Seguci su twitter

Categorie

23 Febbraio 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Istat ha rivisto al ribasso la stima di inflazione di gennaio, a 10% da 10,1% preliminare sul NIC (da 11,6% a dicembre) e a 10,7% da 10,9% sull’IPCA (da 12,3% del mese precedente).
L’inflazione “di fondo” (al netto di energia e alimentari freschi) è stata confermata in accelerazione a 6% da 5,8% sull’indice domestico, e rivista al ribasso a 6,6% da 6,8% sulla misura armonizzata (comunque in salita dal 6,5% di dicembre).

ITALIA – La produzione nelle costruzioni a dicembre è salita di 0,4% rispetto al mese precedente.
L’output ha registrato un incremento del 4,9% (corretto per gli effetti di calendario) rispetto a un anno prima, in rallentamento da 5,8% di novembre.
Nel 4° trimestre 2022 la produzione ha mostrato un parziale rimbalzo (+2,1% t/t) dopo la flessione di -3,2% t/t vista nei mesi estivi.
Tuttavia, pensiamo che l’output potrebbe tornare in flessione nei prossimi trimestri, sulla scia degli effetti del rialzo dei tassi e della stretta sugli incentivi fiscali.

GERMANIA – L’indice di fiducia delle imprese IFO ha fatto segnare il quinto rialzo consecutivo in febbraio, a 91,1 da 90,1 precedente.
Il miglioramento è trainato ancora una volta dalla componente delle aspettative, cresciuta a 88,5 da 86,4 di gennaio, a fronte di un’ulteriore lieve flessione della valutazione sulla situazione corrente (a 93,9 da 94,1).
Sia l’indice sintetico che gli indicatori su situazione corrente e attese, benché al di sopra dei livelli medi di fine 2022, sono ancora in territorio recessivo.
Difficilmente l’economia tedesca eviterà una recessionetecnica’, ma la contrazione del PIL a inizio 2023 potrebbe risultare lieve, circa in linea con il -0,2% t/t visto a fine 2022.

 

COMMENTI:

BCE – Il governatore di Banque de France, Villeroy de Galhau, ha parlato di “reazione eccessivadei mercati riguardo alle aspettative sul picco dei tassi ufficiali BCE, affermando che non necessariamente vi saranno rialzi a tutte le riunioni di politica monetaria.
Il mercato degli OIS sconta un livello massimo di 3,64% a settembre/ottobre, per un totale di circa 130pb di rialzo rispetto ai livelli attuali, di cui ben 88 già scontati per il 4 maggio.
Secondo Villeroy de Galhau, i tassi sono già a livelli restrittivi, e lo saranno ancora di più a marzo.

STATI UNITI
– I verbali della riunione del FOMC di febbraio, pur essendo ancora basati sui dati deboli dell’autunno e non incorporando le sorprese dei dati di gennaio, hanno dato segnali generalmente hawkish, come atteso.
Il consenso ritiene appropriato rischiare di eccedere nella restrizione piuttosto che intervenire in modo insufficiente per riportare l’inflazione sotto controllo.
A febbraio, quasi tutti i partecipanti erano favorevoli a introdurre un ritmo di rialzi di 25 pb, per reagire in modo flessibile all’arrivo dei dati, mentre “alcuni” avrebbero preferito un aumento di 50 pb.
Questo non è sorprendente, dato che Bullard e Mester avevano detto la settimana scorsa di preferire rialzi più rapidi.
Un elemento importante nei verbali è l’assenza dei dettagli della discussione sul sentiero dei rialzi e sulle condizioni per una pausa.
Powell durante la conferenza stampa aveva preannunciato che i verbali avrebbero dato conto del dibattito approfondito su questi temi.
È possibile che nella redazione dei verbali il dibattito sia stato omesso per non dare adito a letture dovish, dopo l’uscita di dati così fuori linea rispetto alle aspettative.
I verbali rilevano l’allentamento delle condizioni finanziarie, segnalando che una sua prosecuzione potrebbe generare la necessità di maggiori interventi o di mantenimento di tasi elevati più a lungo.
Il cambiamento del quadro macro di inizio anno, con una probabile riaccelerazione della crescita nel 1° trimestre, anche se potenzialmente transitoria e dovuto in parte a difficoltà di destagionalizzazione, e a una Fed disposta eccedere nella restrizione, ci induce a modificare la previsione del punto di arrivo dei fed funds a 5,5% a giugno.
– Ieri, Bullard (St Louis Fed) ha detto che a suo avviso sarà possibile mantenere in atto il processo di disinflazione pur in presenza di un mercato del lavoro forte, purché la Fed sia credibile e reagisca in modo appropriato ai dati in arrivo. Bullard avrebbe preferito un rialzo dei fed funds di 50 pb a febbraio e ritiene che i tassi debbano salire fino al 5,4%.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ulteriormente sui verbali del FOMC di ieri sera che hanno confermato che la Fed intende tenere alta la guardia sull’inflazione preferendo eventualmente nell’incertezza eccedere con la restrizione monetaria, anche a scapito della crescita, piuttosto che intervenire in modo insufficiente per riportare l’inflazione a target.
Il messaggio dei verbali è importante perché alla data della riunione non erano ancora usciti tuti quei dati che poi hanno sorpreso verso l’alto e avvalora pertanto lo scenario che nei prossimi mesi la Fed debba alzare di più i tassi, a nostro avviso fino a 5,50% entro giugno.
Nel breve il dollaro dovrebbe pertanto mantenersi supportato, anche se più reattivo ai dati in entrambe le direzioni.
Oggi da seguire saranno i sussidi di disoccupazione e la seconda stima del PIL, ma ancora più rilevanti saranno domani i dati di gennaio su redditi e spesa personali nonché deflatore dei consumi, che dovrebbero mostrare un miglioramento e una persistenza delle pressioni inflazionistiche.

EURL’euro è sceso ulteriormente sui verbali Fed, aggiornando i minimi (da inizio gennaio) in area 1,05 EUR/USD per via del ri-allargamento dei differenziali di rendimento.
In questa fase rilevano di più le novità verso l’alto sui (dati e) tassi USA perché vanno a ridurre significativamente il disallineamento di breve tra BCE e Fed, che ora ci aspettiamo alzino i tassi rispettivamente di altri 100 pb e 75 pb entro l’estate.
Nel brevissimo termine l’euro potrebbe quindi mantenersi sulla difensiva e indugiare prima di riprendere a salire.
Importante sarà per la dinamica del cambio anche il nuovo timing atteso dell’inversione di rotta della Fed, in base ai dati USA che usciranno prossimamente: un probabile rinvio agirebbe a sfavore dell’euro e in tal caso ne rivedremo ulteriormente al ribasso il profilo atteso.

GBPAnche la sterlina si è indebolita sui verbali del FOMC sia contro dollaro da 1,21 a 1,20 GBP/USD sia contro euro da 0,87 a 0,88 EUR/GBP, e nel breve potrebbe tendenzialmente mantenersi sulla difensiva perché la BoE dovrebbe alzare i tassi meno di Fed e BCE nei prossimi mesi.
Tuttavia, anche in questo caso i rischi sui tassi sono verso l’alto per via della persistenza dell’inflazione, per cui il downside dovrebbe comunque essere limitato sia nel tempo che nell’entità.

JPYAnche lo yen si è indebolito contro dollaro sui verbali Fed ma limitatamente, in linea con la dinamica dei rendimenti a lunga USA, da 134 a 135 USD/JPY, mentre contro euro si è rafforzato da 143 a 142 EUR/JPY per via del maggior calo dell’EUR/USD.
A sostenere lo yen contribuisce, in parte, anche il permanere di aspettative che nel dopo-Kuroda la BoJ possa avviare un’exit strategy dall’attuale assetto ultra-espansivo.
C’è infatti molta attesa per i discorsi che il prossimo governatore K. Ueda terrà domani e lunedì in occasione dell’audizione di conferma della nomina in parlamento.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Questa mattina la seconda lettura dovrebbe vedere una revisione al rialzo dell’inflazione di gennaio, attesa all’8,8% da 8,5% della stima flash, comunque in calo rispetto al mese precedente (9,2%).
Anche la variazione congiunturale è attesa più alta di tre decimi rispetto alla stima preliminare, a -0,1% m/m.
La correzione al rialzo del dato di gennaio è legata alla pubblicazione in ritardo del dato armonizzato tedesco.

STATI UNITI – Oggi la seconda stima del PIL del 4° trimestre dovrebbe confermare la variazione di 2,9% t/t ann., spinta da un ampio contributo delle scorte, con indicazioni di quasi stagnazione della domanda finale domestica privata.
I segnali di significativa debolezza di consumi e investimenti fissi non residenziali sono stati però messi in discussione dalle ampie sorprese positive dei dati di attività di gennaio e dalle indagini di febbraio.