lavoro dovrebbero infine riportare un tasso di disoccupazione in aumento in Italia e stabile nell’area euro in agosto, mentre i senza-lavoro potrebbero essere aumentati a settembre in Germania.

GERMANIA – Prevediamo un calo dell’indice IFO di settembre, a 87,5 da 88,5 di agosto.
Le aspettative sono viste quasi invariate, a 79,9 punti da 80,3; le valutazioni sulla situazione corrente, invece, potrebbero mostrare una correzione più ampia, a 95,3 da 97,5 di agosto.
Ci aspettiamo che il deterioramento del morale risulti diffuso a tutti i settori.

STATI UNITI
– Oggi non ci sono dati in uscita negli, ma inizia il flusso di discorsi post-FOMC, che dovrebbe confermare il messaggio hawkish di Powell.
– In settimana, i dati di attività dovrebbero confermare per agosto i trend già visti nei mesi scorsi, con ulteriore calo delle vendite di case nuove, quasi-stagnazione degli ordini di beni durevoli, modesto incremento di spesa e reddito personale.
Il deflatore dovrebbe essere in marginale rialzo (0,1% m/m) e l’indice core dovrebbe riaccelerare, con una variazione di 0,5% m/m dopo il dato sorprendentemente contenuto di luglio.
– La fiducia dei consumatori a settembre dovrebbe mostrare una ripresa degli indici delle condizioni correnti e delle aspettative.
– La stima finale del PIL del 2° trimestre dovrebbe mantenersi modestamente negativa, ma l’aggiornamento annuale dovrebbe mostrare revisioni verso l’alto per i trimestri precedenti.