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22 Novembre 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – La stima flash dell’indice di fiducia delle famiglie dell’eurozona elaborato dalla Commissione Europea mostra un miglioramento (da -7,6 a -7,2), in linea con le nostre stime. Il livello attuale è più debole di quello del trimestre precedente ma rimane al di sopra della media storica.

FRANCIA – L’indice di fiducia presso le imprese manifatturiere elaborato dall’INSEE migliora a sorpresa a novembre, salendo a 100 da 99. Il miglioramento è spiegato da un lieve miglioramento degli ordini, in particolare quelli esteri, mentre la produzione corrente e quella futura viene valutata stabile rispetto a ottobre. Salgono anche le scorte di magazzino. Il trend trimestrale mostra una marginale flessione del morale nell’ultimo trimestre dell’anno rispetto al terzo (a 100 da 102), che comunque rimane in linea con la media storica.

GERMANIA – La crescita trimestrale del PIL è stata confermata a 0,1% t/t nel 3° trimestre, in recupero da -0,2% t/t nei tre mesi precedenti, e +0,5% a/a (che sale a +1,0% a/a sulla serie a prezzi costanti non corretta per fattori di calendario). I consumi delle famiglie sono cresciuti di 0,4% t/t, i consumi pubblici di 0,8% t/t e gli investimenti in costruzioni di 1,2% t/t. Anche la formazione di capitale fisso in ricerca e sviluppo risulta in forte incremento (+1,0% t/t). Invece, gli investimenti in macchinari e impianti risultano in calo di -2,6% t/t. Il contributo delle esportazioni nette è stato positivo, risultato di un andamento quasi piatto delle importazioni e di una crescita di 1,0% t/t dell’export.

STATI UNITI
– I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 16 novembre sono stabili a 227 mila, al di sopra dell’intervallo di fluttuazione visto fra luglio 2018 e fine ottobre. I dati si riferiscono alla settimana di rilevazione dell’employment report di novembre e segnalerebbero un rallentamento della dinamica occupazionale rispetto a ottobre. La relazione fra le due serie si è molto affievolita, ma i sussidi mantengono una solida capacità previsiva per le svolte cicliche.
Pertanto, i dati delle ultime due settimane non vanno sopravvalutati nella previsione dei nuovi occupati di novembre, ma vanno tenuti sotto osservazione all’interno del trend (che fino a fine ottobre è rimasto piatto).
– L’indice della Philadelphia Fed a novembre aumenta a 10,4 da 5,6 di ottobre, con segnali di stabilizzazione di un ritmo modesto di crescita dell’attività nel manifatturiero. Lo spaccato dell’indagine è più debole dell’indice di attività, con correzioni generalizzate: ordini a 8,4 da 26,2, consegne a 9,8 da 18,9, ordini inevasi a 6 da 18,8, occupati a 21,5 da 32,9.
Anche gli indici di prezzo sono in calo (prezzi pagati a 21,5 da 32,9, settimana lavorativa a 5,2 da 10,8). L’indagine è però ancora positiva per quanto riguarda le indicazioni a 6 mesi, con l’indice di attività a 35,8 da 33,8 e le altre componenti su livelli elevati, anche se si registra una correzione per i piani di investimento (a 19,4 da 36,4).
Le domande speciali del mese riguardano le previsioni di prezzi e salari e registrano una revisione verso l’alto dei prezzi di vendita rispetto all’indagine di agosto (2,5% da 2%), mentre per la crescita salariale non ci sono variazioni (3%). L’indagine complessivamente dà indicazioni di crescita modesta del settore manifatturiero, facendo prevedere un ulteriore riavvicinamento a 50 dell’ISM manifatturiero a novembre, da 48,3 visto a ottobre.

GIAPPONE
– L’inflazione a ottobre è stabile a 0,2% a/a. Il CPI al netto degli alimentari freschi aumenta di 0,4% a/a, da 0,3% a/a di settembre. Le misure fiscali attuate il 1° ottobre (aumento dell’imposta sui consumi e riduzione delle tariffe scolastiche) hanno spinto verso l’alto l’inflazione di 0,2 pp.
Nei prossimi mesi l’inflazione dovrebbe essere in ulteriore rialzo per via dell’effetto netto delle misure fiscali. La misura al netto degli alimentari freschi dovrebbe portarsi verso 0,7% a/a a dicembre, ma eliminando l’effetto fiscale la variazione dovrebbe mantenersi intorno a 0,2-0,3% a/a.
Nonostante il persistente differenziale fra inflazione effettiva e l’obiettivo della BoJ, è improbabile che la banca centrale intervenga alle prossime riunioni con un taglio dei tassi, avendo attuato a fine ottobre un rafforzamento della forward guidance.
– Gli indici PMI di novembre registrano miglioramenti sia nel manifatturiero sia nei servizi. L’indice manifatturiero aumenta a 48,6 da 48,4 di ottobre, con rialzi modesti ma diffusi a ordini, occupazione, output e prezzi di vendita. Nei servizi, l’indice supera la soglia di 50, salendo a 50,4 da 49,7. L’indice composito pertanto migliora a 49,9 da 49,1 e dà un segnale modestamente positivo, dato che riguarda il periodo successivo al rialzo dell’imposta sui consumi.
La previsione resta comunque di contrazione del PIL nel 4° trimestre per via degli effetti della restrizione fiscale.

 

COMMENTI:

BCE – Il resoconto della riunione di politica monetaria del 24 ottobre conferma che la Banca Centrale è ora in attesa di osservare la trasmissione delle misure di politica monetaria, oltre che gli sviluppi dell’economia più in generale.
I verbali notano che la trasmissione delle singole misure richiederà del tempo perché raggiunga crescita e dinamica inflattiva. Nel frattempo, il Consiglio Direttivo si attende che i movimenti di mercato, condizionati dalla forward guidance fornita dalla BCE, agiscano da stabilizzatore automatico.
La discussione sulla politica monetaria nota che la forward guidance ha ora due componenti: la prima è retrospettiva, e si riferisce alla convergenza dell’inflazione osservata nei mesi precedenti; la seconda è prospettica, e riguarda la convergenza dell’inflazione prevista a un livello inferiore ma vicino al 2%. Non ci attendiamo una concreta discussione sull’azione di politica monetaria neppure alla riunione del 12 dicembre.

STATI UNITI – Secondo notizie di stampa, il vice-premier cinese Liu He ha invitato l’US Trade Representative Lighthizwer e il segretario del Tesoro Mnuchin a nuovi incontri per proseguire nei negoziati. La delegazione americana avrebbe però indicato di essere disponibile a proseguire nelle trattative solo a condizione che da parte cinese ci sia disponibilità a prendere impegni sui temi relativi alla proprietà intellettuale e agli acquisti di prodotti agricoli.
Il presidente cinese Xi ieri ha affermato che la Cina mira a raggiungere un accordo per la fase 1 lavorando “sulla base di rispetto reciproco e parità” e ha ricordato che non è stata la Cina a iniziare “questa guerra commerciale”.
L’avvicinarsi della scadenza del 15 dicembre, quando dovrebbe entrare in vigore un nuovo round di rialzi dei dazi USA, rende cruciale uno sblocco dello stallo dei negoziati per evitare una recrudescenza delle tensioni commerciali.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro inizialmente in calo verso i minimi di lunedì, è poi risalito nella parte medio/alta del range del giorno precedente sulla notizia diffusa dal quotidiano di Hong Kong South China Morning Post secondo cui se non venisse raggiunto un accordo tra Stati Uniti e Cina entro metà dicembre, quando dovrebbero entrare in vigore alcuni rialzi di dazi USA su importazioni dalla Cina, tali aumenti potrebbero comunque essere rinviati.
Il biglietto verde ha reagito al rialzo anche ai dati domestici, che hanno mostrato un aumento del Philly Fed superiore alle attese
.
Complessivamente però alla fine il dollaro è rimasto pressoché stabile nel range del giorno precedente. Ha ripeso a scendere questa mattina dopo le dichiarazioni del Presidente cinese Xi Jinping che ha detto che la Cina sta lavorando per raggiungere un accordo, ma anche che è pronta al contrattacco se necessario. Per quanto riguarda la Fed, Kashkari ha detto che i consumi rimangono forti mentre gli investimenti sono penalizzati dalle incertezze che gravano sul commercio internazionale.
Oggi viene pubblicata la stima finale della fiducia dei consumatori che dovrebbe confermare il miglioramento registrato nella prima lettura. I riflettori restano comunque puntati sugli sviluppi USA-Cina, mentre in mattinata il dollaro risentirà di riflesso anche della reazione dell’euro ai PMI dell’area.

EUR – L’euro si è inizialmente rafforzato, da 1,1069 a 1,1096 EUR/USD, beneficiando della debolezza del dollaro e del miglioramento registrato dai dati sulla fiducia delle imprese francesi e sulla fiducia dei consumatori dell’area. Successivamente è tornato a scendere sul recupero del dollaro toccando un minimo a 1,1050 EUR/USD.
Dai verbali BCE è emerso che all’ultima riunione c’è stato ampio consenso sull’opportunità di adottare un approccio “wait and seesia per valutare l’evoluzione dello scenario sia per verificare gli effetti delle misure di stimolo adottate.
I verbali riportano comunque che i dati economici hanno sollevato il dubbio se la fase di debolezza in corso non sia destinata a durare più a lungo di quanto previsto a settembre. Sui verbali l’euro ha toccato il massimo di giornata ma ha fallito il raggiungimento di quota 1,1100 EUR/USD.
Un test più significativo per verificare la reattività della moneta unica in questa fase si avrà oggi sui PMI dell’area, che sono attesi in lieve miglioramento. In programma questa mattina anche un discorso del nuovo Presidente della BCE Christine Lagarde.

GBP – La sterlina si è perlopiù stabilizzata sia contro dollaro in area 1,29 GBP/USD sia contro euro in area 0,85 EUR/GBP ancora sorretta dai sondaggi che confermano il vantaggio dei Conservatori sul Labour (al 16% secondo Ipsos Mori che dà i Tories al 44% contro il 28% del Labour).
In assenza di “conferme”, che arriveranno solo una volta noto il risultato delle elezioni, fa però fatica ad estendere ulteriormente i rialzi. Intanto il Partito Laburista ha pubblicato il proprio manifesto elettorale, confermando che se andrà al governo entro i primi sei mesi negozierà con l’UE un nuovo accordo rispetto a quello raggiunto da Johnson e indirà un referendum su Brexit, dove gli elettori britannici saranno chiamati a votare se restare nell’UE o uscire con il nuovo accordo.
L’esito del voto sarà legalmente vincolante. Nel manifesto il Labour esprime invece la propria opposizione a un referendum per l’indipendenza della Scozia, il che non deporrebbe a favore di un’alleanza Labour-SNP qualora l’esito delle elezioni del 12 dicembre fosse un “hung parliament”.
Sul fronte dati oggi escono i PMI manifatturiero e servizi (da oggi parte la pubblicazione delle stime preliminari) attesi rispettivamente in lieve calo e in marginale aumento. A meno di sorprese positive dai dati, la sterlina dovrebbe stabilizzarsi o indebolirsi leggermente.

JPY – Lo yen è rimasto volatile al permanere dell’incertezza sul fronte USA-Cina, ma si è tendenzialmente mantenuto in range sia contro dollaro in area 108 USD/JPY sia contro euro tra 119 e 120 EUR/JPY. La valuta nipponica resterà reattiva alle notizie sull’evoluzione dei negoziati commerciali USA-Cina.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Ci attendiamo che la stima flash del PMI manifatturiero mostri in novembre un incremento da 45,9 a 46,6. Lo spaccato dell’indagine di ottobre fa pensare a una possibilità di ulteriore ripresa dell’indice, alla luce della dinamica di ordinativi, scorte e tempi di consegna. La probabilità di calo basata sulla base degli errori storici di stima è del 20-25%.
Per quanto riguarda l’indice PMI dei servizi, ci attendiamo solo un modesto aumento da 52,2 a 52,4 sulla scia del marginale incremento dell’indice francese a 53,1 da 52,9 mentre quello tedesco è visto stabile a 51,6; tuttavia, in questo caso la probabilità di una sorpresa negativa abbastanza forte da condurre a un calo dell’indice è del 30-40%. Il PMI composito salirebbe da 50,3 a 50,7.

GERMANIA La stima flash dell’indice composito PMI potrebbe registrare un leggero miglioramento a novembre, per il secondo mese consecutivo. L’indice ha solo di recente toccato un punto di minimo, passando da 48,5 a settembre a 48,9 a ottobre. A novembre prevediamo una lettura di 49,1, che tuttavia continuerebbe a indicare una contrazione dell’attività nel prossimo futuro.
L’economia tedesca sembra trovarsi a un punto di flesso. Se da in lato i giudizi sulle condizioni attuali restano deboli, soprattutto nel manifatturiero legato all’export, le aspettative sono migliorate leggermente, data la minore probabilità di una Brexit senza accordo e l’allentamento delle tensioni commerciali tra USA e Cina. Prevediamo in miglioramento l’indice PMI manifatturiero a 42,9 a novembre, da 42,1 a ottobre. L’indice dei servizi dovrebbe restare invariato a 51,6.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a novembre (finale) dovrebbe essere circa stabile, a 95,5, rispetto alla lettura preliminare di novembre (95,7).
Nell’ultima rilevazione, l’indagine riportava un ulteriore miglioramento delle aspettative e dell’ottimismo sulla situazione finanziaria, a fronte di una contenuta correzione delle condizioni correnti. La solidità del mercato del lavoro rimane per ora il principale sostegno per la fiducia e i consumi delle famiglie.