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24 Gennaio 2020 – nota economica giornaliera

AREA EURO – La stima flash di gennaio dell’indice di fiducia dei consumatori è rimasto fermo a -8,1, stesso livello del mese precedente. Il consenso era per un lieve miglioramento. In media nel 2019 il livello si era attestato a -7,1, in calo dal -4,9 del 2018. Il livello attuale rimane tuttavia ancora al di sopra della media storica. La seconda lettura, inclusiva dello spaccato per paese, sarà pubblicata il 30 gennaio.

STATI UNITI – I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 18 gennaio aumentano a 211 mila da 205 mila della settimana precedente. Il dato si riferisce alla settimana di rilevazione dell’employment report di gennaio e non modifica lo scenario di mantenimento del tasso di disoccupazione intorno a 3,5%.

 

COMMENTI:

BCE – La riunione di politica monetaria del consiglio direttivo si è conclusa con tassi ufficiali invariati (DPR -0,50%, refi 0%, rifinanziamento marginale +0,25%).
L’indirizzo sull’andamento futuro (forward guidance) è anch’esso immutato:
• Riguardo ai tassi ufficiali, “Il Consiglio direttivo si attende che […] si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché non vedrà le prospettive di inflazione convergere saldamente su un livello sufficientemente prossimo ma inferiore al 2% nel suo orizzonte di proiezione e tale convergenza non si rifletterà coerentemente nelle dinamiche dell’inflazione di fondo”.
• Per quanto concerne l’APP, gli acquisti nettitermineranno poco prima che inizi ad innalzare i tassi di riferimento”, e i reinvestimentiun prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi”.
L’analisi economica mostra una valutazione leggermente più positiva della situazione e delle prospettive. L’impressione è che il Consiglio Direttivo confidi di non aver bisogno nei prossimi mesi di modificare la politica monetaria.
Tuttavia, la valutazione dei rischi (che restano i soliti) è rimasta verso il basso.
Lagarde si è detta fiduciosa che il negoziato commerciale fra Stati Uniti ed Unione Europea si concluda positivamente, giudicando moderatamente incoraggianti i commenti del presidente Trump e della presidente della Commissione Europea al termine del loro incontro.
Una missione dell’Unione Europea a Washington è prevista a febbraio: l’UE potrebbe mettere sul piatto concessioni su soia, gas e cereali, oltre alla rinuncia a dazi di rappresaglia per i sussidi americani.
Su Brexit, non ha mostrato alcuna preoccupazione.
Il vero motivo di interesse della riunione era costituito dall’annuncio del riesame della strategia di politica monetaria.
Uno scarno comunicato sulla portata e i tempi del processo è stato pubblicato dopo la conferenza stampa della presidente Lagarde. Come avevamo ipotizzato, per ora la BCE si limita ad annunciare l’avvio formale della review. Il riesame, le cui conclusioni dovrebbero essere comunicate a novembre, affronterà:
1. La formulazione quantitativa della stabilità dei prezzi;
2. l’approccio e gli strumenti attraverso cui si realizza. Il Consiglio dovrà anche valutare efficacia ed effetti collaterali degli strumenti di politica monetaria sviluppati nel corso dell’ultimo decennio, e come andrebbe aggiornata l’analisi economica e monetaria su cui si basa la BCE.
3. Le prassi di comunicazione.
La BCE terrà conto di come altri aspetti possano essere rilevanti nel perseguimento del mandato, inclusi la stabilità finanziaria e il cambiamento climatico. La necessità di una revisione è giustificata dalla BCE alla luce del calo di crescita potenziale inflazione, dell’invecchiamento demografico, della compressione dei tassi di interesse seguita alla crisi finanziaria e di altri fattori (globalizzazione, evoluzione delle strutture finanziarie, digitalizzazione e minacce alla sostenibilità ambientale). Nella sessione di domande e risposte, Lagarde non ha escluso che la revisione si concluda anche con una richiesta di modificare il modo in cui vengono costruiti gli indici dei prezzi, per esempio per migliorare il trattamento del costo dell’alloggio, ma ha avvisato che ciò potrebbe avere tempi molto più lunghi rispetto alla revisione della politica monetaria.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Dopo tre giorni consecutivi di calo il dollaro ieri si è rafforzato, principalmente riflettendo il calo post-riunione BCE dell’euro (v. sotto). A meno di sorprese/delusioni eclatanti dai dati USA (PMI di Markit) e/ o dell’area euro oggi dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi.

EUR – L’euro si è indebolito ulteriormente sull’esito della riunione BCE, portandosi da un massimo di 1,1108 a un minimo di 1,1035 EUR/USD. Come da attese infatti la BCE ha lasciato invariati i parametri di policy ribadendo che lo scenario attuale richiede che la politica monetaria rimanga ampiamente accomodante per un periodo di tempo prolungato. La banca centrale ha riconosciuto il ridimensionamento dell’incertezza sul fronte delle politiche commerciali, il cui effetto reale per l’area euro deve però ancora essere valutato e ha rilevato che vi sono segnali di stabilizzazione della crescita. Ha però ribadito che i rischi sono ancora verso il basso, anche se in misura meno pronunciata, a causa delle incertezze che ancora permangono a livello globale, ripetendo che in caso di necessità rimane pronta a intervenire con tutti gli strumenti a propria disposizione per perseguire l’obiettivo di inflazione. La BCE ha infine annunciato l’avvio della revisione strategica della politica monetaria, ipotizzando che il processo potrebbe concludersi verso novembre/dicembre. La revisione riguarderà in particolare la definizione dell’obiettivo di stabilità dei prezzi e gli strumenti per conseguirlo, prestando attenzione agli effetti collaterali di tali strumenti.
I motivi per cui l’euro è sceso nonostante la BCE abbia espresso una valutazione marginalmente migliorativa dello scenario sono principalmente tre: (i) ai segnali migliorativi non è stato associata nemmeno ipoteticamente un’eventuale modifica dell’azione di policy, anzi è rimasta immutata l’indicazione della necessità di mantenere la politica monetaria altamente accomodante e i toni in generale sono stati estremamente cauti; (ii) durante la sessione Q&A a una domanda sull’impiego di tassi negativi Lagarde ha risposto che il basso livello dei tassi riduce lo spazio d’azione della banca centrale in caso di shock esogeno, riportando implicitamente l’attenzione sul fatto che in caso di mancato miglioramento dello scenario anche se la BCE ampliasse ulteriormente lo stimolo questo potrebbe rivelarsi inefficace; (iii) l’ipotesi che la revisione strategica possa concludersi verso fine anno e non prima può far pensare che la BCE possa di conseguenza aspettare la conclusione del processo prima di modificare la stance di politica monetaria soprattutto se in direzione normalizzatrice. Anche un fattore tecnico potrebbe comunque aver contribuito alla correzione dell’euro: il fallito tentativo di sfondare quota 1,1100 EUR/USD, quando in avvio di conferenza stampa il cambio è leggermente salito, venendo però respinto rapidamente a 1,1108.
La reazione del cambio supporta la nostra ipotesi che almeno nel breve, fintantoché i segnali di stabilizzazione della crescita dell’area non evolvono in direzione di un effettivo miglioramento, l’euro dovrebbe mantenere una dinamica laterale all’interno del fronte ribassista (range degli ultimi sei mesi 1,08-1,12 EUR/USD). Dai PMI di oggi si attende un lieve miglioramento, ma anche in caso di sorprese positive da questi dati la reazione rialzista dell’euro non dovrebbe estendersi al di sopra di 1,11 EUR/USD, in quanto sarebbe comunque necessaria ulteriore evidenza di nuovi progressi prima che la BCE possa prepararsi a rivedere, in direzione normalizzatrice, i parametri di policy.

GBP – In assenza di altri dati ieri sul fronte domestico la sterlina ha ritracciato contro dollaro da 1,3150 a 1,3095 GBP/USD, rafforzandosi invece contro euro, ma restando in area 0,84 EUR/GBP, per via del calo dell’EUR/USD. Questa mattina vengono pubblicati i PMI di gennaio attesi in leggero miglioramento. In caso di sorprese positive la sterlina si rafforzerebbe sia contro dollaro sia contro euro e la probabilità attesa di un taglio dei tassi alla riunione BoE di giovedì prossimo si ridurrebbe ulteriormente. L’opposto si avrebbe in caso invece di delusione dai dati, il che complicherebbe la decisione BoE sui tassi.

JPY – Lo yen si è rafforzato ancora a causa delle preoccupazioni che permangono sul virus cinese. Contro dollaro ha esteso la salita in area 109 USD/JPY mentre contro euro è passato da 121 a 120 EUR/JPY per via dl contestuale calo dell’EUR/USD. La valuta nipponica tenderà a rimanere supportata fintantoché le preoccupazioni non si ridimensionano.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Ci attendiamo che la stima flash del PMI manifatturiero mostri in gennaio un leggero incremento da 46,3 di dicembre a 46,6. L’indice è previsto, quindi, in rialzo anche se dovrebbe restare per il dodicesimo mese in territorio recessivo. Per quanto riguarda l’indice PMI dei servizi, è atteso in leggero calo da 52,8 a 52,7. Il PMI composito dovrebbe passare da 50,9 di dicembre a 51,1, posizionandosi di poco sopra la soglia di non cambiamento di 50,0. La composizione degli indici non prospetta miglioramenti significativi nel mese corrente.

BELGIO – L’indice di fiducia economica elaborato dalla Banca del Belgio è visto in rallentamento a gennaio a -3,9 da -3,4, riportandosi in linea con il livello medio di fine 2019. Prevediamo un rallentamento dell’attività nel manifatturiero e nelle costruzioni.

STATI UNITI – L’indice PMI Markit per il settore manifatturiero è previsto circa stabile a gennaio (prel.), a 52,5 da 52,4 di dicembre e mantenere un’indicazione di modesta espansione del settore, in contrasto con i segnali più negativi dell’ISM. A gennaio si aggiunge lo shock negativo del blocco della produzione del 737 Max di Boeing, che potrebbe ridurre la crescita di almeno un paio di decimi nel 1° trimestre. L’indice PMI dei servizi dovrebbe segnare un marginale ritracciamento a gennaio dopo due mesi di ampi aumenti, con una flessione a 52,5 da 52,8 di novembre, pur rimanendo al di sopra dei livelli dell’autunno.