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25 Marzo 2020 – nota economica giornaliera

AREA EURO – La stima flash del PMI manifatturiero di marzo ha segnato una diminuzione a 44,8 da 49,2 precedente, toccando il minimo dall’agosto del 2012. L’indice registra una flessione meno severa, ma pur sempre considerevole, rispetto agli altri indicatori.
Il calo coinvolge la maggior parte delle componenti, in particolar modo, i nuovi ordini e le esportazioni. Lo spaccato per Paesi ha visto il manifatturiero francese collocarsi sotto la media dell’Eurozona (42,9 da 49,7di febbraio) mentre la Germania registra una più debole diminuzione (45,7 da 48 di febbraio).
Il settore dei servizi ha segnato un crollo drammatico a 28,4 da 52,6 precedente.
Si tratta del peggior crollo dal luglio del 1998,e coinvolge tutte le componenti dell’indice, in particolar modo le attività e le aspettative future. Lo spaccato per Paesi vede, come nel caso del manifatturiero, la Francia registrare una flessione peggiore (29,0 da 52,6precedente) rispetto alla Germania (34,5 da 52,5 di febbraio).
Il PMI composito dell’area euro ha toccato anch’esso il minimo dal luglio del 1998, passando a 31,4 da 51,6 precedente. L’indagine congiunturale di marzo risente pienamente degli effetti negativi del COVID-19, derivanti dalle azioni intraprese per limitare l’impatto della pandemia nel vecchio continente.
La composizione degli indici segnala che l’economia dell’Eurozona sta subendo in questo mese un crollo delle attività senza precedenti.

GERMANIA – La stima flash del PMI composito di marzo è crollata a 37,2 da 50,7 precedente, toccando così il minimo di 133 mesi. I servizi sono scesi a 34,5 da 52,5 precedente, registrando il peggior calo di sempre. l PMI manifatturiero è passato a 45,7 da 48,0 di febbraio, con la flessione che coinvolge in particolare l’output, le esportazioni ed i nuovi ordini.
Markit, l’istituto che conduce le indagini PMI, segnala che “i dati di marzo sono coerenti con un crollo della crescita di circa il-2,0% t/t”. Il dato finale, che incorpora anche informazioni più recenti, potrebbe registrare una diminuzione più marcata della stima preliminare.

STATI UNITI – Il PMI Markit del manifatturiero a marzo (prel.) cala a 49,2 da 50,7 di febbraio. L’indice appare più positivo di quanto non sia la sostanza dei risultati dell’indagine, dato che è sostenuto da un allungamento dei tempi di consegna, che nella situazione attuale è un segnale di problemi nella catena produttiva.
Tutti gli altri sotto indici sono in peggioramento: produzione a 47, da 50,6, ordini a 46,8 da 50,4, ordini all’export a 47,1 da 49,1, occupazione a 47,6 da 50,6.
Le imprese riportano che la contrazione dell’attività corrente e degli ordini sono una conseguenza delle misure restrittive per l’epidemia di Covid-19, mentre l’incertezza per le prospettive nei prossimi 12 mesi è ai massimi da quando esiste l’indagine (2012).
Il calo degli ordini ha indotto le imprese a ridurre gli occupati, con indicazioni di una frazione di imprese la cui forza lavoro opera da casa, ma anche un’ampia percentuale di aziende che hanno ridotto l’occupazione.
Il PMI Markit dei servizi crolla a 40,5 da 49,6 di febbraio, toccando un nuovo minimo storico, con indicazioni negative per tutti i sotto indici: attività a 39,1 da 49,4, occupazione a 47,7 da 50,7, le aspettative per l’attività a 12 mesi correggono a 50 da 58,2.
Le imprese riportano un calo di attività soprattutto nel turismo e in altri comparti con attività aggregative, con una conseguente riduzione di occupati.
L’indice composito corregge a 40,5 da 49,6 di febbraio, confermando che l’economia USA è già in recessione a partire da marzo e segnalando che la variazione attesa del PIL nel 2° trimestre sarà probabilmente a due cifre.

 

COMMENTI:

ITALIA – Ieri il Consiglio dei Ministri ha emanato un nuovo decreto, che inasprisce le sanzioni nei confronti di chi trasgredisce le restrizioni imposte contro il COVID-19, e prevede che possano essere adottate nuove misure su specifiche parti del territorio nazionale o sulla totalità di esso, per periodi predeterminati, ciascuno di durata non superiore a 30 giorni, reiterabili e modificabili anche più volte fino al termine dello stato di emergenza, fissato al 31 luglio 2020.
Il presidente del Consiglio ha detto di sperare che il lockdown possa terminare ben prima della data del 31 luglio. Oggi proseguono le trattative coi sindacati sulle chiusure degli stabilimenti dopo che questi hanno proclamato una giornata di sciopero in Lombardia per alcuni settori (metalmeccanici e chimici), e per scongiurare la chiusura dei distributori di benzina. È anche in calendario l’intervento del premier Conte alla Camera sull’epidemia. Il governatore della Banca d’Italia Visco ha definito la crisi “inedita ma transitoria“.

AREA EURO – L’Eurogruppo ha avviato “un dibattito su forme aggiuntive di supporto per rafforzare la gestione della crisi e preparare il terreno alla ripresa economica”.
In particolare, “la discussione è più avanzata sul flusso di lavoro relativo al MES (ESM)”: il comunicato segnala che c’è “ampio sostegno a favore di un meccanismo di salvaguardia specifico per la crisi pandemica basato sullo strumento precauzionale MES esistente”, nello specifico la ECCL (Enhanced Conditions Credit Line).
Questo strumento si applica ai Paesi che non rispettano i criteri di accesso che richiedono di non avere squilibri macroeconomici, e impone di adottare misure per ridurre gli squilibri.
Riguardo alla condizionalità, “nel breve termine sarà focalizzata sulla risposta al coronavirus, mentre nel lungo termine ci si attende che i paesi ritornino alla stabilità”.
Lo strumento sarà a disposizione di tutti i Paesi, che però dovranno fare domanda individualmente.
La linea di credito sarà nell’ordine del 2% del PIL di ogni Paese.
Tuttavia, “serve più lavoro sui dettagli”.
Nel comunicato si ricorda che lo sforzo fiscale individuale degli Stati membri è ora salito al 2% del PIL dell’Eurozona.

STATI UNITI – Covid-19 update
– Il bazooka della politica fiscale vale 2 tln di dollari. I leader democratici e repubblicani hanno raggiunto un accordo preliminare sul pacchetto bipartisan di misure a sostegno di famiglie e imprese, aprendo la strada a un voto accelerato in Senato e a un’approvazione lampo alla Camera.
I dettagli delle misure non sono ancora stati diffusi, e si attende a breve un annuncio congiunto da parte del Senate Majority Leader McConnell e del Senate Minority Leader Schumer.
I democratici hanno sottolineato che il pacchetto includerà, come da loro richiesta, un potenziamento dei sussidi di disoccupazione.
La dimensione degli interventi è raddoppiata rispetto alle indicazioni iniziali di misure per circa 1 tln di dollari.
Le misure saranno suddivise fra sostegno alle famiglie, con trasferimenti diretti, ampliamento dei sussidi di disoccupazione, maggiore assistenza per le fasce basse di reddito, agli stati e alle strutture sanitarie per terapie, test e ricoveri, e alle imprese con trasferimenti e/o prestiti e garanzie a imprese di grandi dimensioni, misure specifiche per le piccole imprese, interventi per le compagnie aeree (simile a quello dato al settore auto durante la crisi del 2008-09).
È probabile che venga inclusa l’allocazione di circa 425 mld di dollari da usare come garanzia per interventi da parte della Fed per il credito alle imprese, da utilizzare con una leva di 1/10, che permetterebbe un sostegno per circa 4 tln di dollari, in caso di necessità.
Il voto al Senato potrebbe avvenire in tempi rapidissimi, appena il testo definitivo sarà predisposto, mentre la Camera potrà votare da remoto. Pertanto il disegno di legge potrebbe essere mandato alla firma del presidente entro un paio di giorni.
– Il direttore della Federal Emergency Management Administration ha annunciato che l’amministrazione Trump se necessario invocherà il Defense Production Act (una legge che risale ai tempi della guerra di Corea) per ottenere un massiccio aumento di produzione di mascherine, kit per i test e ventilatori.
Inizialmente sembrava che l’utilizzo del DPA fosse già stato deciso, ma in serata il FEMA ha comunicato che per ora il ricorso alla legge per garantire la disponibilità di attrezzature mediche non è necessario.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro è sceso ulteriormente dopo che le nuove misure adottate dalla Fed lunedì e il raggiungimento di un accordo per un nuovo massiccio pacchetto di stimolo fiscale da duemila miliardi di dollari hanno contribuito a ridimensionare il panico sui mercati, almeno parzialmente. Sul fronte dati le indicazioni giunte dai PMI sono state sfavorevoli, a conferma dell’impatto negativo da Covid-19 sull’economia USA.
Attese negative oggi anche per gli ordini di beni durevoli.
Gli ultimi due giorni hanno visto una pausa nella corsa al rialzo del dollaro: questo non è sufficiente a escludere che possa tornare a salire nuovamente, ma potrebbe essere un segnale che, se l’emergenza coronavirus non si aggrava, l’avvio di una fase di stabilizzazione di mercato potrebbe non essere lontano.

EUR – Sul parziale arretramento del dollaro l’euro ha consolidato il recupero di lunedì approfondendo la salita in area 1,08 (massimo a 1,0887 EUR/USD). I PMI sono stati molto negativi, ma sulla dinamica del cambio, come atteso, hanno prevalso i movimenti di aggiustamento del dollaro, che faranno da driver anche oggi. In uscita questa mattina l’IFO tedesco, previsto in ampio calo.

GBPLa sterlina si è parzialmente ripresa, risalendo da 1,15 a 1,18 GBP/USD per l’effetto combinato del parziale ritracciamento del dollaro e delle misure di stimolo adottate da BoE e Tesoro.
Il recupero si è trasmesso anche contro euro, ma mantenendosi entro il range di lunedì, da 0,93 a 0,91 EUR/GBP, a indicare che la valuta britannica rimane comunque sotto pressione.
Molto negativi ieri i PMI, anche qui a causa dello shock da Covid-19. In uscita oggi l’inflazione, attesa in calo, ma nel contesto attuale questo dato non sarà rilevante per la dinamica del cambio.

JPYAncora priva di spunti direzionali la dinamica contro dollaro dello yen, che si è mosso tra 110 e 111 USD/JPY: l’area chiave di resistenza si colloca a 112-114 USD/JPY.
In indebolimento invece la valuta nipponica contro euro da 118 a 120 EUR/JPY per via del rafforzamento dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – Il dato finale dell’indice Ifo potrebbe mostrare un calo peggiore della stima preliminare. L’indice è atteso a 87,4 punti (tre decimi in meno della stima flash) da 96,0 di febbraio. Anche le aspettative dovrebbero calare da 93,2 di febbraio a 81,4 (sei decimi in meno della stima flash).
L’indice della situazione corrente è previsto in discesa da 99,0 di febbraio a 93,5 (tre decimi in meno della stima flash).

BELGIO – L’indice di fiducia economica elaborata dalla Banca del Belgio è atteso in calo a marzo a -6 da -2,7 di febbraio. In Belgio le misure draconiane imposte da altri Governi non sono ancora state adottate, ma l’interruzione della catena produttiva è già evidente in molti Paesi europei, specialmente in Germania e Francia. Prevediamo in particolare un’ampia correzione del morale nel comparto manifatturiero e più in generale del PIL nel 2° trimestre (-0,6% t/t).

PAESI BASSI – La stima finale dovrebbe confermare che il PIL è avanzato dello 0,4% t/t (1,6% a/a) nel 4° trimestre 2019, stesso ritmo del 3°. La crescita dovrebbe essere venuta principalmente dalla domanda interna, mentre il canale estero dovrebbe mostrare un contributo solo marginale.
Nel trimestre in corso prevediamo un rallentamento attorno allo 0,1% t/t o al più una stagnazione, mentre per il 2° trimestre è in vista un deciso calo.

STATI UNITI – Gli ordini di beni durevoli a febbraio dovrebbero essere in calo di -0,8% m/m, ancora sulla scia del blocco produttivo di Boeing, dopo il-0,2% m/mdi gennaio.
Al netto dei trasporti, la variazione attesa è di -0,3% m/m, dopo il rialzo di gennaio (1,1% m/m).
La correzione attesa per febbraio è l’inizio di un trend fortemente negativo atteso per il 2° trimestre, in parte dovuto alle interruzioni della catena produttiva ereditate dallo stop dell’attività in Cina e in parte generate dal rapido evolversi delle chiusure dovute alla diffusione dell’epidemia in USA.
Diverse aziende hanno annunciato blocchi produttivi di almeno una settimana (Ford, Chrysler) causati anche dall’atteso crollo della domanda.