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25 marzo 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri le indagini PMI flash di marzo indicano che dopo la temporanea ripartenza di febbraio il ciclo nell’eurozona è tornato a rallentare.
Nella manifattura (57 da 58,2, minimo da agosto 2021) le imprese riportano un deterioramento sia delle condizioni di domanda che di offerta mentre nei servizi (54,8 da 55,5) la correzione è più contenuta.
Nei servizi il ridimensionamento del rischio sanitario sta sostenendo l’attività ma la frenata manifatturiera e i rincari energetici peseranno nei prossimi mesi, come si evince dalla marcata correzione registrata dall’indice relativo alle aspettative.
Gli indici relativi ai prezzi di vendita hanno toccato nuovi massimi storici, sia nell’industria che nei servizi.

FRANCIA – L’indice INSEE di fiducia delle imprese manifatturiere è calato di 6 punti a 106, sui minimi dallo scorso settembre.
Il calo nel saldo delle opinioni è risultato diffuso a tutte le principali componenti dell’indagine mentre le aspettative su prezzi di vendita hanno toccato un nuovo massimo dall’inizio della rilevazione della serie.
La correzione del morale ha riguardato anche i servizi, seppur in misura minore.

PAESI BASSI – Questa mattina la crescita del PIL nel 4° trimestre del 2021 è stata rivista al rialzo di un decimo a 1% t/t (6,5% a/a).
L’economia olandese chiude quindi il 2021 in espansione del 5% in media annua, vediamo un rallentamento intorno al 3,4% nell’anno in corso

STATI UNITI
– Il PMI Markit manifatturiero flash a marzo ha segnato un rialzo a 58,5, da 57,3 di febbraio, con indicazioni di accelerazione della crescita grazie ad aumenti per ordini, produzione e occupazione.
I tempi di consegna si riducono modestamente, indicando che i problemi dal lato dell’offerta restano significativi, mentre gli indici di prezzo sono circa stabili su livelli elevati e coerenti con persistenti pressioni verso l’alto.
L’indice dei servizi è in ripresa a 58,9 da 56,7, con segnali positivi da attività, occupazione e nuova attività, mentre i prezzi di input e output rimangono su livelli record.
Il messaggio delle indagini, sia nel manifatturiero sia nei servizi, è di continua espansione a ritmi solidi, ma anche di ininterrotte pressioni verso l’alto sui prezzi.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 19 marzo sono calate a 187 mila, sui minimi da settembre 1969 e i sussidi esistenti al 12 marzo sono scesi a 1,350 mln, minimo da gennaio 1970, a conferma di un mercato del lavoro sotto pressione.
Alla luce della svolta della politica monetaria mirata a rallentare la domanda, i sussidi diventeranno nel giro di qualche mese un importante indicatore da seguire per valutare eventuali segnali di rallentamento e di possibile rischio di recessione nel 2023.
– Gli ordini di beni durevoli di febbraio hanno deluso le aspettative, con un calo di -2,2% m/m spinto dalla correzione dell’aeronautica civile (-30% m/m) e del comparto auto (-0,5% m/m).
Anche al netto dei trasporti gli ordini sono in contrazione (-0,6% m/m), dopo due mesi di rialzi solidi.
Gli ordini di beni capitali al netto di difesa e aerei sono in calo di -0,3% m/m, ma le consegne per questo aggregato sono in rialzo ancora solido e puntano a un incremento a due cifre nel 1° trimestre, con indicazioni positive per gli investimenti fissi delle imprese.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – Gli Stati Uniti cercheranno di sostituire con LNG il gas attualmente fornito alla UE dalla Russia, secondo quanto riferiscono diverse agenzie questa mattina, e l’accordo dovrebbe essere annunciato oggi.
Nel 2021 gli Stati Uniti hanno fornito circa 22 mld di m3, e potrebbero quindi puntare ad aumentare le spedizioni fino a 50 mld di m3.
Tuttavia, i risultati effettivi dipenderanno dai contratti commerciali, e in particolare dalla riallocazione di flussi verso l’Europa, come sta già avvenendo.
L’UE ha indicato che intende aumentare le importazioni di LNG di 50 mld di m3, un obiettivo considerato dai più irrealistico.

BCE – La BCE ha annunciato la graduale eliminazione delle misure di alleggerimento delle garanzie introdotte durante la crisi pandemica.
Dall’8 luglio viene abolita l’ammissibilità delle garanzie scese sotto le soglie minime di rating dopo il 7 aprile 2020, viene dimezzato dal 20% al 10% lo sconto sui margini di garanzia, e si ritorna al regime pre-pandemia per quanto riguarda l’ammissibilità degli additional credit claims (ACC) e il limite sugli strumenti di debito emessi da altri gruppi bancari.
Il ritorno al regime normale sarà completato nel marzo 2024.
A quali condizioni la BCE potrebbe continuare l’APP oltre il terzo trimestre, bloccando il ritiro dello stimolo?
Secondo Schnabel, “se cadiamo in una profonda recessione a causa della crisi ucraina”; secondo il governatore della banca centrale estone, Mueller, in caso di un “drammatico spostamento delle prospettive di inflazione”.

STATI UNITIOggi in agenda ci sono nuovi discorsi dalla Fed.
Ieri, Evans (Chicago Fed) ha detto che la Banca centrale dovrà essere “cauta, umile e flessibile” in questa fase di aggiustamento e di grande incertezza.
Evans si è detto in linea con 7 rialzi dei tassi nel 2022 e ha confermato che il rialzo di marzo è il primo di quella che sarà probabilmente una lunga serie.
Per il momento Evans ritiene appropriata una sequenza di interventi da 25 pb, ma ha detto che un aumento di 50 pb potrebbe essere utile ed è aperto a questa possibilità.
Secondo Evans l’inflazione dovrebbe recedere e la politica monetaria non dovrebbe generare una recessione.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro si è rafforzato ancora ieri, seppure in misura modesta, mentre ha corretto questa notte sul rimbalzo dello yen andando a rivedere i minimi di due giorni fa.
Tale movimento sta comunque già rientrando e non compromette la tendenza di fondo del biglietto verde che dovrebbe restare moderatamente rialzista nel breve, grazie al robusto sentiero di restrizione Fed in atto.
In questa fase va comunque monitorata la dinamica della risk aversion, ancora tendenzialmente calante, in quanto se si mantenesse in arretramento potrebbe parzialmente togliere supporto al dollaro.

EURL’euro è sceso ancora marginalmente ieri ma sta recuperando oggi, mantenendosi comunque nel range 1,09-1,10 EUR/USD, dove le oscillazioni sono guidate anche dall’andamento dei prezzi del petrolio, moderatamente favorevole alla moneta unica tra ieri e oggi.
Nel breve tuttavia i margini di risalita dell’euro dovrebbero restare ridotti (resistenze chiave in area 1,11 EUR/USD) per via degli effetti economici negativi del conflitto sull’area euro, come sta iniziando a divenire evidente dai dati: anche l’IFO tedesco questa mattina ha mostrato infatti un calo superiore alle attese.
Per quanto riguarda i possibili effetti sul cambio EUR/USD delle dichiarazioni di Putin circa l’intenzione di richiedere pagamenti in rubli e non accettare più pagamenti in euro (o dollari) per le esportazioni di gas russo, quand’anche l’opzione fosse effettivamente percorribile (il dubbio riguarda soprattutto la reale ammissibilità di una modifica unilaterale dei contratti), l’entità dei flussi di pagamento in euro per il gas russo risulterebbe non rilevante per poter concretamente produrre un impatto sul cambio.
L’ordine di grandezza delle esportazioni di gas russo verso paesi che pagherebbero in euro si sarebbe aggirato intorno ai 20-30 miliardi di dollari (annuali) nel 2021, rispetto ad un turnover (giornaliero) dell’euro sui mercati valutari globali pari a 2mila miliardi di dollari (dato del 2019).

GBPLa sterlina si è pressoché stabilizzata, pur tenendosi perlopiù sulla difensiva sia contro dollaro da 1,32 a 1,31 GBP/USD, sia contro euro, comunque in area 0,83 EUR/GBP.
I dati sulle vendite al dettaglio questa mattina sono risultati più deboli delle attese, confermando l’ulteriore deterioramento recente del trade-off tra crescita e inflazione e l’aspettativa quindi che i rialzi dei tassi BoE saranno inferiori a quelli della Fed, il che limita l’upside della sterlina rispetto al dollaro nel breve, favorendone una tendenza più laterale anche contro euro.

JPYLo yen, dopo l’ampio calo di ieri contro dollaro da 120,94 a 122,40 USD/JPY, è rimbalzato questa notte fino a un massimo di 121,17 USD/JPY, principalmente sulla salita dei rendimenti a lunga giapponesi, in scia a quelli USA, con il decennale giapponese, che la BoJ tiene schiacciato verso lo 0% attraverso l’YCC, che si è portato fino a 0,24%, prossimo al limite superiore fissato dalla banca centrale.
Contestualmente, il ministro delle finanze giapponese, ha ribadito il continuo monitoraggio del cambio, alla luce del recente deprezzamento, ripetendo che un’eccessiva volatilità non è desiderabile.
Lo yen ha significativamente recuperato anche contro euro, da 134 a 133 EUR/JPY, dopo il calo di ieri.
La tendenza all’indebolimento dello yen dovrebbe però mantenersi, in vista di ulteriore salita dei rendimenti USA in primis, ma anche euro.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Le indagini Istat dovrebbero risentire della crisi geopolitica internazionale: il morale dei consumatori è visto a 110,5 da 112,4 di febbraio, l’indice composito di fiducia delle aziende è atteso a 107 da 108,2; la contrazione potrebbe essere più marcata nel manifatturiero (più vulnerabile dei servizi al nuovo shock), dove il morale è visto a 111,5 da 113,4 di febbraio.

GERMANIA – Oggi l’IFO di marzo dovrebbe mostrare un netto peggioramento della situazione economica, sulla scia del conflitto russo-ucraino e del conseguente rialzo dei prezzi delle materie prime.
Le aspettative sono attese crollare a 87,5 da 99,2, le valutazioni sulla situazione corrente potrebbero mostrare una correzione meno ampia a 90 da 97 di febbraio.

STATI UNITI – In termini di dati, è in pubblicazione la fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a marzo (finale) che dovrebbe confermare l’ulteriore correzione vista con la lettura preliminare e correggere a 59,5, stabilizzandosi su nuovi minimi post-pandemici.
Il continuo aumento dei prezzi della benzina mette rischi verso l’alto per le aspettative di inflazione.