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23 Ottobre 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – La Bank Lending survey della BCE pubblicata ieri mostra nel terzo trimestre 2019 un lieve allentamento delle condizioni creditizie applicate a imprese (-2%) e famiglie (in questo caso, limitatamente ai mutui per l’acquisto della casa, -2%). Nel secondo trimestre era emersa una lieve tendenza alla restrizione delle condizioni applicate alle imprese (+5%).
Il cambiamento è dovuto alla pressione competitiva, che ha più che compensato l’effetto della deteriorata situazione economica. La valutazione della domanda di credito è stabile per le imprese e in aumento per le famiglie. Per quanto riguarda la domanda di credito delle imprese, le banche segnalano che è alimentata soprattutto dall’attività di M&A, con un contributo modesto e in calo degli investimenti.

STATI UNITI
– L’indice della Richmond Fed per il settore manifatturiero a ottobre sorprende verso l’alto, salendo a 8 da -9 di settembre. L’indagine dà segnali positivi per il manifatturiero, con un ritorno in territorio positivo non solo dell’indice aggregato, ma anche dei sotto indici relativi a consegne, ordini, ordini inevasi, oltre a un rialzo della componente occupazione. Gli indici a sei mesi sono positivi e in miglioramento rispetto a settembre. I dati della Richmond Fed, insieme a quelli delle altre indagini regionali del settore a ottobre, puntano a una stabilizzazione dell’ISM dopo due correzioni consecutive sotto 50, e a un possibile ritorno verso 50 nei prossimi mesi.
– Le vendite di case esistenti a settembre correggono più delle attese, con un calo a 5,38 mln di unità ann., da 5,5 mln (rivisto da 5,59 mln) di agosto. Il calo è concentrato nel segmento delle unità monofamiliari, in flessione di -2,6% m/m, sempre frenato da scarsità di offerta. Le scorte di case invendute sono pari a 4,1 mesi di vendite, sui minimi da marzo e su livelli coerenti con espansione della spesa in costruzioni residenziali.

 

COMMENTI:

ITALIA – È attesa entro oggi la risposta del governo italiano alla lettera di chiarimenti sulla manovra 2020 pubblicata ieri dalla Commissione Ue. La lettera sollevava il rischio di “deviazione significativa” nel 2020 rispetto alle raccomandazioni del Consiglio dello scorso 9 luglio. Gli scostamenti riguardano lo sforzo strutturale (il governo propone un peggioramento di -0,1% del saldo strutturale, la Commissione chiede un miglioramento di +0,6%), la regola della spesa (il governo propone una crescita nominale della spesa primaria netta di 1,9% contro lo 0,1% richiesto), e il mancato rispetto del benchmark di riduzione del debito.
La lettera prendeva atto della richiesta di flessibilità fatta dal governo italiano, che sarà valutata a tempo debito da Commissione e Consiglio. La richiesta al governo è di fornire maggiori dettagli sulla composizione dell’evoluzione del saldo strutturale e della spesa, in modo che la Commissione possa valutare se sussiste il rischio di “deviazione significativa”.

BREXIT – Il Governo britannico è riuscito a ottenere dalla Camera dei Comuni l’approvazione in linea di principio dell’accordo per il recesso dall’Unione Europea, e con una maggioranza più ampia del previsto (329 a 299). Tuttavia, ha poi perso per 322 a 308 il voto che avrebbe imposto un’agenda serratissima per l’esame e l’approvazione finale della proposta di legge collegata, compatibile con un’uscita il 31 ottobre.
La presidenza dell’Unione Europea ha quindi subito anticipato che concederà un’estensione dell’art. 50 di 3 mesi, fino al 31 gennaio 2020. A questo punto, lo scenario peggiore è che il parlamento introduca emendamenti che impongano al governo di tornare a rinegoziare l’accordo, ipotesi osteggiata anche dall’UE. In tal caso, Johnson potrebbe optare per elezioni anticipate che rafforzino la sua maggioranza, rinviando la ratifica dell’accordo a dopo l’insediamento della nuova camera. Il problema del rinvio è che la scadenza del periodo transitorio resta comunque bloccata al 31 dicembre 2020, sicché resterà ancora meno tempo, forse troppo poco, per negoziare il trattato commerciale con l’UE prima che il Regno Unito esca effettivamente dal mercato unico.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro è risalito ieri recuperando buona parte del calo di venerdì. Il recupero è perlopiù dovuto all’arretramento della sterlina sugli sviluppi di Brexit. I dati USA sono stati di tenore misto – peggiore delle attese quello sulle vendite di case esistenti, positivo invece l’indice della Richmond Fed per il settore manifatturiero – ma non hanno avuto impatto sul biglietto verde. In assenza di altri spunti significativi oggi il dollaro potrebbe stabilizzarsi o consolidare, fermo restando che gli sviluppi di Brexit continueranno ad avere un ruolo chiave.

EUR – L’euro ha corretto da 1,1157 a poco sotto 1,1115 EUR/USD, per via del calo della sterlina, con la quale ha mantenuto un’elevata correlazione. Lo sfondamento della resistenza chiave di 1,1170 EUR/USD – che porterebbe all’abbandono del fronte ribassista – è stato per ora evitato. La fiducia delle imprese manifatturiere francesi questa mattina ha deluso mostrando un calo più ampio delle attese e nel pomeriggio uscirà la fiducia dei consumatori dell’area, attesa anch’essa in peggioramento. A meno di sorprese positive dal dato l’euro dovrebbe quindi restare sulla difensiva con i primi supporti a 1,1100-1,1070 EUR/USD, ma in caso di sviluppi importanti sul fronte Brexit manterrà la correlazione positiva con la sterlina.

GBP – La sterlina ha corretto sia contro dollaro da 1,29 a 1,28 GBP/USD sia contro euro da 0,85 a 0,86 EUR/GBP al nuovo aumento delle incertezze su Brexit. Mentre infatti ieri il Parlamento ha approvato in prima lettura con una maggioranza più ampia del previsto (di 329 a 299) il Withdrawal Agreement (WA, la legge attuativa dell’uscita dall’UE) subito dopo ha invece bocciato la proposta del governo di portare a termine l’esame del WA con un iter accelerato entro domani, tempistica che avrebbe garantito l’attuazione di Brexit il 31 ottobre. Dopo tale voto Johnson ha sospeso la calendarizzazione del WA – dato che mancherebbe, tecnicamente, il tempo per approvarlo entro il 31 ottobre – e ora si attende il responso dell’UE sulla richiesta di rinvio dell’uscita a dopo il 31 ottobre.
Il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha raccomandato i Paesi membri di accordare il rinvio, ma vi è incertezza sulla durata. Un rinvio breve darebbe ancora tempo al governo britannico per portare avanti il processo di approvazione del WA, che potrebbe tuttavia presentare altri ostacoli (emendamenti), mentre un rinvio più lungo porterebbe probabilmente a elezioni anticipate. E anche in quest’ultimo caso la strada non sarebbe scontata, perché l’opposizione laburista è favorevole ad andare a elezioni ma a condizione che sia garantito che l’uscita dall’UE avvenga “con un accordo” e potrebbe inoltre richiedere un referendum.
La sterlina rimane pertanto simmetricamente reattiva ai nuovi, non scontati, sviluppi su Brexit.

JPY – Lo yen si è rafforzato, di poco contro dollaro dove è rimasto in area 108 USD/JPY, di più contro euro passando da 121 a 120 EUR/JPY per via del maggior calo dell’EUR/USD. Anche in questo caso la dinamica del cambio è imputabile agli sviluppi di Brexit che hanno contribuito a far aumentare, seppur solo moderatamente, la risk aversion. Gli stessi driver dovrebbero mantenersi anche per oggi, con effetto simmetrico.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La stima flash potrebbe mostrare l’indice di fiducia dei consumatori europei a ottobre in correzione a -6,7 da -6,5. Il morale rimane circa in linea con il livello registrato nella parte centrale dell’anno.

FRANCIA – L’indice di fiducia presso le imprese manifatturiere elaborato dall’INSEE è atteso correggere a ottobre a 101 da 102. Il morale rimane al di sopra della media storica ma si è deteriorato visibilmente nel corso dell’anno. Nel quarto trimestre prevediamo un parziale recupero del manifatturiero dopo il crollo del terzo.