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26 Aprile 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Venerdì l’indice PMI composito di aprile è salito a sorpresa a 55,8 da 54,9, grazie ad un inatteso miglioramento nei servizi (57,7 da 55,6) e a una correzione meno ampia del previsto nella manifattura (55,3 da 56,5).
Gli indici relativi ai prezzi di vendita hanno toccato nuovi massimi storici in entrambi i settori.
Le indagini mostrano quindi come a inizio trimestre siano i servizi a sostenere la crescita, a fronte di un progressivo deterioramento dello scenario per l’industria in un contesto di forti pressioni inflattive.
La tenuta della domanda rispetto all’inflazione e la dinamica futura dei servizi saranno gli elementi chiave per la sostenibilità della ripresa durante la primavera.

GERMANIA – Ieri l’indice di fiducia IFO è salito a 91,8 da 90,8 di marzo.
L’indice delle aspettative è cresciuto di 1,8 punti, a 86,7, mentre è rimasto circa stabile l’indice sulla situazione corrente, a 97,2.
Lo spaccato per settore segnala una ripresa nei servizi e, sorprendentemente, nell’industria; invece, l’indice è calato nel commercio e nelle costruzioni (al minimo dal 2010).
L’indagine, in ogni caso, conferma la persistenza dei colli di bottiglia all’offerta e pressioni al rialzo sui prezzi finali.
Una contrazione del PIL nel trimestre corrente resta probabile.

STATI UNITI
 – Venerdì, i PMI Markit flash di aprile hanno confermato il proseguimento dell’espansione in tutti i settori, ma anche il rafforzamento delle pressioni sui prezzi.
Il PMI manifatturiero è salito a 59,7 con indicazioni positive da produzione, occupazione e ordini, anche dall’estero, pur in presenza di manodopera insufficiente e prezzi in ulteriore rialzo per tutti gli input.
Le previsioni delle imprese sono positive per i prossimi 12 mesi, ma segnalano la necessità di aumentare la forza lavoro.
L’indice dei servizi invece è calato a 54,7, pur in presenza di rialzi di occupazione e ordini.
Le imprese sono ottimiste riguardo alle prospettive dell’attività, nonostante le difficoltà a reperire manodopera e le pressioni sui prezzi a livelli record.
– L’indagine sul mercato del lavoro condotta dalla NY Fed presso i consumatori dà segnali positivi, con un aumento degli occupati e della permanenza nella forza lavoro, e indica ulteriori incrementi attesi dei salari.

GIAPPONE – Il tasso di disoccupazione a marzo è calato a 2,6%, da 2,7%, toccando un minimo da 1 anno, con correzioni sia per gli occupati sia per i disoccupati.
Il jobs-to-applicant ratio è salito di 1 decimo a 1,22, segnalando che la domanda di lavoro rimane sostenuta.

 

COMMENTI:

BCE – In una nota di agenzia pubblicata domenica 24, Koranyi di Reuters sostiene che 9 anonimi “policymakersdella BCE, presumibilmente membri del consiglio direttivo, vorrebbero concludere gli acquisti netti il 30 giugno o il 1° luglio, in modo da poter alzare i tassi ufficiali il 21 luglio.
Quasi tutti” puntano a due rialzi dei tassi entro fine 2022, ma alcuni ne vorrebbero tre.
Il mercato monetario sconta già più di tre rialzi dei tassi quest’anno.
La relativa tenuta delle indagini congiunturali a inizio primavera, malgrado la crisi energetica, e il livello modesto delle tensioni sul debito sovrano potrebbero favorire un nuovo anticipo del processo di normalizzazione.

FRANCIA – Domenica si sono concluse le elezioni presidenziali con la vittoria di Emmanuel Macron (58,5%), sulla candidata di destra Marine Le Pen (41,5%).
L’esito finale è risultato più favorevole al Presidente uscente rispetto ai sondaggi della vigilia.
Occorrerà ora attendere le legislative del 12 e 19 giugno per capire se lo scenario parlamentare sarà meno favorevole a Macron rispetto alla passata legislatura.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in nuovo ampio rafforzamento ieri – ed è in salita anche oggi – aggiornando i massimi per andare a rivedere livelli abbandonati a marzo 2020.
Questa volta il driver principale è il rinnovato aumento della risk aversion dovuto alle preoccupazioni per il peggioramento del quadro pandemico in Cina, con Pechino che ha avviato test di massa mentre si temono ulteriori chiusure.
Unitamente alla prosecuzione del conflitto russo-ucraino e alla prospettiva di una restrizione Fed molto incisiva, questo può favorire ulteriore rafforzamento del dollaro nel breve.
I dati USA odierni, ordini di beni durevoli e fiducia dei consumatori, sono attesi positivi, il che dovrebbe agire a favore del biglietto verde, ma a livello intra-day potrebbe prevalere la dinamica della risk aversion che – se dovesse arretrare – smorzerebbe l’upside del dollaro e potrebbe indurre un seppur contenuto ritracciamento.

EURL’euro ha aperto la settimana con un’ampia correzione da 1,08 a 1,06 EUR/USD, aggiornando i minimi oggi a 1,0672 EUR/USD, dove ora si trova vicino ai minimi di marzo 2020 a 1,0635 EUR/USD, raggiunti dopo lo scoppio della crisi pandemica.
La correzione è dovuta perlopiù al significativo aumento della risk aversion, principalmente in funzione degli sviluppi sul fronte della pandemia in Cina, che accentua il sentiment negativo sulle prospettive di crescita già deterioratesi a causa del conflitto russo-ucraino.
L’euro non è infatti riuscito a trarre alcun beneficio ieri né dall’IFO tedesco che a sorpresa è salito né dall’esito delle presidenziali francesi che hanno sancito la chiara vittoria di Macron sulla sfidante di destra Le Pen.
Neppure la notizia diffusa da Reuters secondo cui nove “policymakers” della BCE vorrebbero concludere gli acquisiti netti tra fine giugno e inizio luglio in modo da poter alzare i tassi già a luglio e l’eventualità, prospettata dal mercato, che i rialzi BCE quest’anno possano arrivare a tre, sono riuscite ad aiutare l’euro.
Ai livelli correnti il cambio ha di fatto raggiunto i target ribassisti che avevano collocato in area 1,06 EUR/USD e alla luce del rinnovato aumento della risk aversion, dell’incertezza sul fronte russo-ucraino e della distanza che comunque separa la BCE dalla Fed, i rischi verso il basso aumentano ulteriormente.
Il downside, seppure temporaneo, potrebbe collocarsi all’interno della fascia 1,05-1,03 EUR/USD.
In questi giorni va attentamente monitorata la situazione complessiva per valutare l’opportunità o meno di una revisione al ribasso del profilo atteso del cambio.

GBPAnalogamente all’euro anche la sterlina ha aperto la settimana in ulteriore calo contro dollaro da 1,28 a 1,26 GBP/USD penalizzata dall’aumento della risk aversion e dal rischio di un ulteriore deterioramento del quadro di crescita.
Il calo è stato solo temporaneamente un po’ più ampio di quello dell’euro portando il cambio da 0,83 a 0,84 EUR/GBP, ma nel complesso la dinamica rispetto alla moneta unica è di range tra ieri e oggi.
Anche per la sterlina i rischi verso il basso, soprattutto contro dollaro, aumentano, ma un chiarimento potrà arrivare con la riunione BoE della prossima settimana (5 maggio) che attraverso la pubblicazione del nuovo scenario di crescita e inflazione permetterà di trarre maggiori indicazioni sul sentiero di rialzi dei tassi che la BoE attuerà nella seconda parte dell’anno.
I dati sull’economia britannica usciti tra venerdì e ieri (fiducia dei consumatori, vendite al dettaglio, PMI e indagine CBI sul settore industriale) hanno fornito tutti segnali di rallentamento dell’economia domestica, avvalorando l’ipotesi che l’azione BoE possa essere nel complesso più blanda di quella della Fed.

JPYLo yen al contrario ha aperto la settimana in rafforzamento, modesto contro dollaro da 128 a 127 USD/JPY, più ampio contro euro da 139 a 136 EUR/JPY per via del calo dell’EUR/USD – aiutato sia dall’ampio aumento della risk aversion a livello globale sia dal seppur contenuto arretramento dei rendimenti a lunga USA dopo i massimi raggiunti la scorsa settimana.
La dinamica dello yen non è pertanto da leggersi come spia di un eventuale intervento valutario a sostegno della valuta nipponica.
Anche il ministro delle finanze Suzuki ha smentito i rumours secondo i quali nel suo incontro con la Segretaria al Tesoro USA Yellen la scorsa settimana si era parlato di un intervento coordinato per rafforzare lo yen.
Nel breve lo yen potrebbe rafforzarsi ancora se la risk aversion dovesse aumentare ulteriormente.
La dinamica di fondo resta comunque guidata da quella dei differenziali di rendimento a lunga rispetto agli USA
.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– La settimana entrante si prospetta ricca di dati rilevanti.
Le prime stime sul PIL dovrebbero evidenziare un’economia sostanzialmente stagnante in Germania, Francia e nel complesso dell’Eurozona nel 1° trimestre.
Potrebbero essersi invece contratte l’economia italiana e quella spagnola.
– Le rilevazioni sui prezzi al consumo di aprile dovrebbero riportare un modesto rallentamento dell’inflazione in Germania e in media nell’area euro, e un’accelerazione in Italia e Francia; i rischi per i prossimi mesi restano ovunque al rialzo.
– Gli indici Istat in Italia e le indagini della Commissione Europea per l’area euro dovrebbero evidenziare una nuova flessione del morale ad aprile, in scia alle tensioni internazionali.

STATI UNITI
– Oggi, gli ordini di beni durevoli (prelim.) di marzo sono attesi in rialzo di 1,2% m/m, spinti dall’aeronautica civile, ma anche dal settore auto.
Al netto dei trasporti, gli ordini dovrebbero aumentare di 0,5% m/m.
I dati dovrebbero riflettere la riaccelerazione dell’attività nel manifatturiero stimolata dalla riduzione delle strozzature all’offerta.
– Le vendite di case nuove sono previste in modesto calo a 0,750 mln, con segnali di stabilizzazione del trend sulla scia di effetti contrastanti dal rialzo dei tassi sui mutui.
Da un lato, con tassi al di sopra del 5%, gli acquisti sono sempre più fuori dalla portata dei potenziali acquirenti, dall’altra, l’aspettativa di ulteriori aumenti spingono a chiudere in tempi rapidi nuovi contratti.
– La fiducia dei consumatori rilevata ad aprile dal Conference Board è attesa in rialzo a 109,5 da 107,2, in linea con le indicazioni positive delle altre indagini e grazie al continuo miglioramento del mercato del lavoro e delle prospettive salariali.
– I dati in uscita nel resto della settimana dovrebbero dare informazioni positive sullo scenario congiunturale.
La spesa e il reddito personale di marzo sono previsti in aumento, con un’accelerazione dei consumi di servizi.
Il deflatore core di marzo dovrebbe essere in rialzo di 0,3% m/m, con rallentamento della dinamica mensile solo transitorio.
– Infine, la prima stima del PIL del 1° trimestre, con una variazione attesa di 1,1% t/t ann., dovrebbe essere frenata da contributi negativi di scorte e canale estero, a fronte di una crescita solida per consumi e investimenti.