Seguci su twitter

Categorie

23 Marzo 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO
 – Ieri i dati di gennaio hanno registrato un aumento della produzione nelle costruzioni, di 3,9% m/m (4,1% a/a).
I dati sull’edilizia sono tipicamente volatili e soggetti alle condizioni meteo (particolarmente favorevoli a gennaio); in ogni caso, il dato lascia l’output in rotta per un’espansione anche nel 1° trimestre.
– Nello stesso mese il saldo delle partite correnti ha registrato un surplus di 23 miliardi di euro, stabile rispetto al mese precedente. Nel mese l’avanzo si è ampliato nei beni (14 miliardi da 11 di dicembre) e ridimensionato nei servizi (16 miliardi da 18).
Tuttavia, già a partire da febbraio, il saldo corrente dovrebbe deteriorarsi significativamente per effetto dei rincari dei prodotti energetici importati.

 

COMMENTI:

BCE – Secondo Villeroy de Galhau (Banque de France), la BCE deve “continuare con la graduale normalizzazione della politica monetaria per mantenere ancorate le aspettative di inflazione – è davvero il momento di togliere il piede dall’acceleratore dell’inflazione”; però “dovremmo concentrarci di più sull’inflazione core e sul medio termine”, senza reagire “eccessivamente” alla volatilità a breve termine dei prezzi energetici.
Per il governatore di Banque de France, Next Generation EU deve accelerare sulla transizione energetica, e in più si dovrà mobilizzare nella stessa direzione l’eccesso di risparmio privato.
Intanto, la BCE ha quasi completato la riduzione degli acquisti netti al livello target indicato per il mese di aprile (10 miliardi di acquisti netti APP), post chiusura PEPP: la media degli acquisti netti PEPP delle ultime 4 settimane è scesa a 6,1 miliardi, mentre gli acquisti netti totali sono stati pari a 10,6 miliardi (media 4 settimane: 9 miliardi).

REGNO UNITO – Ieri, gli USA e il Regno Unito hanno siglato un accordo per rimuovere i dazi USA su acciaio e alluminio inglese e quelli inglesi su alcuni prodotti americani.

STATI UNITI
 – Gli Stati Uniti stanno preparando nuove sanzioni contro circa 400 individui in Russia, fra cui 328 membri della Duma.
L’annuncio delle nuove sanzioni dovrebbe arrivare domani ed essere coordinato con l’UE e il G-7.
La Dallas Fed ha pubblicato un’analisi secondo cui, in caso di blocco delle esportazioni di petrolio e gas dalla Russia, l’economia globale entrerebbe in una recessione più duratura di quella del 1991 a causa di aumenti significativi e prolungati del prezzo del petrolio, necessari a ridurre l’eccesso di domanda di greggio.
– Dalla Fed, Bullard (St Louis Fed) ha ripetuto la sua opinione a favore di rialzi “aggressivi” dei tassi e di un raggiungimento rapido almeno del livello neutrale.
A suo avviso, la Fed non può attendere la risoluzione dei rischi geopolitici e, in questo scenario, rialzi di 50 pb sarebbero chiaramente parte del sentiero dei tassi.
Mester (Cleveland Fed) ha affermato che l’inflazione è la sfida principale per l’economia e che la Fed abbia molti rialzi da fare.
A suo avviso, i Fed Funds a fine anno dovrebbero raggiungere il livello di più lungo termine (2,5%) e salire ulteriormente nel 2023.
Secondo Mester, l’obiettivo della politica monetaria deve essere ridurre la domanda e in questa fase i rischi sull’inflazione causati dalla guerra in Ucraina dominano su quelli di riduzione della crescita.
Oggi l’attenzione sarà di nuovo sulla Fed: Il messaggio della banca centrale dovrebbe rimanere inequivocabilmente hawkish.

 

MERCATI VALUTARI:

USDDopo una giornata movimentata ieri, prima in ampio rafforzamento sull’analogo movimento dei rendimenti poi in arretramento sul rientro della risk aversion e dei prezzi del petrolio con chiusura pressoché piatta, il dollaro apre di nuovo al rialzo oggi.
Il robusto sentiero di restrizione monetaria rimane un importante fattore favorevole al dollaro nel breve e i discorsi Fed in programma oggi dovrebbero consolidare tale scenario.
L’ulteriore upside rispetto ai massimi recenti potrebbe però essere limitato e la tendenza rialzista graduale finché non si hanno indizi maggiori che la Fed possa procedere con rialzi più ampi (nello specifico: 50 pb già a maggio), a maggior ragione in un contesto di risk aversion che resta in tendenziale rientro.

EURL’euro è parzialmente risalito ieri da 1,09 a 1,10 EUR/USD aiutato anche dal parziale rientro delle quotazioni petrolifere, ma oggi è di nuovo in calo sulla risalita delle stesse.
Il protrarsi del conflitto mantiene nel breve rischi verso il basso sul cambio, che però, salvo una nuova escalation, potrebbero restare contenuti fino a che rimane la prospettiva di un avvio dei rialzi BCE entro fine anno.

GBPLa sterlina si è rafforzata tra ieri e oggi sia contro dollaro da 1,31 a 1,32 GBP/USD sia contro euro da 0,83 a 0,82 EUR/GBP, sull’iniziale arretramento delle quotazioni petrolifere e su attese che al Budget di primavera oggi vengano annunciate misure per mitigare l’effetto dell’aumento dell’inflazione, in particolare con riferimento al caro energia.
Questa mattina però la sterlina sta nuovamente arretrando.
L’inflazione, salita ancora più del previsto, da 5,5% a 6,2%, agisce anche da ulteriore freno sulla crescita, e nella misura in cui questo consoliderà l’intenzione della BoE di seguire un sentiero di rialzi dei tassi più moderato rispetto alla Fed, la sterlina ne risente negativamente.
In programma oggi un discorso di Bailey, da seguire per eventuali indizi in tal senso.

JPYPiù chiaro invece il trend dello yen che si è indebolito ulteriormente sia contro dollaro da 119 a 121 USD/JPY sia conto euro da 131 a 133 USD/JPY, complice la combinazione di allargamento dei differenziali di rendimento e dinamica sfavorevole delle materie prime (energetiche in primis).
Resta spazio per nuova debolezza dello yen.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi è in calendario il dato preliminare di marzo sulla fiducia dei consumatori diffuso dalla Commissione Europea: il conflitto in Ucraina e lo shock sui prezzi dovrebbero causare un brusco calo a -13,5 da un precedente -8,8, riportando l’indice al di sotto della media di lungo periodo.
Negli ultimi mesi la fiducia delle famiglie è risultata più volatile di quella delle imprese.

STATI UNITI – Le vendite di case nuove di febbraio sono attese in rialzo a 815 mila da 801 mila di gennaio.
Il settore immobiliare residenziale nei prossimi mesi sarà frenato non solo dai prezzi elevati e dall’eccesso di domanda, ma anche dai rialzi dei tassi sui mutui, già raddoppiati rispetto a un anno fa.
Agli effetti degli aumenti dei tassi ufficiali, si sommerà l’impatto della riduzione del portafoglio di MBS detenuto dalla Fed quando inizierà la svolta sul bilancio, probabilmente a maggio o giugno.