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22 Settembre 2020 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Il Congressional Budget Office ha rivisto le previsioni per il 2020-50, riducendo la crescita media del PIL a 1,6% dalla precedente previsione di 1,9%, formulata un anno fa.
La crescita sarà frenata dal rallentamento della dinamica della forza lavoro per motivi demografici e dall’aumento del debito, che dovrebbe frenare gli investimenti privati.
Nel lungo termine, lo scenario vede il deficit in allargamento da 5% del PIL nel 2030 a 13% nel 2050 (contro una media di 3% negli ultimi 50 anni).
Il debito/PIL, previsto a 98% a fine 2020, dovrebbe aumentare a 104% nel 2021, a 107% nel 2023 (record storico) e salire costantemente toccando 195% nel 2050.
Gli effetti della pandemia sono significativi sul livello atteso del debito/PIL, superiore di circa 45 pp nel 2049 rispetto a quanto previsto un anno fa.

 

COMMENTI:

ITALIA – I risultati pressoché definitivi delle elezioni regionali vedono un pareggio tra i due principali schieramenti, che conquistano tre regioni a testa tra le principali sei (i risultati non sono ancora noti in Val d’Aosta, dove lo spoglio avverrà nella giornata di oggi, e dove gli elettori hanno votato per i consiglieri regionali e non per un candidato governatore).
Il Centro Sinistra si è confermato in Campania, Toscana e Puglia, mentre il Centro Destra si è aggiudicato Veneto, Liguria e Marche (regione, quest’ultima, sinora governata dal Centro Sinistra).
Il referendum costituzionale ha visto una ampia vittoria dei sì (con quasi il 70% dei voti), che conferma il taglio del numero dei parlamentari.
In sintesi, i risultati dell’election day rafforzano la maggioranza di governo, e probabilmente allungano la vita della legislatura visto che la vittoria dei al referendum innesca un processo riformatore che include alcuni “correttivi” al testo costituzionale nonché verosimilmente una nuova legge elettorale (in ogni caso, il governo deve almeno ridisegnare i collegi elettorali entro due mesi).
Aumentano le chances che la legislatura possa arrivare in prossimità della scadenza naturale (primavera del 2023).

BCE – In un intervento del 18 settembre, Schnabel ha mostrato come la crisi pandemica abbia accentuato le diseguaglianze fra paesi e all’interno dei paesi. La caduta del PIL nel 2020 è correlata alla quota di esportazioni legata a viaggi e turismo, che penalizza i paesi mediterranei; inoltre, Spagna e Italia sono anche i paesi con la maggior quota di occupati nei settori affetti dal lockdown, seguiti dalla Germania.
All’interno dei paesi, Schnabel ha notato che la quota di lavoratori penalizzati dal lockdown è nell’ordine del 40% per il primo quintile di reddito, ma cala con regolarità fino a un minimo del 16% per il quintile più ricco della distribuzione; inoltre, è inversamente correlata al livello di istruzione.
Anche in Europa, quindi, “le regole di distanziamento sociale contribuiscono ad aumentare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito” e “misure di confinamento imposte dai governi potrebbero aumentare ulteriormente la diseguaglianza”.
Il vicepresidente De Guindos, intervistato da La Razón, ha ribadito che la BCE non vede al momento rischi di inflazione troppo alta all’orizzonte, ma piuttosto il contrario. Alle domande sul cambio ha risposto con l’usuale formula che esso è uno dei fattori che entrano nell’analisi economica alla base delle decisioni di politica monetaria. Per quanto riguardo il PEPP, De Guindos ha ribadito che si tratta di un programma temporaneo, che per ora la BCE ritiene dimensione e scadenza adeguate ma che resta pronta ad adeguare tutti i suoi strumenti in base alle circostanze.

STATI UNITI
 – La Fed ha pubblicato il testo dell’audizione che terrà oggi Powell alla Camera sulla risposta alla pandemia. Il documento segnala fiducia in una completa ripresa dell’economia e impegno da parte della Fed a fare “tutto ciò che può, per tutto il tempo necessario per garantire che la ripresa sia il più forte possibile e per limitare i danni permanenti all’economia”.
Powell sottolineerà che lo scenario dipenderà dal controllo del virus e dagli interventi di policy, indicando che sarà probabilmente necessario ulteriore stimolo fiscale. Il testo nota che le misure della Fed a sostegno delle imprese possono essere estese solo in caso di problemi di liquidità, non di solvibilità.
Per esempio, la domanda di prestiti erogati dal programma per le piccole imprese può essere frenata dal rischio di bancarotta nei settori più colpiti dalla pandemia, che avrebbero bisogno del supporto diretto, non di credito.
In casi di questo genere, è la politica fiscale ad avere leve a disposizione per contenere l’impatto negativo su crescita e occupazione.
Kaplan (Dallas Fed) ritiene che sarà assolutamente appropriato mantenere il tasso dei fed funds sui livelli attuali almeno fino a quando non sarà superata la pandemia e l’economia non sarà in rotta per raggiungere gli obiettivi del mandato della Fed. In questo quadro secondo Kaplan potrebbero volerci almeno due-tre anni.
Tuttavia, Kaplan ha dissentito dalla nuova formulazione della forward guidance adottata alla recente riunione del FOMC perché riduce la flessibilità della banca centrale e potrebbe complicare le decisioni in fasi in cui potrebbe essere necessario agire in modo discrezionale.
Kaplan, come tutti i suoi colleghi del FOMC, ha ribadito che ci sono limiti agli interventi della Fed e al supporto che possono dare all’economia, sottolineando per esempio che gli stati e gli enti locali hanno problemi significativi che richiedono trasferimenti, non prestiti.
Inoltre, secondo Kaplan al momento ulteriori aumenti degli acquisti di titoli da parte della Fed potrebbero sostenere più i mercati finanziari che l’economia.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana con un ampio rimbalzo andando a rivedere livelli abbandonati circa sei settimane fa.
Il biglietto verde ha tratto vantaggio da un generalizzato incremento della risk aversion per i nuovi aumenti dei contagi (soprattutto in Europa) e associato rischio di re-introduzione di misure di contenimento. Finché tali rischi non rientrano, il dollaro potrebbe rimanere supportato e consolidare, o almeno stabilizzarsi.
Rispetto a questo tema i discorsi Fed in calendario (in primis Powell oggi), pur importanti, potrebbero rivelarsi secondari in termini di impatto di mercato.

EURL’euro ha aperto la settimana con un’ampia correzione, da 1,1871 a 1,1730 EUR/USD, replicando i minimi post-FOMC. A penalizzare la moneta unica è stato l’incremento della risk aversion per i nuovi aumenti dei contagi (soprattutto in Europa) e associato rischio di re-introduzione di misure di contenimento.
A questi livelli la dinamica del cambio è da seguire con attenzione: 1,1720 EUR/USD è il supporto chiave-limite inferiore del corridoio che apre tecnicamente il fronte rialzista verso 1,25 EUR/USD.
Se il sentiment non migliora si potrebbe assistere a una discesa sotto tale livello-soglia. Sul fronte dati esce oggi la fiducia dei consumatori dell’area, attesa circa stabile.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana in calo sia contro dollaro, più ampio, da 1,29 a 1,27 GBP/USD, sia contro euro, contenuto in area 0,91 EUR/GBP – penalizzata dall’aumento dei contagi nel Regno Unito e associato rischio di un secondo lockdown o comunque di reintroduzione di misure di contenimento.
La combinazione di fattori di rischio verso il basso per la valuta britannica (evoluzione della pandemia e stallo nei negoziati post-Brexit con l’UE) si sta accentuando.
Se l’allerta non rientra la sterlina può indebolirsi ulteriormente. In programma oggi un discorso di Bailey: passati solo pochi giorni dopo la riunione BoE, il messaggio dovrebbe confermarsi dovish, a causa dell’elevata incertezza dovuta sia alla pandemia sia ai negoziati post-Brexit.

JPYLo yen ha aperto la settimana in ulteriore rafforzamento sia contro dollaro fino a 103,99 USD/JPY, chiudendo comunque in calo, sia contro euro da 123 a 122 EUR/JPY, favorito dall’aumento della risk aversion. Se questa non rientrerà, la valuta nipponica resterà supportata.
Tuttavia, un’eventuale accelerazione rialzista contro dollaro verrebbe seguita con attenzione dalle autorità di policy, per le possibili ricadute negative (effetto ribassista) sull’inflazione, già troppo distante dal target.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La revisione dei conti economici annuali nazionali dovrebbe confermare che nel 2019 il PIL è cresciuto di 1,2% a prezzi correnti e di 0,3% a valori concatenati. I dati di finanza pubblica dovrebbero anch’essi confermare la prima lettura, con un disavanzo all’1,6% del PIL e un avanzo primario all’1,7%. Per il 2020, le nostre attuali stime vedono un PIL in calo di -9,5% e un deficit al 12,5%.

AREA EURO – La stima flash dell’indice di fiducia dei consumatori, elaborato dalla Commissione Europea, è attesa in lieve flessione a settembre, a -14,9 punti (da -14,7 punti di agosto). L’indice dovrebbe rimanere al di sotto della media storica, ma lontano dai minimi registrati ad aprile (-22,0).
L’indagine congiunturale di settembre potrebbe riflettere il timore di una risalita della curva dei contagi.

STATI UNITI – Le vendite di case esistenti ad agosto sono previste in rialzo a 5,95 mln (da 5,86 mln di luglio), verso massimi da fine 2006.
Le compravendite di case sono su livelli record da fine 2005 e puntano a ulteriori miglioramenti delle vendite anche nella seconda parte del 3° trimestre.
Un limite alle vendite verrà dalla scarsità di scorte di case invendute, pari a 3,1 mesi di vendite, sui minimi storici da quando esiste la serie (nov. 1982).
Le domande per nuovi mutui per l’acquisto di case restano elevate, sui massimi da fine 2008, e puntano a una continua espansione del settore immobiliare residenziale.