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22 Marzo 2022 – nota economica giornaliera

COMMENTI:

CRISI UCRAINA – Come prevedibile, l’Unione Europea non ha raggiunto alcuna intesa sulla sospensione degli acquisti di petrolio e carbone dalla Russia, neppure a termine, sebbene l’eventualità non sia stata esclusa in caso di escalation dell’azione militare in Ucraina.
Altre eventuali sanzioni potrebbero essere discusse giovedì, quando è atteso a Bruxelles il presidente americano Biden.

BCE – Secondo il governatore della Bundesbank, Nagel, nel prevedibile futuro l’inflazione non tornerà a essere così bassa come prima della pandemia e il rischio di agire troppo tardi per contenerla è aumentato.
Nagel ritiene sia possibile aumentare i tassi entro fine anno, se gli acquisti netti di titoli saranno interrotti nel corso del terzo trimestre.
Oggi, in una giornata priva di dati congiunturali in calendario, sono attesi i discorsi di diversi esponenti BCE (De Guindos, Villeroy, Panetta, il capoeconomista Lane e la presidente Lagarde).

STATI UNITI – Oggi non ci sono dati in uscita, ma continua il flusso di discorsi dalla Fed, che dovrebbero confermare l’impegno a rimuovere rapidamente lo stimolo monetario per frenare l’inflazione.
Ieri, Powell ha usato toni anche più hawkish rispetto alla settimana scorsa, dicendo che la Fed farà “i passi necessari a garantire il ritorno alla stabilità dei prezzi”, considerando anche rialzi più ampi di 25pb a una o più riunioni.
In particolare, secondo Powell non ci sono ostacoli ad alzare i tassi di 50pb a maggio, ma il Comitato non ha ancora preso decisioni.
Inoltre, se occorrerà “restringere al di là delle misure comuni di neutralità verso una stance più restrittiva” la Fed lo farà.
Secondo Powell, ridurre l’inflazione e allo stesso tempo evitare una recessione sarà un “compito impegnativo”, dato che la politica monetaria è uno strumento “non capace di precisione chirurgica”.
Powell ha sottolineato che in tre occasioni la Fed ha introdotto misure restrittive senza causare una recessione (1965, 1984 e 1994).
Bostic (Atlanta Fed) ha affermato che l’inflazione è la sua principale preoccupazione, ma ha rilevato che l’elevato livello di incertezza ha mitigato la sua convinzione a favore di rialzi aggressivi.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana al rialzo, favorito dalla salita dei rendimenti a fronte delle dichiarazioni di Powell che ha aperto a rialzi dei tassi (a una o più riunioni) di 50 pb se necessario, ipotesi che potrebbe prospettarsi già al prossimo incontro di maggio se il contesto (dati e sviluppi del conflitto) lo consentirà.
Oggi, in assenza di dati, ma con altri discorsi Fed in programma, il biglietto verde dovrebbe almeno riuscire a consolidare se i toni saranno perlopiù allineati a quelli di Powell.
Resta sempre comunque da monitorare la dinamica della risk aversion, che rimane tendenzialmente in calo: tale tendenza potrebbe infatti rallentare o frenare lo slancio del dollaro.

EURAll’opposto, l’euro ha aperto la settimana in calo da 1,10 a 1,09 EUR/USD, complici sia la generalizzata maggior forza del dollaro (salita dei rendimenti USA molto maggiore di quelli euro) sia le preoccupazioni per la prosecuzione del conflitto (sostanziale assenza di progressi nei negoziati).
Lagarde ha riportato ieri la differente posizione, in tal senso, dell’area euro rispetto agli Stati Uniti e la conseguente necessità di un approccio di policy più cauto.
Altri discorsi BCE sono in calendario oggi, ma anche se saranno coerenti con un avvio del ciclo di rialzi dei tassi BCE entro fine anno, nel brevissimo i rischi sull’euro restano verso il basso (prima fascia di supporti chiave in area 1,08 EUR/USD), a maggior ragione se la risalita dei prezzi del petrolio prosegue.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana circa stabile contro dollaro nel range 1,31-1,32 GBP/USD, mantenendo però una dinamica parzialmente contrastata in quanto favorita dalla prosecuzione dei rialzi BoE nel breve ma penalizzata dall’incertezza sul sentiero successivo a causa dei maggiori rischi verso il basso sulla crescita.
Contro euro invece ha aperto in rafforzamento da 0,84 a 0,83 EUR/GBP, prevalendo l’effetto positivo dei rialzi BoE.
In programma oggi un discorso di Cunliffe, che la settimana scorsa ha votato, lui soltanto, per tassi fermi.
Sue possibili dichiarazioni dovish non dovrebbero penalizzare però la sterlina perché almeno nel breve la BoE non dovrebbe frenare sui rialzi.
Tuttavia, l’upside contro dollaro rimane compresso a causa del maggior attivismo della Fed.

JPYLo yen ha aperto la settimana in calo sia contro dollaro da 119 a 120 USD/JPY aggiornando di nuovo i minimi (quinquennali) per via della salita verso nuovi massimi dei rendimenti a lunga USA, sia contro euro da 131 a 132 EUR/JPY.
In prospettiva di ulteriore ascesa dei rendimenti USA rivediamo al ribasso il profilo atteso dello yen a 121-122-123-123 USD/JPY a 1m-3m-6m-12m dal precedente 118-119-119-120 USD/JPY.
Ne risulta di conseguenza rivisto verso il basso anche il profilo atteso contro euro a 128-133-138-141 EUR/JPY sul medesimo orizzonte.