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23 Giugno 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri nell’Eurozona l’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea di giugno è salito più delle attese, a -16,1 da un precedente -17,4 (terzo progresso mensile consecutivo).
Il sentiment delle famiglie dovrebbe aver beneficiato dei primi segnali di rallentamento dell’inflazione sui beni ad alta frequenza di acquisto, nonché di un mercato del lavoro ancora in buona salute.
L’indicatore rimane comunque su livelli inferiori a quelli livelli toccati prima dello scoppio della guerra in Ucraina e alla media di lungo periodo, compatibili con consumi privati ancora deboli.

FRANCIAL’indice INSEE di fiducia delle imprese di giugno si è stabilizzato a 100, in linea con la media di lungo periodo, dopo due mesi di calo.
Su base settoriale si registra un rimbalzo nella manifattura, che torna sui livelli di aprile (a 101 da 99), e nel commercio (102 da 100); invariato a 102 il morale nei servizi, mentre corregge di un punto a 107 la fiducia nelle costruzioni.
Stabile su livelli ancora espansivi (105) l’indice relativo all’occupazione, dopo l’ampia flessione di maggio.
La media registrata dall’INSEE nei mesi primaverili è compatibile con un rallentamento del ritmo di crescita del PIL a 0,1% t/t nei trimestri centrali dell’anno (dopo lo 0,2% t/t di inizio 2023).

PAESI BASSI – Poco fa il PIL olandese del 1° trimestre è stato rivisto al rialzo, a -0,3% da -0,7% t/t della stima preliminare; la revisione ha riguardato anche l’ultimo trimestre del 2022 (a 0,9% da 0,4% t/t).
La crescita tendenziale risulta ora pari a 1,9% a/a, da 2,9% di fine 2022.

STATI UNITI
 – Ieri, le vendite di case esistenti a maggio sono aumentate modestamente, a 4,3 mln (+0,2% m/m, -20,4% a/a), in linea con i segnali di stabilizzazione dei tassi sui mutui dei mesi recenti.
Le scorte di case invendute, pur in rialzo da aprile, restano relativamente basse, pari a 3 mesi di vendite, circa metà rispetto ai livelli pre-pandemici.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 17 giugno sono rimaste invariate a 264 mila, sui massimi da ottobre 2021 e sembrano dare supporto a un nuovo trend in rialzo dei sussidi, che andrà monitorato per valutare il possibile rallentamento della dinamica occupazionale.
I sussidi esistenti al 10 giugno sono scesi a 1,759 mln (-13 mila), mantenendosi all’interno di un ristretto intervallo in vigore da aprile.

GIAPPONE – Il CPI al netto degli alimentari freschi (core) ha registrato un rallentamento della dinamica annua a 3,2% a/a da 3,4% a/a di aprile.
In parte, la riduzione dell’inflazione riflette un maggior contributo negativo dell’energia (-0,7 pp), dovuta al contenimento dei prezzi dell’energia rinnovabile.
Il CPI al netto di alimentari freschi ed energia è in ulteriore accelerazione, a 4,3% a/a da 4,1% a/a di aprile, sulla scia del contributo persistentemente ampio della trasmissione dei prezzi all’import.
Su base mensile, il CPI core è rimasto invariato e l’indice al netto di alimentari freschi ed energia ha registrato una variazione di 0,3% m/m.
I prezzi dei beni core sono in rialzo sostenuto (effetto cambio), ma anche i servizi registrano variazioni positive ampie, segnalando rischi verso l’alto per la dinamica dei prezzi nella seconda metà dell’anno.
Il sentiero dell’inflazione, più elevato di quanto atteso anche solo pochi mesi fa, a luglio dovrebbe dare luogo a un nuovo spostamento verso l’alto delle previsioni della BOJ e avvicinare il probabile aggiustamento del controllo della curva, con un possibile ampliamento dell’intervallo di fluttuazione dei rendimenti a 10 anni.

 

COMMENTI:                                  

REGNO UNITO – Ieri la Bank of England ha alzato il bank rate oltre le attese, di 50 punti-base, al 5%.
Si tratta di un massimo dal 2008, e del maggiore aumento dallo scorso febbraio. Il consenso degli economisti si aspettava un incremento da 25 punti-base, ma i mercati ieri prezzavano una probabilità di quasi il 50% di una stretta da mezzo punto, dopo i dati superiori alle attese sull’inflazione di maggio.
I voti a favore sono stati 7, quelli contrari 2.
Il MPC ha rilevato che i dati più recenti hanno mostrato notizie “significative” di una maggiore persistenza dell’inflazione.

EUROPA – Anche la banca centrale svizzera e quella norvegese hanno annunciato nuovi rialzi dei tassi, rispettivamente di 25 punti-base all’1,75%, e di 50 punti-base al 3,75%, segnalando che la fase di restrizione non è terminata.

STATI UNITI – Ieri, Powell nell’audizione alla commissione bancaria del Senato ha ripetuto che la decisione di mantenere i tassi fermi a giugno non è una pausa, ma un rallentamento del ritmo di rialzo dei tassi che “permette di dare più tempo per le decisioni” ancora da prendere.
Secondo Powell, i tassi sono vicini al picco, ma occorre proseguire “ancora un po’” prima di fermarsi. Le proiezioni del grafico a punti sono “una buona stima di ciò che succederà se l’economia procede come atteso”.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha in parte recuperato dopo il calo post-prima audizione di Powell, ma il mercato sta ancora cercando una direzione in funzione di quello che sarà l’effettivo sentiero dei rialzi Fed nei prossimi mesi.
Tra i dati delle prossime due settimane rileveranno in particolare gli indici ISM (3 e 6 luglio), l’employment report (7 luglio) e i sussidi di disoccupazione (29 giugno e 6 luglio).
Se prevarranno segnali di debolezza del mercato del lavoro e dell’economia il dollaro riprenderà l’indebolimento recente.
In caso contrario potrà rafforzarsi ancora, fermo restando poi lo scenario di successivo deprezzamento in vista dell’atteso avvio del ciclo di tagli dei tassi Fed all’inizio dell’anno prossimo.

EUR – L’euro ha corretto da 1,10 a 1,08 EUR/USD ieri sul recupero del dollaro e oggi sui PMI dell’area che si sono indeboliti più del previsto.
Nelle prossime due settimane i driver principali saranno i dati USA, per cui se daranno segnali di debolezza l’euro potrà tornare a rafforzarsi, in caso contrario potrà indebolirsi ancora (supporti chiave in area 1,07-1,06 EUR/USD).
Potranno tuttavia avere un ruolo anche i dati dell’area, in particolare l’inflazione (30 giugno), l’IFO tedesco (26 giugno) e la fiducia dell’area (29 giugno): se dovessero sorprendere verso l’alto favorirebbero l’euro.

GBP – A parte una breve salita sull’annuncio BoE da 1,27 a 1,28 GBP/USD, la sterlina si è indebolita contro dollaro (fino a 1,26 GBP/USD stamani) sull’esito della riunione BoE di ieri che a sorpresa ha alzato i tassi di 50 pb invece che di soli 25 pb a causa delle recenti sorprese verso l’alto sia sui dati di inflazione che su quelli del mercato del lavoro.
Contro euro la sterlina è in rafforzamento da 0,86 a 0,85 EUR/GBP prevalendo il calo dell’EUR/USD.
La BoE non ha fornito chiarimenti sull’entità dei prossimi rialzi dei tassi, limitandosi a ribadire che se emergono segnali di persistenza dell’inflazione superiore al previsto i tassi dovranno salire ulteriormente.
Il mercato sconta pienamente altri 100 pb di rialzi entro fine anno con rischio di 125 pb.
A nostro avviso la BoE dovrebbe alzare di altri 50 pb con rischio che si salga a 75 pb entro le prossime riunioni di agosto, settembre ed eventualmente novembre.
L’effetto positivo sulla sterlina della restrizione aggiuntiva dovrebbe però essere modesto per l’impatto negativo sul quadro già molto fragile della crescita.
Nelle prossime due settimane, in assenza di dati di rilievo sull’economia britannica, anche la sterlina sarà influenzata soprattutto dai dati USA.
Sorprese verso l’alto da questi ultimi la indebolirebbero contro dollaro, forse però un po’ meno dell’euro per via delle attese di mercato che sconta maggiori rialzi BoE che BCE nei prossimi mesi.
In caso di dati USA deboli invece la sterlina dovrebbe rafforzarsi contro dollaro, probabilmente un po’ più dell’euro sempre per via delle attese relative sui tassi BoE e BCE.

JPY – Lo yen si è indebolito ancora contro dollaro da 141 a 143 USD/JPY aggiornando qui i minimi.
Nelle prossime due settimane lo yen si muoverà principalmente di riflesso al dollaro sulla base dei dati USA in attesa poi delle decisioni della BoJ alla riunione del 28 luglio.
Se i dati USA dovessero sorprendere verso l’alto lo yen si indebolirebbe aggiornando nuovamente i minimi contro dollaro, mentre contro euro il downside verrebbe ridimensionato dal contestuale calo dell’EUR/USD.
In caso contrario lo yen recupererebbe parzialmente contro dollaro, ma il recupero potrebbe non estendersi contro euro per il contemporaneo rafforzamento che registrerebbe l’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – I dati più importanti in uscita oggi sono gli indici PMI flash di giugno, attesi confermare la divergenza tra la contrazione in corso nel manifatturiero e un settore dei servizi ancora in espansione (che, almeno per il momento, è in grado di garantire la tenuta del ciclo).
Nell’industria non vediamo segnali di ripresa della domanda, complice una ripresa cinese per ora deludente; anzi l’indicatore anticipatore risultante dalla differenza tra ordinativi e scorte suggerisce un ulteriore peggioramento del morale in giugno, a 44,3 da 44,8 di maggio.
Il PMI servizi dovrebbe al contrario rimanere in territorio espansivo, ma potrebbe mostrare anch’esso un minore dinamismo, a 54,9 da 55,1 di maggio.
I dati lascerebbero il PMI composito a 52,5 da 52,8, un livello compatibile con un ritorno alla crescita del PIL nel 2° trimestre dopo la recessione “tecnica” vista a cavallo d’anno.
– In calendario oggi anche l’indice BNB di giugno e la stima finale del PIL relativo al 1° trimestre in Spagna, che dovrebbe confermare la crescita di 0,5% t/t (3,8% a/a).

STATI UNITI – Oggi il PMI manifatturiero flash a giugno è previsto a 48,5, poco variato rispetto a 48,4 di maggio.
Gli ordini dovrebbero restare in area recessiva come a maggio, e l’occupazione dovrebbe dare segni di indebolimento, dopo 4 mesi in territorio espansivo.
Nei servizi, l’indice dovrebbe correggere modestamente, a 53,5 da 54,9.
L’indice dei prezzi nel manifatturiero dovrebbe proseguire sul trend verso il basso iniziato ad aprile 2022, e attestarsi intorno a 50.
Nei servizi, sarà importante vedere se la stabilizzazione dell’indice dei prezzi di vendita vista a maggio sarà confermata, per valutare l’eventuale ripresa della tendenza alla moderazione interrotta a gennaio.