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24 Marzo 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri l’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea a marzo è calato ben oltre le attese a -18,7 da un precedente -8,8, un minimo da maggio 2020 (ben al di sotto della media di lungo periodo).
Lo shock sui prezzi e l’incertezza relativa al conflitto peseranno sulla spesa per consumi nel trimestre primaverile.

STATI UNITI – Le vendite di case nuove a febbraio hanno sorpreso verso il basso, segnando la seconda correzione consecutiva, con un calo di -2% m/m a 772 mila e un aumento delle scorte di case invendute a 6,3 mesi.
L’indebolimento delle vendite potrebbe già riflettere il rialzo dei tassi sui mutui.

GIAPPONE – Il PMI manifatturiero flash a marzo è salito a 53,2 da 52,7 di febbraio, con un ritorno della produzione in territorio marginalmente espansivo, ma la dinamica degli ordini, se pure positiva, continua a rallentare e le imprese riportano costanti problemi dal lato dell’offerta.
Nei servizi, l’indice di attività è risalito a 48,7 da 44,2, segnalando un ridimensionamento dei ritmi di contrazione in seguito al graduale rientro della curva dei contagi.

 

COMMENTI:

RUSSIA – “Nel più breve tempo possibile”, la Russia rifiuterà pagamenti in dollari e in euro per le forniture di gas naturale, accettando soltanto pagamenti in rubli.
Le misure si applicheranno ai Paesi “poco amichevoli con la Russia.
La mossa mira probabilmente a ridurre i rischi connessi a ulteriori estensioni delle sanzioni finanziarie e a scaricare i maggiori costi di transazione creati dal sistema sanzionatorio sugli acquirenti, contando su una bassa elasticità della domanda di gas al prezzo effettivo.
Tuttavia, la Russia potrebbe non essere in grado di operare una modifica unilaterale dei contratti di vendita e presumibilmente gli acquirenti si opporranno alla richiesta.
Ammesso che la misura sia implementabile, l’effetto netto sul rublo è ambiguo.
La Russia perderebbe un introito valutario in euro o dollari, ma gli acquirenti dovranno comunque procurarsi rubli cedendo altre divise.
Probabilmente il beneficio maggiore deriverebbe dall’aggiramento delle sanzioni e dal mantenimento di relazioni bancarie fra istituzioni finanziarie russe e straniere.
D’altro canto, aumenta gli incentivi ad accelerare il disimpegno dal gas russo.

UNIONE EUROPEA – Secondo il Financial Times oggi la Commissione Europea dovrebbe presentare una proposta che introdurrà l’obbligo di riempire al 90% i depositi di stoccaggio di gas prima dell’autunno, con l’introduzione anche di incentivi finanziari a tal fine, e che potrebbe prevedere anche misure di coordinamento degli acquisti.
Ieri la Commissione ha anche predisposto un quadro temporaneo di crisi, con deroghe alla normativa sugli aiuti di stato, finalizzato a tre interventi a favore delle imprese: aiuti diretti (di importo limitato), sostegno alla liquidità sotto forma di garanzie statali e prestiti agevolati, misure per compensare i costi dell’energia.

BCE – Il governatore di Banca d’Italia, Visco, ha rimarcato la distinzione fra la situazione degli Stati Uniti e quella dell’Eurozona, sostenendo che la BCE non fronteggia uno shock di domanda, né dinamiche salariali eccessive.
Misure fiscali che sostengano le famiglie potrebbero evitare effetti di seconda battuta sui salari, aiutando la politica monetaria.
Tuttavia, se emergessero effetti di seconda battuta, la BCE dovrà reagire.
In ogni caso, il periodo dei tassi di interesse negativi è ormai alla fine.

STATI UNITI – Ieri, dalla Fed sono arrivati altri segnali hawkish.
Mester (Cleveland Fed) ha detto che sarà necessario anticipare i rialzi per arrivare a tassi intorno al 2,5% a fine anno, attuando alcuni interventi di 50 pb.
Mester non è preoccupata di una recessione perché l’economia è molto forte e c’è eccesso di domanda.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si mantiene su un trend moderatamente rialzista, in riavvicinamento ai massimi di inizio mese, sorretto soprattutto dalle prospettive di significativo rialzo dei tassi e dal permanere dell’incertezza in relazione al conflitto russo-ucraino.
I discorsi Fed in programma sono da seguire soprattutto per eventuali indicazioni sulla possibilità di un rialzo più ampio, di 50 pb, alla prossima riunione di maggio.

EURDi contro l’euro si mantiene in leggero calo, da 1,10 a 1,09 EUR/USD, complici la distanza che comunque separa la BCE dalla Fed, la parziale risalita dei prezzi del petrolio e l’incertezza in merito al conflitto, i cui effetti economici negativi sono stati registrati dai PMI odierni, che sono comunque scesi meno delle attese.
Nel brevissimo il cambio dovrebbe mantenersi sulla difensiva perlopiù all’interno del range 1,08-1,11 EUR/USD.

GBPLa sterlina si è leggermente indebolita da 1,32 a 1,31 GBP/USD contro dollaro e da 0,82 a 0,83 EUR/GBP contro euro complici sia un allargamento dei differenziali di rendimento rispetto agli Stati Uniti, sia la parziale risalita delle quotazioni petrolifere sia il deterioramento ulteriore delle prospettive economiche (crescita, inflazione e conti pubblici) rilevato anche nella presentazione ieri del Budget di primavera, dove l’OBR ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita (a 3,8-1,8% nel 2022-23 da 6,0-2,1%) e al rialzo quelle di inflazione (a 7,4-4,0% nel 2022-23 da 4,0-2,6%).
Dai PMI odierni sono giunte indicazioni miste, con un leggero miglioramento per i servizi ma un calo superiore alle attese per il manifatturiero.
Nel breve tuttavia il deterioramento del trade-off tra crescita e inflazione può mantenere la sterlina sulla difensiva, soprattutto contro dollaro, favorito da un sentiero di rialzi dei tassi più robusto, meno contro euro grazie al differenziale tassi più favorevole.

JPYSi mantiene in calo anche lo yen, da 120 a 121 USD/JPY contro dollaro e da 132 a 133 EUR/JPY contro euro, complice l’allargamento dei differenziali di rendimento e l’effetto negativo dell’aumento dei prezzi del petrolio anche sui conti con l’estero.
La tendenza rimane per ulteriore debolezza della valuta nipponica.

CHFLa Swiss National Bank ha mantenuto i tassi invariati a -0,75% come da generali attese lasciando inalterata la strategia di policy che insieme a tassi negativi prevede la volontà di intervenire sul mercato valutario per contrastare pressioni rialziste sul franco, ribadendo che il livello della valuta rimane elevato.
Tuttavia a tale proposito questa volta ha esplicitamente aggiunto che il “controllo” del cambio tiene conto anche dei differenziali di inflazione rispetto alle altre economie, argomento che spiega parzialmente come mai negli ultimi mesi abbia di fatto ridotto gli interventi sul cambio nonostante l’apprezzamento, soprattutto contro euro.
La maggior forza del franco sarebbe dovuta infatti anche alla tendenza dell’inflazione domestica a mantenersi più bassa che altrove.
In ragione del conflitto, la SNB ha rivisto al rialzo le previsioni di inflazione a 2,1-0,9% nel 2022-23 dalle precedenti 1,0-0,6%, e al ribasso la previsione di crescita quest’anno a circa 2,5% da 3% (con rischi verso il basso, soprattutto in caso di escalation del conflitto).
Manteniamo invariate le previsioni per il franco contro euro a 0,99-1,03-1,06-1,10-1,12 EUR/CHF a 1m-3m-6m-12m-24m.
Il rafforzamento nel brevissimo termine riflette i rischi di nuove tensioni sul fronte del conflitto, mentre il calo atteso successivamente è funzione della necessità che la SNB mantenga l’attuale strategia espansiva di policy, avviando il processo di normalizzazione della politica monetaria solo successivamente alla BCE, soprattutto per prevenire un ulteriore indesiderato apprezzamento del franco.

NOKLa Norges Bank ha alzato ancora i tassi oggi, da 0,50% a 0,75%, come da attese, rivedendo al rialzo le previsioni sia di crescita (da 3,5% a 4,1%) sia di inflazione (da 2,7% a 3,4%) per quest’anno e di conseguenza il profilo atteso dei rialzi dei tassi (di 0,75% complessivi entro fine 2024, con punto di arrivo atteso a 2,0-2,50% per fine 2023-24).
In particolare, il deterioramento del quadro di inflazione, a fronte del conflitto russo-ucraino, potrebbe indurre a considerare anche rialzi maggiori (più di 25 pb in una riunione) o più frequenti (anche alle riunioni dove non vengono riviste le previsioni macro).
Attualmente la NB si aspetta il prossimo rialzo a giugno.
Nel breve la ripresa dell’economia domestica non verrebbe compromessa dal conflitto, verosimilmente grazie anche all’effetto positivo dell’aumento delle quotazioni del petrolio, essendo la Norvegia un Paese produttore, ma la banca centrale rileva comunque la maggior incertezza e i rischi sullo scenario dovuti al conflitto.
Il nuovo sentiero di rialzi dei tassi sarebbe ora restrittivo, per via della necessità di contrastare l’aumento dell’inflazione, ma nelle nuove previsioni macro l’inflazione l’anno prossimo sarebbe così rivista solo marginalmente al rialzo da 1,5% a 1,6% (restando però in salita nel biennio successivo a 2,2-2,4%), mentre la crescita sarebbe rivista al ribasso da 2,0% a 1,6% con ulteriore frenata a 1,0% nel biennio successivo.
A fronte del nuovo sentiero atteso di rialzi dei tassi Norges Bank rivediamo al rialzo il profilo atteso della corona norvegese a 9,45-9,40-9,50-9,40-9,30 EUR/NOK a 1m-3m-6m-12m-24m dal precedente 9,75-9,80-9,90-9,80-9,75 EUR/NOK.
Il rafforzamento atteso a breve rifletterebbe la possibilità di rialzi dei tassi più rapidi/robusti in un contesto di prezzi del petrolio ancora elevati, il moderato ritracciamento ribassista sull’orizzonte a 6m rifletterebbe invece un possibile parziale arretramento dei prezzi del petrolio sotto ipotesi di stabilizzazione dello scenario in relazione al conflitto, mentre il nuovo rafforzamento successivo sarebbe soprattutto funzione del differenziale tassi più favorevole rispetto all’euro.
Tuttavia, l’entità attesa di tale rafforzamento è relativamente contenuta principalmente per via della più debole crescita domestica al di là del breve.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Le stime flash dei PMI di marzo dovrebbero riportare i primi impatti ciclici del conflitto in Ucraina e dello shock sui prezzi delle materie prime.
Le indagini dovrebbero anche registrare nuovi record per gli indici relativi ai prezzi, confermando un quadro di forti pressioni inflattive ormai diffuse a gran parte dei settori.
Stimiamo una correzione del PMI manifatturiero a 56 da 58,2, mentre più moderata dovrebbe essere la correzione per l’indice sui servizi, a 55 da un precedente 55,5.
Il PMI composito è visto calare di un punto a 54,5.

FRANCIA – L’indice INSEE di fiducia delle imprese manifatturiere a marzo è atteso calare di 5 punti a 107.

STATI UNITI
– Oltre a nuovi discorsi dalla Fed, sono in agenda gli ordini di beni durevoli di febbraio (prel.), attesi in calo di -0,6% m/m dopo 1,6% m/m a gennaio, sulla scia della debolezza del comparto auto e pur in presenza di un moderato aumento degli ordini dell’aeronautica civile.
Al netto dei trasporti, gli ordini dovrebbero aumentare di 0,5% m/m, confermando l’andamento positivo del manifatturiero.
– Il PMI manifatturiero flash di marzo dovrebbe essere in rialzo a 57,6 da 57,3 di febbraio.
Nei servizi, il PMI dovrebbe aumentare a 59,6 in seguito al continuo miglioramento del quadro sanitario e all’eliminazione delle misure restrittive sull’attività in quasi tutti gli Stati.
Gli indici di prezzo dovrebbero continuare a segnalare pressioni verso l’alto.