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25 Ottobre 2019 – nota economica giornaliera

GERMANIA – L’indice PMI di ottobre ha segnalato che l’economia tedesca è rimasta in contrazione anche nel mese di apertura dell’ultimo trimestre.
L’indice PMI composito flash è salito solo di un decimo a 48,6 in ottobre, rimanendo ancora in territorio recessivo.
Il ritmo di contrazione del settore manifatturiero si è attenuato in modo trascurabile: il PMI manifatturiero flash è salito di due decimi a 41,9, rimanendo comunque in territorio di ampia contrazione. Nel frattempo, le ricadute dalla produzione debole ai servizi si sono ulteriormente intensificate.
Il PMI servizi flash è sceso di due decimi a 51,2 in ottobre. L’occupazione nel settore privato tedesco ha già registrato un primo calo in sei anni. Tuttavia, nel settore dei servizi, la creazione di posti di lavoro è rallentata al minimo da tre anni e mezzo. Nel settore manifatturiero, il numero di posti di lavoro è già diminuito al ritmo più elevato in quasi dieci anni.

AREA EURO – Il PMI composito è risalito da 50,1 a 50,2. Stabile il PMI manifatturiero a 45,7, mentre l’indice per i servizi è in rialzo da 51,6 a 51,8.
Il livello dei PMI è coerente con una crescita del PIL appena superiore a 0,10% t/t nel quarto trimestre, in lieve rallentamento rispetto al terzo trimestre (0,15-0,2% t/t). Considerando la distribuzione degli errori di stima storici, la probabilità di una variazione negativa è del 25-30%, in rialzo dal 20-25% del terzo trimestre.

STATI UNITI
– Gli ordini di beni durevoli correggono di -1,1% m/m a settembre, dopo tre mesi di variazioni positive, sulla scia di contrazioni sia per gli aerei sia per le auto. Sul dato di settembre pesano gli effetti dello sciopero di GM: il comparto auto registra un calo di -1,6% m/m, uguale a quello di agosto, Al netto dei trasporti, gli ordini sono comunque deboli e calano di -0,3% m/m, dopo + 0,3% m/m ad agosto. Le indicazioni per gli investimenti del 4° trimestre sono poco incoraggianti, con una contrazione di -2,8% m/m per gli ordini di beni capitali al netto della difesa e di -0,5% m/m per gli ordini al netto di difesa e aerei (dopo -0,6% m/m ad agosto). Le consegne di beni capitali al netto di aerei e difesa correggono di -0,7% m/m (-3,3% trim. ann.). I dati sono complessivamente deboli, anche escludendo gli effetti temporanei dello sciopero GM.
– I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 19 ottobre calano a 212 mila, e sono poco variati rispetto alla settimana precedente (218 mila), con indicazioni sempre positive sul mercato del lavoro.
– Le vendite di case nuove a settembre correggono a 701 mila da 706 mila di agosto (rivisto da 713 mila). Nonostante la correzione, i dati confermano il trend positivo delle vendite in graduale rialzo da inizio anno. Le scorte di case invendute sono stabili a 5,5 mesi.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri ha trasmesso al Vice-Presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e al Commissario Pierre Moscovici la risposta alla richiesta di chiarimenti inviata dalla Commissione lo scorso 23 ottobre sul Documento Programmatico di Bilancio.
La lettera ribadisce che l’output gap stimato dal governo italiano per il 2020 è più ampio dell’1,5% del PIL, il che pone l’Italia in una fase di “congiuntura sfavorevole” e configura perciò un aggiustamento annuo di bilancio richiesto di 0,5% (contro lo 0,6% menzionato dalla Commissione).
Rispetto a ciò, la variazione strutturale proposta dal Governo italiano (-0,1%, che diventa +0,1% in caso di conferma della flessibilità per spese finalizzate a combattere il dissesto idrogeologico) non configura secondo il governo una deviazione significativa dalle regole del Patto di Stabilità e Crescita, perché lo scostamento è inferiore al mezzo punto percentuale.
La lettera conferma la sostanziale neutralità dell’orientamento fiscale nel 2020 ma anche l’impegno a un aggiustamento negli anni successivi (ad oggi, però, garantito solo dalle clausole di salvaguardia) e ad avviare un percorso di riduzione del debito. Le stime incluse nel DPB sono a giudizio del governo prudenti. Il documento include un allegato che descrive nel dettaglio le misure di contrasto all’evasione fiscale (da cui è atteso un gettito di circa 3 miliardi, stima considerata cauta dal governo).
La novità è una sorta di “clausola di salvaguardia” sulla spesa centrale (o meglio sulle dotazioni dei ministeri), simile a quella proposta alla UE lo scorso anno, con un “congelamento” temporaneo pari alla differenza tra le stime prudenti su “quota 100” inserite nelle proiezioni di budget e le stime inferiori che possono essere desunte dalle richieste ricevute sinora. Tali fondi saranno messi a disposizione dei ministeri solo se l’aggiornamento di metà anno evidenzierà risparmi in ciascuno dei tre anni considerati. Tale clausola dovrebbe valere oltre 2 miliardi.
In sintesi, la negoziazione con Bruxelles è destinata a continuare nelle prossime settimane. Non è in vista una bocciatura tout-court della Legge di Bilancio come quella vista lo scorso anno, ma ad oggi non si può escludere del tutto una richiesta di correzioni dell’ordine di qualche decimo di PIL.

EURO ZONA (Banca Centrale Europea) – Tutto immutato alla riunione di ottobre del Consiglio Direttivo BCE: tassi ufficiali, indicazioni sulle prospettive dei tassi e sulla durata dell’APP.
I tassi ufficiali resteranno a livelli pari o inferiori a quelli attuali fino a quando l’inflazione sottostante non si sarà chiaramente avvicinata al 2%, mentre gli acquisti netti proseguiranno fino a poco prima che i tassi ufficiali vengano alzati. Resta nel comunicato l’avviso che il Consiglio resta pronto ad intervenire con tutti i propri strumenti, se necessario.
L’aggiornamento della valutazione sullo scenario conferma la prevalenza di rischi al ribasso, ma denota uno sforzo di infondere un po’ di ottimismo sugli sviluppi futuri. Si sottolinea la resilienza di servizi e costruzioni, “malgrado una certa moderazione”, e il ruolo che giocheranno le condizioni finanziarie accomodanti, la crescita dei salari, l’aumento dell’occupazione e l’orientamento moderatamente accomodante delle politiche fiscali nel garantire la continuazione della fase di espansione economica.
Alla riunione era presente Christine Lagarde, che assumerà la presidenza della Banca Centrale Europea il 1° novembre. La sua prima conferenza stampa connessa a riunioni di politica monetaria sarà il 12 dicembre. In tale occasione, si troverà a commentare l’aggiornamento dello scenario economico, ma non vi sono ragioni per attendersi variazioni al quadro di politica monetaria neppure in tale occasione.
Sul fronte delle nomine, in settimana la Germania ha comunicato di aver proposto Isabel Schnabel, un’economista con esperienza nel campo della supervisione finanziaria, come candidata a sostituire Sabine Lautenschläger.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro è risalito ieri principalmente ancora per via del nuovo calo della sterlina sugli sviluppi di Brexit, che hanno prevalso sui dati USA degli ordini di beni durevoli risultati ancora più negativi delle attese.
Oggi uscirà il dato finale della fiducia delle famiglie
, rilevante soprattutto per i sotto-indici sulle aspettative di inflazione, in particolare di quelle a 5-10 anni scese al minimo storico.
Attualmente infatti la Fed monitora attentamente tali indicatori e una conferma di questi bassi livelli contribuirebbe ad aumentare la probabilità implicita di un altro taglio dei tassi Fed al FOMC della prossima settimana. Anche oggi tuttavia gli sviluppi su Brexit potrebbero avere il sopravvento.

EUR – L’euro ha corretto da un massimo di 1,1162 a un minimo di 1,1091 EUR/USD principalmente per correlazione positiva con la sterlina, ma aveva reagito negativamente anche in mattinata ai PMI dell’area risultati più deboli delle attese.
La riunione BCE come previsto ha lasciato invariati i termini di policy confermando la sostanziale permanenza di rischi verso il basso sullo scenario.
Questa mattina esce l’IFO tedesco atteso in marginale calo, il che manterrebbe l’euro sulla difensiva, fermo restando che gli sviluppi su Brexit potranno avere il sopravvento mantenendo la correlazione positiva tra EUR/USD e GBPUSD.

GBP – La sterlina ha corretto sia contro dollaro da 1,29 a 1,27 GBP/USD sia contro euro da 0,8598 a 0,8677 EUR/GBP all’aumentare dell’incertezza sul fronte politico domestico dopo che Johnson ha annunciato di voler andare a elezioni anticipate il 12 dicembre.
L’opposizione laburista infatti ha ribadito che non intende appoggiare la proposta di elezioni anticipate se non si avrà garanzia che verrà evitata un’uscita dall’UE senza accordo. Il parlamento sarà chiamato a decidere sulle elezioni lunedì.
Oggi intanto ci sarà un altro incontro UE per decidere sul rinvio di Brexit
, ma non è garantito che la decisione arrivi entro oggi. Ulteriori fonti menzionano tra le opzioni quella di un’estensione flessibile in cui si lascerebbe al Regno Unito il tempo di completare il processo di ratifica del Withdrawal Agreement, concedendo di uscire una volta ottenuta l’approvazione del parlamento, ma comunque entro una data prestabilita per il termine ultimo (ipoteticamente il 31 gennaio 2020).
Sviluppi favorevoli che riducano l’incertezza e sblocchino lo stallo permetterebbero alla sterlina di riprendersi dalla correzione di ieri.

JPY – Lo yen si è rafforzato solo marginalmente contro dollaro mantenendosi ancora in area 108 USD/JPY e maggiormente contro euro da 121 a 120 EUR/JPY per via del calo più ampio dell’EUR/USD.
I driver sono stati sia gli sviluppi di Brexit sia i dati USA e analoghe dinamiche dovrebbero riproporsi anche oggi: dati USA più deboli delle attese e/o novità negative su Brexit tenderebbero a rafforzare la valuta nipponica.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – L’IFO a ottobre è atteso in calo a 94,3 da 94,6, con l’indice per la situazione corrente a 97,6 da 98,5 mentre quello sulle attese è visto circa stabile a 90,5 da 90,8. In media trimestrale l’IFO è in calo da ottobre scorso e si trova ora al di sotto della media di lungo periodo e sui minimi dal 2010.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a ottobre (finale) dovrebbe correggere a 94,5 da 96 della lettura preliminare, mantenendosi su livelli elevati e coerenti con una continua espansione dei consumi.
Il focus sarà sulle aspettative di inflazione a 5-10 anni, scese a 2,2% nell’indagine preliminare, minimo da quando esiste la serie (ottobre 1970). Anche nell’indagine delle aspettative dei consumatori compilata dalla NY Fed, le attese di inflazione a medio termine sono scese nella rilevazione di ottobre, a 2,4%, sui minimi della serie (iniziata a metà 2013), con una conferma del trend verso il basso in atto da gennaio 2019.
Il FOMC ha citato i rischi di persistenza dell’inflazione al di sotto del 2% dovuti alle aspettative nelle decisioni di riduzione dei tassi e continua a monitorare i segnali delle indagini.