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25 Ottobre 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO– Le indagini PMI di ottobre hanno confermato il quadro di decelerazione della ripresa a inizio trimestre.
Il settore manifatturiero è ancora penalizzato dai vincoli all’offerta, che si stanno rivelando più severi del previsto.
Nei servizi l’attività rimane trainante ma inizia a perdere vigore rispetto ai mesi estivi.
Le indicazioni sui prezzi riportano invece una marcata accelerazione dei costi degli input e dei listini di vendita sia nella manifattura (dove gli indici relativi raggiungono nuovi record) che nei servizi (sui massimi da oltre 20 anni), confermando i rischi al rialzo per l’inflazione nei prossimi mesi.
L’indice PMI composito è calato per il terzo mese consecutivo a 54,3 da 56,2 precedente, sui minimi da aprile 2021 ma su livelli ancora espansivi: riteniamo che la crescita sia rimasta solida durante l’estate, stimiamo intorno al 2,2% t/t, mentre vediamo un rallentamento a 0,8% t/t nel 4° trimestre.

STATI UNITI – Il PMI manifatturiero flash di ottobre, pubblicato venerdì, è sceso a 59,2 da 60,7, segnalando modesto rallentamento della crescita e persistenti strozzature all’offerta.
Invece, l’indice dei servizi è risalito a 58,2, da 54,4, sui massimi da luglio, con indicazioni positive per crescita e occupazione, ma anche ulteriori aumenti delle pressioni sui prezzi, a livelli record.

 

COMMENTI:

STATI UNITI
 – L’attenzione resterà focalizzata sul dibattito interno al partito democratico per definire il pacchetto fiscale Build Back Better (BBB), con un probabile accordo entro questa settimana che porti le misure a circa 2 tln, dai 3,5 tln previsti inizialmente, e limiti i rialzi di imposta.
La risoluzione sul BBB dovrebbe permettere di votare, entro fine mese, il pacchetto bipartisan per le infrastrutture, con interventi totali per 1 tln.
– Venerdì, il presidente della Fed, Powell, ha alzato il tiro sulle preoccupazioni relative all’inflazione, affermando che i vincoli all’offerta sono peggiorati, con rischi di colli di bottiglia più duraturi e persistenti, e quindi di inflazione più alta.
Powell ha ribadito che questi vincoli dovrebbero essere transitori, ma nel frattempo la Fed dovrà essere pronta ad aggiustare la propria politica per far fronte a un ampio raggio di possibili sviluppi.
Secondo Powell, è arrivato il momento di ridurre gli acquisti, non quello di alzare i tassi.
Le parole di Powell danno le linee guida per l’esito del prossimo FOMC: tapering e preparazione per reagire a diversi scenari di inflazione.
Daly (San Francisco Fed) ha detto che gli effetti inflazionistici dei colli di bottiglia all’offerta preoccupano, ma rialzi dei tassi potrebbero essere controproducenti in queste circostanze.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo e così apre anche oggi.
Powell venerdì ha dichiarato che i tempi sono maturi per il tapering, ma non per i rialzi dei tassi ed è questo secondo tema che ha maggior influenza in questa fase sul biglietto verde.
In assenza di indicazioni (dati o segnali dalla Fed) che possano portare ad anticipare ulteriormente l’avvio atteso del ciclo di rialzi Fed, il dollaro fatica a risalire.
Dai dati in uscita questa settimana (principalmente fiducia dei consumatori domani, ordini di beni durevoli mercoledì e Pil del 3° trimestre giovedì) si attendono segnali di rallentamento, il che dovrebbe prevenire un rafforzamento del biglietto verde, a meno di un generalizzato aumento della risk aversion sui mercati internazionali.
Cruciale sarà comunque il FOMC della settimana prossima, non tanto per l’annuncio del tapering – di dato scontato – quanto per le nuove previsioni sul sentiero dei tassi: il dollaro, infatti, dovrebbe rafforzarsi se l’avvio atteso del ciclo di rialzi dovesse venire anticipato.

EURL’euro ha chiuso invece la settimana passata al rialzo, da 1,15 a 1,16 EUR/USD, ma si tratta di un movimento modesto, e tale è anche il rialzo odierno.
Lo scenario di un avvio della svolta di policy da parte della BCE tardivo rispetto alla Fed tende infatti a penalizzare la moneta unica.
La riunione BCE di questa settimana tenderà tra l’altro a raffreddare le attese formatesi di recente sul mercato di un avvio del ciclo di rialzi anticipato nel 2022, anche se saranno comunque da seguire le valutazioni aggiornate circa l’evoluzione dello scenario di crescita e inflazione.
Quanto ai dati, venerdì il Pil del 3° trimestre mostrerà ancora una crescita robusta (la decelerazione è attesa nel 4°) mentre l’inflazione salirà ancora, ma per via della fiammata dei prezzi energetici.
In assenza di segnali di eventuale anticipazione della svolta BCE, l’euro dovrebbe pertanto restare privo di spunti di forza propria: un possibile rafforzamento, comunque modesto, sarebbe perlopiù il riflesso del cedimento generalizzato del dollaro.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata pressoché stabile sui livelli di apertura in area 1,37 GBP/USD contro dollaro, ma dopo essere salita fino in area 1,38 GBP/USD.
Contro euro si è mantenuta in area 0,84 EUR/GBP, ma aggiornando qui a 0,8419 EUR/GBP i massimi dell’anno.
La dinamica rimane pertanto contrastata e così appare anche oggi, in funzione sia della fase di assestamento che sta attraversando il dollaro sia dell’incertezza sulla decisione che prenderà la BoE la prossima settimana sui tassi.
Le attese di mercato per un rialzo già alla riunione di novembre, infatti, rimangono ma sono diminuite, per via dei segnali contrastanti che giungono dai dati domestici (venerdì le vendite al dettaglio hanno deluso mentre i PMI hanno sorpreso favorevolmente).
In assenza di dati significativi questa settimana la sterlina dovrebbe riflettere perlopiù i driver di dollaro e l’evoluzione del sentiment generale di mercato.
A meno di novità dovrebbe pertanto tendenzialmente stabilizzarsi nel range dell’ultima settimana.

JPYAnche lo yen ha chiuso la settimana passata in modesto rialzo contro dollaro da 114 a 113 USD/JPY, finendo per rafforzarsi lievemente anche contro euro ma attraverso una dinamica più contrastata che lo ha visto passare prima per un calo da 132 a 133 EUR/JPY per toccare poi venerdì massimi in area 131 EUR/JPY.
La riunione BoJ di giovedì confermerà la necessità di mantenere a oltranza condizioni di policy massimamente espansive.
Il ritracciamento rialzista in corso è più legato al generalizzato cedimento del dollaro e quando i rendimenti USA riprenderanno a salire lo yen dovrebbe tornare a scendere, in primis contro dollaro e poi anche contro euro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Il focus questa settimana sarà sulla riunione di politica monetaria e la conferenza stampa della Banca Centrale Europea: non si attendono novità concrete, ma soltanto dichiarazioni finalizzate a raffreddare le attese di rialzo dei tassi emerse sul mercato monetario.
– Anche il calendario dei dati è fitto di appuntamenti importanti. La ripresa è prevista decelerare durante l’autunno, come dovrebbe emergere mercoledì e giovedì dalle indagini Istat e della Commissione Europea di ottobre dall’indice IFO.
– Le rilevazioni flash di ottobre dovrebbero registrare un’accelerazione dell’inflazione in Germania, Francia, Italia e nel complesso dell’area euro.
– Le stime preliminari sul PIL nell’aggregato dell’Eurozona e nei quattro principali Paesi membri dovrebbero confermare un quadro di crescita ancora solida nel 3° trimestre.
– In calendario anche i dati sul mercato del lavoro tedesco di ottobre e sulle spese delle famiglie francesi di settembre.

STATI UNITI
 – Oggi non ci sono dati in uscita.
La prima stima del PIL del 3° trimestre dovrebbe riassumere gli effetti dei colli di bottiglia all’offerta sull’espansione.
La crescita estiva dovrebbe dimezzarsi rispetto a quella del 1° semestre, con un’ampia frenata dei consumi e un indebolimento degli investimenti, dovuti alla carenza di offerta.
– La fiducia dei consumatori di ottobre dovrebbe confermare il ritracciamento visto a settembre, spinto dai timori per l’inflazione e per la fine dello stimolo fiscale.
– La spesa e il reddito personale di settembre sono attesi in rialzo, e il deflatore core dovrebbe segnare una variazione di 0,2% m/m.
– Gli ordini di beni durevoli e le vendite di case nuove di settembre dovrebbero dare segnali moderatamente positivi, pur in presenza di persistente carenza di offerta.