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23 Febbraio 2022 – nota economica giornaliera

GERMANIA
– Questa mattina, la fiducia dei consumatori diffusa da Gfk ha mostrato una correzione a -8,1 da -6,7 precedente; ad ogni modo, il miglioramento della componente delle aspettative (+1,3 punti, a 24,1) segnala una ripresa nel medio periodo.
– Ieri, l’indice di fiducia IFO è salito a 98,9 da 96 di gennaio.
L’indice delle aspettative avanza ancora di 3,4 punti, a 99,2; il maggiore ottimismo non riguarda solo il futuro, dal momento che l’indice sulla situazione corrente è passato a 98,6 da 96,2 precedente.
Il migliore quadro sanitario guida l’accelerazione della ripresa nei servizi e nel commercio mentre nel manifatturiero si confermano le indicazioni di allentamento dei colli di bottiglia all’offerta, a fronte di una domanda che rimane vivace.
L’indagine, in ogni caso, non ha incorporato i rischi al ribasso dallo scenario internazionale.
Per ora stimiamo una crescita del PIL dell’ordine dello 0,5% t/t nel trimestre corrente

STATI UNITI
 – Ieri gli indici PMI Markit flash di febbraio hanno mostrato una netta ripresa dell’attività dopo la frenata dovuta all’ondata pandemica del mese scorso.
Nel manifatturiero, l’indice è salito a 57,5 da 55,5, spinto da un nuovo aumento dei tempi di consegna (indice di strozzature all’offerta), oltre che da produzione, ordini e occupazione, mentre la crescita dei prezzi rallenta.
Nei servizi, il rialzo dell’indice è molto marcato, a 56,7 da 51,2, con segnali di accelerazione della domanda, dell’occupazione e dei prezzi.
L’indice composito della produzione, a 56 da 51,1 testimonia il proseguimento dell’espansione della domanda dopo la frenata causata da Omicron, con un significativo contributo dai servizi.
– La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a febbraio è calata per il secondo mese consecutivo a 110,5 da 111,1.
L’indagine ha mostrato un rialzo delle condizioni correnti a 145,1 da 144,5, e una correzione a 87,5 da 88,8 delle aspettative, con una contrazione della percentuale di intervistati che programmano acquisti di case, beni durevoli e vacanze nei prossimi 6 mesi.
Le preoccupazioni per l’inflazione sono di nuovo in rialzo, mentre le famiglie sono meno ottimiste sulle prospettive del mercato del lavoro e sulle condizioni finanziarie.
L’indagine punta a una crescita dei consumi moderata a inizio anno.

 

COMMENTI:

CRISI UCRAINABiden ha annunciato un pacchetto di sanzioni contro la Russia per rispondere all’“inizio dell’invasione russa dell’Ucraina”.
Le sanzioni per ora sono limitate, colpiscono due istituzioni finanziarie, il debito pubblico russo e membri delle élite vicine al Cremlino, ma non includono misure che possano incidere sui flussi di petrolio e gas.
Una prima serie di (limitate) sanzioni è stata annunciata anche dall’Unione Europea: sarà bloccato l’accesso ai mercati finanziari europei delle entità pubbliche russe, oltre a misure individuali mirate a esponenti del parlamento e di alte personalità pubbliche della Russia; inoltre, viene bloccato il commercio con le province separatiste e l’attività con le istituzioni finanziarie locali (misure, queste, di scarsissima rilevanza pratica).
Secondo Reuters, come effetto delle misure dovrebbe essere vietata l’intermediazione di obbligazioni pubbliche della Russia.
La Germania ha annunciato autonomamente la sospensione del processo autorizzativo del gasdotto NorthStream 2.
Sanzioni finanziarie molto circoscritte sono state annunciate anche dal Regno Unito.
Ulteriori sanzioni, più ampie e incisive, sono da attendersi nell’eventualità che la Russia innalzi ulteriormente il livello dello scontro, iniziando ad attaccare le forze militari ucraine nelle province orientali, di cui ha già dichiarato unilateralmente l’indipendenza.

BCE – In un’intervista a un quotidiano svizzero Robert Holzmann (OeNB) ha detto che vorrebbe un percorso più rapido di rialzo dei tassi ufficiali, con 2 mosse entro fine anno – la prima in estate e la seconda nel quarto trimestre – anche senza attendere la fine degli acquisti netti.
Tuttavia, ha ammesso che questa non è la posizione ufficiale della BCE, e che molti altri colleghi sono più cauti di lui.
Holzmann si è anche espresso riguardo al punto terminale della fase di rialzo, quantificando la neutralità all’1,5% nominale, livello che ipotizza potrebbe essere raggiunto nel 2024.

STATI UNITI – Dalla Fed, Bostic (Atlanta Fed) ha detto che, con l’economia in una situazione solida, è necessario ora muoversi da una stance di politica di emergenza verso una normalizzazione.
Bostic ha però rilevato che l’incertezza collegata alla crisi ucraina genera rischi verso il basso per la crescita.

NUOVA ZELANDA – La Reserve Bank of New Zealand ha alzato di 25 pb il tasso di policy per la terza volta, portandolo a 1%, e ha spostato verso l’alto il punto di arrivo dei tassi, previsto ora a 3,3% a fine 2023, dalla precedente previsione di 2,6%.
La RBNZ ha detto che la decisione di alzare di 25 pb è stata ampiamente discussa, considerando l’alternativa di una mossa di 50 pb.
La riunione ha portato anche un cambiamento della politica del bilancio, annunciando che le scadenze di titoli in portafoglio non verranno reinvestite e che da luglio verranno venduti 25 mld di titoli all’anno, con l’obiettivo di azzerare i titoli acquistati con il programma LSAP entro il 2027.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è arretrato leggermente ieri al ridimensionarsi della risk aversion dopo il picco iniziale sull’escalation della crisi ucraina ed è in calo anche oggi.
L’eventuale montare di nuove tensioni dopo l’annuncio di sanzioni verso la Russia da parte di Stati Uniti ed Europa tornerebbe però a favorire il dollaro.
Sul fronte macro, i PMI ieri hanno sorpreso positivamente ma la fiducia dei consumatori è scesa.
Il biglietto verde dovrebbe riuscire comunque a rafforzarsi prossimamente all’approssimarsi del FOMC.

EURL’euro è risalito da 1,12 a 1,13 EUR/USD al ridimensionarsi della risk aversion, ma tornerebbe rapidamente a scendere in caso di nuove tensioni sul fronte ucraino. La moneta unica riceve supporto anche dal consolidarsi dello scenario di un primo rialzo dei tassi BCE quest’anno.
Holzmann ha espresso favore verso un’ipotesi di due rialzi quest’anno, spiegando però che questa non è la posizione ufficiale della BCE ma la propria personale.
I discorsi BCE sono da seguire in questi giorni anche per via della crisi ucraina, per verificare se questa possa spingere a mantenere un approccio più cauto alla riunione del 10 marzo.

GBPLa sterlina si è temporaneamente indebolita ieri sia contro dollaro sia contro euro, restando comunque rispettivamente in area 1,35 GBP/USD e 0,83 EUR/GBP, sulle dichiarazioni di Ramsden (BoE) che, pur avendo votato a febbraio per un rialzo di 50 pb invece di 25 pb ha ribadito la necessità di ulteriori rialzi nei prossimi mesi spiegando però che si tratterà di una restrizione moderata e lasciando intendere che l’incertezza dello scenario di medio termine e i rischi verso il basso non consentono di proiettare un sentiero prolungato di rialzi al di là del breve.
Oggi la sterlina è in lieve recupero contro dollaro ma marginale arretramento contro euro, mantenendosi però in range.
Dagli Interventi odierni di Bailey, Broadbent, Haskel e Tenreyro è uscita confermata la linea di policy già emersa a inizio febbraio, di prosecuzione dei rialzi dei tassi nel breve, ma di maggiore incertezza successivamente, scenario che fornisce sostegno alla valuta britannica ma ne contiene l’upside.

JPYLo yen è parzialmente arretrato al ridimensionarsi della risk aversion sia contro dollaro da 114 a 115 USD/JPY sia contro euro da 129 a 130 EUR/JPY.
Se però le tensioni dovessero tornare ad aumentare si rafforzerebbe nuovamente per cedere poi a un nuovo indebolimento quando i rendimenti USA riprenderanno a salire stabilmente.

NZDIl dollaro neozelandese è in ulteriore apprezzamento oggi, da 0,6718 a 0,6799 NZD/USD dopo il nuovo rialzo dei tassi da 0,75% a 1,00% (il terzo da ottobre) annunciato questa notte dalla RBNZ.
È stata ampiamente discussa anche l’opportunità di un rialzo più ampio di 50 pb.
L’ulteriore salita dell’inflazione e aumento delle pressioni inflazionistiche ha portato la banca centrale a rivedere verso l’alto il profilo atteso dei rialzi dei tassi rispetto alle proiezioni di novembre, solo lievemente per quest’anno, da 2,1% a 2,2% per fine 2022, e più ampiamente per il prossimo da 2,6% a 3,3% per fine 2023.
La RBNZ ha anche annunciato i dettagli del programma di rimozione del QE, indicando l’immediata cessazione dei re-investimenti dei titoli che giungono a scadenza nell’ambito del programma di acquisti LSAP e l’avvio della riduzione del bilancio a luglio di quest’anno.
Rivediamo quindi leggermente al rialzo il profilo atteso del dollaro neozelandese a 0,66-0,68-0,72-0,74 NZD/USD a 1m-3m-6m-12m dal precedente 0,65-0,67-0,70-0,73 NZD/USD.
La revisione al rialzo è però marginale/modesta perché la RBNZ ha rivisto al rialzo le previsioni di inflazione da 5,7% a 6,6% per l’anno fiscale 2022 e da 2,9% a 3,2% per il 2023, ma al ribasso quelle di crescita da 4,4% a 4,2% per quest’anno e da 4,0% a 2,6% per il prossimo.
Manteniamo uno scenario di leggero arretramento del dollaro neozelandese nel breve in funzione del generalizzato rafforzamento del dollaro USA in concomitanza con l’imminente svolta sui tassi Fed, ma di apprezzamento successivamente già in corso d’anno.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – Il calendario macroeconomico di oggi prevede la pubblicazione delle indagini di fiducia INSEE che dovrebbero mostrare una sostanziale stabilità per il manifatturiero (a 112) e una crescita di 2 punti, a 109, per l’indice aggregato.

AREA EURO – In agenda la stima finale del CPI, che dovrebbe confermare un’inflazione al 5,1%, in linea con la lettura preliminare; si tratta del massimo storico da quando esistono dati comparabili (ovvero almeno dal 1998).