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24 Maggio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIAA marzo il fatturato industriale è salito per il quarto mese consecutivo, di +1,6% m/m (da +0,2% di febbraio). La crescita è spinta dal fatturato interno (+2% m/m).
Trainante il rimbalzo dei beni strumentali (+3% m/m da -1,7% precedente) ma si registrano incrementi anche per i beni intermedi (+2,3% da +0,4% m/m) e per l’energia (+2,3% da +6,3% m/m), in calo invece i beni di consumo (-0,8% m/m da +0,7%).
Su base tendenziale e corretta per gli effetti di calendario, la variazione è balzata a +38,1% da +0,8% di febbraio, sostenuta dal confronto favorevole con marzo 2020, quando l’attività industriale venne frenata dalle prime misure restrittive.
Lo spaccato settoriale evidenzia ampi progressi tendenziali diffusi a gran parte dei comparti, in particolare a mezzi di trasporto (+128,4%), metallurgia (+58,0%) e apparecchiature elettriche (+55,0%).
Si registra invece un incremento solo modesto per l’alimentare (+1,3%) e una flessione per la farmaceutica (-6,9%), i due settori meno colpiti dalle chiusure lo scorso anno.
Il fatturato ha chiuso il 1° trimestre in crescita di +3,5% t/t: a inizio anno, l’industria è tornata a contribuire positivamente al PIL e tale trend è atteso continuare e anzi rafforzarsi nel resto dell’anno.

AREA EURO
Le indagini PMI di maggio risultano complessivamente migliori delle attese sull’onda dell’allentamento delle misure restrittive con l’indice manifatturiero che si stabilizza a 62,8 da 62,9 (consenso 62,5) mentre quello relativo ai servizi balza a 55,1 da 50,5 (consenso 52,3), trainando l’indice composito a 56,9 da 53,8 precedente (consenso 55,1), ai massimi dal 2018.
La manifattura si conferma quindi il settore trainante della ripresa, con l’indice in territorio espansivo per l’undicesimo mese consecutivo.
Lo spaccato delle componenti rivela però un rallentamento del ritmo di crescita di produzione ed ordinativi, probabilmente frenati dalle strozzature presenti sul lato dell’offerta, come emerge dagli indici relativi alle commesse inevase e ai tempi di consegna (su nuovi record storici).
I servizi invece sono il comparto più beneficiato dalle riaperture con le imprese che segnalano un netto incremento dell’attività e un ulteriore miglioramento delle aspettative in vista del graduale “ritorno alla normalità”.
Anche sul fronte occupazionale gli indici sono coerenti con una crescita delle assunzioni per il quarto mese consecutivo.
Infine, per quanto riguarda i prezzi il quadro di eccesso di domanda e di conseguente difficoltà nel reperire le materie prime si riflette in una accelerazione dei prezzi, pagati e ricevuti, soprattutto nella manifattura, ma anche i servizi offrono segnali di rincaro, anche se più contenuto, per i listini.
A livello di singoli Paesi, in Germania si evidenzia una correzione per l’indice manifatturiero superiore alle attese (64,0 da 66,2, consenso 65,9), penalizzato da “severi colli di bottiglia nelle filiere produttive”, e una salita di quello relativo ai servizi (52,8 da 49,9, consenso 52,0) che torna quindi al di sopra della soglia d’invarianza mentre l’indice composito si attesta a 56,2 da 55,8 (consenso 57,1).
In Francia invece si registra un significativo miglioramento diffuso a manifattura (59,2 da 58,9, consenso 58,5), che presenta segnali di stress sul lato dell’offerta meno intensi rispetto quelli tedeschi, e servizi (56,6 da 50,3, consenso 53,0).
Il PMI composito francese si porta dunque a 57,0 da 51,6, ai massimi dal luglio dello scorso anno.
Nel complesso i PMI di maggio offrono segnali incoraggianti per la ripresa nei servizi grazie alle riaperture a fronte di un contesto di eccesso di domanda per la manifattura, situazione che nei prossimi mesi potrebbe limitare l’attività nel settore e generare temporanee pressioni al rialzo per i prezzi.
L’indice di fiducia dei consumatori di maggio della Commissione Europea è salito a – 5,1 da -8,1 precedente (consenso -6,8) ritornando per la prima volta al di sopra dei livelli pre-COVID e ai massimi dall’ottobre del 2018.
Il morale delle famiglie dovrebbe aver beneficiato dell’allentamento delle misure restrittive e delle aspettative di progressivo ritorno alla normalità sul fronte sanitario grazie alle vaccinazioni.
A partire dal trimestre in corso le riaperture dovrebbero permettere una ripartenza dei consumi che nei prossimi mesi potrebbero beneficiare anche dell’eccesso di risparmio accumulato durante il lockdown.

STATI UNITI
 – Il PMI Markit manifatturiero a maggio (prel.) aumenta a 61,5 da 60,6 di aprile, con incrementi per gli ordini (a 65,3 da 61,6), l’output (a 58,1 da 57,2), i tempi di consegna (a 25,1 da 23,7) e gli ordini inevasi (a 63,6 da 60).
L’occupazione corregge a 53,3 da 55,7, mentre gli ordini dall’estero sono poco variati a 56,7 da 56,8. I prezzi di vendita e i prezzi degli input proseguono sul trend verso l’alto, salendo a 70,9 da 68,2 e a 78,8 da 77,2, rispettivamente.
Nei servizi, l’indice aumenta a 70,1 da 64,7, con un rialzo dell’indice di attività a 70,1 da 63,7 e un calo dell’occupazione a 54,6 da 56,3. Gli indici di prezzo sono in aumento a 76,4 da 71,4 per gli input e a 65,6 da 61 per l’output.
I dati confermano la solida dinamica espansiva sia nel manifatturiero sia nei servizi, con persistenti vincoli dal lato dell’offerta che generano pressioni verso l’alto sui prezzi.
– Le vendite di case esistenti ad aprile calano per il terzo mese consecutivo, scendendo a 5,85 mln (-2,7% m/m, +33,7% a/a) e il prezzo mediano è in rialzo di 19,1% a/a.
Le scorte di case in vendita sono intorno ai minimi storici, a 2,4 mesi, in modesto rialzo da 2,1 mesi di marzo.
Il chief economist della National Association of Realtors, che raccoglie i dati, segnala che la debolezza delle transazioni è il risultato della scarsità di offerta sul mercato.
Le case restano sul mercato in medi per 17 giorni, con l’88% delle vendite concluse in un solo mese.
A suo avviso nella seconda parte dell’anno, con la diffusione dei vaccini, l’offerta potrebbe aumentare con una maggiore disponibilità dei proprietari a mostrare le case e a metterle in vendita, raffreddando il livello dei prezzi in continuo rialzo.
In ogni caso, le vendite restano molto al di sopra dei livelli di un anno fa.

 

COMMENTI:

BCE – La presidente della Banca Centrale Europea ha dichiarato venerdì che “è troppo presto, e di fatto inutile, discutere di questioni di lungo termine” come la chiusura del PEPP, e che a giugno la BCE si concentrerà sul preservare condizioni di finanziamento favorevoli per l’economia.
Le dichiarazioni, che sono state rilasciate nella conferenza stampa dopo l’Eurogruppo, non aggiungono alcuna novità sostanziale rispetto ad aprile.
Proprio per questo, però, rendono più probabile che il 10 giugno il comunicato della BCE non sia modificato rispetto ad aprile nella parte relativa al PEPP.

STATI UNITI
 – L’amministrazione Biden ha presentato una nuova versione dell’American Jobs Plan, con una riduzione degli interventi da 2,3 tln a 1,7 tln, cercando un compromesso bipartisan con i repubblicani, che avevano proposto un pacchetto da 568 mld.
La reazione repubblicana per ora non appare incoraggiante, e conferma una diffusa opposizione al totale proposto dall’amministrazione, oltre che agli obiettivi e ai metodi di finanziamento.
McConnell ha indicato che i repubblicani potrebbero arrivare a concordare interventi fino a 800 mld, ma rimangono decisamente contrari a eventuali aumenti di imposte.
Per il momento, lo scenario centrale rimane l’approvazione del pacchetto per le infrastrutture con la procedura di reconciliation e senza il supporto dei repubblicani.
– La lista di partecipanti al FOMC che segnala l’avvicinamento di una discussione sul tapering si è allungata venerdì, dando nomi al “numero di partecipanti” che secondo i verbali della riunione di aprile ritengono che sia quasi arrivato il momento di parlare di una possibile svolta sugli acquisti.
Bostic (Atlanta Fed) ha detto non è ancora il momento di modificare lo stimolo monetario, ma “l’economia è in una posizione migliore rispetto a gennaio (… quindi) si sta muovendo più vicina a quel punto” in cui si sarà realizzato il “sostanziale ulteriore progresso” richiesto per il tapering.
Barkin (Richmond Fed) ha usato quasi le stesse parole di Bostic, affermando che l’economia ha fatto progressi da gennaio e si avvicina al “sostanziale ulteriore progresso”.
Kaplan (Dallas Fed) ha ripetuto di essere pronto a discutere il tapering e ha detto che “da un punto di vista di gestione del rischio”, la sua tolleranza “suggerisce che preferirebbe agire pria piuttosto che dopo”.
Anche Harker (Philadelphia Fed) ha detto che le discussioni su una riduzione degli acquisti dovrebbero avvenire “prima piuttosto che dopo”.
Secondo Harker, con ulteriori aumenti di occupati e inflazione moderatamente al di sopra del 2%, sarebbe “appropriato cominciare la discussione sul tapering”.
I verbali di aprile e questo coro di voci omogeneo prepara la strada per una comunicazione più esplicita e ufficiale in occasione della riunione di giugno, quando Powell potrebbe indicare che, con ancora qualche dato positivo, il FOMC potrebbe essere pronto ad aprire il capitolo del tapering e discutere modi e tempi della riduzione degli acquisti.
Manteniamo la previsione che entro la riunione di settembre dovrebbe aprirsi il dibattito sulla svolta, che sarà delineata in autunno e attuata in seguito in modo graduale, restando condizionata all’evoluzione dell’economia e del quadro sanitario.
Il tapering potrebbe cominciare fra fine 2021 e inizio 2022.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Il completamento della tornata di indici congiunturali di maggio (IFO tedesco, INSEE francese ed indagini Istat in Italia) dovrebbe segnalare un’accelerazione della ripresa dell’attività economica in tutti i principali Paesi.
Sempre a maggio, l’inflazione è vista in aumento in Francia.
Sarà, inoltre, diffusa la seconda lettura dei dati sul PIL del 1° trimestre in Germania e in Francia.
Infine, le vendite al dettaglio francesi potrebbero registrare un ulteriore calo ad aprile, prima di rimbalzare nei mesi successivi.

STATI UNITI – I dati macroeconomici in uscita questa settimana non dovrebbero modificare lo scenario.
La seconda stima del PIL del 1° trimestre dovrebbe essere poco variata, intorno a 6,5% t/t ann.
Per quanto riguarda i dati mensili di aprile, gli ordini di beni durevoli e la spesa personale dovrebbero essere in ulteriore rialzo, il reddito personale dovrebbe correggere dopo l’aumento a due cifre di marzo dovuto allo stimolo fiscale e le vendite di case nuove dovrebbero ritracciare modestamente.
Il deflatore e il deflatore core dei consumi di aprile dovrebbero segnare ampi rialzi, come emerso già con il CPI e il PPI, sulla scia di aggiustamenti probabilmente temporanei.
La fiducia dei consumatori a maggio dovrebbe assestarsi su livelli inferiori a quelli di aprile, per via dei timori di ripresa dell’inflazione.