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26 Febbraio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – A febbraio, la fiducia sia dei consumatori che delle imprese è migliorata più del previsto, grazie all’allentamento delle misure restrittive su mobilità e attività economiche.
Anche la formazione del nuovo governo può aver avuto un impatto positivo sulla fiducia, come si evince dal forte miglioramento delle aspettative degli operatori economici sulla situazione del Paese.
Il morale delle famiglie è tornato a salire a 101,4 dopo il calo a 100,7 il mese scorso; si tratta di un massimo dallo scorso settembre.
L’aumento è dovuto interamente al clima economico nazionale e alle aspettative sul futuro, mentre la situazione personale degli intervistati e le valutazioni sul clima attuale sono entrambe peggiorate.
Le preoccupazioni delle famiglie per la disoccupazione sono diminuite solo moderatamente, ma le attese sulla situazione economica dell’Italia sono balzate in territorio positivo, ai massimi da metà 2018. Viceversa, gli indicatori sulla situazione personale delle famiglie hanno tutti mostrato una diminuzione, incluse le possibilità future di risparmio e le opportunità di acquisto di beni durevoli.
Nel settore manifatturiero, la fiducia delle imprese è aumentata più del previsto da 95,6 a 99: è il livello più alto da novembre 2019.
A differenza dell’indagine sulle famiglie, il miglioramento riguarda in questo caso tutte le componenti principali; in particolare, sono balzate le aspettative delle imprese sugli ordini (ai massimi da gennaio dello scorso anno).
Le scorte tornano a calare (a uno dei livelli più bassi dal 2014, un segno positivo per la produzione futura). Le aspettative sull’economia sono salite ai massimi nell’era post-Covid.
Come il calo di gennaio, il miglioramento di febbraio è stato guidato dai produttori di beni di investimento (l’unico settore a registrare un livello di fiducia più elevato rispetto all’anno base, il 2010).
L’indice composito Istat sulla fiducia delle imprese è aumentato per il terzo mese consecutivo da 88,3 a 93,2, tornando a livelli mai visti dallo scoppio del Covid.
L’aumento è diffuso a tutti i settori di attività economica, con i servizi che rimangono il comparto più depresso rispetto alla norma (14,3% sotto il livello del 2010).
In sintesi, il miglioramento delle indagini a febbraio non è sorprendente, e si spiega sia con l’allentamento delle restrizioni anti-Covid, che con la formazione del governo Draghi.
Marzo non dovrebbe vedere un’inversione di questi due effetti, a nostro avviso, pertanto gli indicatori di fiducia potrebbero mantenere il loro trend di ripresa, a meno di un nuovo significativo inasprimento delle restrizioni (i provvedimenti attualmente allo studio prevedono un’estensione delle attuali misure ma non una nuova stretta).
Ad oggi, l’andamento degli indici anticipatori appare coerente con la nostra previsione di un PIL circa piatto nel trimestre corrente.

AREA EURO – L’indice di fiducia economica della Commissione Europea è cresciuto in febbraio da 91,5 a 93,4.La dinamica aggregata deriva da andamenti settoriali divergenti.
La fiducia è aumentata nell’industria (da -6,1 a -3,3) e nei servizi (da -17,7 punti a -17,1); nelle costruzioni l’indice è rimasto pressoché invariato (+0,3 punti da gennaio), mentre a risentire dell’estensione delle misure di contenimento è stato soprattutto il commercio al dettaglio (-0,6 punti da gennaio).
Asimmetrie si riscontrano anche all’interno dei servizi, dove la fiducia risale nell’accoglienza (-70,2),nella ristorazione (-74,4)e nei servizi immobiliari (-15,3), pur restando su valori depressi, ed è peggiorata per trasporto e magazzinaggio (-6,3) e, in maggior misura, per le telecomunicazioni (-10,6).
Nell’industria manifatturiera, il miglioramento è avvenuto malgrado il calo degli indici di fiducia per i produttori di beni di consumo durevoli.
L’andamento dell’indice ESI è coerente con una contrazione dell’attività economica a febbraio, sebbene meno marcata rispetto a quella del mese precedente.
Il dato finale sull’indice di fiducia dei consumatori conferma la stima preliminare di -14,8 punti.

FRANCIAL’indice INSEE di fiducia delle famiglie è rimasto quasi invariato a febbraio, a 91 da 92 precedente. L’indice rimane ben al di sotto della sua media storica (100).
L’indagine di febbraio mostra un maggior timore per una risalita della disoccupazione e un peggioramento degli standard di vita futuri; le aspettative di una ripresa dell’inflazione rimangono al di sopra del livello storico.
Nel mese si rileva un miglioramento delle intenzioni di risparmio delle famiglie, mentre resta costante la capacità di risparmio corrente.
I dati di questo mese sulla diffusione dei contagi continuano ad essere allarmanti e non è da escludere un inasprimento delle misure di contenimento a marzo.

STATI UNITI
 – La stima del PIL del 4° trimestre è rivista verso l’alto a 4,1% t/t ann. da 4% t/t ann. della prima lettura, con revisioni verso l’alto della dinamica degli investimenti fissi residenziali (a 35,8% t/t ann.) e non residenziali, a 14% t/t ann., con i macchinari in rialzo di 25,7% t/t ann.
L’aspettativa è di ulteriore accelerazione della crescita nel 1° trimestre, verso una variazione vicina al 5% t/t ann. sulla scia della ripresa prevista per i consumi.
– Le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 20 febbraio calano a 730 mila, da 841 mila della settimana precedente.
In termini non destagionalizzati, le richieste sono 710.313 (-131.734, e -15,6% rispetto alla settimana precedente), a cui si aggiungono 451.402 nuovi sussidi erogati con il programma federale Pandemic Unemployment Assistance.
I sussidi statali esistenti al 13 febbraio sono pari a 4,419 mln, da 4,520 mln della settimana precedente e proseguono sul trend verso il basso in vigore dalla primavera 2020. I dati non destagionalizzati sono pari a 4,828 mln.
Complessivamente, nella prima settimana di febbraio, i sussidi erogati con tutti i programmi erano 19,046 mln, in rialzo di 701 mila da fine gennaio.
Le informazioni relative alla settimana conclusa il 20 febbraio puntano a un continuo miglioramento del quadro occupazionale, ma sono anche influenzate da alcuni fattori idiosincratici che rendono volatili le informazioni sui sussidi a febbraio.
Il calo più significativo fra i dati dei singoli stati si registra in California e Ohio, con correzioni superiori a 40 mila ciascuno, dovuti probabilmente a dispute in corso relative a frodi nelle richieste passate la cui risoluzione dovrebbe aver determinato il calo, che non segnalerebbe quindi “genuini” miglioramenti occupazionali nei due stati.
Inoltre, nella parte finale di febbraio il maltempo influenzerà i sussidi in direzioni difficili da prevedere, perché mentre la chiusura delle attività implicherebbe un aumento di richieste, il blocco degli spostamenti per neve e ghiaccio può impedire l’effettiva presentazione delle domande per la chiusura degli uffici.
La risoluzione degli effetti climatici nelle prossime settimane dovrebbe dare un quadro più chiaro dei trend, ma in ogni caso i dati danno informazioni generalmente positive per l’employment report in uscita a inizio marzo, con l’aspettativa di un’ampia creazione di nuovi posti di lavoro, nonostante un probabile contributo negativo dovuto all’aumento del numero di individui che non hanno potuto lavorare per il maltempo.
– Gli ordini di beni durevoli a gennaio proseguono sul trend al rialzo, sorprendendo con un incremento di 3,4% m/m(6,3% a/a), dopo 1,2% m/m di dicembre.
Gli ordini totali sono stati spinti dalla ripresa nel comparto dell’aeronautica civile, liberata dall’autorizzazione all’operatività del Boeing 737 MAX dopo il blocco prolungato dei due anni precedenti.
Al netto dei trasporti, la variazione è di 1,4% m/m, ed è diffusa a tutti i segmenti, con livelli degli ordini ampiamente al di sopra di quelli pre-Covid.
Gli ordini di beni capitali al netto di aerei e difesa sono in aumento di 0,5% m/m e le consegne per lo stesso aggregato crescono di 2,1% m/m, con indicazioni ancora estremamente positive per la dinamica degli investimenti.

GIAPPONE
 – La produzione industriale a gennaio aumenta di 4,2% m/m (consenso: 4% m/m), dopo -1% m/m di dicembre.
L’incremento di gennaio è diffuso alla maggior parte dei settori (a parte i trasporti e l’estrattivo), nonostante l’introduzione dello stato di emergenza a inizio 2021.
Le proiezioni per i prossimi mesi indicano un ulteriore rialzo atteso a febbraio (2,1% mm) e un’ampia correzione a marzo (-6,1% m/m), con un segnale di probabile contrazione trimestrale nel 1° trimestre, in linea con l’aspettativa di un calo del PIL a inizio 2021.
Le consegne sono in aumento di 3,2% m/m determinando, insieme al calo delle scorte, una riduzione del rapporto scorte/fatturato di -6,3% m/m.
– Le vendite al dettaglio a gennaio calano di -2,4 m/m, dopo -0,2% m/ di dicembre e riflettono l’introduzione dello stato di emergenza a inizio anno insieme alla sospensione dei programmi “Go To” di sostegno pubblico alla spesa nei settori del turismo, della ristorazione e della ricreazione.
Il mese di febbraio e almeno una parte di marzo resteranno influenzati negativamente dallo stato di emergenza, con implicazioni di aspettative per una contrazione dei consumi a inizio 2021.

 

COMMENTI:

ITALIA – Recentemente, abbiamo rivisto al ribasso le prospettive di crescita per quest’anno, ma al rialzo quelle per il 2022 (e per gli anni successivi).
La revisione al ribasso per il 2021 (a 3,7%, da un precedente 4,7%) deriva da un debole inizio d’anno: il protrarsi più del previsto delle restrizioni in essere (e anzi la crescente possibilità di una nuova stretta nelle prossime settimane), nonché i rallentamenti nella campagna vaccinale sono coerenti con un PIL circa piatto nel primo semestre dell’anno (nelle nostre stime, in lieve calo nei primi tre mesi e in aumento solo moderato nel 2° trimestre).
Viceversa, la revisione al rialzo per gli anni successivi (da 2,4% a 3,9% per il 2022, da 1,4% a 2% per il 2023 e da 1% a 1,2% per il 2024) deriva da due fattori:
1) il minore rimbalzo del 2021 proietta maggiori margini per recuperare i livelli pre-crisi negli anni successivi;
2) il cambio di governo potrebbe indurre non solo effetti sulla crescita di breve termine (tramite miglioramento delle condizioni finanziarie, impatto sulla fiducia di imprese e consumatori, accelerazione del ritmo della campagna vaccinale), ma soprattutto effetti più duraturi se implicherà una maggiore efficacia sia nella definizione del Recovery Plan che nell’implementazione di riforme strutturali.

BCEPhilip Lane, intervistato da Expansión, ha minimizzato i rischi per la previsione di un’eventuale proroga delle restrizioni, dichiarando che “molto dello shock pandemico sarà riassorbito entro fine anno”. Riguardo all’inflazione, c’è “un misto di aumento delle aspettative di inflazione e del premio per il rischio di inflazione”, e ciò “è una buona notizia”.
Allo stesso tempo non c’è “un cambiamento persistente e significativo nel sentiero dell’inflazione” e “un eccessivo aumento dei rendimenti sarebbe incompatibile con la lotta allo shock pandemico”.
In Europa “non c’è alcun rischio di surriscaldare l’economia con lo stimolo”.
Anche Lane ha affermato che la BCE sta osservando attentamente l’aumento dei rendimenti”, e che “il PEPP sarà usato in modo flessibile in risposta alle condizioni di mercato”; tuttavia, ha escluso categoricamente che la BCE voglia mantenere i rendimenti costanti.

UNIONE EUROPEA-Covid19 – Il rapporto settimanale ECDC di sorveglianza presenta un quadro complessivo ancora in miglioramento, anche se torna a emergere una maggiore varianza geografica (in alcuni paesi, come l’Italia, sta probabilmente iniziando una nuova ondata) e la situazione complessiva è ancora caratterizzata da livelli elevati di diffusione del contagio.
I tassi di incidenza di nuovi casi aumentano in 11 paesi su 29 (fra questi, i maggiori sono Austria, Ungheria, Olanda, Polonia e Svezia); in tutti e 29, comunque, è sopra la soglia di allerta (fissata a 60 ogni 100.000 abitanti su base quindicinale). Il dato medio aggregato è di 283, in calo da cinque settimane.
Sono 23 i paesi con tassi di positività maggiori del 3%, e di questi 5 hanno riscontrato un incremento.
Situazioni di pressione sul sistema sanitario vengono rilevate in 26 paesi, ma per ora senza aumenti.
La mortalità quindicinale è in calo a 78,7 ogni milione di abitanti, con incrementi soltanto in 3 piccoli paesi.
L’eccesso settimanale di mortalità si è ormai azzerato in Europa, secondo il rapporto EuroMoMo, e resta positivo soltanto in UK, Portogallo e Olanda: nell’ottava settimana del 2021, i dati negativi per le coorti 0-14 e 15-44 anni più che compensano gli eccessi nella classe di età 45-64 anni, mentre l’eccesso rispetto alla norma è nullo fra gli anziani.
Per quanto concerne le vaccinazioni, i principali paesi dell’area stanno somministrando dalle 1400 alle 1800 dosi ogni milione di abitanti al giorno, con i livelli relativi più alti in Spagna (1816)e quelli più bassi in Italia (1413). In tutti i paesi si sta verificando una lenta accelerazione, ma l’intensità del Regno Unito (5077) è un obiettivo ancora lontanissimo.
Le dosi somministrate in rapporto alla popolazione totale vanno da un minimo del 5,9% in Francia a un massimo di 9% in Danimarca, con la maggior parte dei paesi al 6-7%.

STATI UNITI
 – Prosegue il coro di voci dalla Fed che mira a dare una lettura tranquillizzante del recente rialzo dei rendimenti.
Ieri Williams (NY Fed) ha descritto in modo molto positivo lo scenario economico, indicando che probabilmente la crescita quest’anno sarà “la più forte che abbiamo visto in decenni” e sottolineando che il supporto di policy ha permesso all’economia di riprendersi in una fase di sfide senza precedenti e ribadendo l’impegno della Fed a raggiungere gli obiettivi del proprio mandato duale.
Bostic (Atlanta Fed) ha detto che i rendimenti della curva “si sono chiaramente mossi sul tratto lungo (…) ma per ora non sono preoccupato” e “non mi aspetto che dovremo rispondere in termini di policy”.
Bullard (St Louis Fed) ha detto che “il rialzo dei rendimenti è probabilmente un buon segno per ora, perché riflette il miglioramento dello scenario economico e delle aspettative di inflazione”.
Anche George (Kansas City Fed) ha dato una valutazione analogamente positiva e non preoccupata.
I discorsi di tutti i partecipanti al FOMC danno due segnali:
1) l’aspettativa di crescita e inflazione in rialzo non inducono la Fed a modificare il corso atteso della politica monetaria anticipando una svolta restrittiva;
2) il recente movimento sul tratto lungo della curva dei rendimenti è visto in modo positivo, come una reazione a uno scenario migliore, e può contribuire a controllare potenziali eccessi di domanda e rischi di surriscaldamento.
Per ora, i bond vigilantes sono benvenuti alla Fed.
– Oggi la Camera dovrebbe votare il disegno di legge che incorpora l’American Rescue Plan per 1,9 tln di dollari e l’approvazione è scontata, lungo linee di partito. Il sentiero al Senato sarà decisamente più accidentato.
Ieri, il “parlamentarian” (che valuta l’ammissibilità dei disegni di legge al Senato) ha decretato che la misura per il rialzo graduale del salario minimo a 15 dollari/ora non può essere incorporato in un reconciliation bill e deve essere discusso in un disegno di legge a sé.
La maggioranza democratica al Senato, che richiede anche il voto della vice-presidente Harris, ha bisogno di un voto compatto dei 50 senatori, ma due moderati che avevano già indicato la propria opposizione al rialzo del salario minimo (comunque probabilmente stralciato dal provvedimento finale) potrebbero imporre nuove modifiche al testo (e divisioni nel partito).

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha vissuto una giornata movimentata ieri. Dopo aver aperto in calo, scendendo verso minimi abbandonati a inizio gennaio – sulla salita della moneta unica sorretta dall’ascesa dei rendimenti euro – è poi riuscito a recuperare chiudendo al rialzo  grazie all’ancor più ampia salita dei rendimenti USA.
Se i dati statunitensi di oggi, attesi in generale positivi, non deluderanno, il dollaro potrebbe almeno riuscire a stabilizzarsi. Più avanti, se la ripresa USA non deluderà, dovrebbe rafforzarsi ulteriormente.

EURL’euro, dopo aver aperto in ampio rialzo ieri da 1,21 a 1,22 EUR/USD sull’ampia salita dei rendimenti tedeschi, ha poi ritracciato, pur chiudendo comunque al rialzo.
I dati sulla fiducia dell’area hanno mostrato un incremento superiore alle attese, ma il confronto con l’economia USA rimane a favore di quest’ultima, il che dovrebbe prevenire ulteriori strappi rialzisti dell’euro favorendone piuttosto, in un secondo momento, un ritracciamento ribassista.

GBP – Dopo aver aggiornato i massimi a 1,42 GBP/USD due giorni fa, ieri la sterlina ha ritracciato al ribasso da 1,41 a 1,39 GBP/USD, complice l’ampia salita dei rendimenti USA e fattori tecnici (raggiungimento di un’area di forte resistenza collocata nella fascia 1,42-1,44 GBP/USD).
La valuta britannica ha corretto anche contro euro da 0,85 a 0,87 GBP/USD.
Dopo l’accelerazione rialzista recente la sterlina potrebbe fare una pausa quando i dati confermeranno la debolezza dell’economia domestica nel 1° trimestre. I rischi sono comunque generalmente verso l’alto.
Interessanti saranno in questo periodo i discorsi BoE (in programma oggi Haldane e Ramsden), per una valutazione più aggiornata sull’evoluzione del quadro domestico.

JPYLo yen è sceso ulteriormente sull’ampia salita dei rendimenti USA, arretrando sia contro dollaro da 105 a 106 USD/JPY sia contro euro da 128 a 129 EUR/JPY.
La tendenza al ribasso della valuta nipponica dovrebbe proseguire in corso d’anno all’atteso recedere della pandemia e sull’ulteriore salita, attesa, dei rendimenti USA.

 

PREVISIONI:

FRANCIA
– La seconda stima dovrebbe confermare che il PIL nel quarto trimestre è calato di-1,3% t/t (-5,0% a/a), che segue il +18,5% t/t (rivisto al ribasso di due decimi) del terzo.
Dai dettagli dovrebbe essere confermato che la caduta del PIL è dovuta alla domanda interna, mentre il canale estero ha aggiunto circa un punto percentuale alla crescita.
Nella parte iniziale del nuovo anno è prevista una flessione solamente marginale dell’attività economica.
– La stima flash dovrebbe indicare che a febbraio l’inflazione è calata di tre decimi, a 0,3% da 0,6% sull’indice nazionale e a 0,5% da 0,8% sull’indice armonizzato.
I prezzi al consumo dovrebbero essere scesi di tre decimi sul mese su entrambe le misure.
Il mese di febbraio potrebbe segnare il punto di minimo per l’inflazione nel 2021.
– La spesa per consumi è attesa in calo di -3,4% m/m a gennaio, dopo il forte balzo di dicembre (+23% m/m) dovuto alla riapertura degli esercizi commerciali dopo le chiusure di novembre.
La variazione annua passerebbe da +3,7% a +1,2%.
Prevediamo un andamento altalenante dei consumi nei prossimi mesi.

STATI UNITI – La spesa personale a gennaio è attesa in forte aumento, +2,5% m/m, dopo -0,2% m/m di dicembre.
Le informazioni delle vendite al dettaglio di gennaio puntano a un forte rimbalzo dei consumi di beni.
I servizi dovrebbero essere frenati dalle utility, sulla scia del clima mite del mese scorso, ma sostenuti da una ripresa delle attività aggregative già a metà mese.
I consumi di dicembre dovrebbero essere rivisti verso il basso, in linea con la revisione delle vendite di fine 2020.
Il reddito personale dovrebbe aumentare di 9,5% m/m, dopo 0,6% m/m di dicembre, grazie alla prevista impennata del reddito disponibile, gonfiato dall’accredito degli assegni di 600 dollari a persona oltre che dalla ripresa dell’integrazione federale ai sussidi di disoccupazione.
Nonostante il forte aumento previsto per la spesa, il tasso di risparmio dovrebbe essere in netto rialzo, a 21% da 13,7% di dicembre.
Il deflatore dei consumi dovrebbe essere in aumento di 0,3% m/m(1,5% a/a) e il deflatore core dovrebbe registrare una variazione di 0,2% m/m(1,4% a/a), con rischi verso l’alto alla luce dei dati sorprendentemente forti del PPI di febbraio.
Per ora i prezzi restano molto moderati ma la previsione è che dal 2° trimestre ci sia una ripresa della dinamica, sia mensile, sia annua, per motivi di confronto statistico con il 2020 e per scarsità di offerta di beni in alcuni settori.